[photopress:schermata9.png,thumb,alignleft]…Questo almeno ce lo dice il calendario. Su come sarà abbiamo parecchi dubbi in più anche se ormai sembra che ci si debba convincere a tutti i costi che sarà molto calda. Oppure no? Una cosa è certa, i tempi con cui il mondo della comunicazione esige risposte si adattano veramente poco alle dinamiche del clima, per cui nell’urgenza di rispondere spesso si compiono azzardi. Non è dato sapere da dove venissero le informazioni che già all’inizio della primavera consigliavano di prepararsi al peggio, visto che tutte le simulazioni stagionali disponibili erano concordi nel non identificare segnali di particolare anomalia termica per i prossimi mesi. Allora forse il problema è nella previsione, ma cos’è in effetti una prognosi del tempo?
Lo studio del comportamento dell’atmosfera è articolato in tre livelli: Previsioni a breve e media scadenza, mensili e stagionali.La prima difficoltà da superare è di carattere semantico; il significato stesso della parola previsioni infatti, è assolutamente calzante se riferita al breve periodo, ma perde quasi completamente di valore quando si occupa di mesi e stagioni.
Una previsione del tempo in senso stretto è infatti possibile soltanto nel breve e medio periodo, ed è in pratica una serie di fotografie, di immagini che descrivono il comportamento combinato dei singoli parametri atmosferici in continua evoluzione. Una previsione mensile o stagionale non può essere riferita alle condizioni atmosferiche in un dato momento -diversamente non potrebbe essere dato il radicale cambiamento della scala temporale, cui segue anche un adeguamento della scala spaziale-, ed è invece riferita al clima, ovvero alla descrizione statistica dell’occorrenza di determinate condizioni atmosferiche nell’arco di una stagione. In pratica, approcci profondamente diversi per argomenti soltanto apparentemente simili.
Le previsioni a cinque-dieci giorni sono attualmente elaborate con sistemi di calcolo deterministici, che tengono in grandissima considerazione il rapporto causa-effetto, con un livello di approssimazione che cresce di pari passo con la scala temporale. Questi sistemi sono fortemente dipendenti dalle condizioni iniziali dell’atmosfera e la loro attendibilità migliora con l’accrescimento del livello di conoscenza delle informazioni di partenza. L’evoluzione dei parametri atmosferici viene poi calcolata simulando il comportamento del sistema terra-atmosfera e assegnando un’importanza al comportamento degli oceani che può definirsi secondaria. Nel breve e medio periodo infatti le temperature di superficie possono semplicemente essere considerate persistenti, data la lentezza dei cicli di assorbimento e rilascio di energia tipici dei bacini oceanici.
Il discorso muta radicalmente per quel che riguarda il lungo periodo, ove per essere attendibili occorre entrare nel territorio della climatologia. Se si allungano i tempi della previsione la situazione iniziale perde di significato e diviene determinante il comportamento degli oceani, perché lo sono le variazioni cicliche delle temperature di superficie degli stessi. Tra queste la più importante è sicuramente l’ENSO (El Niño Southern Oscillation), ovvero l’alternarsi di fasi fredde e calde sulle sponde est ed ovest dell’Oceano Pacifico, e le conseguenti variazioni di pressione atmosferica, precipitazioni, circolazione atmosferica e moti verticali nella fascia equatoriale dell’emisfero orientale. Questa alternanza spesso ciclica, ma non lineare, genera sostanziali differenze nelle condizioni atmosferiche su molti dei paesi che si affacciano su questo oceano e subiscono a volte impatti disastrosi. Di qui l’importanza dei cambiamenti nelle temperature di superficie ai fini della previsione stagionale. Altri fattori da tenere in considerazione sono la presenza di manto nevoso o di suolo bagnato in conseguenza dei quali si manifesta nel tempo un significativo raffreddamento degli strati atmosferici più prossimi alla superficie, nel primo caso per eccessiva rifrazione dei raggi solari e nel secondo caso per consumo di energia termica a spese dell’atmosfera nella fase di evaporazione.
Questi fattori, influenzano tutti pesantemente la circolazione atmosferica e costituiscono le basi delle previsioni a lungo termine che forniscono essenzialmente delle informazioni sullo scostamento dal comportamento medio di alcuni parametri atmosferici. Ne consegue che allo scopo di migliorarne la qualità è molto importante conoscere il clima e la sua evoluzione nel tempo. Al momento questa conoscenza risulta in parte disomogenea; le misurazioni oggettive risalgono a poco più di un secolo fa, mentre, tornando più a ritroso nel tempo, pur con i brillanti processi compiuti dalla climatologia storica, si dispone di informazioni colme di significato ed anche suggestive ma difficilmente parametrabili con quelle più recenti. In tutto questo si inserisce la valutazione dell’impatto antropogenico, la cui valenza è importante anche per una scala temporale di pochi mesi.
Le previsioni stagionali quindi, frutto dello studio dell’interazione del sistema atmosfera-oceani, indicando le probabilità che i valori di pressione, temperatura e precipitazioni cadano all’interno di una determinata forchetta, possono risultare preziose o del tutto inutili anche in funzione dell’impiego cui sono destinate. Va da sé che informazioni più attendibili aprirebbero il campo a sempre maggiori possibilità d’impiego.
Tra il medio ed il lungo periodo esiste dunque una fase di interregno il cui gap informativo viene colmato con le previsioni mensili che costituiscono di fatto un prodotto ponte tra questi due diversi aspetti del problema. In un periodo che va dai dieci ai trenta giorni è ipotizzabile che l’atmosfera conservi “memoria†del suo stato iniziale, e che questo possa quindi influenzarne l’evoluzione; tuttavia trenta giorni sono un lasso di tempo sufficientemente lungo perché si comincino ad avvertire gli effetti del comportamento degli oceani. In particolare viene ancora una volta presa in considerazione una oscillazione nota come MJO (Madden Julian Oscillation), tipica dell’area equatoriale dell’oceano indiano, che si manifesta con un periodo di quaranta-cinquanta giorni ed è in stretta correlazione con l’oscillazione della temperatura di superficie dell’oceano pacifico, che ha invece un periodo ben più lungo. La MJO rappresenta una vera e propria onda di propagazione lungo i paralleli sulle aree tropicali e sub tropicali, di vasti sistemi temporaleschi e di zone di assoluta stabilità , ossia di accentuazione e inibizione dello scambio di calore superficie-quota tipico delle zone tropicali. Il genere di informazione che ne scaturisce, frutto dello studio dell’interazione del sistema terra-atmosfera-oceani, eredita pregi e difetti di entrambi i sistemi correlati. Di qui la sua utilità ! Infatti oltre all’ovvia possibilità di conoscere l’evoluzione dell’atmosfera nel mese a venire, consente anche di testare la validità dei sistemi di previsione a breve e media scadenza nella loro massima estensione temporale cioè una decina di giorni e le previsioni stagionali nel primo mese di validità .
In conclusione appare fin troppo evidente che con il progresso di questi sistemi di approccio alla meteorologia, la precisione delle previsioni per il breve periodo potrà diventare sempre più elevata, complici l’aumento della capacità di calcolo ed il perfezionamento delle procedure di analisi. Si sconfinerà nel campo delle previsioni mensili arricchendole con informazioni ben più dettagliate delle mere indicazioni di generica stabilità o instabilità . Ciò potrà fornire delle solide basi per ridurre anche il livello di indeterminazione del comportamento dell’atmosfera nel lungo periodo e le previsioni stagionali potranno effettivamente essere definite tali, risolvendo una volta per tutte anche la problematica semantica.
Questo sistema tuttavia non consentirà mai di rispondere alla fatidica domanda forse un po’ priva di significato, “che tempo farà la prossima estate?â€, semmai potrà evitare di essere tacciati di stregoneria nel descrivere “come sarà la prossima estateâ€!
“…i tempi con cui il mondo della comunicazione esige risposte si adattano veramente poco alle dinamiche del clima…” SACROSANTO! Ho solo un dubbio: il mondo della comunicazione lo capirà mai?
Complimenti per la chiarezza e l’esaustività dell’articolo!
Mi congratulo non solo per la consueta chiarezza, ma anche per la capacità di sintesi nella spiegazione di due importanti indici come ENSO e MJO, che avrebbe potuto sacrificarne la chiarezza. Ma così non è stato. E non è da tutti
me lo sono già stampato
grazie
Articolo bellissimo, adatto a tutti, ben scritto….complimenti….
Ottimo
Chiarissimo e grandissimo articolo, maggiore Guidi;
lei é una persona gentilissima e preparatissima, magari chi si occupa di meteo fossero tutti come lei…..
Complimenti ancora
Scendendo nei dettagli, in che modo le SST producono alte e basse pressioni su lunghi periodi, cioè a scala stagionale? A livello meteorologico siamo infatti abituati a spiegarci la genesi dei cicloni con i consueti meccanismi di scontro di masse d’aria diversa, ma a livello, per così dire,’climatico’ come vengono generati?
Bellissimo articolo, complimenti. Linkato su meteobrescia.com
Articolo chiaro e chiarificante.
Da tenere a mente quando si parla di tendenze a lungo termine.
Grazie
Articolo perfetto e interessante Grazie
Speriamo che questo articolo chiarisca tanti dubbi che spesso si hanno sulle previsioni e sulla loro affidabilità e durata. Grazie per averlo scritto!
Beh che dire … E’ il classico articolo da stampare, appendere a tutti i muri di casa e magari anche alla maglietta in modo da poterlo leggere quando si è davanti allo specchio.
La confusione, in tutti i contesti informativi, sull’argomento regna sovrana e questo articolo è un autentico faro.
Grazie a nome della meterologia e della climatologia. 😉
Grazie. Un articolo da incorniciare !! Perfetto, equilibrato e completo.
Ottimo ed asaustivo..complimenti
grande intervento oltretutto molto chiaro
grande guido!
Articolo da imprimere nella mente dalla prima all’ultima parola, Maggiore Guidi.
Non c’è assolutamente nulla da aggiungere!