Le pagine di Climate Monitor hanno già ospitato alcune nostre considerazioni sullo scorso mese di gennaio 2008 e, più in generale, sull’intera stagione invernale. Mesi notevoli sotto molti punti di vista, ai quali è seguito un febbraio molto simile, durante il quale si sono tuttavia mostrati dei segnali di ripresa dell’anomalia termica positiva. Torniamo oggi a a rivolgere la nostra attenzione ad una scala spaziale più ampia, riferita all’intero globo, dal momento che recentemente sono state pubblicate tutte le serie di dati ufficiali del mese di marzo.
Piuttosto inaspettatamente, il mese passato è stato caratterizzato da una nuova impennata dell’anomalia positiva. Un comportamento che, fatte le dovute distinzioni in termini di sistemi di rilevamento e post elaborazione, cercheremo di analizzare utilizzando i dati provenienti dagli enti di ricerca in possesso dei database più completi:
- RSS (Remote Sensing Systems), il programma di ricerca sui dati da satellite supportato dalla NASA;
- Dati della bassa troposfera messi a disposizione dall’Università dell’Alabama (UAH);
- Osservazioni sul mare e sulla terraferma dal database della NASA (GISS);
Tutte queste serie evidenziano un’anomalia positiva che risulta, come spesso accade, più accentuata nei dati GISS. Del resto le osservazioni in superficie ed i dati da telerilevamento satellitare presentano sempre delle differenze importanti che rendono le serie difficilmente confrontabili. In sostanza le anomalie registrate per marzo 2008 sono le seguenti:
- RSS: +0.079°C
- UAH: +0.094°C
- GISS: +0.67°C
Nelle figure 1 e 2 è riportato l’andamento grafico di queste anomalie con diversa risoluzione temporale, per concentrare l’attenzione sui mesi appena trascorsi.
Un tale recupero dell’anomalia positiva potrebbe essere un segno del sopraggiunto declino de La Niña? Effettivamente, confrontando il comportamento delle tempertaure su scala globale con l’andamento dell’indice SOI (Southern Oscillation Index, che è un indicatore dell’attività de La Niña), questa ipotesi potrebbe avere qualche fondamento. Nel grafico si può notare come, all’aumentare dell’indice SOI, corrisponda una diminuzione dell’anomalia termica. Una tendenza che si è interrotta bruscamente nel mese di marzo, con un rapido declino dell’indice SOI ed una impennata dell’anomalia termica.
Stando a quanto appena detto, sembrerebbe emergere una inversione nel fenomeno La Niña. Tuttavia, in queata interessante analisi, è stata fatta un’ulteriore ipotesi. Andando a confrontare le anomalie termiche per zone geografiche, si nota che l’attuale anomalia potrebbe essere frutto, non tanto di un riscaldamento della zona del Pacifico meridionale, quanto di un consistente riscaldamento delle zone continentali asiatiche. Il passaggio dall’anomalia negativa di gennaio a quella positiva di marzo in Asia è decisamente brusco ed evidente, come dimostrato dalle rappresentazioni grafiche a scala globale.
E’ chiaro che i due dati riportati (indice SOI in diminuzione e distribuzione delle anomalie termiche) siano contraddittori, ed è similmente evidente come quanto accaduto a marzo sia un segnale ancora troppo flebile per poter trarre le conclusioni sulle sorti de La Niña. Le proiezioni numeriche inoltre, mostrano certamente una tendenza del fenomeno ad attenuarsi, ma anche una sua probabile persistenza almeno per i prossimi 4-6 mesi. Come sempre le osservazioni alla media e lunga scadenza saranno decisive per completare il quadro della situazione, a cominciare già dai dati di aprile. Ad ogni modo, le correlazioni cui spesso abbiamo fatto riferimento, tra l’andamento dell’indice ENSO e le temperature globali, sono più probabilmente evidenti nel medio e nel lungo periodo, considerata la notevole differenza nei tempi di risposta del sistema oceani-atmosfera. Il consistente riscaldamento occorso a marzo sul territorio asiatico è più probabilmente ascrivibile ad un regime meteorologico regionale la cui ampiezza, ha ovviamente impatto sulle medie globali, salvo eventuali doverose smentite se questo regime di anomalia localizzata dovesse peristere anche nei prossimi mesi.
Approfondimenti
- Un inverno vero | Climate Monitor
- Gennaio 2008 | Climate Monitor
- March 2008 Temperatures: Related to La Nina?
Analisi puntuale. osservando da diverso tempo le stagionali cfs noto
un raffreddamento a livello globale a partire da luglio o mi sbaglio?
Che attendibilità possono avere questi modelli? e soprattutto quali sono gli eventuali fattori che potrebbero invertire la tendenza ed innescare questo “raffreddamento globale”? non mi pare che la Nina possa allora essere così influente.
Salve Marcus, provo a rispondere brevemente agli ultimi quesiti.
Sulle previsioni stagionali e sulla loro attendibilità ci siamo già soffermati in questo post (http://www.climatemonitor.it/?p=7).
Quanto ai fattori climatici in grado di invertire la tendenza, complimenti per la domanda del secolo. Non aspetterò cento anni per rispondere però. L’opinione che si sta facendo strada (pur sommessamente) è che siano la PDO ed i cicli solari, con ciò intendendo la loro influenza sulla copertura nuvolosa a giocare un ruolo forzante particolarmente rilevante. Quanto alla prima (PDO), è iniziata una fase negativa, e questo potrebbe tradursi in una prevalenza di eventi di ENSO negativa o comunque più forti. Per i secondi (cicli solari) la modellistica assegna al ciclo appena iniziato notevoli caratteristiche di intensità ma anche durata piuttosto breve, cui dovrebbe seguire un ciclo (25°) particolarmente debole; il feed-back dovrebbe quindi essere negativo, ovvero con una maggiore quantità di nubi basse (specie ai tropici) con conseguente effetto di raffreddamento. Tutto ciò con il beneficio del dubbio, ovviamente, ed al netto (ma no è detto) di qualsiasi altra forzante di natura interna o esterna, naturale o antropica che pure potrebbe avere il suo ruolo come dire, non determinante ma “cooperante”.
gg