Ian McEwan, uno che con le previsioni a tinte fosche ci andava a nozze, uno che a trent’anni era convinto di non arrivare a sessanta perché il mondo sarebbe finito causa catastrofe nucleare o causa disastro ambientale. Ora che invece ci è arrivato, scrive un romanzo climatico che si intitola “Solar“, in cui dipinge uno scienziato vincitore di premio Nobel interessato più alla propria fama e ricchezza che al bene dell’umanità (l’ispirazione gli è venuta proprio da un incontro con premi Nobel a Potsdam per discutere di cambiamenti climatici).
Ora è ottimista invece e ripone le sue speranze per il futuro -udite udite- nell’energia nucleare, dato che null’altro è disponibile per “far funzionare le nostre città nelle notti senza vento a febbraio”. Le sciagure e le previsioni di disastri climatici dovuti all’inquinamento sono passate di moda: Ian McEwan ha lanciato, fra le celebrità, la nuova tendenza dei prossimi anni, l’ottimismo nucleare.
Questo ed altro qui, sul Foglio quotidiano, a firma di Annalena Benini.
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