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Franco Prodi: dubbi, incertezze e perplessità

Aggiungo, a quelle già descritte altre perplessità del Prof. Franco Prodi sulle proiezioni climatiche del futuro e sulla mitigazione del clima. Cito un’intervista al TG2 del 19 dicembre 2009; il giornalista afferma:

“L’accordo di Copenhagen fissa il limite del riscaldamento globale del pianeta entro i due gradi”.

Il professor Prodi commenta:

“L’impegno dei due gradi non è molto serio, nel senso che farebbe pensare che siamo già in grado di avere un rapporto causa effetto, cioè saremmo in grado di fare delle azioni per tenere sottocontrollo il clima, il che sostanzialmente non è vero”.

Secondo una specifica del Professor Castellari il riferimento ad ogni possibile aumento di temperatura globale si riferisce ad una causa “antropogenica”. Quando nei vari documenti dell’UNFCCC si vuole fare riferimento anche a cause naturali, in genere si usa anche l’espressione “natural climate variability “. Questo però non è il messaggio che è passato nei media.

Il prof Franco Prodi che insegna fisica dell’atmosfera a Ferrara non è nuovo ad esternare i suoi dubbi. Infatti nel 2007 quando era direttore dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima (ISAC-CNR) fece un’aspra polemica con l’allora ministro dell’ambiente A. Pecoraro Scanio. Il 13/09/2007 durante l’inaugurazione della conferenza sul clima da lui organizzata, il ministro A. Pecoraro Scanio dichiarò alla stampa:

< In Italia le temperature crescono quattro volte più velocemente che nel resto dell’Europa>

L’allarmismo di A. Pecoraro Scanio causò una reazione sdegnata del professor Franco Prodi. I brani sono estratti dalla lettera all’allora ministro della ricerca Fabio Mussi.

Al Signor Ministro dell’Università e della Ricerca

Signor Ministro,

i Sottoscritti sono tutti i Professori Ordinari del Settore
Scientifico Disciplinare FIS/06, FISICA DELLA TERRA, DEL MEZZO CIRCUMTERRESTRE E
DEL CLIMA.

Siamo venuti a conoscenza dagli organi di stampa che il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha convocato una Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici. Essendo il Clima il tema specifico della conferenza ci si chiede come sia possibile che nessuno fra i sottoscritti abbia partecipato ad alcuna fase preparatoria, di gestazione e
formulazione del programma della conferenza. Probabilmente, il Ministero, di cui Ella è il responsabile, non è stato consultato dal dicastero in questione, forse a timore che qualche dissenso da parte dei Suoi esperti potesse turbare il
dichiarato presupposto della Conferenza: che cambiamenti climatici irreversibili siano già discernibili e certi. In caso contrario, ci si chiede di quali esperti il nostro Ministero si sia avvalso in modo da poter valutare, con i criteri oggettivi che Ella tanto giustamente propugna, sia a livello nazionale che internazionale, le credenziali scientifiche che essi vantano a giustificazione della nostra esclusione. Ciò anche per evitare gli incresciosi episodi di cui sono macchiati precedenti Governi per alcune nomine ai vertici di Enti di Ricerca.

Per quello che ci riguarda Le comunichiamo che noi disconosciamo qualunque valore scientifico alla conferenza in oggetto, così come faremmo per qualunque altra iniziativa che non presupponesse un vaglio anonimo, fatto da “pari”, dei risultati presentati.

Sicuri come siamo che qualsiasi verità scientifica è quella che sopravvive ai Governi, ai clamori degli organi d’informazione, alle vanità dei singoli e ai preconcetti della moltitudine, confidiamo che Ella, come responsabile politico dei nostri Saperi e della loro diffusione tra le future generazioni, voglia rendere noto ai suoi illustri Colleghi del Governo il dissenso qui manifestato.

Visto tuttavia il clamore nazionale, e ahinoi internazionale, che tale Conferenza ha suscitato, ci riserviamo di far pervenire il nostro dissenso ai nostri Colleghi e tramite gli organi di stampa ai cittadini dei quali si sono, così
generosamente, usate le finanze.

Franco Prodi (decano), Paolo Gasparini, Arnaldo Longhetto, Domenico Patella, Renato Santangelo, Antonio Speranza, Alfonso Sutera, Paolo Trivero, Umberto Villante, Guido Visconti1.

E ancora:

“E’ stata una conferenza impostata male. Gli è stato dato un titolo e un’impronta scientifica, ma non hanno invitato nessuno scienziato. E hanno sbagliato a leggere i dati. Hanno dato per scontato e misurato il contributo antropico all’aumento della temperatura. Ma non è così: è assai probabile che ci sia il contributo dell’uomo nell’aumento di temperatura. Ma quantificarlo è, invece, il problema di questo secolo…”2.

La lettera e le dichiarazioni sono un documento storico e smentiscono, di fatto, gli scienziati dell’IPCC che invece il contributo antropogenico all’aumento della temperatura l’hanno stimato (Hansen 2005) e su questi calcoli, in conformità a diversi scenari, hanno calcolato le proiezioni del clima futuro. Le accademie delle scienze di tutto il mondo accettano la teoria del riscaldamento antropogenico (AGW) anche se in alcune di esse, come quella americana, si è aperto un dibattito interno con chi è invece scettico al riguardo. Non sempre però le accademie delle scienze hanno avuto ragione nella storia. Mi piace ad esempio ricordare, anche se i tempi non sono confrontabili, l’accademia francese del lontano 1772 quando affermava che esisteva il flogisto:

“Devo dimostrare a quei testoni dell’accademia delle scienze che il flogisto non esiste e che nell’aria c’è materia”.

A Lavoisier 1772

Il grande chimico bruciò fosforo e zolfo e dimostrò che il prodotto finale pesava più della materia iniziale: il peso acquisito era stato preso dall’aria. La teoria del flogisto accettata da tutte le accademie scientifiche dell’epoca, sosteneva che i materiali combustibili e i metalli, arroventati, si trasformavano in ossidi e producevano durante il processo di combustione il “flogisto”: un misterioso principio solforoso d’infiammabilità. La teoria del flogisto prevedeva che tutte le sostanze combustibili ma anche i metalli ne fossero ricche, mentre gli ossidi ne fossero privi. Come ora sappiamo grazie al Lavoiser, il flogisto non esiste!
Lavoisier morì ghigliottinato nel 1794, come nemico della rivoluzione.

Altre perplessità sulle proiezioni climatiche sono state espresse da Franco Prodi nella prefazione al libro “Piccola lezione sul clima” di cui ho già parlato qui. Cito:

“Troppo spesso si dà per scontata l’entità dei cambiamenti climatici in corso e si fa credere che si debba ragionare solo sulla mitigazione, (come ridurli) o sull’adattamento (come questi effetti si rifletteranno sui diversi settori dell’economia e quali provvedimenti adottare per adeguarsi). Ma la riprova del livello di conoscenza raggiunto in ogni disciplina è la capacità di prevedere. Quanto carente sia la conoscenza del sistema clima è quindi dimostrato dall’ampia forbice degli scenari prospettati alla fine di questo secolo, per la temperatura dell’aria (da uno a otto gradi), per l’innalzamento del livello dei mari (da pochi centimetri a metri), per parlare solo dei parametri più discussi.”

Prodi anticipa nella prefazione quello che sarà il messaggio di tutto il libro di Kerry e cioè che le conoscenze sul clima sono inadeguate a formulare previsioni climatiche e quindi a maggior ragione proiezioni climatiche nel lungo periodo. Se è vero che le forbici di cui parla Prodi sono dovute soprattutto alle differenze tra uno scenario di emissioni e un altro, è altresì vero che:

  • le forzanti radiative sono stimate con forchette molto ampie;
  • per molte di queste si ammette la scarsa conoscenza (come nei raffreddanti il cui valore fu quasi raddoppiato tra il rapporto IPCC del 2001 e quello del 2007 ma ammettendo una scarsa conoscenza sulle stesse);
  • l’incertezza nell’inizializzazione dei modelli climatici determina forchette ampie nelle proiezioni;
  • le forzanti radiative naturali sono ancora da stimare correttamente come ci fa notare più volte Prodi.

“A questa variata attività solare corrispondono variazioni dell’intensità del vento solare (flusso di elettroni, protoni,mesoni ed altre particelle) che investe la terra ed interagisce con la sua magnetosfera. Questa è considerata una causa astrofisica delle variazioni del clima […] Per completare vanno aggiunte le interazioni fra le diverse componenti del sistema (atmosfera, oceano, criosfera, litosfera, e biosfera), le eruzioni vulcaniche, […] la deriva dei continenti, e la naturale variabilità delle nubi in tipo e copertura […] Per quanto riguarda gli aerosol e le nubi il contributo alla forzatura radiativa non è ancora conosciuto e non si sa bene in quale verso agisca e quale sia la parte della variazione ascrivibile all’uomo […] Introdurre in maniera corretta aspetti ancora controversi quali l’interazione oceano atmosfera, l’effetto dell’aerosol atmosferico (che può essere diretto, sui flussi di radiazione e indiretto) nella modifica della microfisica delle nubi e lo stesso ruolo delle nubi porterà ad una riduzione della grave incertezza di scenario che caratterizza lo stato attuale della conoscenza. Tale è la situazione e si deve riconoscere che non si può parlare ancora di previsione climatica affidabile.”

E’ per questa serie di motivi che Prodi afferma che i modelli climatici sono ancora nelle loro infanzia. Il professore di Bologna accenna quindi alle cause astrofisiche e alla modifica microfisica delle nubi, Svensmark questa la chiama cosmoclimatologia, e penso che sia il ramo più affascinante della scienza climatica sul quale ci saranno più ricerche nei prossimi anni a partire dall’esperimento sulle nubi del CERN.

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  1. http://realismoenergetico.blogspot.com/2007/09/mussi-la-scienza-roba-da-governi-non-da.html Carlo Stagnaro: commento alla replica di Mussi e sotto il commento è pubblicata la prima lettera al ministro del prof. Franco Prodi e del CNR. 2007 []
  2. Franco Prodi: dichiarazione ai giornalisti del Settembre 2007- http://www.rainews24.rai.it/notizia.asp?newsID=73771 []
Published inAttualitàClimatologiaNews

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