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Ghiacciai himalayani in pericolo? Menzogne

Siamo certi che vi ricorderete l’acceso dibattito nato qualche mese fa intorno ai ghiacciai himalayani. Addirittura venne organizzato un summit al campo base dell’Everest (per fare il paio con il summit sott’acqua, alle Maldive). Bene, in quell’occasione cosa dissero al mondo, o meglio cosa disse l’IPCC al mondo intero? I ghiacciai himalayani, ne erano certi, sarebbero scomparsi entro il 2035. Un’accelerazione mai vista prima, una processione di “worst than we thought”, “faster than ever” e così via.

C’è di più. Il governo indiano pubblicò un documento nel quale si indicava come non vi fossero segnali univoci sulla rapidità di fusione dei ghiacciai himalayani e che quindi la data del 2035 fosse realmente infondata. A questo documento, il presidente dell’IPCC Rajendra Pachauri rispose: “Arrogante!”. Quell’esclamazione è rimasta nell’aria per diverse settimane (eravamo a ridosso di Co2penhagen), come al solito si schierarono i pro e i contro, soprattutto i pro. Perchè sappiamo che se l’IPCC dice qualcosa, il consenso scientifico di cui gode, lo trasforma in verità rivelata.

Come i nostri affezionati lettori ben sanno, tuttavia, IPCC e organi affiliati sono stati presi più volte con le mani nella marmellata (volontariamente o involontariamente). E la questione dei ghiacciai himalayani è l’ennesima figuraccia (davvero pessima) che l’IPCC si appresta ad incassare. Innanzitutto è emerso1 che  l’affermazione tanto allarmata dell’IPCC si basa su un articolo di 8 anni fa. Attenzione, abbiamo detto articolo, non studio. L’articolo venne pubblicato sul “New Scientist”. Ma ora viene il bello.

La rivista scientifica, pare, ha ammesso che quell’articolo venne pubblicato sulla base di una telefonata ad uno scienziato indiano di seconda linea, tale Syed Hasnain della Jawaharlal Nehru University, di Delhi. Pare che Hasnain abbia inoltre affermato che quanto riferito al giornale, fosse niente di più che una ipotesi.

Il caso si complica ulteriormente, però. Il giornalista del “New Scientist” ha confermato la correttezza della sua posizione, avendo pubblicato l’articolo con il preciso riferimento ad uno studio non pubblicato nè sottoposto a revisione paritaria. Hasnain il suo studio, tempo dopo, l’ha inviato veramente al “New Scientist”, peccato però che non contenesse alcun riferimento alla fusione totale dei ghiacciai himalayani entro il 2035.

La frittata è fatta quando il WWF cita questo “studio” di Hasnain e lo inserisce nel suo rapporto sulla salute dei ghiacciai himalayani. A quel punto il gioco dell’autoreferenzialità (tanto conosciuta dai sostenitori del Global Warming) entra in moto, e siccome l’IPCC è citato dal WWF, il WWF viene citato dall’IPCC e il risultato è che i ghiacciai himalayani scompariranno entro il 2035, con una probabilità superiore al 90%.

Il direttore dello Scott Polar Research Institute, presso l’Università di Cambridge, Julian Dowdeswell afferma2 che lo spessore medio dei ghiacciai himalayani è pari a 300 metri. Ipotizzando una fusione rapida, molto rapida per quella zona, pari a 5 metri di spessore all’anno, l’intera fusione richiederebbe almeno 60 anni.

Rajendra Pachauri definì la scienza alla base dello studio governativo indiano “voodoo science”. Ci chiediamo come poter definire la scienza dell’IPCC che, tra l’altro, non ha ancora fornito risposte a questo imbarazzante caso di… scienza sciamanica?

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  1. http://www.timesonline.co.uk/tol/news/environment/article6991177.ece []
  2. http://www.timesonline.co.uk/tol/news/environment/article6991177.ece?token=null&offset=12&page=2 []
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12 Comments

    • Ciao Paolo, grazie per la segnalazione.

      Catastrocreduloni (e accoliti) allo sbaraglio.

      CG

    • Filippo Turturici

      Farei notare anche una parte dell’articolo, che con i ghiacciai ha poche attinenze dirette, ma che è lo stesso molto importante come “prima ammissione”:
      “Ma non è l’unico dubbio sulle stime e sull’andamento futuro del riscaldamento globale – che nessun scienziato autorevole in materia mette più in discussione. In uno studio che sarà prossimamente pubblicato dal Journal of Climate, rivista dell’American Meteorological Society, si evidenzia che, in base ai modelli attuali, dall’inizio dell’era industriale a oggi l’immissione nell’atmosfera di anidride carbonica avrebbe dovuto provocare un aumento della temperatura ben più alto di quello effettivamente registrato. Rispetto alla quantità di CO2 emessa, la temperatura sarebbe dovuta aumentare di 3,8 gradi Fahrenheit (2,11 gradi Celsius), invece è aumentata di 1,4 gradi Fahrenheit (0,78 °C). Secondo gli autori dello studio, guidati da Stephen Schwartz del Brookhaven National Laboratory, ciò è dipeso dall’interazione di due fattori:

      1 – la Terra è meno sensibile all’aumento dei gas serra di quanto ipotizzato
      2 – la riflessione dei raggi solari dovuta al pulviscolo atmosferico sta facendo diminuire il riscaldamento.
      Una terza possibilità è l’inerzia maggiore del previsto del riscaldamento dovuto ai gas serra, anche se gli ultimi studi hanno fatto calare il ruolo di questo ultimo fattore.”

    • Posizione che condivido, Sig. Turturici.

      Io penso che (or):

      1) l’inerzia è tale che la gran parte del riscaldamento deve ancora arrivare;
      2) la sensibilità all’aumento di CO2 è talmente ridotta che non vi è più alcun calore aggiuntivo, e ha già espresso tutto il potenziale (minore è la sensibilità, maggiore è la rapidità con cui si raggiunge l’equilibrio).

      CG

    • Filippo Turturici

      Puoi darmi anche del tu (scusa se te lo do così spudoratamente): anche tu scrivi/evi su forum come quello di MTG…

    • E’ vero… ecco cosa succede quando si è vittima della propria stessa memoria.

      Ciao!
      CG

  1. […] Ripetere che stanno bene, anzi benissimo. Dalle foto non sembrano? Fotoscioppare. Perdono massa? Negare. Ma quelle righe rosse? Sbianchettare. E se la Svizzera insorge fuori il Thunder Generator. […]

  2. Simone82

    Beh ma è semplice: la tecnica è quella recentemente usata da Al Gore a proposito della Groenlandia… Scritti vecchi di anni a cui viene cambiata qualche virgola in modo che appaia più decisiva.

    Potranno sempre dire che, in base al calendario Maya, siccome nel 2012 si riparte da 0, in realtà il 2035 corrisponde all’anno del Signore 4047: e chissà, magari per quell’anno davvero l’Himalaya si sarà sciolto a causa di funesti eventi naturali… 😀

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