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Senza Mezzi Termini

Ma anche con una proposta decisamente interessante. Carlo Ripa di Meana, con una lunga militanza nel settore dell’ambiente alle spalle, prende spunto dai fatti recenti del climategate, delle defaiances dell’IPCC e del fallimento della conferenza di CO2penhagen per avanzare una sua proposta a mio modesto parere condivisibile. Un’inchiesta tutta italiana su quello che egli definisce “Raggiro Globale o imbroglio del Global Warming” (pdf qui e qui dalle pagine di Liberal).

Non credo proprio che il riferimento possa essere alla probabilità che anche la nostra comunità scientifica abbia assunto l’atteggiamento disinvolto dei colleghi inglesi o americani coinvolti nel climategate, per carità, anche in questo, come spesso accade, essere un po’ indietro a volte torna utile. Beh, per la verità qualcuno ci ha provato, per esempio alla conferenza nazionale sul clima del settembre 2007, quando si arrivò a dire che da noi le temperature sono salite quattro volte più che nel resto del mondo (leggi per totali quasi 3/4°C di media), salvo poi subire clamorose smentite. E pensare che in quella occasione qualche irriducibile arrivò a dire che chi smentiva lo faceva per l’invidia di non essere stato invitato alla conferenza.

Gli appelli accorati poi ancora oggi sono all’ordine del giorno. Del resto, e mi smentisco subito, essere un po’ indietro non sempre è utile, visto che mentre tutta la stampa mondiale chiede a gran voce che si faccia chiarezza, qui da noi salvo un paio di testate non allineate e qualche articolo isolato, sembra proprio che non sia accaduto nulla.

Eppure il fatto è che, faccia freddo o caldo, sia previsto un mondo bollente o meno, intorno a questa storia ha attecchito il perfido parassita della convenienza economica. Attorno al riscaldamento globale, alle sue presunte origini ed alle sue vaticinate conseguenze, si sono già costruite fortune immense e si progetta di costruirne di ancora più grandi. Vogliamo trascurare il fatto che per inseguire questa chimera si sono già distratte grandi quantità di risorse dall’impegno per problemi come la fame, la salute o la povertà? Ma sì dai, in fondo a noi interessa il clima no? E allora c’è qualcuno che può spiegarmi perché le presunte morti per il caldo del 2003, sono più spaventose delle reali morti per il freddo di quest’anno?

Vedremo poi se avevano ragione i nostri vecchi, che dicevano “sotto la neve pane, sotto la pioggia fame”, o se con la necessità di fare raccolti invernali in molte parti del mondo per soddisfare la domanda non ci si debba accorgere che le risorse alimentari primarie possano scarseggiare più con inverni come questo che con estati come quella del 2003. Ben venga l’inchiesta, qualora mai qualcuno dovesse accoglierne la proposta, ben venga una politica salda su questi argomenti, non fosse altro che per scongiurare altre magre figure ai prossimi megasummit climatici.

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