I più puri non me ne vogliano se ci scherzo un po’ su. Conto sul fatto che queste poche righe non arrivino fino in Svezia. Anche perché sembra che per farlo dovrebbero camminare su parecchi chilometri di mare ghiacciato.
Incredibile, propongo di fare una poderosa colletta e finanziare un intervento oratorio di Al Gore con cadenza settimanale di qui ai prossimi dieci anni. Tanto basterà per eliminare definitivamente il rischio global warming. Va a Copenhagen a parlare? Bufere di neve. Torna a casa sua? La nevicata del secolo. Spadroneggia sulle pagine dei giornali come in questi giorni? Cinquanta navi bloccate dal ghiaccio nel Mar Baltico, con gli equipaggi talmente impegnati a leggere dalle parole del nostro Al Guru di un imminente scomparsa dell’Artico, da dimenticarsi che l’Artico è ancora lì, e impedisce alle loro navi di muoversi.
Quando si dice l’uomo giusto al posto giusto.
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Aggiornamento
Mi capita di ascoltare da vari giornali radio questa stessa notizia. L’highlight è che uno spessore di ghiaccio quale quello che sta impedendo alle navi di muoversi sembra non si vedesse almeno da una quindicina d’anni. Non so se sia vero e non ho potuto verificarlo, magari se qualche lettore ci dovesse riuscire potremo approfondire. Val la pena tuttavia rifletterci su.
Parliamoci chiaro, il fatto che la diminuzione della massa glaciale rappresenti l’adattamento del sistema ad un nuovo e diverso stato termico è fuor di dubbio. E’ già accaduto e tornerà ad accadere. Lo stesso, ovviamente, si può dire per un suo eventuale aumento. La differenza è, ovviamente, nei tempi in cui questo avviene e nel periodo che si prende a riferimento. Infatti, il trend di lungo periodo della quantità di ghiaccio presente in Artico è tutt’ora negativo. Quello di un periodo molto più breve, appena gli ultimi tre anni, è invece positivo. Tale brevità impedisce però giustamente che questa tendenza sia paragonabile con quanto avvenuto da quando sono iniziate le misurazioni oggettive, ossia un periodo lungo dieci volte tanto.
Questo tuttavia non impedisce di sottolineare una volta di più che nulla è semplice in fatto di clima, men che meno in quelle che sono considerate le evidenze della sua evoluzione. Più che le temperature, che in realtà pur essendo aumentate non hanno affatto raggiunto valori da inferire uno scioglimento rapido come quello misurato, i regolatori della quantità di ghiaccio presente nell’Artico sono i pattern atmosferici, cioè la pressione atmosferica e la ventilazione che ne consegue, e le correnti marine, nel comportamento delle quali entrano in gioco numerosi altri fattori, ancora non del tutto noti.
Dopo lunghi anni di una combinazione di questi fattori che sfavoriva l’accumulo di ghiaccio, ora la situazione, pur nel breve periodo, sembra essere cambiata. Quanto questo potrà durare e quanto potrà giovare al ristabilirsi di condizioni medie della superficie ghiacciata non è dato saperlo.
Quel che è certo, è che gli innumerevoli proclami di imminente scomparsa del ghiaccio dalla calotta polare settentrionale sono disinformati, disinformanti e pretestuosi. Otre a denotare una totale ignoranza in materia, mettono in luce anche l’evidente disinteresse per le fonti scientifiche ufficiali, che già da tempo hanno provveduto a sciogliere la relazione diretta di causa effetto tra l’aumento delle temperature e l’estensione del ghiaccio marino.
Con il sopraggiungere di “inattesi” problemi di mobilità per le navi che attraversano il Mar Baltico, registriamo una volta di più che la realtà supera sempre l’immaginazione, sia quest’ultima frutto della fervida fantasia di un grande comunicatore ma pessimo esperto di clima quale Al Guru, o di simulazioni al computer che costano vagonate di quattrini. Il risultato non cambia, non abbiamo capito quasi niente.
Aggiornamento #2
L’emergenza è rientrata, le navi sono state tutte liberate.
propongo di invitare AlGore in Italia!(sono un freddofilo incallito),inoltre potrebbe essre insignito del tapiro d’oro!!!
Una domanda ora al Col. Guidi:non sarebbe ora di rivedere le tempe
rature medie,e allinearle al trentennio 80-09?
Scusate se la domanda esula dall’argomento,ma provo rabbia nel vedere confrontati i dati odierni con quelli del trentennio 60-90,
notoriamente freddo.
Grazie per l’eventuale risposta e complimenti al sito.
Sarebbe ora Davide, ma il lavoro di definizione di un trentennio di riferimento, con relativo controllo qualità dei dati è tutt’altro che banale.
gg
Solidarizzo con i poveri svedesi inchiodati sul ghiaccio, tuttavia la cosa fa rotolare dalle risate.