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E l’isola di calore entrò nel modello

Bè, prima o poi il caldo arriverà, forse. A guardare le ultime proiezioni del modello mensile di ECMWF non ne arriverà poi tanto, pare fino alla prima metà di luglio. Più pioggia della norma e meno caldo della norma, vale a dire, nessuna onda di calore nella prima parte dell’estate. Fatta salva l’attendibilità del modello – abbastanza alta perché il segnale è ripetuto da diverse settimane – ci sarebbe da metterci la firma.

Ma magari dopo invece la circolazione atmosferica cambierà assetto e le onde di calore arriveranno. In città, come sempre, potrebbe fare parecchio più caldo che in campagna o al mare. E’ l’effetto Isola di Calore Urbano (Urban Heat Island), molto noto e anche molto percepito, meteorologicamente quindi importante ma un po’ trascurato in sede climatica, perché il suo effetto sulle serie storiche di temperatura è stato derubricato al livello locale forse un po’ troppo in fretta… ma questa è un’altra storia.

La storia di oggi è quella di un ennesimo importante passo avanti nella modellistica numerica delle previsioni del tempo. Il modello ad alta risoluzione del Centro Europeo per le Previsioni a Medio Termine, l’IFS con risoluzione a 9 km, tra circa un anno avrà anche uno schema di calcolo per tener conto dell’UHI, con lo scopo di rappresentare meglio lo scambio di energia e umidità tra la superficie e l’atmosfera, forse la fase più cruciale delle simulazioni del comportamento del sistema terra-atmosfera.

Lo schema, come è normale che sia, contiene diverse assunzioni, necessarie per supplire alla impossibilità di dettagliare l’interfaccia urbana al livello di risoluzione utilizzato. Per esempio, tutte le infrastrutture urbane hanno un’altezza media di 8 metri e il rapporto tra strade e costruzioni è fisso per ogni area urbana. Nonostante questo, i risultati dei confronti fatti tra gli output con e senza l’applicazione dello schema sono significativi in termini di miglioramento delle performance: sui test a larga scala il miglioramento va dallo 0.5 allo 0.8%, mentre su quelli focalizzati su aree densamente urbanizzate la previsione migliora del 10% in tutte le fasce orarie considerate.

Per quanti dovessero ritenere piccoli questi numeri, è importante ricordare che non lo sono affatto – il modello di ECMWF ha guadagnato un giorno di attendibilità ogni dieci anni di progresso scientifico e tecnologico da quando ha iniziato ad essere utilizzato. Il percorso è semplicemente difficile, si tratta di conoscere e replicare con efficacia un sistema di enorme complessità, il pianeta. Però, quello che prima era un sentiero appena riconoscibile ora è una strada ben tracciata.

NB: qui per l’approfondimento sulle pagine di ECMWF.

Enjoy

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Published inAttualitàMeteorologia

10 Comments

  1. Nicola

    Sempre molto interessanti questi articoli,e anche i commenti. Avrei però una curiosità in merito a uno degli elettrodomestici più in voga in questi anni,sia in citta che in campagna,ovvero i condizionatori. Sentiamo spesso parlare di riscaldamento globale,che sembra procedere a circa 0,25° al decennio al suolo,circa la metà a qualche migliaio di metri di altezza. Eppure, a fronte di un aumento di T di 0,01-0,025°C all’anno,le nostre città e campagne sembrano molto più calde da un’estate all’altra. Quanto pesa il fatto che ormai quasi 30 milioni di condizionatori sono attivi in Italia,e in buona sostanza gettano in mezzo alla strada (e sui termometri ivi posti) ‘zaffate’ di calore da circa 30 milioni di appartamenti,uffici,villette e così via? Grazie per l’eventuale risposta.

  2. Ci sono molti esempi che evidenziano in modo incontrovertibile come l esponenziale cambiamento dell uso del suolo a livello globale ( in particolare per l Emisfero Boreale dove ci sono i piu estesi Continenti con il piu rilevante progresso urbanistico ) ha alterato anche i rilevamenti dati .

    I grandi estesi giardini tra gli anni ’50 e ’60 del XX sec, sono diventate citta’ , le zone urbane , ‘ le grandi isole di calore ” che adesso hanno una temperatura media lievitata di oltre + 2/3 gradi rispetto i dati del passato .

    Come dice una famosa canzone di Adriano Celentano ” dove c’era l erba ora c’e una citta’ ”

    In quell epoca , agli inizi degli anni ’60 , anche il clima era piu fresco perche era appena l inizio dell enorme progresso urbanistico , industriale ect. ,
    .. le grandi isole di calore che contribuiscono ad alterare i dati ..
    In particolare le temperature dei valori minimi , medie annue , nei decenni hanno subito un graduale e rilevante incremento .

  3. Alessandro Barbolini

    Il nonno di Heidi ne sa di più che tutto ecmwf e gfs messi assieme

  4. Franco Caracciolo

    L’effetto isola di calore è evidente a chiunque viva l’ambiente da “sveglio” e non come un “pesce in barile”.
    Per troppi anni è stato semplicemente ignorato, prima per sciatteria, ora per malafede e per motivi talmente ovvii per noi animatori del “villaggio” che non vale nemmeno la pena descriverli.
    Io sono abbastanza vecchio, d’altra parte, da ricordare bene quando anche l’effetto “garbino”, così ben noto a noi medio-adriatici, era completamente ignorato dai previsori meteo per quanto atteneva alle temperature.
    Un buon week end dal mio angolo di paradiso, Ovindoli…

    • Andrea D

      Bel posticino. Recentemente ho manutenuto il veterano organo elettronico della chiesa. Ogni tanto ha bisogno di un tagliando, in considerazione della sua antica tecnica ancora analogica, per giunta alquanto particolare (generatore “a fase libera”: da un lato dà sonorità da brivido che asfaltavano qualitativamente i più economici e affidabili generatori a “contatori/divisori, in onda quadra” della stessa epoca; dall’altro canto, nel suo caso specifico, vi sono la bellezza di 96 generatori da accordare singolarmente).

      Per il resto, mi fa piacere che finalmente il modello terrà conto di un fenomeno da tempo noto e bollato come “locale” (sì, ma se una città finisce per contenere in numero l’intera popolazione di una regione…).
      Resta comunque altrettanto nota la maggiore difficoltà di prevedere fenomeni localizzati con precisione sufficiente rispetto a una visione su più larga scala. Le cartine che consulto mi servono per una visione generale, alle quali va poi aggiunto il fiuto de “lu contadìne” vicino.

      I vari baluardi montuosi e gli incanalamenti dei fondovalle fanno poi la loro pesantissima parte. In questo periodo L’Aquila si busca regolarmente il fortunale pomeridiano, quando qui sulla costa magari si vede al più l’incudine stirarsi e lasciar cadere poche gocce.

  5. rocco

    un altro commento sui modelli.
    vengono anche considerati gli effetti delle eruzioni come quello di Tonga che ha proiettato nella stratosfera immani quantità di materiali e creato un’onda d’urto che ha modificato sensibilmente il sistema atmosferico?
    Magari il meteo “strano” di questi ultimi mesi dipende da questi fenomeni eruttivi piuttosto che da cause antropiche come la CO2 o le isole di calore.
    E come fanno i modelli a considerare fenomeni stocastici che possono avere un ruolo determinante nell’influire sulle condizioni meteo?

  6. Ale69

    Buongiorno Guido e a tutti. Quando sul lavoro ( specie in pausa caffè) si parla delle scomparsa della nebbia, con un certo rammarico e tristezza, io rispondo sempre che bisogna osservare il lato positivo, e cioè che la visibilità notturna nelle notti nebbiose è decisamente migliorataa . È per tranquillizzare gli astanti. Poi aggiungo> avete mai sentito parlare delle isole di calore?. Allora qualcuno controbatte e dice> guarda Ale che stiam parlando della nebbia, mica di lavoro nè! Ahahhaa, mi fanno morire. Allora continuo e dico> ma secondo voi c’era più cemento e asfalto negli anni 80 o adesso?.. alchè qualcuno finalmente capisce .
    Inutile ricordare che ben sappiamo di quanta sia la preparazione o conoscenza in merito alla meteorologia ( scienza ) e la climatologia ( statistica ) di quasi tutti i comuni mortali. Un aneddoto: qualche hanno fa avevo scritto in matita la formula della fotosintesi luminosa ( guai a ricordare che esiste anche quella oscura che è più complessa ) su un foglio appoggiato sulla mia scrivania di lavoro ( sono un disegnatore meccanico ). Al ritorno dalla pausa pranzo un mio collega preoccupato mi chiese > ma Ale!!? che cos’è?? Sembrano formule chimiche! Sei laureato in chimica, no perchè noi non lo sappiamo ne! E io> no caro, ogni tanto mi piace ricordare la formula basilare della fotosintesi clorofilliana per non dimenticare che la la CO2 è la Regina incontrastata per la vita sul pianeta. Ricordati caro collega che tra non molto essa diventerà un lusso, sempre che le forze oscure delle tenebre catastrofiste decideranno di combatterla (…) . Alcuni miei colleghi, per quanto possano stimarmi per altri aspetti legati meramente al lavoro che faccio, ho notato che evitano di parlare con me di clima. Altri invece son curiosi. Ovviamente io ho i miei limiti, ma quanto basta per capire, non tanto dove stia la verità, anche qui, l’ossessione da parte di tutti di avere un’unica verità, lo trovo superficiale e ridicolo, ma piuttosto di capire come funzionano i meccanismi, nel nostro caso un meccanismo talmente complesso, quello del
    sistema clima terrestre, che è necessario davvero studiare tanto, e non è detto che sia sufficiente. Se a un certo punto si inseriscono nei modelli tutte quelle costanti o variabili che son determitate dagli agglomerati urbani, è corretto! Ps: ho fatto scaricare l’app sul cellulare di alcuni miei colleghi ( poichè interessati ) MeteoSwiss. Lo scopo è sapere se fra due ore quel temporale che si sta muovendo dalla pianura verso le prealpi bergamasche potrá essere considerato evitabile o meno. Un mio collega che gioca a tennis dopo il lavoro, mi ha chiesto di passargli l’app appunto. Quindi decide due ore prima se andare a giocare o meno. Ha sempre funzionato. L’unica dritta che gli ho dato è stata quella di non soffermarsi troppo a leggere gli articoli del blog di MeteoSwiss, poichè per molti verdi decisamente opinabili. Ma sulla previsione della grandine e temporali nulla da dire. Siccome il satellite svizzero staziona dove deve stazionare, vien da sè che il pezzo di territorio italiano letto dal satellite stesso è la Lombardia, e solo parte del Trentino, Emilia, Veneto e Piemonte. Bye. Ale.

    • Andrea D

      Più che di satellite, presumo ti riferisci al radar meteo, che mostra in tempo reale le aree e quantità di precipitazione su scala regionale limitata, con eventuale moviola per vedere un breve storico degli spostamenti ed evoluzioni delle aree di precipitazione associate a celle temporalesche.

      AM ha Nefodina, basato su satellite, specializzato nel mostrare l’evoluzione delle celle temporalesche, ma le immagini disponibili sono su scala nazionale/europea, quindi non molto puntuali.

  7. rocco

    Correggetemi se sbaglio.
    Von Neumann fu uno scienziato che ipotizzò la necessità di non considerare le relazioni tra le varie componenti del sistema, ma di indirizzarso solo su alcune, vista l’impossibilità, a livello matematico, di soluzionare le equazioni differenziali che contribuiscono a determinare le previsioni di sistemi caotici quali, appunto, il meteo.
    L’equazione principe è la famosa formula di Navier-Stokes (per la sua soluzione sono in palio 1 milione di dollari, ancora non vinti da nessuno) impossibile da risolvere nelle tre dimensioni.
    Ora, tutti i modelli, si basano appunto sull’assunzione semplicistica di Von Neumann. Si tratta sempre di modelli, validi a larga scala, ma non sempre attendibili e l’alluvione dell’Emilia Romagna lo dimostra.
    Se gli specialisti si accontentano di previsione aleatorie, non possiamo che rallegrarci, ma, come abilmente descritto da E. Lorenz, un battito di farfalla in sud America può provocare un uragano in Nord America.
    Aggiungiamo agli energivori modelli meteorologici qualsiasi altro parametro (la variazione di albedo potrebbe essere uno di quelli), la storia non cambia: il tempo atmosferico è imprevedibile!
    Si fa prima a mettere il braccio fuori alla finestra per sentire la pioggia cadere che ad andare appresso a modelli che non rappresentano la realtà, ma solo un gioco virtuale basato su aspettative immaginarie di esseri che ancora credono che il tempo, o il clima, siano stabili nei vari giorni dei vari anni.
    Non mi è capitato appunto ieri di aver dato retta al modello ECMWF che non prevedeva pioggia e stendere il bucato e poi trovarmelo bagnato da una pioggia temporalesca pomeridiana?
    E continuiamo a giocare con il computer….

  8. Andrea D

    L’esempio di simulazione applicata per Parigi, pur con le approssimazioni introdotte, dà già differenze alquanto evidenti rispetto al precedente modello. Era ora.

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