A livello globale dal 2000 al 2019 il 91% dei decessi prodotti da temperature estreme è stato provocato dal freddo e solo il 9% dal caldo. La conseguenza è che per difendere la vita dei più deboli, anziani in primis, è cruciale la difesa dal freddo e dalle patologie conseguenti, pur senza trascurare la protezione dall’eccessiva calura estiva.
E’ a tutti noto che le temperature estreme (troppo caldo o troppo freddo) danno luogo a un eccesso di mortalità nelle popolazioni umane: se il caldo uccide surriscaldando il corpo e alterando l’equilibrio tra fluidi e elettroliti, Il freddo uccide perché il corpo riduce il flusso di sangue verso l’epidermide, aumenta la pressione arteriosa e abbassa al tempo stesso le difese immunitarie. In entrambi i casi sono le categorie più vulnerabili della società – i più anziani e deboli – ad essere più a rischio.
La mortalità da caldo e da freddo
A livello globale la mortalità nella popolazione da eventi termici estremi è nettamente più spiccata per il freddo che per il caldo. Più in particolare lo studio a livello globale condotto da Gasparrini et al. (2015) e pubblicato su Lancet giungeva alla seguente conclusione: “La maggior parte del carico di mortalità globale correlato alla temperatura è riconducibile al contributo di freddo. Questo dato di fatto ha importanti implicazioni per la progettazione di interventi di sanità pubblica volti a ridurre al minimo le conseguenze sulla salute di temperature negative, e per le previsioni di effetti futuri degli scenari di cambiamento climatico.”
Più di recente Yuming Guo et al. (2021) hanno racconto e analizzato le serie temporali di mortalità e temperatura ambiente di 750 località collocate in 43 Paesi. I dati considerati dagli autori erano relativi al periodo 2000-2019, nel quale le temperature globali sono aumentate di 0,26 °C per decennio. Su tale periodo si è evidenziando un totale di 6.826.550 decessi annui associati a temperature non ottimali (tabella 1), la maggior parte dei quali causati dal freddo (91%), mentre un numero sensibilmente inferiore è stato causato dal caldo (9%). A livello globale, dal 2000-03 al 2016-19, il tasso di mortalità in eccesso associato al freddo è diminuito dello 0,51% mentre quello associato al caldo è aumentato dello 0,21%, portando a un calo netto dello 0,44%. I dati rivelano inoltre ampie differenze geografiche nell’impatto delle temperature non ottimali sulla mortalità, con l’Europa orientale e l’Africa sub-sahariana che hanno i più alti tassi di mortalità in eccesso.
Gasparrini et al. (2022), analizzando la mortalità annua in Inghilterra e Galles a partire dalle cause di 10.716.879 decessi, concludono che ogni anno si hanno in media 791 (1.3%) decessi in eccesso attribuibili al caldo e 60573 (9.7%) attribuibili al freddo. La mortalità correlata al caldo è più alta nelle aree urbane, mentre quella correlata al freddo indica un aumento del rischio nelle aree più svantaggiate.
In sostanza l’aumento delle temperature globali si sta traducendo in una diminuzione della mortalità da freddo, fatto questo già evidenziato per l’Europa da Healy (2003), il quale analizzando dati dal 1988 al 97, individuò anche i fattori maggiormente correlati con la mortalità da freddo (tabella 2). Lo stesso Healy evidenziò che l’eccesso di mortalità invernale rispetto a quella estiva è più rilevante nei paesi mediterranei (Italia, Spagna, Portogallo e Grecia) e in Gran Bretagna e Irlanda.
Mortalità da caldo e da freddo e tutela della vita
Alla luce dei dati riportati emerge la centralità della lotta alla mortalità da freddo, che oggi determina la massima parte della mortalità da temperature estreme. Da questo punto di vista sarebbe molto utile indagare le situazioni di povertà che spingono i nostri concittadini a lesinare sul riscaldamento delle abitazioni, fenomeno questo che rischia di essere più sfuggente nelle aree rurali.
Purtroppo l’attenzione alla mortalità da freddo è oggi sempre più fortemente ostacolata dalla moda mediatica e politica di parlare sempre e comunque di mortalità da caldo allo scopo di enfatizzare il problema del global warming. Emblematico in tal senso è l’articolo pubblicato sul sito del Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea. In esso si presenta un diagramma (figura 1) che conferma quando da noi sopra evidenziato e cioè che in Europa la mortalità da freddo è di gran lunga superiore a quella da caldo. Tuttavia l’impianto dell’articolo ad iniziare dal titolo e dalla foto di accompagnamento mira a attrarre l’attenzione del pubblico sulla mortalità da caldo, il che ad avviso di chi scrive è eticamente scorretto e poco rispettoso dei problemi reali dei nostri concittadini, specie di quelli anziani che sono i più esposti alla mortalità da freddo.
Ciò non toglie che per una tutela a tutto tondo della vita si debba anche prestare attenzione ad evitare la mortalità da caldo, soprattutto per quel che riguarda gli areali urbani, per i quali il disagio termico è in gran parte ascrivibile all’isola di calore urbano, la quale andrebbe in ogni caso mitigata selettivamente poiché in inverno gioca un ruolo positivo riducendo la mortalità da freddo rispetto alle aree rurali. In ogni caso in estate, specie per le persone anziane, è consigliabile un giudizioso ricorso all’aria condizionata.
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