L’0nda del Climategate continua ad avanzare. Dopo l’autosospensione di Phil Jones dalla guida del CRU, ora cominciano i primi passi verso un atteggiamento un po’ più trasparente. Appena qualche giorno fa dal CRU1 hanno fatto sapere che avrebbero provveduto a rendere pubblica una parte dei dati impiegati per determinare il trend delle temperature medie superficiali del pianeta.
La “cessione” è prontamente avvenuta per il tramite dello UKMet Office, l’istituzione centrale di riferimento nel Regno Unito. Si tratta di due script, il primo produce l’output normalizzato in griglia delle anomalie annuali delle temperature globali dal 1850 ad oggi, e il secondo produce un file di testo utilizzabile per definirne l’andamento, sempre dal 1850 ad oggi. Si tratta dunque di dati e di codice.
I primi sono riferiti ad un dataset di 1500 stazioni terrestri che rispondono ai parametri di riferimento suggeriti dall’OMM2. In questo dataset non sono presenti tutte le stazioni impiegate per il database ufficiale del CRU, noto come CRUTEM3. Il secondo è il codice di plottaggio.
Da questo link, sul blog Bishop Hill, da cui ho tratto queste informazioni, ho copiato anche l’immagine qui sotto, con la quale è schematicamente ricostruito il percorso che le informazioni compiono per giungere al prodotto finale.
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I dati rilasciati rappresentano il passaggio centrale, ovvero le temperature provenienti dalle stazioni terrestri dopo il processo di correzione con cui si tenta di risolvere gli eventuali problemi di bias, modifiche dell’ambiente circostante, cambiamento degli orari di osservazione, spostamento delle stazioni, gap nelle serie, cambiamento della strumentazione e quant’altro.
Per rendere il processo di generazione delle informazioni completamente trasparente dovrebbero essere resi disponibili i dati grezzi così come acquisiti in origine, i codici e le procedure impiegate per le correzioni e, naturalmente, anche i dati relativi alle temperature di superficie del mare, il tutto corredato dei criteri di scelta delle stazioni.
Quella messa in opera è dunque un’operazione trasparenza piuttosto opaca, perchè non chiarisce come si arrivi al prodotto finale, nè rende l’esperimento di calcolo del trend riproducibile, a meno di non procedere ad una semplice replica dei grafici già prodotti e resi disponibili da tempo, cosa che, più che un esperimento, sarebbe un esercizio di computer grafica dal risultato scontato. Più che di un apertura quindi, si tratta di un modo per dire “avete visto? Questi sono i dati e non c’è assolutamente nulla di strano!”. Tra l’altro, nei giorni immediatamente successivi al dilagare del Climategate avevamo saputo che sarebbe stata condotta una revisione completa delle serie di temperatura impiegate per le ricostruzioni dal 1850 ad oggi. Può darsi che quanto reso pubblico oggi sia il frutto di quella revisione.
Ci sarebbe poi un altro aspetto interessante. Soltanto pochi mesi fa, lo UKMet Office aveva risposto negativamente al rilascio di quanto oggi concesso, adducendo motivazioni di carattere legale e deontologico, ovvero specificando che la cessione di questi dati sarebbe stata lesiva della credibilità dell’isitituzione nei confronti di quanti nel tempo li avevano a loro volta resi disponibili, in assenza di specifiche autorizzazioni alla pubblicazione o in presenza di accordi verbali che ne vietavano la divulgazione.
Non sappiamo se nel frattempo il Met Office abbia provveduto a reperire le autorizzazioni o abbia deciso di non tener conto degli accordi verbali presi in passato, sta di fatto che quella che soltanto la scorsa estate era stata giudicata un’operazione impossibile e deontologicamente scorretta ora è stata portata a termine. Se la policy è cambiata, ci aspettiamo che al più presto sia concesso l’accesso a tutto il resto, se così non sarà vorrà dire che questa ventata di freschezza è poco più di un refolo. Vedremo.
(scusate, ho inviato prematuramente). Per cui può darsi che non sia tanto buona volontà del MET, quanto il necessario adeguamento alle direttive del governo britannico.
Non so se c’entra, ma ho appena trovato in questo blog (http://mapperz.blogspot.com/2010/01/met-office-data-visualisation-with-maps.html) la notizia secondo cui il MET ha reso/renderà disponibili le proprie informazioni come parte di un programma governativo sulla “openness” dei dati gestiti da enti pubblici.
Se gli elementi forniti permettono di ripetere l’esperimento e’ scienza. Se non lo permettono e’ politica.