Faccio appello alla penna di Niccolò Ammaniti, autore del romanzo a cui ho rubato il titolo di questo post, se mai dovesse capitare da queste parti. Credo che soltanto la sua genialità e la sua capacità di descrivere una realtà che supera così spesso il surreale possano essere idonei a racontarci la schizofrenia che regna sovrana nell’informazione sulle vicende di questo pianeta e in chi la alimenta.
Appena un paio di mesi fa ho avuto il piacere e l’onore di moderare un incontro-dibattito sul clima tenutosi ad Allumiere. Si fronteggiavano due teorie che, nessuno me ne voglia, si possono velocemente descrivere così: 1) la ricerca assoluta della riproducibilità degli eventi climatici per mezzo di simulazioni numeriche e, 2) l’osservazione del sistema nel suo complesso e nella sua enorme complessità , con la consapevolezza che non tutto è riproducibile.
In questi giorni le stiamo sperimentando entrambe. L’Europa si è fermata, non un aereo si è alzato in volo perché è accaduto un evento imprevedibile i cui effetti però, noti come potenzialmente pericolosi per il volo, sono difficilmente osservabili ma comunque simulati al calcolatore. Un bel mix che dimostra che nessuno dei due approcci è in grado, almeno sin qui, di portarci in paradiso. La cenere c’è ma non si vede, la cenere non c’è ma si vede, scegliete voi quale sia la situazione ma il risultato è lo stesso.
In quel di Allumiere, ma non solo, la componente “modellistica” ha più volte elevato una critica comprensibile e condivisibile alla controparte che, non me ne vogliano i puri, potremmo definire “olistica”. La critica è in questi termini: prima di ipotizzare qualsiasi ruolo per qualsiasi elemento che possa intervenire a influenzare le dinamiche del clima, occorre fornire i meccanismi fisici attraverso cui questo avverrebbe. Nella fattispecie si parlava del forcing solare. Ripeto, comprensibile e ragionevole. L’eccesso di zelo di quanti portano avanti questa forma mentale ha però generato un postulato che piuttosto che spronare la scienza le taglia le gambe. Tutto ciò che non è “modellabile”, ovvero simulabile con sistemi di calcolo sempre più sofisticati semplicemente non esiste. Essendo modellabile, la cenere vulcanica quindi ha tutto il diritto di esistere. Meno male, perché la si vede anche nei cieli del Mare del Nord e convincersi del contrario sarebbe stato difficile.
Ma il sole no, stranamente, benché sia effettivamente anch’esso ben visibile. Sarà che ci abbiamo fatto l’abitudine. Però, a dimostrazione che veramente tutto è relativo, appena fiutata la preda, appena individuato uno spiraglio di luce nella coltre di vapore misto a lapilli che sta spargendosi per l’Europa, ecco spuntare dal nulla la teoria di tutte le teorie. Quello che solo pochi giorni fa avevamo appena -e anche scherzosamente- ipotizzato, diviene improvvisamente realtà . Abbiamo bello e pronto il nuovo riscaldamento globale, che, con assoluta mancanza di fantasia, ma con grande efficacia mediatica, è semplicemente una derivata di quello vecchio: esce su La Stampa un articolo in cui, seguendo i consigli dell’esperto di turno, si fa appello al panel ONU che studia i cambiamenti climatici, di concentrare i suoi sforzi sui possibili legami tra l’attività sismica, le eruzioni vulcaniche e i cambiamenti climatici. Se poi ci scappa anche un bel pronostico sulla finale dei mondiali in Sud Africa non ci tiriamo certo indietro!
Qualche citazione spettacolare:
“questa è una nuova area di ricerca accademica che ha implicazioni potenzialmente interessanti. In precedenza si riteneva che non ci fosse alcun legame tra il cambiamento climatico e questi eventi, ma è possibile ipotizzare che il riscaldamento globale aumenti la probabilità di alcuni di essi. Se in futuro avremo grandi cambiamenti del clima, allora nel lungo termine potremmo vedere degli impatti”.
“in relazione al cambiamento climatico antropogenico, i modelli e le proiezioni dei trend attuali puntano a un rischio accresciuto in relazione a uno spettro di rischi geologici e e geomorfologici in un mondo più caldo, mentre le osservazioni suggeriscono che l’aumento in corso delle temperatura media globale potrebbe già provocare una risposta rischiosa della geosfera”.
“per migliorare la conoscenza e ridurre l’incertezza, serve un programma di ricerca mirato… Il panel scientifico Onu sul cambiamento climatico è vivamente sollecitato ad affrontare in maniera più esplicita in futuro le valutazioni sull’impatto del riscaldamento globale antropogenico sulla geosfera, insieme alle molteplici conseguenze potenzialmente rischiose”. […] “a oggi non è stato identificato alcun aumento dell’incidenza globale dell’attività vulcanica o sismica... E’ possibile che la modulazione dei processi geologici potenzialmente pericolosi legati al cambiamento climatico antropogenico produca un segnale troppo piccolo per essere estratto dal rumore di fondo della normale attività geofisica, almeno nel breve e medio periodo”. (neretto aggiunto da me)
Non solo non ne sappiamo niente, ma non c’è neanche niente di osservato, di tangibile, di minimamente connesso con la realtà . Abbiamo un esempio dicono, le frane in montagna, che prima accadevano perché la montagna è in discesa, ora accadono perché fa caldo. Per cui sotto, come farsi sfuggire questa fantastica occasione? Sono ipotesi puramente speculative (sic!), non si ha la più pallida idea di cosa andare a cercare? Cosa importa? Basterà raddoppiare, anzi no, triplicare la potenza di calcolo disponibile et voilà , i vulcani erutteranno a decine, le faglie si apriranno come frutti maturi, il mondo cambierà letteralmente pelle. Tutto, ovviamente sugli schermi dei computer, opportunamente messo in bella copia e immagini eloquenti in poche paginette per gli indaffaratissimi ma sempre disponibili policy makers.
L’amico che mi segnalato questa perla ha concluso il suo messaggio con un applauso. A me piace eccedere, chiedo formalmente a tutti i lettori di CM una standing ovation.
PS: dimenticavo, speriamo che facciano prima del 21/12/2012!!!
Mi vengono in mente quelle strepitose ricerche di “arcinote” università americane, come quella di Helena in Montana o di Lewiston nel Maine; quelle nelle quali, dopo anni di ricerca si afferma che andare in discoteca aumenta la probabilità di avere dei gemelli; oppure che usare le creme solari fa aumentare la calvizie. La differenza è che in queste ricerche spero si spendano poche migliaia di dollari; in quelle che hanno intenzione di mettere in piedi questi signori della scienza di soldi se ne spenderanno un pò di più!!
Ora capisco perchè la corsa agli armamenti sta rallentando… c’è chi le spara molto più grosse!
E i mass media divorano come cassonnetti per la raccolta indifferenziata tutto ciò che vomitano questo autoreferenziati signori della scienza… altro che signori della guerra, stati canaglia e terroristi; questo è un complotto planetario, una controriforma alla conoscenza libera e disinteressata, una tagliola sulla via del progresso.
…
Standing ovation
L’uomo è piccolo, nel senso che ogni essere umano è meschino.
Lungi da me l’idea misantropa, che lascio volentieri ad altri, che preferirebbe un mondo con pochi uomini o, meglio, senza.
Ed ogni occasione è buona per far venire fuori la piccolezza dell’uomo.
Siamo fatti così, non c’è scandalo e non c’è delusione. Si tira acqua al proprio mulino. Il processo vuole che a forza di sbagliare e a forza di egoismi, l’umanità va avanti. Certo, ci sono esempi gloriosi ed eroici, ma lasciamoli alla narrativa.
E bisogna capire che a vedere tutto questo enorme flusso di denaro dirottato verso la modellistica ambientale e quella climatica in primis, si creino delle invidie e delle speranze di poter partecipare alla festa, di potersi attaccare al carrozzone, meglio, alla locomotiva.
Tutto sommato la cosa la vedo positiva: il CNR che vuole riempire le nostre montagne di siti di misura per le polveri, i geologi che desiderano modellare il possibile e l’immaginabile della crosta terrestre da qui al 2523, i biologi che pensano di fare i più strani esperimenti col PH degli oceani (la butto lì). Più aumentano e si soddisfano gli interessi di categorie diverse, più velocemente si attenua lo strapotere attuale dei modellisti del clima attuali, più si progredisce nella conoscenza.
Scoccia un po’ vedere che tutto ciò sarà fatto “a chi la spara più grossa, più spaventosa”. Ma siamo uomini, a cominciare dal sottoscritto, che ringrazia la stella di essere nato di recente e da questa parte del mondo.
Caro Paolo,
se i dati senza modelli sono numeri e basta, i modelli senza dati sono metafisica.
Si, siamo uomini, tuttavia mi pare che sempre più spesso ci siano “uomini più uomini degli altri”, che per avidità ed ignoranza (e le due cose vanno spesso di pari passo, ahimè) scavalca il confine fra fisica e metafisica, il che dal punto di vista dell’etica scintifica è per me sconvolgente.
E poiché mi capita spesso di pensare a cosa ne direbbe Galileo Galilei, propongo allora a Guido, che con la Rai è in buoni rapporti, di perorare la realizzazione di un'”intervista impossibile” (di quelle che si facevano alla radio tanti anni fa) e in cui si dia modo di parlare a nostro padre Galileo, chiedendogli ragione di questo sordido andazzo.
Luigi