Il petrolio è di parecchi colori, ce n’è anche di verde, nella realtà di alcune qualità di greggio che si trovano sul pianeta, ma, soprattutto, nel cuore del rinnovato ambientalismo d’oltreoceano. Certo, non sarà verde come l’erba dei prati, ma chi è dotato di senso pratico come il popolo americano, non perde sicuramente tempo prezioso a sottilizzare sulle tonalità .
E così, dopo aver disposto che si torni a costruire centrali nucleari sul territorio americano, ora si autorizza l’estrazione di greggio da giacimenti sin’ora lasciati intatti per la ferma opposizione della corrente ambientalista. Chissà se James Hansen, ambientalista di razza che ha accolto con interesse questo ritorno di fiamma per il nucleare venendone a cantare le lodi anche qui da noi -particolare questo clamorosamente “sfuggito” all’ambientalismo nostrano che lo ha ospitato- vorrà allinearsi anche con questa nuova politica petrolifera.
Sarà difficile, anche volendo essere buoni come lo è stato il Corriere della Sera nel riportare questa notizia, che immagina che questa mossa serva a facilitare il percorso di approvazione della “legge sul clima e sull’ambiente” (Climate bill), per ora dimenticata in un cassetto. Quel che è certo, è che il petrolio sarà estratto per essere bruciato, non imbottigliato in cantina, per cui difficilmente potrà contribuire a ridurre le emissioni di CO2. Del resto, il Climate bill dice che sì, si abbatterà la CO2, ma alle calende greche, prima di farlo e soprattutto per farlo, si dovrà consentire che aumenti. Alla faccia del pragmatismo di cui sopra.
Come sembra piuttosto pragmatica l’informazione che leggiamo in chiusura dell’articolo. L’impegno per il clima e l’ambiente resta tale e quale (appunto!), il governo [americano] darà l’esempio nel ricorso alle energie alternative, comprando auto a motori elettrici o ibride, e spingendo il Pentagono a usare miscele con biocarburanti per i mezzi militari.
Non credo sfugga a nessuno che per far camminare le auto elettriche bisogna produrre elettricità , e per quelle ibride ci vuole comunque un po’ di benzina. Ecco svelata la destinazione d’uso delle prossime estrazioni di greggio. Quanto alla miscela di carburante tradizionale con biocombustibile stendiamo un velo pietoso, perché è noto che i cereali da autotrazione (o canna da zucchero fate voi) fanno molto più danno che guadagno, sia in termini ambientali che economici.
Ho l’impresisone che a Bruxelles più di qualcuno cadrà dalla sedia, vedendo svanire come neve al sole l’idea che il gigante americano si sarebbe suicidato in nome di un “fumoso” concetto di ambiente come vorrebbe fare l’Europa. Chissà come saranno considerate queste novità nei prossimi climasummit.
Secondo me bisogna aver fiducia e tirare un respiro di sollievo (non troppo profondo però, perché altrimenti produciamo troppa CO2). A guardare la storia degli ultimi anni, infatti, nella virtuosa Europa, che si è data regole stringenti mettendo in piedi un circo finanziario di proporzioni bibliche che ora rischia di crollare, l’intensità carbonica procapite è in percentuale aumentata; negli Stati Uniti è invece diminuita, con buona pace del Protocollo di Kyoto. Sia lì che qui, naturalmente, le emissioni sono comunque aumentate1.
Quale la lezione? Innanzi tutto che non è tutt’oro quel che è verde, e poi che, forse, forzare la decarbonizzazione al di là dei limiti possibili come si vorrebbe fare, non solo non è possibile, ma non è neanche utile, a meno che di questa non si voglia fare uno strumento finanziario, ma non mi pare il caso.
[…] un mese fa, vi abbiamo dato conto di come nel famoso Climate Bill americano (la legge su energia e ambiente attualmente in […]
scusate, mi sfugge allora la vostra risposta all’esaurirsi dei fossil fuel..
Secondo attendibili stime (non campate per aria, ma nemmeno sicure al 100%) sulle centrali elettriche, è molto semplice: non c’è risposta.
Purtroppo, è opinione comune che ci sia sempre una risposta a tutto, ma nella realtà non è così.
Infatti, è previsto che oltre il 2045-2050 non ci sia più petrolio né gas naturale utilizzabili su vasta scala per produrre energia, dopo già un paio di decenni di netto calo della loro disponibilità : il carbone, che andrebbe a sostituirli (i procedimenti chimici industriali es. per liquefarlo e produrre “benzina sintetica” erano già largamente utilizzati dalla Germania durante l’ultima guerra, e sono stati “riscoperti” di recente), a simili ritmi di consumo però avrebbe vita breve (agli attuali, si stima una vita di 200 anni almeno).
Infatti bisogna anche considerare un continuo aumento globale della domanda d’energia, specie in Asia (ma anche Africa ed America Latina).
Come sostenere tali consumi allora?
Il nucleare, fissione: la disponibilità d’uranio non sarebbe il vero problema; infatti, attualmente il mercato minerario è artificialmente “depresso”, per evitare un prezzo troppo basso del materiale grezzo, per cui le stime sulla durata di tale materiale sono troppo pessimistiche. Inoltre, i reattori di IV generazione dovrebbero abbattere i consumi d’uranio grezzo (dal 2040-’50 in poi). Il problema è che, anche costruendo da qui al 2100 centrali elettronucleari ad un ritmo 4 volte superiore a quello degli anni ’70 (periodo di massima costruzione di tali cnetrali finora), non si arriverebbe a coprire che il 20-30% di tale fabbisogno mondiale.
Le energie “alternative”. Anche ricoprendo tutte le terre emerse di pannelli solari e pale eoliche, anche installando dighe su ogni fiume e canale, anche aumentando (nei limiti del realistico) l’efficienza di tali sorgenti, è stato calcolato che, per elementari quanto insuperabili limiti fisici (come es. la durata del giorno per il solare ecc.) non si potrebbe nemmeno qui superare il 20-30%. E, per energie come solare ed eolico, altamente “instabili” e condizionate es. dai cicli astronomici, non si potrebbe superare il 20% della produzione immessa in rete, pena gravi scompensi nella distribuzione dell’elettricità .
Il nucleare, fusione: ancora quasi fantascientifico, forse ce la faremo per metà del secolo ad avere un reattore funzionante, e poi bisognerà costruire i reattori necessari. In realtà , il programma militare americano (NIF) è ben più avanzato di quello scientifico internazionale (ITER): ma utilizza un metodo nettamente meno efficiente (confinamento inerziale) e, se funzionerà , sarà probabilmente usato in coppia con un reattore nucleare a fissione. Parentesi, bisogna comunque dire che la fusione nucleare come fonte radiologicamente “pulita” rappresenta una leggenda senza fondamento, anche con uno sviluppo a partire da ITER si produrrebbero scorie (es. materiali irraggiati) ed il reattore sarebbe un ambiente assai pericoloso.
In sostanza, negli ambienti che studiano il problema prevale il pessimismo per la seconda metà del secolo.
…”il Pentagono a usare miscele con biocarburanti per i mezzi militari”? Mi vien da ridere, pensando a come ragionano i militari.
Auto elettriche? Sono “verdi” principalmente perché si “delocalizza l’inquinamento”. Forse qualche piccola marginalità , dovuto all’ottimizzazione del rendimento dell’intero processo, ci potrebbe essere; ma si è pensato alle batterie da smaltire? Si è pensato al potenziamento delle infrastrutture per vettoriare via linee elettriche quello che oggi viaggia via petroliera, oleodotti e trasporti gommati?
Tranquillo Guido le ibride consumano poco meno di una normale auto. Provate a guardare i dati di alcune case automobilistiche!
…osservo che nessuno è ancora tornato in carica per la “nuova rivoluzione dell’idrogeno”, “fonte energetica non inquinante”.
@ Angelo
Purtroppo c’è un personaggio di nome Jeremy Rifkin già consulente di R prodi, Pecoraro Scanio e W Veltroni (pagato profumatamente con i nostri soldi) che va cianciando di idrogeno prodotto dal fotovoltaico come unica svolta possibile per il futuro immediato, dell’autotrazione….sempre per salvare il pianeta.
Gira le facoltà italiane e lo pagano pure(che sarebbe come mandare il mago Thelma a far lezione agli astrofisici) ed è stato ultimamente anche dalla Dandini
Lo ricordo bene. E non usa par condicio da quelle parti.
Ma nessuno ha semplici domande quando gira per facoltà … Ha idea di quanto idrogeno occorrerebbe produrre? Ha idea di quanta energia occorrerebbe per produrlo? Ha idea di quanti m^2 (o, più precisamente e semplicemente, km^2) servirebbero per la produzione? Ha idea di quanta energia servirebbe a produrre, installare e mantenere una tale quantità di pannelli solari? E se poi c’è un mese di nebbia, pioggia e neve (o anche 3-4 mesi fissi, come gli ultimi 2 inverni qui al Nord)?
Oppure evita accuratamente le facoltà tecnico-scientifiche?
Qui in Sardegna un noto personaggio politico ha lanciato una campagna di sensibilizzazione per produrre idrogeno con il solare termodinamico…Le semplici domande da lei qui proposte le ho già rivolte al summenzionato personaggio ottenendo, come risposta, una censura a vita e una serie impressionante di garbati insulti!!!!!