La risposta del presidente dell’IPCC alle pesanti accuse lanciategli con l’articolo del Daily Telegraph, che noi abbiamo discusso qui, non si è fatta attendere. La trovate sulle pagine del Guardian, con un intervento firmato proprio dal Dott. Pachauri.
Su vari commenti apparsi in rete si legge che l’IPCC normalmente non fa raccomandazioni politiche, nonostante il suo presidente giri il mondo a farne di continuo. Del resto, con la sua estrazione professionale da ingegnere ed economista, parlare di climatologia sarebbe difficile, mentre di politica ne può parlare chiunque.
La sua difesa inizia definendo poco lungimirante la politica climatica (come se questa locuzione avesse un senso) portata avanti fino a poco tempo fa dagli Stati Uniti. Nessuna raccomandazione, piuttosto un giudizio politico, stavolta. Poi prosegue con la conta di quanti al di là dell’Atlantico spingerebbero per mantenere lo statu quo delle emissioni, naturalmente al solo scopo di difendere dei loschi interessi economici. Non mi sembra il miglior modo per difendersi dall’accusa di guardare con troppa attenzione i propri interessi, suona piuttosto quasi come un “così fan tutti”.
Segue un commento al climategate, bollato come perfida macchinazione sempre dei soliti scettici interessati. Curioso, fino a ieri gli scettici erano quattro gatti disinformati, ora sono in grado di ordire cospirazioni globali. Ma, al riguardo, c’è anche una difesa nel merito di quanto emerso dalle famose mail del CRU. Gli argomenti più controversi sarebbero comunque stati discussi pubblicamente nell’ultimo Rapporto dell’IPCC. Peccato che poi la discussione non abbia trovato posto nel Sumamry for Policy Makers, ovvero la sintesi destinata ai politici del suddetto rapporto. C’è poi spazio anche per un riferimento al consenso sui risultati che sarebbero stati ottenuti da “numerosi” centri di ricerca in analogia con quanto elaborato dal CRU. Vero, peccato anche qui che non si faccia alcun accenno al fatto che la base dei dati è uguale per tutti, e quella base arriva in larghissima misura proprio dal CRU che, incidentalmente, si occupa di fornire le basi scientifiche per i Rapporti del Panel da lui presieduto.
Quanto alla sua difesa personale, ovvero alla ragione di questo intervento, Pachauri si limita a far luce sui rapporti tra il gruppo Tata e la sua fondazione Teri. Non una parola sulla rimanente galassia di incarichi e consulenze varie di cui abbiamo letto nell’articolo del Telegraph. Strano anche che, con accuse così pesanti, sicuro oggetto di facile rappresaglia giuridica qualora non fossero fondate, egli decida di affidare alla stampa le sue ragioni piuttosto che rivolgersi ad un tribunale.
La chiusura è molto tecnica, un bell’appello all’approvazione del Climate Bill americano, ovvero la legge in materia di energia e ambiente che giace al Senato degli Stati Uniti, proprio dove pullulerebbero i perfidi scettici. Del resto, l’IPCC non fa raccomandazioni politiche, ma il suo presidente sì, pur facendo anche tante altre cose.
Ah, dimenticavo, Pachauri dice anche di essere convinto che alla fine scienza e conoscenza trionferanno. Come non essere daccordo?
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