No, non è il risultato di uno degli “abrupt change” che i seguaci del fantaclima paventano con cadenza giornaliera. Nessuna zona ricoperta di folta vegetazione si è improvvisamente congelata. Si tratta molto più semplicemente di un impenetrabile serie di numeri che dovrebbero rappresentare le serie storiche del sesto continente. Sì, sto parlando dell’Antartide, proprio quella enorme distesa di ghiaccio che contiene la quasi totalità delle riserve di acqua dolce del pianeta e che, sempre secondo il fantaclima, sciogliendosi nel prossimo futuro dovrebbe seppellirci tutti sotto un novello diluvio universale. Pur con le pinne il fucile e gli occhiali a portata di mano, occorre quantomeno che la probabilità che questo accada superi la soglia del ridicolo.
Come fare? Facile, facciamo un modello di previsione climatica, ficchiamoci dentro un paio di scenari possibili/probabili/inventati a piacere e attendiamo che Hal9000 sputi il rospo. Bingo, siamo sicuri che la torta gelato diventerà un sorbetto. Per farlo passerà attraverso un periodo di controtendenza, ovvero di diminuzione di temperature, tanto per essere sicuri che la prognosi sia esatta perchè questo è esattamente quello che è successo laggiù nelle ultime decadi. Poi dovranno aumentare anche le precipitazioni. Ops, questo non è accaduto da cinquant’anni a questa parte, ce lo dicono gli scienziati sul campo del progetto Epica. Pazienza, un singolo baco del modello non vuol dire che tutto il calcolone debba andare a pallino. Ma due bachi? Già perchè pare che, sempre in controtendenza con la previsione, da quelle parti sia aumentata la temperatura troposferica (se qualcuno avesse voglia di capire il perchè gli consiglio di armarsi di pazienza e leggere qui).
Che fare? Semplice, torniamo a calcolare le temperature, gli facciamo un bel massaggino statistico stile Hockey Stick e lo chiamiamo Steig et al. No, ancora non basta, la gente vuole i fatti, qualcuno comincia ad essere stanco di cose come “fidatevi, questa ultima ricerca dimostra che etc etc”. E i fatti sono le misurazioni di temperatura. Qui non c’è dubbio: il Prof. Phil Jones, direttore del CRU, quando gli hanno chiesto perchè la sua unità di ricerca fosse così recalcitrante a concedere i dati che via via venivano richiesti da altri gruppi di studio, ha giustamente sottolineato che i dati sono uguali per tutti, il 95% o giù di lì di quello che usano al CRU viene dal dataset del GHCN. Per cui, sotto con i dati relativi all’Antartide del suddetto dataset.
Una premessa. A qualcuno forse sfugge che proprio il consenso scientifico ha concentrato le sue preoccupazioni sull’evoluzione delle temperature e quindi del clima del Pianeta sulle ultime tre decadi del secolo scorso, aggiungendoci anche la prima di questo secolo, in cui la temperatura non ha dato segni di grande vivacità ma è rimasta comunque altina. Beh, in Antartide negli utimi trent’anni gli ominidi ci sono stati eccome, chi scrive ci ha svernato nel ’97-’98. Volete sapere quante stazioni sono state prese in considerazione nel dataset del GHCN e quindi forse anche al CRU (remember 90-95% di sovrapposizione delle fonti), per rappresentare la temperatura di tutto il continente negli ultimi 17 anni? Una. Sì, una sola. Sarà al centro? Sarà al Polo? Avrà una posizione geografica assolutamente rappresentativa? No, no e ancora no.
E’ nella Penisola Antartica, ovvero quella porzione di continente che ha un clima completamente avulso dal resto, è lontana migliaia di chilometri dal Plateau che, incidentalmente, è quella enorme porzione del continente completamente omogenea (lì sì che di stazioni ne basta una sola!), ed è anche in una delle pochissime località del continente dove probabilmente si può parlare di modifiche morfologiche all’ambiente circostante ad opera dell’uomo.
Trattasi di Rotera Station, una ridente (si fa per dire) località dove è stata costruita anche una pista d’atterraggio compattando materiali reperibili in zona -leggi roccia lavica- da usare nella stagione estiva, cioè quando non ci sono nè neve nè ghiaccio ed il sole picchia anche un bel po’. E così, dopo aver “controllato” che delle stazioni disponibili (ben 27) solo dieci avevano dei dati presentabili, cioè sulle altre purtroppo la temperatura non saliva oppure scendeva proprio, e dopo aver “massaggiato” alla GHCN maniera i dati, passando nel periodo 1960-2008 da un trend pur rassicurante di +2,3°C per secolo, ad un più robusto e mediaticamente valido +4°C per secolo, per gli ultimi 17 anni c’è una sola misera stazione a raccontarci che laggiù se tutto va bene siamo rovinati.
Una stazione, un punto all’estremità più remota per rappresentare le tendenza della temperatura di un intero continente. Wow, questi scienziati con la “z” morbida sono troppo avanti, non riusciremo mai a capire come possano saperne così tanto sul clima!
Questi i link per giocare con i numeri:
- GHCN Antarctica, Carefull Selection of Data su Save Capitalism
- GHCN Antarctic, 8X Actual Trend – Uses Single Warmest Station su The Air Vent
- Frigid Folly: UHI, siting issues, and adjustments in Antarctic GHCN data su WUWT
@Teo Georgiadis
Questo è quello che succede a chi spara c……te
@ Guidi
Cortesemente ci farebbe un riepilogo di tutti gli interventi x cercare di capire, sempre se sia possibile capirlo, quante e quali sono le stazioni di riferimento?
Grazie anticipatamente
@chi vuole farsi due risate….
http://www.wunderground.com/global/stations/06180.html?bannertypeclick=miniDial
A questo link
http://www.ncdc.noaa.gov/sotc/?report=global#introduction
trovate le anomalie del 2009.
Nella mappa a sinistra nel capitolo sulle “regional temperatures”, ottenuta col GHCN, sembrerebbe che in Antartide ci siano 6 stazioni usate nell’ultimo anno. Se guardate la mappa a destra, ottenuta combinando il GHCN con le anomalie della sst, quelle stazioni in Antartide sono sparite e compare una notevole anomalia (naturalmente positiva) alla base della penisola antartica.
Watt’s up with that??
Qualcuno ci capisce qualcosa?
Inoltre, nel fare il “merge” tra terra e mare, buona parte dei pallini blu (freddo) vicino alla costa sono diventati rossi. Il viceversa è quasi inesistente, forse sulla costa dell’Australia occidentale.
Come direbbero in America… it’s a mess!
Naturalmente ci sarà una spiegazione a tutto ciò.
@Daniele Gamma
si ieri Gore ha detto quelle cose sull’Artide ma oggi:
http://www.foxnews.com/scitech/2009/12/15/inconvenient-truth-gore-claims-dont-add/
della serie “un’altra verita’ scomoda”
Scusate l’ulteriore disturbo ma mi e’ venuta la curiosita’ di cercare di capire perche’ Current TV intervista sempre Al Gore dando grande enfasi ai suoi discorsi. Io non lo sapevo (e forse tutti gli altri si’) ma ho trovato questo:
Current è un network televisivo internazionale di informazione indipendente, fondato nel 2005 da Al Gore
Certo che il nostro Al ci da’ dentro bene.
Da Current TV non ho trovato riportata la comunicazione dell’ufficio stampa di Gore dove si cerca di spiegare la ‘crepa’, ma neppure nel Corriere ho trovato traccia di rettifica.
Troppi visitatori. La pagina “data” del CRU ha il redirect alle news. Che strano, era così anche ieri e ieri l’altro. Che abbiano inaugurato il nuovo corso della massima trasparenza bloccando del tutto l’accesso ai dati?
gg
Il terzo link merita, anche per le foto spettacolari,mi ha colpito un commento:
Oh, good grief! They’re measuring the Antarctic continent’s temperature trend from 67.6 deg S?
Che dice tutto.
X Lorenzo , grazie per la precisazione.
Non riesco a capire se l’ intervento di Lorenzo è sarcastico o se crede veramente che quello che sta accadendo intorno al dibattito climatico è incredibile.
Io credo che la notizia data dal Dott. Guidi sia veramente assurda, ma immagino che le sue fonti siano attendibili e facilmente riscontrabili, tra l’altro ne fornisce anche i link.
Ieri Al Gore ha detto che entro 5-7 anni la calotta Artica si potrebbe sciogliere totalmente, quindi aspettiamo tutti di vivere questo momento visto che nel 2015-2017 saremo tutti qui.
Non vedo l’ora di vivere in prima persona questo evento di portata biblica per esserne testimone.
http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/speciali/2009/summit-copenaghen/notizie/al_gore_intervista_current_ambiente_copenaghen_fbd84e06-e89a-11de-b930-00144f02aabc.shtml
@ Daniele
Ai link consiglerei comunque di far visita, è sempre meglio sincerarsi. Il discorso è molto semplice, dalle serie disponibili al GHCN sull’Antartide, si evince che per gli ultimi 17 anni è stata presa in considerazione una sola stazione. Poi ci sono i dati della BAS (British Antarctic Survey) e tanti altri ancora. Ma il datset del GHCN e quindi (forse) anche il GISS ed il CRU usano quelli. Tutto qui.
gg
Questo per il GISS, non so per il CRU, ma non vedo perche’ dovrebbe essere diverso. Forse valeva la pena dare un occhiata prima.
http://data.giss.nasa.gov/gistemp/
http://data.giss.nasa.gov/gistemp/sources/gistemp.html
Cordiali Saluti
Giovanni Pellegrini
Ti chiedo scusa Giovanni, ma forse non ho capito bene o non sono stato capace di trovare quello che hai indicato. Sbagio o nelle pagine linkate si legge che la fonte del GISS in particolare per l’emisfero sud è proprio il GHCN? Però lì non sono riuscito a trovare l’elenco delle stazioni che originano i dati grezzi, ci sono le anomalie già calcolate e processate. Forse non ho capito il tuo commento.
gg
Mi scuso perche’ forse non ho capito io, ma il mio commento vuol dire che GISS usa i dati BAS (SCAR viene da BAS), e quindi immagino che faccia lo stesso CRU, ma non posso dirlo con certezza. Forse ho interpretato male io? Se si mi scuso.
Cordiali Saluti
Giovanni Pellegrini
No Giovanni, è corretto. E in fondo questo ci porta al nocciolo del problema. Sembra non sia così facile capire il CRU cosa usa, probabilmente però non è così. Hai qualche riferimento al riguardo? Partire dalla risposta di Jones “i dati sono gli stessi” mi pare accattivante ma semplicistico.
gg
Trovato, grazie. Così ora sappiamo che il GISS aggiunge i dat SCAR. Però sappiamo anche che per molti anni non sono stati aggiornati. Non è un caso se ho aggiunto “forse” al commento. Resta il fatto che negli ultimi 17 anni, pulendo il dataset del GHCN esce fuori che la stazione di riferimento è una sola. O no?
gg
Quindi riassumendo: GHCN ha solo una stazione in antartide (male), ma il GISS (immagino anche CRU ma bisogna scoprirlo) usa un’altra rete di stazioni (BAS o SCAR che dir si voglia) per stabilire la temperatura del continente, e non solo una. Visto che l’informazione e’ probabilmente recuperabile, perche’ non aggiornare l’articolo con il numero di stazioni effettivamente utilizzate per l’antartide, sia dal CRU che dal GISS?
Cordiali Saluti
Giovanni Pellegrini
..ammetto che l’incipit del mio commento poteva prestarsi ad equivoci, ma il mio non era sarcasmo, bensì sincero stupore. Non credevo si potesse arrivare a tanto. La cosa in sè mi sembra, come anche tu sottolinei, talmente assurda da apparire incredibile. A mio parere è più scandalosa di ciò che traspare dalle mail stesse, poichè qui abbiamo a che fare in maniera tangibile con un metodo scientifico senza senso. Naturalmente potranno sempre dire che l’antartide rientra nel 5% del dataset al di fuori del GHCN. Lo sapremo mai? Io alla fine spero che sia così, spero che si siano limitati a massaggini statistici.
Proporrei per il mediterraneo intero, la stazione metereologica nelle acque termali di Ischia
…ma davvero?
sembra quasi incredibile…