Passi per la lotta senza quartiere alle emissioni, in fondo produrre CO2 attraverso la combustione vuol dire anche (purtroppo) produrre tante altre sostanze realmente pericolose. Passi per l’avversione ormai storica alla produzione di energia con le centrali nucleari, pur conoscendo la tecnologia necessaria, sembra proprio che il problema delle scorie non si possa risolvere. Ma questa benedetta energia, dovremo pur produrla in qualche modo no?
Ci credereste? La sindrome nymby (not in my backyard) ha contagiato anche le risorse rinnovabili. Ben 283 sono stati nel solo 2009 i progetti che hanno subito arresti o ritardi che ne impediscono la realizzazione. Centrali a biomassa (erroneamente ritenute degli inceneritori), pale eoliche (brutte, invasive e con il grave difetto di affettare i volatili) e persino impianti fotovoltaici (che non mi è chiaro che fastidio possano dare, se non la mera occupazione del suolo).
Insomma, la realtà è che dietro tanta incondizionata avversione che sembra proprio colpire a 360°, non c’è la volontà di assicurare un futuro che garantisca energia abbondante ed a basso costo ma sostenibile, c’è semplicemente la ricerca di una drastica riduzione della qualità della vita. A chi questo possa giovare per me rimane un mistero.
Qui, su Finanza Mercati.
Sul solare i problemi riguardano, l’occupazione delle terre, quindi competizione del territorio, questo vale sia per il fotovoltaico a terra con gli insegutori, o senza, ma soprattutto per il solare termodinamico dove il fabbisogno di superficie è uno dei fattori limitanti.
Invece sul fotovoltaico sopra i tetti, sono tutti ammessi, ma gli incentivi più alti paradossalmente vanno ai pannelli adesi e integrati al tetto, mentre se i pannelli sono staccati e inclinati dal tetto per cercare un’insolazione più efficace, sono penalizzati dalle tariffe.
Anche in questo caso come per l’eolico le motivazioni sono estetiche.
E’ la cultura del No, figlia del brioscismo. E va rigettata con forza, perché non possiamo tornare alle caverne per farli contenti.
Secondo me.
La cultura del NO è la stessa che vorrebbe ridurre la libertà di espressione e di scelta dell’essere umano come individuo, riducendolo ad un semplice frammento di un’entità interessata ad azzerare le differenze e le individualità .
La stessa cultura fallimentare che ha portato alla perdita di dignità milioni di persone in gran parte del mondo nello scorso secolo.
Ora questa cultura è intenzionata a riemergere utilizzando l’emergenza ambientale, la cosiddetta “sostenibilità “, come regola per instaurare un regime di controllo dell’individuo, in poche parole per limitare la nostra libertà !