La commissione parlamentare inglese incaricata di far luce sugli avvenimenti del climategate ha reso pubbliche le sue determinazioni. Nel sottolineare che l’inchiesta non aveva l’obbiettivo nè lo skill per entrare nel merito della validità scientifica della produzione del CRU -che sarà invece valutata dall’inchiesta universitaria- il presidente della commissione ha comunque detto che non sono emersi elementi che possano mettere in dubbio le affermazioni dell’advisor scientifico del governo inglese, ovvero che il riscaldamento globale è in atto ed è essenzialmente generato dalle attività umane.
Con riferimento agli scopi specifici dell’inchiesta, ovvero la valutazione del comportamento degli scienziati del CRU, è stato deciso che essi hanno agito in linea con la pratica comune della comunità scientifica, ma che questa pratica deve cambiare. L’atteggiamento di chiusura, in particolare verso l’area scettica della scienza del clima, aggravata dalla cancellazione di informazioni per proteggere questa chiusura, è da ascrivere alla East Anglia più che al CRU che avrebbe dovuto prestare maggiore attenzione al danno che un simile atteggiamento di chiusura avrebbe ed ha provocato.
Insomma, ne viene fuori quello che si era capito sin da subito. Dal climategate è emersa la presenza di una forma mentis inadatta all’indagine scientifica, ma non necessariamente quest’ultima ne può aver avuto nocumento. Questo non lo sapremo mai, nè ci interessa saperlo, a raddrizzare le analisi e le proiezioni climatiche ci penserà il clima stesso. Un anno fa avremmo detto speriamo che nel frattempo non ci facciano buttare troppi soldi dalla finestra, oggi, che i cordoni della borsa si stanno chiudendo per causa di forza maggiore, possiamo permetterci il lusso di aspettare che alla East Anglia, al CRU e anche al parlamento inglese, si accorgano che marzo è finito e fuori dall’aula sta ancora nevicando, per l’ennesima volta in questo “milder than average winter” che pare proprio lassù non voglia finire.
NB: qui su WUWT il pdf della decisione finale.
Poteva mai una Corte del genere pronunciare un verdetto diverso ?
Non parlo di malafede, naturalmente. Più volte, anche in queste pagine ho sottolineato la buona fede di chi, avendo un background culturale diverso, si affida, logicamente, alla Scienza ufficiale, e se ne fida senza se e senza ma.
Sta alla Scienza ufficiale non deludere, o non deludere a lungo, le aspettative di chi crede in lei, pena la perdita di credibilità , che sarebbe pericolosissima.
In fondo quello che muove, credo, molti di noi, più che l’affermarsi di una tesi o dell’altra, è un bisogno di trasparenza e di dialogo. Se avessimo avuto l’impressione di trovare un rapporto normale, come ci aspetteremmo, molti di noi avrebbero coltivato altri interessi, a cominciare da me.
Sbaglierò, dunque, ma l’aria che tira non mi piace, mi insospettisce, e temo che alla lunga possa danneggiare l’idea stessa che l’uomo comune si fa della Scienza. E questo mi dispiacerebbe moltissimo. Credo che la Scienza non abbia bisogno di gridare “al lupo, al lupo!” ma di raccontare e spiegare la realtà , fin dove riesce ad interpretarla, senza stravolgimenti etici, ma con semplice onestà intellettuale.
Secondo me.
Diversamente avrebbero dovuto smentire se stessi visto che con Blair avevano finanziato il Rapporto Stern e con Brown lo hanno messo in pratica buttandosi nella green economy e poi chi lo andava a raccontare al Principe Carlo con i 90 mesi che mancano al disastro?