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Sembra che sia tutto pronto a CO2penhagen, pur nella latitanza dei contenuti, sottratti via via alla cronaca nelle ultime settimane a suon di dichiarazioni ufficiali dei leader e sapienti operazioni di strappo dei negoziatori delegati, la strada di un evetuale accordo è èiù minata che spianata.
Ad ogni modo, vada come vada, qualcuno ha già il successo assicurato, frutto di un impegno instancabile nelle operazioni di marketing. Un impegno che costa, moltissimo e richiede grandi investimenti. In cosa nella fattispecie? Clamorose iniziative ambientali? Moratoria sull’uso di limousines e jet privati per raggiungere la kermesse? Niente di tutto questo, solo una sana ed attualissima campagna pubblicitaria.
L’idea è geniale, i volti dei leader di oggi invecchiati di qualche decade a colpi di photoshop, che dal futuro si rammaricano di avere avuto la chances di salvare il mondo dal clima-arrosto e non averlo fatto. Il tutto in gigantografie sparse ovunque nell’aeroporto della capitale danese.
La pubblicità è l’anima del commercio. Qualcuno si è chiesto quanto costa tutto ciò? Ci sta che l’agenzia che lo ha realizzato si sia cosparsa il capo di cenere, abbia acquistato una badilata di carbon offsets e quindi alla fine salta fuori che è “volontariato”. Ma, a proposito di costi vorrei sottoporre alla vostra attenzione questo calcolo a spanne sulla carbon footprint della festa danese prossima ventura che mi ha mandato Maurizio Morabito:
Considerando circa 20.000 partecipanti (la conferenza e’ per 15mila ma hanno gia’ superato il limite) per viaggi in aereo di circa 1000 chilometri in media. Raddoppiamo perche’ devono tornare a casa. Aggiungiamo il 40% per alberghi, consumi, etc e il totale diventa 17.000 tonnellate di CO21. Sono circa
55mln di chilometri con una piccola macchina o 74mln di chilometri in treno, da controbilanciare con circa 85mila alberi. Si porteranno le semenze al sacco o le distribuiranno con gli accrediti?
…e non ha parlato di soldi, ci si potrebbe sfamare un intero stato Africano con i soldi spesi per
Copenaghen.
E chissa’ quanti stati dopo.
Anche io mi sento un po’ piu’ vecchio.