Prima di tutto una domanda: dato che le attività umane sono sempre più frenetiche e qualcuno pensa che la pressione sul sistema climatico sia sempre più incisiva, vi aspettereste che gli effetti di questa pressione siano soggetti ad accelerazione? In parole più semplici, il riscaldamento globale sta accelerando?
La risposta è sì, almeno secondo quanto riportato nel 4° rapporto dell’IPCC, andato alle stampe nel 2007. Per supportare questa tesi, piuttosto suggestiva e convincente, nel 4AR troviamo un’immagine che a prima vista non lascia spazio al alcun dubbio:
Quattro linee di trend la cui pendenza cresce vertiginosamente man mano che ci si avvicina ai giorni nostri. Decisamente suggestiva come immagine. Peccato che non abbia alcun senso. Il trend di ciascuna linea è calcolato su un periodo diverso, ovvero sempre più corto, prima centocinquanta, poi cento, poi cinquanta, poi venticinque anni. Dal punto di vista statistico non ha senso paragonare la pendenza di trend calcolati su periodi diversi, dal punto di vista matematico è un errore marchiano.
Con lo stesso artificio si può dimostrare che il trend sui venticinque anni aveva una pendenza molto maggiore all’inizio del periodo di misura rispetto alla pendenza del trend sull’intero periodo. Volendoci aggiungere un po’ di malizia, si può aggiungere che il trend sugli ultimi venticinque anni potrebbe essere inferiore a quello di lungo periodo, visto che è ormai noto che le temperature medie superficiali non hanno subito alcuna variazione statisticamente significativa dal 1995 ad oggi. Però, ogni volta che qualcuno solleva questo argomento, si leva un coro di voci che dice che quel che conta è il lungo periodo. Bene, e allora perché calcolare questa (finta) accelerazione?
A dirci questo è, ad esempio Phil Jones, l’uomo che dirige il CRU, l’uomo che all’epoca del 4AR, era lead author del WG1 insieme a Kevin Trenberth, colui che, in una delle famose mail del climategate, esprimeva il suo sconcerto di fronte al fatto che l’attuale assenza di riscaldamento non sia spiegabile secondo i canoni della dottrina AGW.
Perché tirarli in ballo? Semplicemente perché c’è da chiedersi come abbia potuto passare il severo processo di revisione scientifica un tale esempio di applicazione creativa dei principi dei calcoli statistici e matematici, corroborandone la pubblicazione con una affermazione altrettanto chiara e fuorviante:
“The rate of warming over the last 50 years is almost double that over the last 100 years (0.13°C ± 0.03°C vs. 0.07°C ± 0.02°C per decade)”.
Il rateo di riscaldamento degli ultimi 50 anni è quasi il doppio di quello degli ultimi 100 anni (0.13°C ± 0.03°C vs. 0.07°C ± 0.02°C per decade)”.
La risposta è semplice. Non lo hanno passato. Tanto l’immagine, quanto la frase, sono stati aggiunti nella versione finale del report e non compaiono né nella prima né nella seconda bozza, ovvero in quelle che sono state soggette a revisione. Può darsi dunque che qualche commento avesse suggerito di fare un paragone tra le pendenze dei trend di lungo, medio e breve periodo? No, nei commenti alle bozze, resi pubblici di recente, non si trova niente del genere. Quella che segue è l’immagine pubblicata originariamente nelle bozze.
Una sola linea di trend, che tra l’altro aveva ricevuto anche un commento riguardante la scarsa significatività del calcolo di un trend lineare ad una serie con andamento tanto irregolare. Un commento che però era stato respinto.
Sicché, la famosa immagine e l’altrettanto famosa frase, che abbiamo sentito molto spesso per sottolineare l’urgenza dell’azione di contrasto al riscaldamento globale in presenza dell’evidenza (?) di una pericolosa accelerazione, sono arrivate nel corpo del 4AR e nel Summary for Policy Makers solo dopo il processo di revisione, per mano di chi non è dato saperlo, ma forse chi guidava il WG1 potrebbe dire qualcosa al riguardo.
E non è tutto. Nell’ambito della frenetica e tesa negoziazione politica che ha preceduto la pubblicazione dell’SPM, il rappresentante del governo cinese aveva fiutato l’inghippo e quindi suggerito, con riferimento allo statement sui trend:
“These two linear rates should not compare with each other because the time scales are not the same”
“Questei due ratei lineari non dovrebbero essere paragonati, perché le scale temporali di riferimento non sono uguali”
Neanche a dirlo, anche questo suggerimento è caduto nel vuoto. Era però il 2007, forse ora dopo aver “saggiato” il peso politico e negoziale della Cina alla debacle di CO2penhagen ne vorranno tenere conto.
Ad ogni modo, sembra proprio di avere a che fare con l’ennesimo esempio di pressapochismo e di condizionamento ideologico di quello che invece è stato spacciato per la bibbia della scienza del clima. Più che un’accelerazione del riscaldamento globale, direi che si tratti di un tentativo di accelerare la pressione esercitata sui decisori, con buona pace del tanto declamato processo di revisione scientifica.
[…] mainstream) si è bevuto senza se e senza ma la tesi dell’IPCC, peccato che questa sia stata abbondantemente smentita. Segue poi il dato sullo scorso aprile, che secondo le misurazioni superficiali sarebbe stato il […]
Buongiorno,
scusate se vado OT, ma viste le ripercussioni che sta avendo su scala continentale l’eruzione del vulcano islandese e viste le competenze tecniche del Team di ClimateMonitor, Vi prego di scrivere un articolo in merito. Se ne sentono di tutti i colori ma io non mi fido e mi piacerebbe sapere il punto di vista di Professionisti e non di improvvisatori.
Grazie
Roberto
[…] This post was mentioned on Twitter by Climatemonitor. Climatemonitor said: Nuovo articolo, Paragoni senza senso – http://tinyurl.com/y98bx3f […]