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Breaking News, Hansen alla Maratona di Roma

Una lunga marcia, intrapresa più di quarant’anni fa proprio dalla capitale. Nel 1968 veniva fondato il Club di Roma un think tank la cui mission è di agire come catalizzatore dei cambiamenti globali, individuando i principali problemi che l’umanità si troverà ad affrontare, analizzandoli in un contesto mondiale e ricercando soluzioni alternative nei diversi scenari possibili (Wikipedia). Prima domanda, chi glielo ha chiesto?

Seconda domanda: Poteva mancare nel contesto di quel che resta del club una lecture del mistico (o messianico?) James Hansen, climatologo della NASA? Terza domanda, chi poteva patrocinare l’evento se non il WWF?

E così, oggi alle Idi di Marzo (perdonate il tono aulico ma l’occasione lo richiede), la fondazione Peccei ha appunto proposto il sermone del buon pastore delle temperature. Nessuno sa come sia andata, a meno di non esserci stati, e, ahimè, me la sono persa. Faccio volentieri uso di quanto gira sulla rete, tanto si tratta ovunque dello stesso komunicato, compresa la prosa sconnessa di una traduzione decisamente non al livello dell’evento (qui, qui e qui per esempio).

L’occasione è ghiotta per presentare il suo ultimo libro: “Le tempeste dei miei nipoti”. Hansen è un uomo fortunato, mio nipote è solo una peste, il suo ha addirittura il suffisso “tem”, gli fornirò il numero di una Tata di sicuro affidamento. Un titolo che contiene una lieve contraddizione. Se come egli asserisce il cambiamento climatico per causa umana è già in atto, perché le tempeste sono dei suoi nipoti? E poi, di tanti argomenti topici da scegliere ti va a prendere proprio gli eventi estremi, appena un mese dopo il pronunciamento dell’OMM che sfata il mito della tempesta perfetta per cause umane? Che ne so, si poteva parlare di ghiacciai, ehm, no meglio di no. Di Foresta Amazzonica? Neanche. Di distribuzione delle piogge? Peggio che andar di notte! Ecco, trovato, bastava buttarsi a mare, ehm, scusate ancora, sul mare, ovvero sull’innalzamento del suo livello. Successo assicurato.

E invece no, le tempeste dei suoi nipoti. Vabbè, questo ed altro per contrastare l’ormai imminente catastrofe climatica, nonostante il clamore “dell’industria professionale del negazionismo” (Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF – sic!). Che dire, siamo in emergenza planetaria, temo però di parlare di una emergenza diversa di quella cui allude Hansen.

E state pronti, domani, o al massimo dopodomani, scatteranno fiumi di carta stampata e servizi di TG, ma arrivano tardi. Quanto mi piace la rete che non deve aspettare le rotative!

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Published inIn breve

6 Comments

  1. Luigi

    Nel trambusto mondiale del 1968 la prima volta del Club ,appunto a Roma,passò ai più inosservata ,altri problemi dominavano il mondo ,ma non mi sfuggì nel 1972, anche se ancora giovane ma già impegnato nel lavoro da diversi anni, il clamore de ” I limiti dello sviluppo” commissionato da Peccei al prestigioso MIT per valutare lo stato del pianeta e divenne un best seller da 12milioni di copie nel mondo(forse in 27 lingue).Ammetto di non averlo letto allora se non alcuni brani riportati da riviste scientifiche e non, ma la paura che aveva ingenerato con la fine prossima delle risorse, in particolare quella del petrolio nel 1992 ,rafforzato dalle domeniche a piedi del 1973 ,aveva lasciato il segno.
    Eravamo impressionati dagli scenari prodotti dai “modelli matematici” che mettevano il mondo in diagramma con previsioni di popolazione,pil, inquinamento, disponibilità di risorse ecc, fino al 2100.
    Dopo quasi 40 anni per scambiare qualche impressione con amici sul “riscaldamento globale”(anche alle università della terza età se ne parla..)ho riletto il libro (non lo si trova in titte le biblioteche)e francamente mi pare che l’uso o abuso della “catastrofe “sia partita da lì e poi ha fatto la fortuna del movimento ambientalista.
    Dovevamo essere in 7 miliardi nel 2000 (eravamo 6 miliardi) oppure saremo in 12 miliardi nel 2030 ,oggi l’ONU mi pare ne preveda 8,1 miliardi, le terre agricole sarebbero state insufficenti a produrre alimenti ( la FAO ci dice che dal 1962 ad oggi senza aumentare le superfici si è incrementato di 4 volte la produzione).
    In una ricostruzione del mondo ideale secondo MIT la popolazione non doveva superare 4,2 miliardi nel 1976 e rimanere costante nel tempo ,concedeva una variante con 6,5 miliardi verso il 2030. Ma la catastrofe arriva se si adotta in grande stile il nucleare con ,con impennata dell’inquinamento, scarsità di cibo nei paesi industrializzati a partire dal 2010 , con moria di gente a partire dal 2030 che si protrae fino al 2100 dove ci si ritrova in 2 miliardi come all’inizio del 1900; era la base propagandistica del referendum sul nucleare del 1987.
    Non un valore di pil nel 2000 è stato centrato, ovviamente tutto in difetto.
    Ho voluto fare una breve ricostruzione di un documento scritto 40 anni fa e che per primo aveva fatto previsioni a lunga gittata (oltre il secolo)per dimostrare che con calcolatori e modelli matematici si poteva prevedere il mondo che verrà: di certo nè il Club di Roma nè il prestigioso MIT conoscevano parole come:cellulare, internet, p.c.,caduta dell’URSS, caduta del muro, solo per citare degli eventi successici che ci hanno cambiato la vita e non di poco.
    Ho voluto ripercorrere una quarantina d’anni in quanto le previsioni centenarie erano e sono ad effetto ma i consuntivi e la storia spesso sono impietosi.
    I riferimenti storici sono fondamentali per capire cosa ci sta succedendo e dove si deve andare cosa che lei Col.Guidi utilizza sempre nei suoi articoli in modo ottimale.
    Grazie e buon lavoro

  2. Teo Georgiadis

    Prendo dai comunicati stampa proposti da Guidi:

    “James Hansen è una figura storica degli studi sul riscaldamento globale, oltre che uno dei primi scienziati ad essere uscito dagli istituti di ricerca per portare il problema tra la gente e presso le più alte istituzioni.”

    Ma Hansen e’ molto di piu’. Infatti, e’ anche una figura storica del raffreddamento globale.

    • Teo Georgiadis

      Poi, non saprei, e’ il caso di avvisare Gianfranco Bologna?

    • Meglio di no, la maratona è lunga ancora, rischia di avere il fiato corto.
      gg

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