Roy Spencer ha da poco pubblicato un interessante studio sulle isole di calore urbano e sull’effetto che queste hanno sulle letture delle stazioni di rilevamento meteo a terra. Che l’isola di calore urbano (Urban Heat Island, UHI) abbia degli effetti sulle letture delle temperature è ormai un dato assodato, tant’è che alcune tra le più importanti serie termiche hanno un qualche algoritmo che cerca di aggirare questo problema. Sull’efficacia di questi algoritmi, potremmo parlare per mesi.
L’approccio di Spencer è sicuramente interessante, sebbene non del tutto inedito, e consiste nel rapportare una griglia di stazioni meteo alla densità di popolazione del territorio preso in considerazione. L’abstract dello studio recita così:
Le osservazioni orarie della temperatura superficiale e i dati della densità della popolazione, con risoluzione pari a 1 km, relative al 2000 sono state utilizzate per quantificare l’effetto medio delle isole di calore urbano. Così come il rateo di riscaldamento al crescere della popolazione è maggiore in presenza di basse densità di popolazione, anche in presenza di incrementi di popolazione per città densamente abitate vi è un qualche riscaldamento. Le statistiche qui presentate possono essere utilizzate per correggere il riscaldamento causato dall’isola di calore urbano nelle registrazioni delle temperature superficiali , fornendo una stima migliore dei trend termici.
Come si può vedere dal grafico sotto riportato, l’andamento del rateo di incremento delle temperature è logaritmico, aspetto che già era emerso in altri studi. Ciò che contraddistingue questo nuovo sforzo di Spencer è la sistematicità con cui è andato a confrontare le stazioni meteorologiche.
Questo lavoro, davvero importante, speriamo approdi nei porti giusti e venga utilizzato nel modo corretto, per correggere l’evidente bias nelle letture di quelle stazioni ex-rurali e poi inglobate all’interno del tessuto urbano.
Qui trovate lo studio completo.
[…] Ah sì? Strano, ha firmato lui la denuncia, insieme a un altro meteorologo autodidatta, e il rimorchio italiano che gli andava dietro (mai titolo fu più azzeccato) adesso fa finta di niente. […]
Seguendo quello che in passato è stato scritto su WattUpWithThat e ClimateAudit, gli aggiustamenti di Mann e compagni di merende sono sempre lineari, non logaritmici.
Aggiugiamo che le stazioni rurali sono scomparse negli ultimi due decenni.
Sei mann, prendi le temperature attuali e le riduci di un tot ogni 10 (o 9 anni), con la riduzione che diminuisce linearmente con l’urbanizzazione andando indietro nel tempo. Questo implica che le temperature, andando indietro nel tempo scendono velocemente all’inizio e poi sempre più lentamente; cioè, andando avanti nel tempo, hai un bell’Hockey Stick.