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Temperature pret à  portèr

Appena ieri l’Istituto Superiore per la Salvaguardia e la Protezione Ambientale ha presentato l’ottava edizione del suo annuario. Inutile dire che siamo alla frutta, almeno così sembra leggendo quanto riportato dai lanci d’agenzia (ad es. Androkronos). Imputata principale la temperatura, il cui aumento sarebbe responsabile o comunque associabile ad una serie interminabile di disgrazie, ovviamente tutte senza precedenti. Tra queste però, anche alcune note positive, l’espansione delle foreste e la crescita del verde pubblico.

Pare che nessuno abbia sottolineato il fatto che la prima arriva anche grazie ad una maggiore disponibilità di CO2 in atmosfera (piaccia o no è così), mentre il secondo arriva grazie ad una maggiore attenzione all’organizzazione delle aree urbane, atteggiamento che viene dal benessere e dalla disponibilità di risorse.

Però biodiversità e territorio in genere se la passano proprio male, quel dannato aumento di un grado centigrado della temperatura media porta sconquassi indicibili, e, per di più, sarebbe anche in linea con quanto avviene nel resto del mondo. Registriamo innanzi tutto un discreto passo avanti e una buona notizia. Circa due anni fa ci avevano detto (ieri l’Arpa oggi l’Ispra) che la temperatura media in Italia era aumentata di ben 4°C, cioè quattro volte quanto accaduto fuori dai nostri confini.  In compenso la temperatura media superficiale globale è aumentata di 0.7°C dal 1850 ad oggi, in Italia invece di 1°C dagli anni ’80. Questi pazzi, pazzi termometri.

Sempre ieri ma a Venezia, non a Roma, è stato presentato il libro “I cambiamenti climatici in Italia1” a cura di Sergio Castellari e Vincenzo Artale. Redatto secondo la formula della revisione paritaria, il volume si pone l’obbiettivo di fotografare gli effetti del clima che cambia nel nostro paese. Anche da lì, non ci aspettiamo buone notizie, sempre per quel dannato grado centigrado di temperatura. Vediamolo2.

Anomalie di temperatura in Italia dal 1901 al 2009

Questa rappresentazione la vediamo almeno dieci volte al giorno. le anomalie di temperatura sono ormai il nostro pane. Variazione della temperatura rispetto ad un periodo predefinito e preso a campione come “normale”, solitamente un trentennio. Sono sicuro che ce ne saranno varie versioni sia nell’annuario Ispra che nel libro appena citato. Ma che dire della prossima immagine?

Temperature annuali per mese - 2006 rosso, 2003 blu

Non sono anomalie, cioè scostamenti dalla media, sono dati assoluti. Tutta la fascia rende l’idea di quale sia la variabilità annuale e fa notare subito l’annus horribilis del 2003, che però tutti ricordano per la torrida estate e non per il freddo febbraio che pure c’è stato. Il 2006 è l’ultimo anno della serie, e spazia allegramente sotto, sopra e nella media, ovvero nell’area compresa tra i valori misurati nel tempo. E’ una rappresentazione diversa questa, non ci fa capire certamente il trend di lungo periodo della temperatura, ma fornisce comunque alcune informazioni interessanti, sia dirette che indirette.

In primo luogo direi sia piuttosto evidente che non ci sono segnali che si stia andando verso primavere precoci, inverni tardivi, autunni estivi o estati interminabili (2003 escluso s’intende). E questo già è utile a gettare al macero le tonnellate di fesserie che sentiamo ogni anno sull’arrivo delle rondini, sulla fioritura dei ciliegi, sulla stagione sciistica e su quella balneare. Dal 1901 ad oggi, sotto il profilo della temperatura assoluta questo è quello che è accaduto, niente. Se le rondini non nidificano è perché l’Italia non gli piace più, ma questo è un problema di territorio non di temperature, né di gas serra.

E poi quelle indirette. Se dagli annuari e dai libri scopriamo che invece gli sfracelli ci sono eccome, sorge il dubbio che la temperatura, ovvero il parametro direttamente influenzato dall’aumento della concentrazione di CO2 in atmosfera, non sia affatto rappresentativo del sistema né lo possa essere dei suoi cambiamenti. E così vanno al macero (che dovrà essere bello grande) anche le tonnellate di anatemi lanciati sul riscaldamento globale -termine ormai obsoleto sostituito forse proprio per questa ragione dal novello e più politicamente corretto cambiamento climatico.

Se invece mi sbaglio e questo parametro è utile a definire il comportamento del sistema perché ne rappresenta l’integrale, allora vuol dire che -come accennato poco fa- le problematiche ambientali non hanno nulla a che vedere con le variazioni termiche occorse sin qui, essendo queste caratterizzate dalla variabilità piuttosto accentuata che l’immagine mette in evidenza e avendo comunque queste una evidente regolarità. Allora, forse, sarebbe ora di smetterla di preoccuparci della temperatura e dei suoi forcing, per destinare magari qualche risorsa in più ai problemi reali, per esempio, proprio l’ambiente.

NB: un grazie enorme a Paolo Mezzasalma per la prontezza e la disponibilità con cui mi ha procurato le informazioni necessarie alla stesura di questo post.

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  1. Bononia University Press editore []
  2. Dataset CRUTEM3 della CRU della East Anglia, tramite il portale di Climate Explorer e sono riferiti al box box 07-19Est; 36-47Nord []
Published inAttualitàClimatologiaNews

2 Comments

  1. teo

    Un amico bagnino a Ravenna mi dice che da qualche anno anche i tedeschi non vengono piu’ a passare le vacanze in Italia, e questo lui lo trova un cambiamento globale (almeno per le sue entrate).

    • teo

      Poi, mi incuriosisce tantissimo la crescita del verde pubblico tra le notizie positive. Perche’ il verde pubblico normalmente e’ un verde controllato. Infatti, non deve coprire i cartelli segnaletici, non deve creare ostacoli ai sistemi di collegamento viario, non deve … non deve…
      Ma e’ AGW o gli assessori hanno diminuito le quote per la manutenzione?? Comunque sia attenti pedoni e ciclisti ai rami cadenti!

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