Il nord Italia, e in particolare il nord-ovest, per tutto lo scorso anno (anno idrologico 2021-22) ha sofferto la siccità e questo è un dato indiscutibile e preoccupante. La speranza che da ottobre 2022 (anno idrologico 2022-23) le falde potessero ricaricarsi è andata in gran parte delusa, almeno fino ad ora, e ci si attende un nuovo periodo di crisi idrica. Questo aspetto è testimoniato verso il grande pubblico anche da numerosi articoli su giornali e riviste di vario genere. Alcuni esempi sono qui, qui, qui, qui, qui, qui.
La crisi idrica che stiamo vivendo è lunga, finora, un anno e mezzo o due: una durata di questo genere autorizza a parlare di cambiamento climatico (o un altro qualsiasi modo con cui si identifica oggi il riscaldamento globale), come è possibile leggere in tutti (meno uno) gli esempi sopra indicati? Se il clima, come da definizione WMO, è la media della meteorologia su trenta anni, perché due anni di eventi inconsueti fanno “ululare” al clima? Un esempio di questo ululare che definirei “a vanvera”, cioè senza nessuna base sensata di dati misurati, è il lavoro di Freund et al., 2023 che, perfino nel titolo, cita un “unusual recent hydroclimate” del tutto inventato o almeno pari ad altre situazioni del passato e quindi tutt’altro che inusuale. Infatti nella figura principale dell’articolo, che qui riprendo solo nella sua parte superiore si osserva all’estrema destra un abbassamento (una siccità) che, giudicando dal filtro passa-basso (linea nera) usato dagli autori, non si osserva in tutto il resto dell’ampio intervallo temporale di oltre quattro secoli. Il problema, però, è che, se si guardano i valori non filtrati, si vedono numerose situazioni uguali o peggiori di quella degli ultimi anni della serie indicati dagli autori come inusuali; in parole semplici, questi ultimi anni non sono affatto inusuali, anzi sono piuttosto comuni e penso che si possa dire che sono del tutto nella norma.
Allora, la forte diminuzione indicata è solo un effetto “al bordo” del filtro o meglio di tutti i filtri che, non potendo appoggiarsi ai dati quando calcolano la parte iniziale o finale di una serie, sono costretti a inventarsi i dati che sono loro necessari. Lo stesso effetto si può osservare nella parte iniziale.
Una critica puntuale al lavoro di Freund e collaboratori è stata fatta sul sito di Judith Curry da Frank Bosse e Nic Lewis che, fra le altre cose, calcolano il filtro passa-basso supponendo di avere gli stessi dati di Freund, ma solo fino al 1949: il risultato è nella figura successiva in cui, abbastanza comicamente, si mette in evidenza come nella parte finale della stessa serie, troncata al 1949, il filtro generi una “situazione inusuale”, dello stesso tipo di quella osservata in figura 1 e anche sottolineata nel titolo del lavoro.
Ho usato il termine “comico” ma in realtà è tragico che gli autori (ben 6) non abbiano tenuto conto degli effetti al bordo del filtro (non è un aspetto che si possa far finta di non sapere) e che, soprattutto, i referee abbiano permesso che un simile errore venisse pubblicato. E poi si dice che ci sono i complottisti; ma casi simili portano naturalmente a qualche ipotesi di complotto o connivenza.
Comunque, a parte quest’ultimo discorso, la situazione climatica è che nell’indice SPEI relativo all’Europa, non c’è nulla che appaia al di fuori della norma e che non si sia verificato in tempi passati, cioè nulla che faccia pensare ad un cambiamento climatico e meno che mai a una crisi climatica.
Una conferma di quanto i dati del lavoro di Freund et al mostrano si ha nel lavoro di Vicente-Serrano et al, 2020 che parla di variabilità e trend a lungo termine della siccità nell’Europa occidentale tra il 1851 e il 2018. La loro figura 8 mostra lo SPI (Standardized Precipitation Index) raggruppato sia su 3 che su 12 mesi e calcolato per situazioni di siccità “dolce”, “moderata” e “forte” (identificate da diverse sfumature di colore).
Si vede chiaramente che non c’è alcuna deriva crescente nella serie; anzi, senza voler calcare la mano su un aspetto probabilmente non significativo, si intravede una leggera diminuzione rispetto ai valori massimi, osservati attorno agli anni cinquanta del secolo scorso.
δ18O dagli alberi
Il rapporto isotopico dell’Ossigeno δ18O derivato dalla cellulosa negli anelli di accrescimento degli alberi è stato costruito per un intervallo di 400 anni (1600-2003 CE) tramite 24 cronologie europee nel progetto ISONET e i dati sono disponibili al sito https://datapub.gfz-potsdam.de/download/10.5880.GFZ.4.3.2023.001sdfsd/
Il δ18O (qui userò anche la notazione d18O) è un indicatore (inverso) della temperatura estiva. Mi è sembrato utile unire agli indici di piovosità precedenti anche un’informazione sulla temperatura che mostro nelle due figure successive per le dieci stazioni più estese temporalmente di ISONET, elencate nella tabella 1.
Site | Country | Code | Column | Color | Elev. m asl |
Range year |
---|---|---|---|---|---|---|
d18O | ||||||
Cazorla | Spain | CAZ | 4 | Black | 1820 | 1600-2002 |
Col du Zad | Morocco | COL | 5 | Green | 2200 | 1600-2000 |
Fontainebleau | France | FON | 7 | Orange | 100 | 1600-2000 |
Gutuli | Norway | GUT | 8 | Blue | 800 | 1600-2003 |
Sivakkuvaara | Finland | ILO | 9 | Red | 200 | 1600-2002 |
d18O-d18O2 | ||||||
Inari | Finland | INA | 10 | Black | 150 | 1600-2002 |
Pinar de Lillo | Spain | LIL | 13 | Orange | 1600 | 1600-2002 |
Monte Pollino | Italy | SER | 21 | Green | 1900 | 1604-2003 |
Suwalki | Poland | SUW | 22 | Blue | 160 | 1600-2004 |
Woburn | U.K. | WOB | 26 | Red | 10 | 1604-2003 |
In queste due figure si osserva una scala di temperatura media che dipende, anche se non esattamente, dall’altezza del sito e, dal 1850 a fine serie, un trend della temperatura (che ufficialmente dipende dalla concentrazione di CO2, distribuita uniformemente su tutto il globo) molto variegato: da una diminuzione nel sito a 2200 m ad un aumento nel sito a 1800 m; da una costanza per il sito a 100 m ad una crescita per quello a 200 m.
La stessa situazione si osserva anche nel secondo gruppo: la temperatura resta piatta nel sito a 1900 m ma cresce in quello a 10 m e a 150 m; resta costante nel sito a 1600 m e decresce in quello a 160 m.
Gli spettri nelle due figure mostrano una sostanziale difformità, con qualche accenno di similitudine ad esempio tra INA e SER. Credo che in pratica rispecchino la diversità delle situazioni locali con, forse, alcuni riferimenti ad ENSO (periodi tra 2 e 7-10 anni) che in queste figure si leggono male.
Conclusioni
Da questa carrellata sulla situazione idrica europea si trae l’idea che complessivamente il clima non stia mostrando niente di anormale, solo le sue abituali fluttuazioni che non permettono in alcun modo di gridare alla catastrofe imminente solo basandosi su due (o magari tre) anni di effettiva crisi idrica, nel nord Italia ma non solo; buona parte dell’Europa soffre di questa situazione. Qualcosa però sta cambiando: dopo oltre due anni di La Nina adesso gli indici che descrivono ENSO sono passati in una situazione di neutralità (valori tra -0.5 e 0) che rapidamente si sta (sembra si stia) portando (valori tra 0 e +0.5) verso un nuovo El Nino. Per l’Italia del nord possiamo solo sperare … e la CO2 conta davvero molto poco, ammesso e non concesso che conti qualcosa di significativo.
Bibliografia
- Vicente-Serrano, S.M., Domínguez-Castro, F., Murphy, C., Hannaford, J., Reig, F., Peña-Angulo, D., Tramblay, Y.5, Trigo, R.M., MacDonald, N., Luna, M.Y., McCarthy, M., Van der Schrier, G., Turco, M., Camuffo, D., Noguera, I., García Herrera, R., Becherini, F., della Valle, A., Tomas-Burguera, M., El Kenawy: Long-term variability and trends in meteorological droughts in Western Europe (1851-2018), Int. J. Clim., 2020. https://doi.org/10.1002/joc.6719
- Mandy B. Freund, Gerhard Helle, Daniel F. Balting, Natasha Ballis, Gerhard H. Schleser & Ulrich Cubasch: European tree-ring isotopes indicate unusual recent hydroclimate , Nature Communications earth & Environment, 4:26, 2023. https://doi.org/10.1038/s43247-022-00648-7.
Tutti i dati e i grafici sono disponibi nel sito di supporto
NB: il post è uscito in origine sul sito dell’autore
Mi risulta che il periodo 1942-1949 sia stato un periodo particolarmente siccitoso, Ho due testimonianze.: per quanto riguarda la Francia un articolo che descrive situazioni anormali di vari corsi d’acqua; per quanto riguarda l’Italia l’esempio lo troviamo nell’anno 1945 , quando nell’aprile 1945 (con nessun ponte praticabile perchè tutti bombardati appositamente) il Po fu attraversato da quasi 1,5 milioni di soldati. Vi sono fotografie aeree del 25 aprile 1945 che mostrano lo stato del fiume. L’anno scorso il 27 marzo è stato possibile ritrovare e recuperare un semicingolato tedesco portato in prossimità della sponda sinistra del fiume Po , cioiè la sponda su cui sono risaliti i soldati tedeschi dopo che avevano nuotato per attraversarlo. Ciò è una prova che il fiume doveva essere particolarmente in secca,, Vi era un corso d’acqua largo massimo 300-400 metri (solo che l’alveo del Po dove hanno attraversato il grosso degli eserciti e largo 1500 metri e più). Ciò rende anche l’idea della grande siccità, ma che non era dovuta sicuramente al riscaldamento climatico.
Ringrazio il Colonnello Guidi per la risposta cortese e chiarificatrice.
Chiedo scusa per la domanda da profano, ma vorrei sapere se vi è una qualche relazione per quanto concerne la notevole differenza dei regimi precipitativi tra il Medio Adriatico e il Nord Ovest. Spiego: ad un’alta piovosità in un’area si riscontra necessariamente una bassa piovosità nell’altra?
Roberto,
i regimi atmosferici che portano elevata piovosità sulle due aree che citi sono molto diversi. Tipicamente sudoccidentali i flussi che portano pioggia al nordovest e orientali o nordorientali quelli che la portano sul medio Adriatico. Le due cose non sono necessariamente in contrapposizione, perché un sistema ingresso da sudovest può evolvere in modo tale da generare piovosità anche sul versante orientale, sebbene in tempi successivi. Le due cose non sono in antitesi o in correlazione negativa. Tuttavia, dal momento che il deficit idrico del nordovest dipende invece dal prevalere di flussi nordoccidentali, che tengono in ombra pluviometrica l’area a sud delle Alpi, in linea di massima questo genera scarsa piovosità anche in area adriatica, a meno di evoluzioni particolari in sistemi che si approfondiscono e insistono sul meridione dopo aver “saltato” le regioni settentrionali.
GG
Guido, sei stato più veloce di me! Aggiungerei alla parentesi del secondo paragrafo … riscaldamento globale “causato dalle attività umane” anche se mi sembra pacifico che si sta parlando di quel riscaldamento lì.
Poi, proprio questa mattina ho aggiunto al testo la frase
… qualcosa di significativo , anche considerando che il suo tempo di residenza non è più lungo di 5 anni e che quasi il 90% di tutta la CO2 antropogenica è già stata rimossa dall’atmosfera (Stallinga,2023)
Peter Stallinga: Residence Time vs. Adjustment Time
in the Atmosphere, Entropy, 25-2,384, 2023.
htps://doi.org/10.3390/e25020384
Franco
Interessanti analogie elettroniche.
Non so quale pendenza/ordine (a occhio sicuramente maggiore del second’ordine) sia il passa-basso utilizzato in ambito statistico, ma… Anche in elettronica un filtro “non si inventa niente” se il segnale in ingresso volge a un termine e diviene costante.
Al più una coda risonante più o meno smorzata se il fattore di smorzamento Sigma è < 0.7.
Se il segnale in ingresso si "blocca" a un valore finale arbitrario, esempio -10V, tale sarà anche l'uscita del filtro passa-basso, non potendo fermare alcuna componente in frequenza, semplicemente perché non c'è più.
(Ci vorrebbe una rete derivatrice per riportare l'uscita a zero.)
Comunque sia, per quanto mi riguarda, io resto cattivo e malafede imperam ("servono fondi!").
Speriamo solo non sia una coppia di anni orribili alla 1945-46. Si intende per il Nord, perché qui il fiume Vomano è stato in piena per settimane, giusto fino a due gg fa, quando probabilmente si è smaltito l'eccesso di portata gestibile dalla diga di Campotosto e relativi impianti idrolelettrici.
E ci sta ancora un po' di neve sui "monti gemelli", che sono il monte dei Campli e dei Fiori, che non sono particolarmente alti (circa 1700-1800m), è un segno.
Che il medio adriatico stia vivendo una stagione assolutamente nella norma degli ultimi 30 anni è un dato inoppugnabile.
Il nord-ovest invece è in ginocchio, forse per gli stessi motivi per cui il mio unico cognato che vive in area Sydney (NSW) mi dice che da tre anni a questa parte piove a più non posso e fa più freddo della norma locale.
E’ la Nigna? Ai posteri l’ardua sentenza!
P.S. ultima neve di primavera lunedì e martedì prossimi qui da noi… (in montagna ovviamente)
Comunque sia, per quanto mi riguarda, io resto cattivo e malafede imperam (“servono fondi!”).
La nuova religione clima-eco-catastrofista non perdona: lei è sicuramente destinato all’inferno di Al Gore, di gran lunga peggiore di quello di Dante (e anche molto meno serio …)! E, vista la capacità predittiva del tipo, le auguro una vita lunga e felice. Franco
Buonasera Franco.
La crisi climatica non esistono, ma invece le lobby si.
Dopo la pandemia, guerra in ucrina e ora la siccità in areale occidentale europeo e mediterraneo vien spontanea la domanda :
Ma quale congiunzione astrale è in atto per metter su tutti questi eventi che tengono stretta la parola “emergenza ” ?
Una casualità del tutto casuale ?
Chissà perché ma il caso vuole che da queste emergenze se ne esca solo delle cure che guarda caso alzano il costo della vita e diminuiscono il costo del lavoro, aumentando la produttività da parte del popolo.
Proprio un caso.
Sarà la NAO positiva ?
Enso ?
O forse è un artefatto di chi vuol aumentare la schiavizzazione monarchica travestita da democrazia che poi dopotutto tanto non gli assomiglia ?
Non sono abbastanza ggiovane per esprimere giudizi accettabili, ma ho l’impressione che si cerchi di salpare* la rete del vivere tranquilli e che chi può tenti di fuggire tra le maglie. E c’è anche chi quella rete tenta di tagliarla …
Ma forse è meglio continuare a parlare di clima. Franco
* dal dizionario Treccani:
salpare [etimo incerto]. – ■ v. tr. (marin.) [tirare su l’ancora o altri oggetti dal fondo del mare, ricuperarli a bordo: s. le ancore; s. la rete; s. una boa] ≈ issare, sollevare. ‖ recuperare. ↔ calare, gettare. ■ v. intr. (aus. essere, non com. avere) (marin.) [di imbarcazione, allontanarsi, iniziare la navigazione, con la prep. da o assol.: la nave sta per s. (dal porto)] ≈ levare le ancore, [per lo più con uso assol.] mollare gli ormeggi, [per lo più con uso assol.] prendere il largo. ⇑ partire. ↔ ancorarsi (a), approdare (a), ormeggiare (a), [per lo più con uso assol.] gettare l’ancora.