L’estensione, lo spessore, gli orsi polari, tutto quanto concerne l’Artico, a torto o a ragione, tiene banco da gennaio a dicembre. Questa sovra-esposizione mediatica, probabilmente, ha fatto sì che molti studi fossero condotti a senso unico e con un po’ di paraocchi. Questo a fronte di sempre più numerose voci che cominciavano a puntare il dito verso altre cause scatenanti la riduzione del ghiaccio artico.
Quindi non solo Global Warming? A quanto pare è così, secondo lo studio di un gruppo di scienziati1, capitanati dalla giapponese Masayo Ogi, del “Marine-Earth Science and Technology” di Yokohama. La procedura è tanto semplice che a nessuno è mai venuto in mente: analizzare le registrazioni satellitari degli ultimi 40 anni.
Sia chiaro, la strizzatina d’occhio al global warming antropico c’è, dice infatti il giornalista2:
The study does not question that global warming is also melting ice in the Arctic
tuttavia Masayo Oggi sostiene che, innanzitutto, le affermazioni di superamento del punto di non ritorno, siano tutte da rivedere e probabilmente errate. Il nuovo studio sui pattern del vento e soprattutto sulle variazioni di tali pattern, può spiegare fino al 50% della rapida perdita di ghiaccio avvenuta tra il 2007 e il 2008. Si nota, inoltre, un aumento dell’intensità di questi venti che sospingono i ghiacci artici attraverso lo stretto di Fram, verso sud, lungo la costa orientale della Groenlandia.
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