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Bellavista sul mare

Non stiamo parlando di un bell’albergo per le vacanze, ma di Capo Bellavista, la seconda stazione meteorologica di cui ci occupiamo per il nostro progetto per una rete di riferimento per la climatologia dell’Italia.

Capo Bellavista è occupato da una collina rocciosa, alta 138 metri, che si protende nelle acque del Tirreno nel bel mezzo della costa orientale della Sardegna, nei pressi della località portuale di Arbatax. E’ un’area militare su cui svetta un bellissimo faro e dove ha sede dal dopoguerra anche un osservatorio meteorologico.

Come è stato già fatto per la stazione della Paganella, affinché si possa capire se questo è un sito da includere nella nostra rete di riferimento, bisogna innanzitutto dare un’occhiata alle fotografie del posto, disponibili sulla rete, o alle immagini satellitari messe a disposizione da Google Maps e da Pagine Gialle, queste ultime più dettagliate delle prime.

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Il posto è davvero suggestivo e su Panoramio è disponibile una foto del promontorio col faro e l’osservatorio (autore: males67). Altre foto che spiegano il contesto ambientale che e mostrano la capannina stessa le trovate qui e qui e su questo sito dei fari di Sardegna. La posizione particolare e il fatto che il promontorio è circondato per tre lati dal marene hanno permesso una buona conservazione, anche se le attività militari in zona sono sicuramente variate nel tempo. Dalle foto è anche evidente lo sviluppo turistico e urbano avvenuto alla base del promontorio. La posizione dell’osservatorio proprio sulla vetta della collina, però, dovrebbero aver garantito una certa conservazione originale del sito.

Seguendo la classificazione adoperata dalla NOAA per stimare i possibili errori nella misura delle temperature, poiché la capannina è posta a meno di 10 metri dall’edificio che ospita l’osservatorio, Capo Bellavista sarebbe classificata come CRN 4. Per quanto riguarda la nostra classificazione, volta a valutare le modifiche nel tempo, si propone d’incasellare il sito nella classe 2, quella che contempla modifiche minori dell’ambiente circostante. La discussione, in ogni caso, è aperta. Al di là della classificazione, però, i dati suggeriscono una situazione particolare: guardate il grafico delle medie annuali dal 1951 al 2009 per la temperatura minima, Tn, la massima, Tx, la temperatura media, Tmean, e il DTR (Diurnal Temperature Range), cioè lo scarto tra massima e minima (Tx – Tn), i buchi indicano la mancanza di osservazioni alla fine delm1977.

Il grafico del DTR (curva lilla) evidenzia almeno due variazioni apparenti: la prima nel corso degli anni ’80 e la seconda, molto recente, nel 2006. Le temperature massime, infatti, sembrano siano aumentate molto più che le temperature minime. I dati troposferici del satellite (curva arancione), che ho provveduto ad allineare ad hoc alla Tmean durante la prima parte del periodo coperto, si discostano in maniera significativa dalle temperature medie osservate nella seconda parte. Accade così che l’anno più caldo misurato a Capo Bellavista non è il 1994, come mostra il satellite e come spesso si riscontra anche nelle temperature osservate dalle stazioni italiane, ma proprio l’ultimo, il 2009. Utilizzando i dati delle rianalisi del Centro Europeo e della NOAA/NCEP, tramite il portale di Climate Explorer, i dati in quota, pur non coincidendo alla perfezione con i dati satellitari, suggeriscono anch’essi un 1994 come anno più caldo; al suolo invece, l’anno più caldo delle rianalisi è il 2003. Tutto questo per dire che il satellite, le rianalisi (non mostrate) e il DTR suggeriscono di variazioni non climatiche subite dalle misure di Capo Bellavista.

Per quanto riguarda le stagioni e i mesi, prendendo i dati così come sono, dai grafici in figura appare che l’inverno non abbia mostrato variazioni di sorta sia per le minime sia per le massime che, invece, sarebbero aumentate di ben 4° durante la stagione estiva, tra la fine degli anni ’70 e i giorni nostri. Alle stesso tempo, le minime estive sono aumentate di un ben più moderato 1°. Anche la primavera mostra un aumento consistente nelle temperature massime (3°), che è ben più modesto per le minime (anche in questo caso 1°). I dati suggeriscono un aumento molto rilevante delle temperature quando batte il Sole, di giorno (ovvio!) e durante il periodo primavera-estate. Marzo non sarebbe più un mese invernale per le massime, mentre lo è rimasto per le minime. Ho l’impressione che i dati di Capo Bellavista debbano essere trattati con cautela. Quando discuteremo la serie storica di Cagliari/Elmas, faremo un confronto tra le due stazioni e forse potremo aggiungere altri elementi ai nostri sospetti. Sarebbe molto utile anche avere i dati di una stazione ancora più vicina, sul versante tirrenico della Sardegna.

Sul sito di Mille anni di clima trovate la scheda completa di Capo Bellavista, i valori climatici e gli estremi, i dati giornalieri, i grafici e la discussione.

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Published inAttualitàClimatologiaNews

3 Comments

  1. Fabio

    Complimenti per il lavoro fatto!
    Ciao

    • teo

      Di piu’, di piu’. Questa analisi delle stazioni si prospetta come l’oggetto piu’ utile che sia mai stato studiato in Italia.
      E se si pensa a tutti i quattrini “spesi male” da piu’ di un Ministero in questi anni viene una certa rabbia!!

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