Il numero di errori piccoli e grandi che vengono alla superficie giorno dopo giorno dalle analisi dell’ultimo rapporto IPCC sta fatalmente minando l’idea stessa dello « Intergovernmental Panel », e non necessariamente per le ragioni più ovvie. Perchè quello a cui stiamo assistendo, è il risultato del conflitto fra una scienza che nasce quadrata e una politica che la vuol far diventare rotonda…
Non sono qui interessato a discutere la qualità dei lavori peer-reviewed citati e usati nel Quarto Rapporto dell’IPCC (AR4). Infatti quello diventa un punto irrilevante una volta che ci si renda conto che fino a un paio di mesi fa il minimo dubbio circa l’IPCC sarebbe stato rapidamente liquidato come “negazionismo”. Ora, invece, è chiaro a tutti che le stesse procedure dell’IPCC non sono orientate alla scienza, bensì a fornire ai legislatori (“policymakers”) cio’ di cui abbiano bisogno, a prescindere dal suo valore scientifico.
Venerdì scorso Bob Ward, che alla London School of Economics si occupa di come «spiegare» i cambiamenti climatici al mondo della politica, ha ribadito alla Royal Institution di Londra nel corso di un dibattito che l’IPCC è lì per fornire, appunto, consigli e consulenza ai legislatori1.
A questo proposito, c’è proprio da aspettarsi la presenza nel rapporto IPCC di errori, esagerazioni e citazioni un po’ zoppe da pubblicazioni anche di dubbia reputazione, dal momento che i legislatori hanno bisogno di consigli anche laddove la scienza non può (almeno per il momento) fornire consulenza.E dunque il rapporto IPCC deve (deve !) essere costituito da una grande massa di letteratura scientifica a cui vengono però aggiunte per forza di cose le «parti mancanti», magari non scientifiche ma pur sempre necessarie ai legislatori. Piuttosto che essere un paio di gaffes che non toccano le basi scientifiche dell’IPCC, gli errori che vengono ora quotidianamente esposti sono quindi esattamente la prova più lampante che rende l’obiettivo finale delle procedure IPCC molto chiaro: parlare al mondo della politica, non riportare quello della scienza.
Ma tutto cio’ è in contrasto con gli stessi principi dell’IPCC. Il ruolo dell’IPCC è quello di valutare su una base globale, oggettiva, aperta e trasparente l’informazione scientifica, tecnica e socio-economica rilevante a comprendere le basi scientifiche del rischio di cambiamenti climatici indotti dall’attivita’ umana, le sue potenziali ripercussioni e le opzioni per l’adattamento e la mitigazione2.
Fatto dunque partire per “valutare” le informazioni rilevanti per la comprensione delle «basi scientifiche», «potenziali ripercussioni» e «opzioni» del cambiamento climatico, l’IPCC si è invece ritrovato il compito di “fornire” le informazioni “necessarie ai legislatori”. Peccato che le due cose non combacino quasi mai.
L’affermazione dunque spesso riportata che “i rapporti IPCC dovrebbero essere neutrali rispetto alla legislazione” è quindi quasi priva di significato, e la presenza di migliaia di lavori scientificamente solidi e peer-reviewed nell’AR4 al limite dell’irrilevante: ciò che è importante è che se la politica si aspetta qualcosa di rotondo, l’IPCC produrra’ qualcosa di rotondo, non importa quanto quadrata sia la conoscenza scientifica. E tutto questo, in ultima analisi, distrugge la reputazione scientifica del IPCC.
E adesso che si fa? Ne parleremo in un altro blog…
Qui la versione originale di questo post.
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Post Scrittum: Maurizio mi ha pregato di aggiungere quanto segue a questo post. Si tratta di un estratto dall’Executive Summary del 4AR, più precisamente la sezione dove sono raccolti i commenti e le “spiegazioni” a corredo delle eventuali accettazioni, richieste di chiarimenti o rigetti. Si tratta di un commento al Cap. 9 del WG I Report, il più importante, quello dove è spiegato che il riscaldamento globale è “very likely” di origine antropica. Il commento è di un ricercatore completamente immerso nel mainstream, collaboratore di Hansen e autore di decine di articoli, che gli sono valsi la bellezza di 5700 citazioni. Ah, dimenticavo, non è affatto uno scettico. Ora il commento.
“There is no scientific merit to be found in the Executive Summary. The presentation sounds like something put together by Greenpeace activists and their legal department. The points being made are made arbitrarily with legal sounding caveats without having established any foundation or basis in fact. The Executive Summary seems to be a political statement that is only designed to annoy greenhouse skeptics. Wasn’t the IPCC Assessment Report intended to be a scientific document that would merit solid backing from the climate science community – instead of forcing many climate scientists into having to agree with greenhouse skeptic criticisms that this is indeed a report with a clear and obvious political agenda. Attribution can not happen until understanding has been clearly demonstrated. Once the facts of climate change have been established and understood, attribution will become self-evident to all. The Executive Summary as it stands is beyond redemption and should simply be deleted.”
Non so se avete già visitato il link che conduce alla pagina dove è pubblicato questo commento, se così non è vi anticipo la decisione finale: “Rejected, l’ES riassume il Cap. 9, a sua volta basato sulla letteratura peer-reviewed.” E questo è uno del mainstream. Si potevano mai prendere in considerazione le opinioni degli scettici?
Ma certo…sono io a non capire…com’e’ facile, chiuderla cosi’, non e’ vero? Chi se ne importa se c’era scritto “Rejected”, chi se ne importa se nell’originale si paragonava l’IPCC a Greenpeace.
Bene, una domanda: ma senza quelli (non noi per carità ) che si dannano per trovarli questi bug, il processo scientifico sarebbe ancora così utile?
gg
Prima o poi sarebbero sicuramente saltati fuori…anche la fissazione sull’assenza di vita nel Precambriano e’ crollata, nonostante ci fossero fossili ben evidenti. Solo che ci sono voluti 80 anni, e ti immagini come ci saremmo ridotti dopo 80 anni di cap-and-trade?
Per restare sul pezzo:
http://dotearth.blogs.nytimes.com/2010/02/12/nasa-scientist-adds-to-views-on-climate-panel/#more-14429
Di nuovo, dalle aprole di Andrew Lacis: “There is a great deal of irony in this basically nonsensical stuff, some of which I find rather amusing. The global warming denier blogs, where this issue first came up, seem to think that I was being critical of the I.P.C.C. report in the same way as seen from their perspective, and, as a result, I have received e-mails from the denier crowd hailing my remarks and commending me for “speaking up†on this important topic.”
Chi legge cose da terzi e le piega alle proprie idee, senza perlatro aggiungere nuova luce sui reali problemi scientifici?
Cheers
Alessio – Lacis e’ al terzo tentativo di spiegare cosa volesse dire, e cosa voglia dire. Forse dovrebbe cominciare lui con il non piegare quello che pensava allora a quello che si trova evidentemente costretto a pensare adesso.
O forse si dovrebbe stare attenti a riportare notize come “retroscena sconvolgenti che lasciano senza parole” senza conoscere relamente le dinamiche che ci stanno dietro.
Perche’ semplicemente non si dice “ok, sorry. Pensavamo che questa cosa mostrasse come il processo di scrittura del rapporto IPCC fosse chiuso e guidato, ma ci siamo sbagliati”. Frasi come quella in fondo al pezzo sopra “E questo è uno del mainstream. Si potevano mai prendere in considerazione le opinioni degli scettici?” Non hanno senso dopo le parole di Lacis.
Il fatto che lei non capisca cosa Lacis prova a spiegare con calma, non vedo come debba forzare lei a psicanalizzare cosa lui disse, intendeva e pensa ora.
Beh, capita di voler dire una cosa e dire invece tutt’altro. Mettiamola così, quando ha scritto quanto riportato era fortemente critico, poi evidentamente deve aver cambiato idea. Ci piacciono le persone che sanno cambiare idea, perché è sempre possibile che lo facciano ancora.
gg
Completezza. Aggiungo un update al commento di Lacis (e’ il personaggio completamente nel mainstream ecc..): intervistato da Andrew Revkin (blog DotEarth, NY times) su che pensasse di quel suo commento ora, cosi’ ha commentato: “The revised chapter was much improved,†he said. “That’s different than saying everything in there is nailed down, but I think it’s a big improvement.†Overall, he said, “I commend the authors for doing as good a job as they did. That’s the way the science process ought to work. You get inputs from everybody, find any bugs, crank through and the science moves forward.â€
Sullo stesso pezzo del blog segue l’ennesima disputa volta a cercare gli orridi misfatti del WG1 (nel mentre ne spunteranno di nuovi dal WG2). Non ho voglia di entrare nel merito dell’ennesima sfiancante blaterata attorno al nulla (anche perche’ ha toccato direttamente gente con cui lavoro e ne ho gia’ le tasche piene di sentirne parlare qui). Ma non dubito il boccone masticato possa venir riproposto presto 🙂
ragazzi, QUESTA, la DOVETE vedere:
Ah Francè, se fai di questi scherzi qua non ti faranno mai santo…
“Biru” in giapponese è parola che deriva dall’inglese “building” e vuol dire appunto “edificio”.
“Ni” è il numero 2 (serie cinese), ma i Giapponesi non direbbero mai brutalmente “ni biru” perché dopo il numerale mettono sempre un classificatore, e senza classificatore non saprei come classificare questo filmato… 🙂
Va be’, è meglio che chiarisco che sto scherzando, prima che pensiate male.
Che dire del filmato ? Cosa non farebbe la gente per far parlare di sé. Una persona che conosco andò al Costanzo Show a dire che aveva incontrato gli alieni. Io invece incontrai lui, e gli chiesi spiegazioni. Imbarazzato mormorò “sono cose che mi piace fare…”
Ecco, credo che quel filmato abbia la stessa base “scientifica”.
Secondo me.
Trovo difficile che al Bureau possano fare harakiri. Se l’AR5 dovesse contenere posizioni più equilibrate ed allarmi meno drammatici, magari conditi della giusta ed innegabile incertezza, ne scaturirebbero decisioni decisamente ostili al circo finanziario che si è messo in moto sin qui, ivi compresa la valanga di risorse cui praticamente tutti possono attingere solo vestendosi di verde.
Ne risulterebbe un buon lavoro scientifico, ma non ci sarebbero i soldi per farlo. Per continuare ad averli vedo più probabile un’operazione di make-up, qualche mea culpa, un buon capro espiatorio e la locomotiva (a vapore, perché almeno così arriva di sicuro) ripartirà .
gg
Sono d’accordo, infatti al momento c’è un grosso dibattito all’interno dell’IPCC proprio su questo (che i media italiani non ne parlino minimamente è un altro discorso, qui in Norvegia è piuttosto seguito). Il fulcro primario è eliminare la gray litterature, sarebbe un buon punto di partenza (e io vorrei anche le dimissioni di Pachauri). Vediamo come si potrà fare, il discorso sull’AR5 è appena partito.
Molto interessante. Ripeto solo un concetto: come sempre, mai prendere per oro colato nulla. Ciò non significa che si debba buttare tutto quello che viene dall’IPCC AR4, e non significa che non si possa fare un lavoro migliore nell’IPCC AR5. Vedremo se le “mazzate” prese negli ultimi mesi insegneranno qualcosa, e se si possa fare un documento più equilibrato e più credibile (per esempio, come ho già detto, partendo dall’eliminazione di tutta la cosiddetta “gray litterature”). La stampa e i media, dai blogger ai giornalisti, devono assolvere alle loro funzioni di controllo. Speriamo che lo facciano obiettivamente, a tutto tondo, in tutte le direzioni – cosa che non è successa (né per chi ha rilanciato gli allarmi, né per chi si è appigliato a ogni possibile barlume di scetticismo – non mi sto riferendo a Climate Monitor).
Per avere un AR5 decente ci sara’ bisogno di riscrivere le regole, altrimenti saremo punto e a capo, e viene fuori un documento politico perche’ scritto per i politici