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Les Jeux sont faits (e per fortuna, finiti)

di Andrea Beretta

Come in occasione delle ultime olimpiadi disputate, quelle invernali di Pechino, anche per i giochi olimpici di Parigi 2024 vi sono stati interessanti spunti che vale la pena raccontare, anche su un blog non sportivo come questo.

In effetti, più che di spunti i 33esimi giochi olimpici hanno vissuto su polemiche quotidiane, a iniziare dalla raccapricciante cerimonia d’apertura su cui non torniamo, essendo state spese molte parole indignate da (quasi) tutti quelli che lo dovevano fare.

Il bilancio sportivo

Il bottino della spedizione italiana alle Olimpiadi, discreto, resta più o meno in linea con la precedente edizione di Tokyo, con 40 medaglie di cui 12 d’oro (erano 10 tre anni fa) che ci hanno permesso di scalare di un gradino fino alla 9a posizione nel medagliere finale, ma ancora dietro a Olanda e Corea del Sud, per dire di due nazioni più o meno comparabili alla nostra. L’edizione migliore resta a mio avviso quella di Roma 1960, dove finimmo terzi con 36 medaglie e 13 ori, ma su 150 competizioni contro le 329 di quest’anno, inclusive, giusto per usare una parola “trendy”, della breakdance o dello skateboard…e l’assenza di una potenza sportiva come la Russia compensa abbondantemente l’elevato numero di concorrenti del 2024, più del doppio rispetto a Roma 1960…di cui parecchi a onor del vero improbabili, sebbene proprio questi ultimi incarnerebbero in verità i valori che aveva in mente De Coubertin in origine.

L’importante è partecipare

Sul fronte organizzativo, detto dell’infelice esordio, Oltralpe ci hanno confermato che a piangere sulle proprie incapacità non dovremmo essere da soli: le inefficienze sono state all’ordine del giorno, solo che a quelle dettate dalla ormai elevatissima difficoltà nel far funzionare il macchinone olimpico ormai fuori controllo che tra atleti, giornalisti e volontari conta 70 mila persone, oltre ai circa 11 milioni di spettatori stimati, si sono aggiunte quelle dettate dell’ideologia che ha mescolato i residui della Grandeure francese al “postgretinismo“.

Alla prima appartiene senz’altro la testardaggine di voler a tutti i costi svolgere alcune gare di nuoto (la prova di Traithlon e i 10 km di fondo) nella Senna: dopo che sono stati spesi 1,5 miliardi di € per renderla balneabile, presumibilmente solo (e neanche) per quei 15 giorni, agli atleti è stato impedito di tuffarvisi per le prove pre-gara dato l’eccessivo residuo inquinamento, e la prova di Triathlon maschile è stata rinviata di un giorno. Come poi le acque siano improvvisamente tornate agibili, non è dato sapersi.

Si sa solo che ad esempio Paltrinieri, vincitore in questa edizione di due medaglie in vasca (oltre a diverse nelle precedenti edizioni), abbia dichiarato di non aver potuto nemmeno vedere le sue mani mentre nuotava, prima di sbottare che queste erano le olimpiadi peggio organizzate a cui avesse partecipato; che la triatleta belga Michel è stata ricoverata in ospedale con l’escherichia coli dopo un allenamento nel fiume; e che la medaglia di bronzo Taddeucci s’è sottoposta a una specie di trattamento vaccinale in ospedale per evitare intossicazioni.

Saltiamo a piè pari le polemiche sull’identità di atlete sospettosamente androgine, le questioni relative ad arbitraggi un po’ troppo soggettivi, le medaglie friabili, e, per carità di patria, la sedicente inclusività, visto che pare un po’ contraddittoria avendo escluso un’unica nazione per una ragione che con lo sport non c’entra niente, e arriviamo al tema che più ci interessa, essendo un aspetto del postgretinismo di cui sopra: la sostenibilità.

Manco a dirlo, queste son state le Olimpiadi più sostenibili di sempre…tralasciando il fatto che questo neologismo è stato introdotto (meglio, riadattato) da meno di un lustro. Il sito ufficiale annuncia che il villaggio olimpico è stato progettato come se fossimo già nel 2050, quello ovviamente previsto dagli infallibili modelli climatici secondo i quali sulla Terra esisteranno solo oceani e il clima assomiglierà a quello venusiano…logicamente se non si prenderanno i ben noti provvedimenti salvifici.

Provvedimenti che son stati sperimentati in tutta la loro sostenibilità sulla pelle degli atleti, costretti a dormire su letti biodegradabili (tanto che qualcuno ha scelto di coricarsi all’addiaccio preferendo la comodità della terra al materasso di eco-compost), senza aria condizionata, nutriti solo con prodotti a km zero (per questa edizione, ancora niente insetti), naturalmente preferendo i prodotti vegetariani, che gli organizzatori avranno pensato causare stitichezza, visto il contingentamento nel villaggio olimpico della carta igienica, divenuta introvabile come in Venezuela (meno male che Paltrinieri si è limitato a dire che i giochi erano solo “i peggiori”…avesse dovuto usare un’altra espressione più colorita, il problema della carta igienica sarebbe stato ancora più serio).

Il tutto, ça va sans dire, per ridurre l’impronta carbonica. Gli atleti che almeno in quei 15 giorni di competizioni vorrebbero avere i confort cui un normale lavoratore in trasferta ha diritto, son corsi ai ripari: gli inglesi che pure non si distinguono per una cucina nazionale particolarmente performante, hanno chiamato uno chef personale al loro capezzale, e molti si sono rivolti al Deliveroo (chissà che le emissioni aggiuntive causate da questi capricci siano state incluse nel conteggio finale). E pare che le squadre più importanti il climatizzatore se lo siano portati da casa per installarlo nelle camere dei loro atleti, obbligando il Comitato Organizzatore a metterne 2500 temporanei.

Chi però ha potuto, ha semplicemente scelto di alloggiare fuori dal villaggio, come le squadre di pallacanestro di Usa, Grecia, Canada e Serbia…alle quali s’è unita la stessa Francia (per la serie: “la sostenibilità logora chi ce l’ha”)…che hanno optato per degli hotel con tutti i confort non-sostenibili e non certo in stile “Pensione Miramare”.

Essi Olimpiano

Siam certi che il francese De Coubertin inorridirebbe vedendo la deriva che i giochi hanno assunto, e che di fatto sono ormai diventati l’ennesimo ripetitore in stile Essi Vivono, per far rimbalzare i soliti triti e ritriti messaggi; ripetitori costati, pare 10 miliardi di € (anche se a Parigi spergiurano che sono stati i più economici delle ultime 6 edizioni…ma i conti si fanno alla fine e molti temono già l’effetto Grecia 2004 entrata in una spirale recessiva risolta, si fa per dire, dalle ricette di austerity imposte dai lungimiranti governanti europei).

A questo punto, c’è solo da sperare che i prossimi giochi che si terranno su suolo nostrano nel febbraio del 2026 e saranno nella ridotta versione nevosa (si spera), non vivano di un effetto emulazione provando a imitare i fasti francesi. A molti farebbe di sicuro piacere un’edizione più sobria, dove si guardi alla performance dell’atleta e non a cosa inserire nella cerimonia di apertura per diffondere i messaggi subliminali dei soliti, o a quanta CO2 avrà emesso il fucile della carabina del biatleta olimpionico nel corso della sua prova.

Appuntamento tra due anni a Milano e Cortina, dunque. Comunque vada, ci sarà sicuramente tanto da commentare…

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Published inAttualità

3 Comments

  1. Ale 69

    Bellizzimo!!! Nulla da aggiungere

  2. Brigante

    Non capisco come mai insistono ad organizzare le olimpiadi invernali sotto il 50° parallelo; non sanno che i ghiacciai e il freddo invernale sulle Alpi stanno rapidamente scomparendo? Ma forse sarà l’ennesima occasione per pompare a dovere la propaganda… E se poi nevica tanto da rinviare o impedire molte gare? Beh! Loro si salvano sempre, perché le prenotazioni saranno già in cassa e la tanta neve sarà colpa della crisi climatica! E gli atleti? Ingrassati e sacrificati, a loro insaputa, sull’altare della nuova religione planetaria!

  3. Andrea D

    ” ‘nammo a prenne ‘na cofana de Amuchina”.

    Ho preferito non seguire… Per i prossimi proporrei i bagni direttamente in fossa biologica, o magari in depuratore, vasca tonda digestore areobico con la specialità “dietro braccio spruzzatori”, per l’occasione fatto vorticare.

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