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Ghiacci artici: Massimo di estensione 2024

Cominciamo dalla fine: se qualcuno nel fornirvi un dato vi dicesse: “questo dato è il quattordicesimo più basso in una serie storica di 46 anni” voi cosa pensereste? Probabilmente che si sta cercando di trasformare una non-notizia in qualcosa di scientificamente rilevante.

E non sarà sicuramente il caso della situazione dei ghiacci artici al termine di questa stagione fredda, allorché (appunto) il dato di massima estensione, raggiunto il 14 di Marzo, rappresenta soltanto il quattordicesimo più basso della serie storica. Detta altrimenti, negli ultimi 46 anni di rilevamenti satellitari ben 13 anni hanno chiuso l’inverno con una estensione dei ghiacci inferiore a quella registrata nel 2024 (Fig.1).

Non si tratta in realtà di una novità: sono infatti diversi anni che le estensioni dei ghiacci artici (e con queste anche i volumi) si muovono all’interno di un range sostanzialmente costante in cui le oscillazioni sono determinate soprattutto dalle dinamiche circolatorie. E sarà anche per questa ragione che gli aggiornamenti un tempo regolari sui massimi e minimi di estensione dei ghiacci artici si sono rarefatti anche sulle pagine di CM: per evitare di raccontare troppe volte una storia troppo simile.

Ma tornando ai freddi (è il caso di dire) numeri sui ghiacci artici, vale la pena dare una occhiata anche ai volumi. Gli ultimi dati risalgono a più di un mese fa (Fig.2) e quindi non sono perfettamente sovrapponibili a quelli relativi all’estensione (tanto più che quest’ultima ha visto un aumento notevole proprio nell’ultimo mese di rilevamenti). In ogni caso la situazione è in linea con quelle degli ultimi anni.

Ancora più illuminante è il grafico riportato più avanti in Fig.3 che mostra il trend dei volumi dei ghiacci artici nel mese di febbraio degli ultimi 15 anni, estrapolati rispettivamente da Cryosat e PIOMAS (fonte: Polar Science Center). In entrambi i casi l’encefalogramma dei volumi artici è praticamente piatto: totale assenza di trend negli ultimi 15 anni.

Quest’ultima considerazione, in particolare, merita attenzione giacché i volumi dei ghiacci artici sono una metrica molto più affidabile rispetto alle estensioni, e una costanza dei volumi in prossimità del massimo annuale ci racconta una storia molto semplice, ovvero che negli ultimi 15 anni il “frigorifero” dell’Artico non ha dato nessun segno di malfunzionamento. Infatti, dal momento in cui termina la stagione del disgelo e vengono segnati i minimi di estensione e volume annuali, il sistema ha dimostrato di poter produrre sostanzialmente lo stesso volume di ghiacci nella successiva stagione fredda, da 15 anni a questa parte.

Chi scrive non è particolarmente appassionato al tema della ricerca del trend a tutti i costi, e quindi non pretende che questi dati dimostrino qualcosa di preciso, tanto meno una inversione del trend di decrescita evidenziatosi nei 46 anni di rilevamenti satellitari. Qualche considerazione, tuttavia, si può provare a farla. E ci perdoni chi ricorda di averne lette di simili già negli scorsi report.

  • La serie dei rilevamenti di estensione e volumi dei ghiacci artici è troppo giovane per poter dimostrare alcunché. Tanto più che i 46 anni in questione rappresentano un lasso di tempo troppo vicino a quello di alcuni dei più importanti cicli multidecadali delle temperature degli oceani.
  • I dati raccolti negli ultimi 15 anni dimostrano che non esiste una relazione lineare (e tanto meno esponenziale) tra il riscaldamento della superficie terrestre e la quantità di ghiacci della calotta artica. Niente amplificazione artica per volumi del pack, niente hockey stick, nessuna mortifera combinazione di feedback positivi: semplicemente, calma piatta.
  • L’ossessione dei media per i ghiacci artici, al di là delle necessità di cronaca del Rescue Team, non trova giustificazione. Innanzitutto perché, al di fuori di una concezione del Pianeta orso-bianco-centrica, nessuno è in grado di dimostrare che una Terra con meno ghiacci “funziona meno bene” di un Pianeta assediato dai ghiacciai. E tanto più alla luce di studi paleoclimatologici che hanno concluso che nell’ultimo Interglaciale l’Artico si presentava già completamente privo di ghiacci in estate (per altro, in assenza di SUV e di allevamenti intensivi di bovini).

Ma se proprio si vuole trovare qualcosa su cui tutti, ma proprio tutti possono essere d’accordo, beh… in effetti una cosa ci sarebbe: le previsioni di quegli espertoni di clima che prevedevano la scomparsa dei ghiacci artici negli ultimi 15 anni si sono rivelate totalmente infondate. I trend di diminuzione di estensioni e volumi previsti (in particolare dopo il celeberrimo minimo del 2012) non si sono mai realizzati nei termini catastrofistici raccontati dai media. Migliaia di articoli allarmistici, previsioni finemondistiche, anni di inutili fiumi di inchiostro e di parole non hanno trovato alcun riscontro nella realtà dei fatti.

E quindi questi ultimi dati provenienti dal grande Nord, in sé piuttosto noiosi da un punto di vista statistico, ci danno in fondo una piccola grande lezione: leggere e ascoltare previsioni climatiche sui (tele)giornaloni è un esercizio totalmente inutile.

Assolutamente suicida, invece, è la pretesa da parte delle élites europee di delinare dolorosissime politiche economiche multidecennali inflazionistiche e di decrescita sulla base di quelle stesse scassatissime previsioni. Ma questa, è davvero un’altra storia.

 

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Published inAttualità

8 Comments

  1. pippopoppo

    grazie

  2. Mario

    Vi leggo sempre con molto interesse e partecipazione per quel che posso seguire, non essendo ferrato in materia.
    Faccio per una volta l’avvocato del diavolo e chiedo di commentare questa cosa reperita in rete sull’argomento.
    Il tono mi convince poco, ma lascio a Lupicino e Mariani confutarne i contenuti, sempre ammesso che si possa parlare di contenuti.

    https://zetaluiss.it/2024/02/09/estensione-ghiacci-artico/

  3. MB

    Buongiorno Sig, Lupicino,

    dedichiamo un pensiero agli investimenti spesi in attesa di un Artico navigabile?
    Intanto dati i rischi della navigazione via Suez si compie il giro dell’Africa.

    Un saluto a CM.

  4. Ivan

    Quali sono le dinamiche circolatorie che intervengono sul trend del ghiaccio Artico ?
    L’AO non sembra in quanto oscilla periodicamente e senza una cadenza precisa.

  5. Luigi Mariani

    Caro Massimo,
    grazie per essere rientrato in CM con questa analisi, cui mi sento di aggiungere che al sito https://psc.apl.uw.edu/wordpress/wp-content/uploads/schweiger/ice_volume/BPIOMASIceVolumeAnomalyCurrentV2.1.png è disponibile il diagramma mensile della serie PIOMAS del volume dei ghiacci artici 1979-2024.
    Si noti che nel diagramma la serie viene interpolata con una interpolante lineare (liea blu) il che non è realistico in quanto dall’analisi visuale è evidentissima la presenza di 3 sottofasi evidenziate con la linea rossa da me tracciata “a sentimento” (vedi figura allegata):
    – la fase stazionaria 1979-1994
    – la fase di rapida decrescita da 1994 a 2012
    – la fase stazionaria che persiste dal 2012-2024.
    Questa è una notizia che dovrebbe avere grande risalto sui media ma viene totalmente ignorata.
    Un cordiale saluto.
    Luigi

    PS: sono quasi certo che la linea rossa da me tracciata “a sentimento” si potrebbe replicare fedelmente utilizzando il metodo “oggettivo” di Tome e Miranda descritto ad esempio in questo mio vecchio lavoro:
    https://www.arpa.veneto.it/temi-ambientali/agrometeo/file-e-allegati/documenti/elaborazione-dati/clima-discontinuo_aiam-2008.pdf/@@download/file

    Immagine allegata

    • Massimo Lupicino

      Caro Luigi, ogni tanto ricompaio, ci sono sempre ma quello che manca è il tempo. Spero di tornare ad essere più presente…

      Riguardo ai ghiacci artici, immagino che ci sia un meccanismo nemmeno troppo complesso che già da sé basterebbe a spiegare l’appiattimento della curva. Al diminuire dello spessore dei ghiacci aumentano infatti i coefficienti di scambio termico tra l’acqua al di sotto del pack e l’aria più fredda al di sopra dello stesso. Il processo di ri-congelamento dell’acqua quindi diventa più rapido perché lo scambio termico è più efficiente.

      In sé è solo un esempio di feedback negativo che i modelli e i guru della materia non hanno evidentemente considerato nelle loro modellizzazioni. Certo fa specie che si sia speculato su teorie strampalate come i rilasci catastrofici di metano dalla tundra (mai verificatisi nei termini previsti) per il loro presunto ruolo in un eventuale feedback positivo devastante, e si siano trascurati invece feedback negativi ovvi come quello descritto. Che di per sé è il classico esercizio di termodinamica che qualche anno fa uno studente universitario avrebbe risolto con il calcolo differenziale (spero ancora oggi).

      Forse il problema principale in tutto questo è la qualità della ricerca scientifica in un campo in cui si viene finanziati solo se si cerca di dimostrare quello che piace al padrone. I grafici raccontano storie diverse, ma il problema viene risolto agevolmente grazie ai “modelli” (o alla modifica dei dataset del passato, a babbo morto).

    • Ivan

      Buonasera Dottor Mariani.

      Curiosa correlazione con i periodi da lei citati di stasi dei ghiacci artici ( 1979-1993 ), di decrescita rapida ( 1994-2012 ) e di nuova stasi ( 2013 ad oggi ) con i Pattern circolatori della stagione calda.
      I prevalenti DA- nei periodi di stasi intervallati dal prevalente DA+ nel periodo di forte decrescita.
      Il tutto in un trend di Riscaldamento emisferico, lo si nota nel trend crescente del GPT emisferico.

      Immagine allegata

  6. fabio

    Articolo spettacolare, pieno di buon senso, scienza e coscienza. Mi è venuto in mente un proverbio ebraico forse per la nostra ricorrenza cristiana della Pasqua, quanto mai applicabile alle “fredde” anzi “ghiacciate” menti di troppi climatologi da strapazzo: “Con una bugia si è soliti andare molto lontano, ma senza la speranza di tornare”. Purtroppo, ma la Speranza per noi non deve morire. Mai.

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