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Una revisione (v5.0) delle temperature globali da satellite del gruppo NOAA STAR

È stata pubblicata la nuova versione v5.0 delle temperature della media troposfera del NOAA Center for Satellite Applications and Research (STAR). Il riferimento è Zou et al., 2023. Due punti qualificanti, riportati a lato dell’articolo recitano:

  • La nuova calibrazione dello strumento ha rimosso riscaldamenti spuri nelle osservazioni da NOAA-11 a NOAA-14 e raffreddamenti spuri in NOAA-15 (alcuni dei satelliti usati, nda)
  • La nuova serie fornisce un trend di 0.14 K/decennio durante il periodo 1979-2021 e un trend maggiore, 0.22 K/decennio, dopo il 2002

Mentre il primo di questi punti è una dichiarazione di quanto è stato fatto e, almeno per me, non è in discussione, il secondo fornisce valori della pendenza della serie basati su scelte arbitrarie degli intervalli (cherry picking), scelte che commenterò successivamente.

In un post sul sito di Judith Curry, Ross McKitrick descrive il modo corretto di fittare i dati allo scopo di verificare se effettivamente la pendenza cambia dopo una certa data e lo applica alla temperatura globale troposferica (TTT) ma l’argomento esula dagli scopi del mio post (comunque trova che solo la media troposfera [MT], e solo temporaneamente, mostra un’accelerazione che quindi non è una caratteristica stabile); invece afferma anche che STAR, dopo la correzione, ha una pendenza leggermente inferiore a quella di UAH: possiamo dire che ora STAR e UAH coincidono largamente e che entrambe confermano che i modelli producono riscaldamenti troppo elevati e quindi problemi con la sensibilità climatica ECS, lasciando alla sola serie RSS (Remote Sensing System) un riscaldamento più in linea con i modelli.
Non ho usato in questo caso la serie totale della troposfera (TTT) ma ho preferito utilizzare i dati delle singole zone dell’atmosfera terrestre: bassa troposfera (LT), media troposfera (MT) e alta troposfera (UT). Nei confronti con le equivalenti serie di UAH (University of Alabama Huntsville) ho usato, per quest’ultima, la serie della tropopausa (TP).
Intanto diciamo che STAR v5.0 contiene una nuova versione della temperatura della media troposfera (TMT) ottenuta nel modo classico (basata su MSU) ma usando come calibrazione una serie TMT (detta reference TMT o RTMT) derivata dagli autori (Zou et al, 2021) tramite l’uso esclusivo di sensori posizionati in orbite stabili e sincrone con il Sole il che ha permesso di ottenere la temperatura con un’accuratezza di 0.01 K/decennio nel calcolo dei trend; la serie copre l’intervallo 2002-oggi. Anche se gli autori concentrano la loro attenzione sulla media troposfera (mid-troposhere o MT), anche le serie dell’alta troposfera (UT) e della bassa stratosfera (LS) sono state costruite tramite la calibrazione con RTMT e quindi fanno parte della nuova versione 5.0.

Inizio quindi col mostrare la serie globale della bassa troposfera, e successivamente le altre due (MT e UT), notando che la scelta degli autori di definire due intervalli (inizio serie-2021 e 2002-fine serie) porta a scegliere, oltre a questi, altri intervalli altrettanto arbitrari usati per mostrare le pendenze e scelti quasi sempre prima o dopo forti eventi El Nino. Per tutte le serie di questo post uso gli intervalli:

  1. inizio serie- marzo 2023 (serie completa)
  2. inizio serie-2001 (comprende El Nino 1997-98)
  3. 2002-2014 (dopo El Nino 1997-98 e subito prima di El Nino 2015-16)
  4. 2015-marzo 2023 (periodo finale con El Nino 2015-16)
  5. inizio serie-2021 (Zou et al., solo media troposfera MT)
  6. 2002-marzo 2023 (Zou et al., solo media troposfera MT)

e riporto nei singoli grafici i valori numerici delle pendenze in °C/decennio invece che in °K/decennio come viene fatto dai gestori dei dataset [ricordo che “decade” in inglese indica 10 anni mentre in italiano indica 10 giorni].
Per l’intervallo numero 4 (2015-2023), che fornisce sempre una pendenza negativa, bisogna sottolineare che dipende fortemente da El Nino 2015-16, da alcuni El Nino minori e dalla lunga La Nina finale: infatti se si sceglie di far iniziare l’intervallo un anno prima (2014-2023; come esempio uso la serie LT di STAR) la pendenza risulta essere positiva (0.08±0.05°C/decennio). In casi come questo, quando la vicinanza di un forte evento condiziona il fit, è necessario essere molto cauti nel fare affermazioni facilmente smentibili, tipo “la temperatura media sta diminuendo negli ultimi 8 anni”.
Diverso è il caso del periodo numero 3 (2002-2014), tra i due forti El Nino: qui non sono presenti distorsioni e i 13 anni di stabilità della temperatura media sono significativi.

Fig.1: Serie STAR della bassa troposfera (LT) e i fit dei tratti descritti nel testo.
Fig.2: Serie STAR della media troposfera (MT) e i fit dei tratti descritti nel testo. In basso a destra le pendenze dei periodi definiti da Zou et al. (2023).
Fig.3: Serie STAR dell’alta troposfera (UT) e i fit dei tratti descritti nel testo.

Nel recente passato, in particolare durante la pausa nella crescita delle temperature tra il 2001 e il 2014, mentre gli scettici facevano notare la sua incompatibilità con la CO2 che continuava a crescere, i “modellisti” sottolineavano la necessità di non usare brevi intervalli di tempo che avrebbero potuto essere influenzati da fluttuazioni locali (cioè eventi naturali) e quindi produrre falsi trend: se questa logica vale ancora, la scelta degli autori di usare il periodo successivo al 2002 per mostrare, nei fatti, un’accelerazione nel riscaldamento (da 0.14 a 0.22 °K/decennio) rispetto al periodo precedente, non ha alcun senso. Al contrario, io credo che si possa definire un periodo qualsiasi (poter giustificare la scelta sarebbe preferibile anche se non sempre è possibile) e calcolarne il trend, sapendo che la selezione è arbitraria e che affermazioni sui “massimi sistemi” sono fuori luogo.

Nel sito di supporto sono riportati gli equivalenti grafici dei dati UAH v6.0, mentre di seguito mostro i confronti tra le due serie.

Fig.4: Confronto tra le serie STAR v5.0 e UAH v6.0.

Il confronto è chiaro: le tre serie STAR sono davvero molto simili alle serie UAH e una conferma viene anche dalla successiva tabella 1 dove riporto le pendenze dei fit lineari (i trend) e le differenze percentuali per le estensioni complete delle tre serie, dall’inizio a marzo 2023.
I grafici e i parametri dei fit lineari delle serie: globale, NH e SH per le tre regioni dell’atmosfera LT, MT e UT sono disponibili nel sito di supporto.

Table 1: Confronto fra le pendenze delle serie complete di STAR e UAH per LT, MT, UT
LT Trend Unità Δ%
STAR 0.129±0.007 °C/decennio 4/133
UAH 0.133±0.006 °C/decennio 3%, UAH>STAR
MT Trend Unità Δ%
STAR 0.092±0.006 °C/decennio 2/94
UAH 0.094±0.006 °C/decennio 2%, UAH>STAR
UT Trend Unità Δ%
STAR 0.017±0.008 °C/decennio 1/17
UAH 0.016±0.007 °C/decennio 6%, UAH<STAR

Dalla tabella si vede, come aveva scritto McKitrick, che STAR ha una pendenza complessiva inferiore a quella di UAH del 2-3 %, mentre per l’alta troposfera la pendenza UAH è superiore del 6% a quella di STAR. Posso ipotizzare che il valore più alto di quest’ultimo rapporto dipenda dalla non sovrapposizione tra l’alta troposfera di STAR e la tropopausa di UAH.

Conclusioni
La conclusione principale è quella già evidenziata da McKitrick: adesso abbiamo due delle tre principali temperature globali da satellite che coincidono largamente, per cui sempre più decisamente si mostra che le previsioni dei modelli climatici usati dall’IPCC sono troppo elevate (“calde”) e che quindi le premesse su cui si basano i modelli stessi devono essere riviste nel senso di dare maggiore importanza alle cause naturali del riscaldamento osservato e di conseguenza minore importanza all’azione antropica. Quest’ultima affermazione è problematica perché va contro la ragione stessa dell’esistenza dell’IPCC che nasce per studiare l’influenza antropica sul clima e attualmente attribuisce all’uomo il 100% della cosiddetta “crisi climatica” che sempre più le osservazioni dimostrano essere o inesistente o, nella migliore delle ipotesi, fortemente ridimensionata.

Bibliografia

  • Articolo di Ross McKitrick sul sito di Judith Curry, 2023.
  • Zou Cheng-Zhi, Xu Hui, Hao Xianjun, Lu Qian: Mid-Tropospheric Layer Temperature Record Derived From Satellite Microwave So Journal of Geophysical Research: Atmospheres128:6, 2023. https://doi.org/10.1029/2022JD037472.
  • Zou, C.-Z., Xu, H., Hao, X., & Fu, Q.: Post-millennium atmospheric temperature trends observed by satellites on stable orbitsGeophysical Research Letters48(13), e2021GL093291, 2021. https://doi.org/10.1029/2021GL093291
    Tutti i dati e i grafici sono disponibili nel sito di supporto
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Published inAttualità

9 Comments

  1. David

    …non c’è speranza per noi che non crediamo alle meteo cavolate della tv:oggi all ‘arrivo della tappa al grande colombier(in quota)secondo il cronista l’ asfalto gli si scioglieva sotto le scarpe, ;controllo su meteofrance:23°!!!
    Giudicate voi!

  2. Grazie per i complimenti.
    Ricordo questo post con particolare affetto perché l’ho preparato in campeggio, in quel di Comacchio, in diverse notti passate in veranda (mia moglie, persona normale, dormiva in roulotte), alcune delle quali sotto tempeste di vento e di pioggia – la coda dell’evento che ha sconvolto l’adiacente provincia di Ravenna- che da noi hanno provocato disagi ma essenzialmente niente in confronto a quanto successo nelle province romagnole.
    Ma era freddo, con punte di 10 gradi in veranda e 1-2 gradi in meno fuori, e si stava con la tuta pesante, una giacca sopra e la stufa a gas da pescatore accesa. E, a volte, le scarpe erano a bagno perché l’acqua abbondante riusciva a filtrare sotto la veranda.

    Sembra una situazione critica ma per me è stata una stagione bellissima che ricordo con piacere in questi giorni di afa in città. E se qualcuno pensa che dovrei farmi ricoverare da qualche parte, come non dargli ragione?
    Un caro saluto a tutti. Franco

  3. donato b.

    Caro Franco,
    mi associo ai complimenti degli altri lettori, per averci messo a disposizione le conclusioni della tua analisi della revisione del dataset della NOAA, relativo alle temperature globali troposferiche.
    Alla luce di quanto tu ci hai illustrato, mi permetto qualche piccola considerazione.
    .
    Per anni la serie UAH è stata irrisa, disprezzata, sottovalutata. Il dott. R. Spencer che ha diretto il gruppo di studiosi che hanno elaborato la serie di temperature, è annoverato tra gli scettici del riscaldamente globale antropogenico. Egli è stato uno dei primi a far notare che i dati satellitari non coicidevano con i risultati dei modelli, per cui invitava i suoi colleghi ad essere più cauti circa le conclusioni riguardo le cause esclusivamente antropiche del riscaldamento globale.
    Questo nel mondo della climatologia rappresenta un atteggiamento eretico, per cui tutto il suo lavoro è stato colpito dallo stigma dello scetticismo climatico. Ho commentato diversi articoli del prof. Spencer e colleghi e, quasi sempre, mi è stata mossa l’obiezione che la serie UAH “doveva” essere affetta da errore sistematico, in quanto le altre serie satellitari davano risultati diversi.
    .
    Come ci ha dimostrato lo studio che tu hai commentato, ora la serie STAR e quella UAH coincidono quasi perfettamente, dando ragione a Spencer. Resta fuori da questa concordanza la serie RSS, ma dubito che il prof. Mears ed il suo gruppo concorderanno mai con Spencer.
    .
    Questo studio non sarà, ovviamente, risolutivo. La posta in gioco è troppo alta e ci si è spinti troppo in la nel politicizzare la questione. Le implicazioni enonomiche legate al contrasto dl cambiamento climatico sono diventate enormi e, difficilmente si potrà fare marcia indietro. Quindi si porrà l’accento sul fatto che i dati satellitari NON rappresentano una misura diretta della temperature, ma il frutto di elaborazioni statistiche di un dato di prossimità, per cui esse sono meno affidabili delle misurazioni dirette, dimenticandosi delle miriadi di interpolazioni che devono essere fatte per colmare le lacune nella rete termometrica globale, degli errori sistematici legati alla stazioni termometriche ubicate in posizioni assurde (piazzali asfaltati, centri urbani affetti dal fenomeno dell’isola di calore urbano e via cantando).
    .
    Per farvi capire quanto il frastuono mediatico abbia inciso nella mente delle persone, mi consento due aneddoti semplici, semplici, ma molto esemplificativi.
    Sto seguendo i lavori di rifacimento di una copertura: la cliente mi ha invitato a tener conto del cambiamento climatico in atto e, precisamente, delle “bombe d’acqua” e delle “tempeste” che rappresentano varianti sostanziali rispetto a quanto accadeva un tempo.
    Un altro cliente mi ha contestato le decisioni circa il diametro di una grondaia e delle pluviali: le misure che io suggerivo non erano più attuali perché una volta le piogge erano diverse da quelle di oggi e, quindi, lui voleva misure più grandi.
    A nulla è valso fargli notare che le dimensioni suggerite erano perfettamente in grado di smaltire le acque piovane, come dimostrava il comportamento di grondaie e pluviali poste in opera presso fabbricati di altri clienti.
    Ciao, Donato.

    • Franco Caracciolo

      Per aggiungere un dato sul caldo che oramai è uno stato d’animo, anzi una fede…
      Ci hanno annunciato da una settimana prima la prima ondata di calore del mese di luglio, hanno previsto massime di 40 gradi su Pescara ed il top sono stati 34,6 effimeri perché determinati da uno sbuffo favonico alle 04:56 di giovedì 13 luglio, durato meno di un’ora. Per il resto superati a malapena i 30 gradi nella stazione della torre civica, decisamente più attendibile per le misure ripetibili rispetto alla stazione dell’aeroporto “P. Liberi”.
      Ora per la prossima settimana sono previsti su Pescara 42 gradi di massima (forse di percepita?). Io prendo atto e continuo a monitorare.
      Ci aggiorneremo…

  4. Massimo Lupicino

    Grazie Franco, interessantissimo ed esposto con la solita mirabile chiarezza.

  5. rocco

    Siamo alle solite.
    nuovo studio su Quaternary Science Reviews dal titolo “Earth system impacts of the European arrival and Great Dying in the Americas after 1492”
    Un’estratto dall’abstract.
    “Human impacts prior to the Industrial Revolution are not well constrained. We investigate whether the decline in global atmospheric CO2 concentration by 7–10 ppm in the late 1500s and early 1600s which globally lowered surface air temperatures by 0.15∘C, were generated by natural forcing or were a result of the large-scale depopulation of the Americas after European arrival, subsequent land use change and secondary succession. We quantitatively review the evidence for (i) the pre-Columbian population size, (ii) their per capita land use, (iii) the post-1492 population loss, (iv) the resulting carbon uptake of the abandoned anthropogenic landscapes, and then compare these to potential natural drivers of global carbon declines of 7–10 ppm.”
    Se così fosse basterebbe eliminare 50-60 milioni degli abitanti della Terra, magari con una bomba nucleare (a Chernobyl la natura propsera come non mai senza l’uomo) è sarebbe risolto il riscaldamento globale.
    Ma siamo nella scienza o nella fantascemenza?
    Vabbè che la scienza oggi è diventata un mercato delle pubblicazioni, manco fosse tik tok, ma chi convalida questi assurdi studi?
    Vedrete che questo studio salterà alla ribalta nei prossimi giorni di caldo africano.

    • Giorgio

      Beh, ma la radice stessa dell’ecologismo prevede che la soluzione a ogni problema sia eliminare l’impatto umano. E quale modo migliore se non eliminare l’umano stesso? In fondo si è sempre trattato di un’ideologia elitaria, i cui promotori si considerano al di sopra della plebe e delle conseguenze delle azioni proposte (o imposte)

  6. DonatoP

    > L’IPCC attribuisce all’uomo il 100% della cosiddetta “crisi climatica”

    Quindi, in assenza delle emissioni dovute alle attività umane, il clima si manterrebbe (magicamente!) invariato.
    Cosa evidentemente mai accaduta nei millenni passati!

  7. A. de Orleans-B.

    Grazie, veramente grazie per questa analisi

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