La teoria che assegna al fattore antropico un ruolo dominante nelle vicende climatiche recenti e soprattutto future, contiene in sé a mio parere il paradosso di essere fondata sulla cultura antropocentrica. In fondo si tratta di una piccola variante sul tema. L’uomo è al centro di tutto, fino a pochi decenni fa lo è stato soprattutto nel bene, ossia nello sviluppo della cultura, della scienza, della tecnologia, tutti ambiti che di fatto hanno consentito ai mammiferi più popolosi del pianeta di giungere all’errata conclusione di averne assunto il controllo.
Con l’esplosione dell’isteria da clima che cambia, fatti i doverosi mea culpa e convinti che questo ruolo centrale lo giocheremmo soprattutto nel male, si è di fatto soltanto cambiato il segno all’atteggiamento, ma la presunzione rimane tale.
Piccoli, siamo piccoli, e le nostre azioni, per quanto capaci di complicarci non poco l’esistenza pur avendola largamente fatta divenire più accettabile, non hanno molte chances di incidere a livello globale sul vasto e complesso sistema pianeta. Per contro è certamente diverso il discorso a livello locale e regionale, dove di cose da fare, come abbiamo detto tantissime volte, ce ne sarebbero a iosa.
Negli ultimi tempi però, le voci che teorizzano che i meccanismi del clima subiscano un influenza molto meno antropica di quanto si creda si son fatte più numerose, anche se il trattamento loro riservato dal cosiddetto mainstream scientifico ma soprattutto mediatico è più che altro un non-trattamento.
Non più tardi di qualche giorno fa, è uscito un comunicato stampa dall’università di Waterloo circa la pubblicazione di uno studio a firma di Qing-Bin Lu, un professore di fisica e di astronomia, in cui nel tentativo di investigare il ruolo dei clorofluorocarburi (CFC) e dei raggi cosmici (CR) nel processo di distruzione dello strato di ozono sulle calotte polari, si finisce per attribuire a questi anche un ruolo primario nel forcing del clima.
Lo studio, basato su una documentazione osservativa e sperimentale molto ampia di dati satellitari e radiosondaggi, mette in evidenza come le variazioni climatiche sulle latitudini più elevate siano in stretta correlazione con i CFC ed i CR molto più di quanto non lo siano con le emissioni di gas serra. Questa breve citazione è in effetti piuttosto emblematica:
“Most remarkably, the total amount of CFCs, ozone-depleting molecules that are well-known greenhouse gases, has decreased around 2000,” Lu said. “Correspondingly, the global surface temperature has also dropped. In striking contrast, the CO2 level has kept rising since 1850 and now is at its largest growth rate.”
Ma forse lo è ancora di più il parere di uno dei revisori dell’articolo:
“These are very strong facts and it appears that they have largely been ignored in the past when modelling the Antarctic ozone loss.”
In molte altre occasioni abbiamo sottolineato come tanto la teoria AGW, quanto quella solare o, se si preferisce, cosmica, abbiano in comune un fattore molto importante, ovvero la necessità di essere confermate attraverso meccanismi di cui si comprenda pienamente il funzionamento. Le simulazioni climatiche, esclusivamente dedicate alla replica di un sistema in cui il fattore antropico sia predominante, hanno sin qui fallito proprio nel riprodurre alcuni tra i più importanti di questi meccanismi, rivelando i loro limiti predittivi. E’ forse giunto il momento di cominciare a pensare in modo meno antropocentrico e prendere atto del fatto che è materialmente impossibile che un sistema evolutosi in modo totalmente dipendente dal forcing solare e quindi da quello cosmico, ne sia ora diventato indipendente o limiti la sua sensibilità al solo fattore della radiazione solare diretta, unico aspetto dell’attività della nostra stella tenuto in considerazione (peraltro con caratteristiche di stazionarietà ) nei GCM.
Sempre con riferimento alle dinamiche in qualche modo esogene, ma comunque attinenti alla complessità del sistema, qualche settimana fa abbiamo pubblicato il commento ad una lunga trattazione che affronta questi temi da punti di vista molto simili, e che presenta delle interessanti analogie con quanto portato avanti nel discorso di Qing-Bin Lu. Chissà , forse pian piano i tasselli cominciano ad andare al loro posto.Â
NB: Il lavoro di Lu non è ancora scaricabile, dobbiamo attendere qualche giorno per leggerlo interamente.
Più che mai piccoli nel Cosmo
Scritto da Guido Guidi
il 26 – dicembre – 2009
La teoria che assegna al fattore antropico un ruolo dominante nelle vicende climatiche recenti e soprattutto future, contiene in sé a mio parere il paradosso di essere fondata sulla cultura antropocentrica. In fondo si tratta di una piccola variante sul tema. L’uomo è al centro di tutto, fino a pochi decenni fa lo è stato soprattutto nel bene, ossia nello sviluppo della cultura, della scienza, della tecnologia, tutti ambiti che di fatto hanno consentito ai mammiferi più popolosi del pianeta di giungere all’errata conclusione di averne assunto il controllo.
Con l’esplosione dell’isteria da clima che cambia, fatti i doverosi mea culpa e convinti che questo ruolo centrale lo giocheremmo soprattutto nel male, si è di fatto soltanto cambiato il segno all’atteggiamento, ma la presunzione rimane tale.
Piccoli, siamo piccoli, e le nostre azioni, per quanto capaci di complicarci non poco l’esistenza pur avendola largamente fatta divenire più accettabile, non hanno molte chances di incidere a livello globale sul vasto e complesso sistema pianeta. Per contro è certamente diverso il discorso a livello locale e regionale, dove di cose da fare, come abbiamo detto tantissime volte, ce ne sarebbero a iosa.
Negli ultimi tempi però, le voci che teorizzano che i meccanismi del clima subiscano un influenza molto meno antropica di quanto si creda si son fatte più numerose, anche se il trattamento loro riservato dal cosiddetto mainstream scientifico ma soprattutto mediatico è più che altro un non-trattamento.
Non più tardi di qualche giorno fa, è uscito un comunicato stampa dall’università di Waterloo circa la pubblicazione di uno studio a firma di Qing-Bin Lu, un professore di fisica e di astronomia, in cui nel tentativo di investigare il ruolo dei clorofluorocarburi (CFC) e dei raggi cosmici (CR) nel processo di distruzione dello strato di ozono sulle calotte polari, si finisce per attribuire a questi anche un ruolo primario nel forcing del clima.
Lo studio, basato su una documentazione osservativa e sperimentale molto ampia di dati satellitari e radiosondaggi, mette in evidenza come le variazioni climatiche sulle latitudini più elevate siano in stretta correlazione con i CFC ed i CR molto più di quanto non lo siano con le emissioni di gas serra. Questa breve citazione è in effetti piuttosto emblematica:
“Most remarkably, the total amount of CFCs, ozone-depleting molecules that are well-known greenhouse gases, has decreased around 2000,” Lu said. “Correspondingly, the global surface temperature has also dropped. In striking contrast, the CO2 level has kept rising since 1850 and now is at its largest growth rate.”
Ma forse lo è ancora di più il parere di uno dei revisori dell’articolo:
“These are very strong facts and it appears that they have largely been ignored in the past when modelling the Antarctic ozone loss.”
In molte altre occasioni abbiamo sottolineato come tanto la teoria AGW, quanto quella solare o, se si preferisce, cosmica, abbiano in comune un fattore molto importante, ovvero la necessità di essere confermate attraverso meccanismi di cui si comprenda pienamente il funzionamento. Le simulazioni climatiche, esclusivamente dedicate alla replica di un sistema in cui il fattore antropico sia predominante, hanno sin qui fallito proprio nel riprodurre alcuni tra i più importanti di questi meccanismi, rivelando i loro limiti predittivi. E’ forse giunto il momento di cominciare a pensare in modo meno antropocentrico e prendere atto del fatto che è materialmente impossibile che un sistema evolutosi in modo totalmente dipendente dal forcing solare e quindi da quello cosmico, ne sia ora diventato indipendente o limiti la sua sensibilità al solo fattore della radiazione solare diretta, unico aspetto dell’attività della nostra stella tenuto in considerazione (peraltro con caratteristiche di stazionarietà ) nei GCM.
Sempre con riferimento alle dinamiche in qualche modo esogene, ma comunque attinenti alla complessità del sistema, qualche settimana fa abbiamo pubblicato il commento ad una lunga trattazione che affronta questi temi da punti di vista molto simili, e che presenta delle interessanti analogie con quanto portato avanti nel discorso di Qing-Bin Lu. Chissà , forse pian piano i tasselli cominciano ad andare al loro posto.
NB: Il lavoro di Lu non è ancora scaricabile, dobbiamo attendere qualche giorno per leggerlo interamente.
[…] ririmorchio hanno pure imbroccato Qing-Bin Lu, un fisico con la fissa dei raggi cosmici pure lui, alloscuro dell’andamento […]
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