Così si apre il comunicato stampa dell’NSIDC al termine (per ora e secondo loro) della stagione di accrescimento: “un’ondata di freddo ha causato un ritardo della stagione di scioglimento.” E poi via con una serie di interessanti spiegazioni. Prima gli highlights. Quest’anno il declino stagionale (per ora e secondo loro) dell’estensione dei ghiacci artici è iniziato tardi come mai prima, ovvero da quando si tiene memoria di questi dati (1979). Pare ci sia stato un ghiacciamento superiore alla norma nel Mare di Berings e nel Mar Baltico -le navi imprigionate ringraziano- e inferiore alla norma su buona parte del versante atlantico dell’area Artica. Su tutto il resto della superficie normalmente interessata dal ghiacciamento invernale, l’estensione è stata nella norma.
Il risultato è che attualmente, il grasso accumulato per il letargo è tanto quanto ce ne vuole per una stagione media. Anzi, se proprio vogliamo dirla tutta il ghiaccio è attualmente abbondantemente dentro una deviazione standard, per cui è in media. Però, ci fanno sapere dall’NSIDC, una buona parte di quello che si è formato quest’anno è ghiaccio giovane, con non più di 2/3 anni di età (un modo interessante per dire che sono tre anni che il ghiaccio aumenta invece di diminuire), per cui la sua resistenza alla stagione calda dipenderà in gran parte dalle condizioni atmosferiche, leggi ventilazione e correnti marine conseguenti, né più né meno come da queste e non dalle bizze della temperatura, sono dipese l’abbondanza di quest’anno e la penuria degli anni scorsi.
Saranno dunque remi o ramponi per l’orda di glaciofili con le lenti d’ingrandimento che assalterà ilpassaggio a Nord-Ovest quest’anno? Vedremo, nel frattempo godiamoci il video pubblicato dalla NASA sulla stagione di ghiacciamento 2009/2010.
Guidi,sarebbe interessante legge un suo articolo sulla corrente del golfo per cercare di capire se può esserci una correlazione fra l’inverno inglese/scandinavo appena passato e quello che si dice sulla CDG, ovvero che in confronto agli anni passati risulta essere diventata meno invasiva sulle coste europee. C’e un po di confusione su questo campo, può fare chiarezza? I dati cosa dicono?
Fabio,
in questo post (http://www.climatemonitor.it/?p=9022) c’è il link all’ultimo lavoro disponibile sulla CDG. Leggerai che non è stato osservato alcun rallentamento nel medio periodo (27 anni). C’è, questo è vero, una forte variabilità di breve periodo, ma non saprei proprio dire cosa sia accaduto quest’anno. Del resto, non c’è bisogno di scomodare la CDG per capire cosa è accaduto agli inverni inglese, europeo, asiatico e della costa est degli USA. Gli indici AO e AMO sono stati in forte e persistente anomalia negativa, il primo producendo le regressioni e gli scambi meridiani, ed il secondo fornendo un forte contributo di umidità per l’abbassamento della Storm Track atlantica. In questo ha giocato un ruolo sicuramente importante il vortice polare stratosferico molto debole che ha “sparso” aria fredda alle basse latitudini, come pure la QBO entrata in fase negativa. Ne ho parlato qui (http://www.climatemonitor.it/?p=8501).
gg
“L’Oceano Artico si sta scaldando, gli Iceberg sono più rari e in alcune zone le foche trovano acque troppo calde. Tutti i report vanno nella direzione di un cambiamento radicale delle condizioni climatiche e sin qui senza precedenti delle temperature nella zona artica.
Le spedizioni riportano che quasi non si è avuto contatto col ghiaccio sino a nord di 81° 29′ di latitudine Nord. Grandi masse glaciali sono state rimpiazzate da morene di pietre e terra, mentre in molti punti, ghiacciai ben conosciuti sono completamente scomparsi.â€
Non ho idea se il passaggio a nordovest sia da quelle parti.., e allora dovranno scarpinare, ma nel 1922 così dicevano i dispacci di agenzia,allora in crisi erano le foche ,non so come se la spassavano gli orsi che erano circa 5000 ma penso non male visto che dopo 80 anni sono circa 22000 .