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(In)dipendence Day

Un accordo è meglio di un non accordo. Vale a dire meglio di niente, questo il commento a caldo della portavoce dell’Unione Europea. Qui invece la Reuters pubblica una raccolta di tutte le altre dichiarazioni. E così, nella tarda serata di ieri si è finalmente consumato l’ultimo atto del reality show di CO2penhagen. Un copione già scritto che francamente avremmo volentieri fatto a meno di vedere messo in scena.

Ricordate il film di Roland Emmerich? La trama è questa. Il pianeta ed il genere umano minacciati dagli alieni, il disastro è totale, l’umanità rischia di essere annientata, solo piccoli eroici gruppi continuano la battaglia per la sopravvivenza. Tra tutti gli irriducibili yankees, capitanati da un presidente belloccio, atletico e molto umano che alla fine guiderà la riscossa tra grida di giubilo.

Tutto uguale fino all’ultimo fotogramma. E’ mancata però la riscossa, sebbene qualcuno abbia avuto il coraggio di catalogare il flop di CO2penhagen come un mezzo successo. Quel che è stato sancito ieri è la netta dipendenza della nostra civiltà dai combustibili fossili. Ci voleva una conferenza che ha prodotto tanta CO2 quanta ne producono 600.000 etiopi tutti insieme per capirlo1? Non solo, abbiamo capito anche che il sistema che ci siamo dati è dipendente anche dalle pratiche psicologiche autolesionistiche che con il catastrofismo climatico hanno raggiunto la loro massima espressione.

Sono convinto che tra i leader che contano, non ce ne fosse uno che non avrebbe desiderato essere altrove ieri sera. Ma la faccia andava salvata, non foss’altro che per motivi di consenso, per cui, alla fine, con un piede già sulla scaletta dell’aereo si è arrivati ad un patto generico e striminzito (i cui dettagli, se così si possono chiamare, li trovate in quest’Ansa) per di più siglato tra pochi intimi. Un documento che dovrà necessariamente includere anche la lista dei “favorevoli e contrari”. Un risultato che poteva essere raggiunto mesi fa, senza bisogno di mettere in piedi questo circo, e poi non ci vengano a raccontare che non si tratta di un movimento autoreferenziale. Già, perchè trattasi di accordo a cinque, con un certo numero di altri che hanno aderito ed un cospicuo numero di altri ancora che non ne volevano, non ne vogliono e non ne vorranno sapere, mentre la Conferenza delle parti “prende nota”.

Anche se non si capisce bene a cosa si dovrebbe dare il proprio favore o negarlo. Praticamente non è stato deciso nulla, anzi, rispetto agli accordi di Kyoto sono stati fatti molti passi indietro. L’elemento saliente è la necessità di mantenere il riscaldamento globale entro 2°C dal periodo pre-industriale, senza limiti nè temporali nè quantitativi alle emissioni. In compenso abbiamo assistito ad una delle più grosse operazioni di disinformazione scientifica che si sia mai vista. Hanno fatto credere al mondo di possedere il termostato del pianeta e di non usarlo, così, perchè non gli va. Uno dei lettori di CM ha giustamente commentato che se possibile gradirebbe qualche grado in meno, ma solo d’inverno tanto per avere un po’ più di neve, l’estate ci va bene così. Magari visto che pare che i dettagli dell’accordo siano ancora da discutere, facciamo a tempo ad infilarci dentro questa esigenza.

Vi risulta che si sia levata qualche voce tra gli stimati professionisti del settore a protestare per l’assurdità di questa propaganda e denunciarne la completa mancanza di fondamento scientifico? Ah già, dimenticavo, se si è nel mainstream si può dire di tutto, anche che 2km sottoterra la temperatura è a milioni di gradi o che la calotta polare artica si scioglierà in pochi anni, o che il livello del mare crescerà tanto da sommergere Londra, Tokyo e New York. Non c’è limite, è una festa, il gioco di società che la anima è chi la spara più grossa.

E allora che la festa continui, senza curarsi degli insuccessi. Tra sei mesi e poi tra dodici in un’altra città, per la gioia dei delegati, per lo show dei leader e per la sopravvivenza delle migliaia di organizzazioni grandi e piccole che in questa colossale orgia mediatica dell’AGW trovano la loro unica ragione di esistere.

Basta, grazie. Noi torniamo a parlare di clima.

Aggiornamento:

Qui potete leggere il testo dell’accordo.

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  1. Fonte ONU []
Published inAttualità

9 Comments

  1. A proposito di posti ameni:

    COP1 Berlin 1995

    COP2 Geneva 1996

    COP3 Kyoto 1997

    COP4 Buenos Aires 1998

    COP5 Bonn 1999

    COP6 The Hague 2000
    COP6 bis Bonn 2001

    COP7 Marrakesh 2001

    COP8 Delhi 2002

    COP9 Milan 2003

    COP10 Buenos Aires 2004

    COP11/CMP1 Montreal 2005

    COP12/CMP2 Nairobi 2006

    COP13/CMP3 Bali 2007

    COP14/CMP4 Poznan 2008

    Non esattamente in cima all’Appennino a inizio novembre…

    I negoziati saranno pure complessi, ma di cosa hanno discusso i Governi, diciamo, da Montreal in poi???

  2. Buongiorno Stefano,
    a questo link (http://unfccc.int/press/fact_sheets/items/5055.php) la stima dell’UNFCCC del carbon footprint della conferenza. Per 15.000 delegati il totale stimato era di 40.500t di CO2 equivalenti. I delegati sono poi raddoppiati o forse più, visto che era lì forse ce lo può dire con più precisione.
    Gli Etiopi hanno emissioni pro capite pari a 0.1t (http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_countries_by_carbon_dioxide_emissions_per_capita#Notes – Link wiki per comodità ma i dati sono ufficiali e riferiti al punto di situazione del 2003). Questo significa che solo per la stima iniziale l’impatto della conferenza era paragonabile a quello di 400.000 di loro. Con i numeri reali sarà infatti parecchio di più. Credo di essermi tenuto un po’ bassino. Magari a bocce ferme il governo danese, la World Bank e l’UNFCCC stesso che si stanno occupando di progetti per “annullare” questa impronta ci faranno sapere. Considerati gli importantissimi risultati ottenuti, direi che questa opera di mitigazione dell’impatto può rientrare comodamente nella categoria dei lavori socialmente utili. 🙂
    gg

  3. Se ci sara’ un COP16 simile al COP15, cerchero’ di cambiare pianeta!

  4. Stefano Caserini

    @ Teo
    Caro Teo, mi dispiace per quanto hai scritto; lo trovo offensivo, non solo per me ma anche per tante altre persone.
    Io ho partecipato 10 giorni ai lavori delle COP15, ho seguito una quarantina di side event, alcuni di taglio scientifico molto elevato. Ho imparato molte cose. Cosi’ era stato quando avevo partecipato alla COP9, COP10 e COP11.
    Le negoziazioni sul clima sono una cosa molto complessa, perchè il problema è complesso. E non mi riferisco tanto alla descrizione fenomenologica del problema, che secondo me ormai è la parte su cui le cose necessarie sono chiare (ma su questo so che non siamo d’accordo), quanto a come riuscire a ridurre le emissioni (sulla cui necessità mi sembrava che anche tu concordavi).
    Sono convinto che se ti capiterà di partecipare, magari alla COP16, sarai d’accordo con me: queste cose viste da vicino sono meno semplici di quanto può apparire dalla finestra dei video che si hanno in casa. C’è un mondo, tante persone diverse, che si occupano di un problema reale e non solo dei propri interessi.

    @ Guido Guidi
    Mi da qualche dettaglio di quella fonte ONU citata per il confronto fra le emissioni della COP e le emissioni dei 600.000 Etiopi?

  5. Prima di sentir svolazzar d’uccello sapiente: si scrive “independence” con la “e” 😎

  6. Duepassi

    Chi è la persona che pensa che a 2km nel sottosuolo ci sia una temperatura di milioni di gradi, e che la calotta artica si scioglierà in pochi anni, e che il livello del mare aumenterà ecc…. non è difficile capirlo, niente meno che il doppio premio oscar, e premio addirittura nobel, al gore !
    Applauso…
    Se si dicessero verità scientifiche coi cartoni animati, come si vincono oscar e nobel, il nostro uomo potrebbe confermare tutto questo:
    un bel cartone animato, e via, ecco il termometro, posto a 2 km nel sottosuolo, mostrare una temperatura di milioni di gradi…e che ce vo’ ?
    Un altro cartone animato, ed ecco New York sommersa dal mare, insieme a Londra e Tokyo… non resta che rifugiarsi nella sicura Venezia, dove questi innalzamenti del mare non si vedono…
    La calotta artica ? Poco importa che abbia citato a sostegno della sua affermazione lo scienziato Wieslav Maslowski, che lo ha sonoramente smentito,
    tanto, che ci vuole a fare un cartone animato in cui la calotta artica si sciolga ?
    Sappiamo anche, dai cartoni animati, che gli sciacalli cadono nei burroni e non si fanno niente, e che nulla è impossibile in quel mondo, basta disegnarlo… ecco qua, una bella boa con il cartello “polo nord”, quattro papere che sguazzano felici nell’acqua tiepida, e un pescatore inuit tutto sudato… ma che ce vo’ ?
    datemi un disegnatore, che ce famo da’ l’oscare e er premio nobbele !

  7. Lorenzo

    Sarebbe stato più semplice, oltre che più democratico, istituire un referendum mondiale dal quesito: quale temperatura vuoi per il tuo pianeta? (barrare l’opzione desiderata)

    12 (sconsigliata, col feedback albedo si rischia un’era glaciale)
    13 (per gli amanti del freddo)
    14 (più o meno come adesso)
    15 (per chi odia l’inverno)
    16 (per chi adora il vino scozzese)

    🙂

  8. Teo Georgiadis

    Il grande Kiril Kondratyev,un faro nella ricerca sulla radiazione atmosferica scomparso pochi anni fa

    http://irc-iamas.org/resources/kkondratyev/kkondratyev.php

    ebbe a dire che aderire alla teoria dell’AGW aveva sicuramente un aspetto positivo: con questa storia un mucchio di scienziati se ne andavano in giro per posti ameni a tenere conferenze. Vedi caro Guido che anche lui aveva gia’ capito: ‘che la festa continui’.

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