Ricompare Moìsès Naim, economista venezuelano non nuovo ad interventi in materia di economia e clima che cambia (qui, sul Sole24Ore). E lo fa con un suggerimento che ricalca molto quanto detto appena pochi giorni fa da James Hansen nella sua visita a Roma. E’ necessario alzare il prezzo di quello che stiamo impiegando per “sporcare il mondo”. Secondo lui, ad oggi, quello che paghiamo per muoverci, mangiare e fare qualunque altra cosa che sia connessa con l’impiego di risorse energetiche e con le conseguenti emissioni “nocive”, è troppo poco. Se pagassimo di più saremmo indotti a tirare la cinghia, per aumentata percezione delle eventuali conseguenze o, più probabilmente, per necessità .
Non sono discorsi assurdi, sono anzi facilmente comprensibili e condivisibili. Ma quello che non riesco a capire, e che posso passare ad Hansen che di mestiere fa il climatologo, ma non posso passare a Naìm che è un economista, è come si possa ignorare completamente il legame indissolubile che c’è tra il nostro modello di società e la qualità della vita che esso ci consente. Attenzione, non sto parlando di telefonini o di viaggi per le vacanze, sto parlando di bisogni primari. Pensare che questi possano essere scollegati da tutto il resto e quindi comunque soddisfatti in un economia contratta in modo forzoso è semplicemente utopistico.
Chi ha perso il lavoro a causa della recente crisi economica, unica congiuntura capace di far scendere di qualche punto percentuale le emissioni antropiche di anidride carbonica, sta già avendo modo di sperimentare sulla propria pelle il collegamento purtroppo diretto tra l’uso che facciamo dell’energia e la qualità delle nostre vite. Lo sforzo dovrebbe essere profuso per consentire a chi tutto questo non lo ha di giungere ad averlo, non per tornare indietro nel tempo. Deve sicuramente esserci qualcosa che mi sfugge. Possibile che un uomo della levatura di Naìm la pensi diversamente?
E poi, sono sicuro che non l’ha scelta lui, deve essere stata un’idea di chi ha curato questa sua incursione sulle pagine del Sole, ma proprio la Foresta Amazzonica dovevano metterci in contropagina per scuotere la coscienza di noi perfidi consumatori a buon mercato? Lo avranno fatto per contiguità continentale tra Venezuela e Brasile, ma non lo sanno che al grido di “abbasso i combustibili fossili” la stanno praticamente distruggendo per far posto alle coltivazioni di zucchero di canna per ricavarne etanolo con cui mezza Europa spera di raggiungere i nobili obbiettivi del 20201? No, probabilmente no.
- Provare per credere, inserite la stringa “amazzonia biocarburanti” su un qualsiasi motore di ricerca [↩]
[…] This post was mentioned on Twitter by Climatemonitor. Climatemonitor said: Nuovo articolo, Come salvare il mondo, svuotare le tasche e segnare un autogol – http://tinyurl.com/ych2vo4 […]
scusate per AGV intendevo ovviamente AGW
Mi pare che questo signore argomenti partendo da una certezza: l’AGV è causato dalle attività dell’uomo e la comunità scentifica non ha dubbi su questa causa di riscaldamento.
Forse ha contribuito alla stesura del Rapporto Stern che mi pare parta dagli stessi presupposti e che il rapporto parli di una perdita del 5% anno (“..da oggi e per sempre..”) del pil mondiale se non poniamo rimedi immediati ai tagli di emissione ecc.Di certo il 5% lo abbiamo perso nel 2009 ma non mi risulta per problemi legati all’AGV ,ma sicuramente a qualche furbacchione che giocava con la finanza , le bolle immobiliari ecc.
A Stern sono state fatte le pulci su come sia arrivato al valore di perdita di pil e si sa che il tutto vertiva sul tasso di attualizzazione utilizzato , minore di 1%,tra l’altro mai dichiarato nel report di 700 pagine e contestato da economisti e questo è l’unico motivo che determina costi così gravosi( pag.73 “Pianeta blu non verde” Vaklav Klaus ,oppure ben argomentato “Nessuna emergenza clima” Nigel LOwson)con tassi di attualizzazione più normali ( 3-4%) le perevisioni catastrofiche scompaiono.
La follia della biomassa continua nel nome della certazza dell’AGW, speriamo che mozioni come quella del presidente ammbiente del Senato Sen. D’Alì vengano prese in seria considerazione dal Governo.
Saluti