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Sono Wolf, risolvo problemi

La mente si sa compie spesso voli pindarici, specialmente quella di chi è avvezzo a tenere la testa tra le nuvole. E così oggi, leggendo l’articolo di Repubblica “Lo scioglimento degli iceberg rallenterà il global warming“, mi è venuto in mente proprio il risoluto personaggio del film Pulp Fiction. Il problema, si sa,  è il clima. Le soluzioni si chiamano azioni di mitigazione, ovvero cosa inventarsi per arginare la presunta catastrofica deriva del clima. Questa volta però non c’è lo zampino di abili pensatori, il meccanismo di contrasto sarebbe naturale, almeno in parte.

Funziona così: gli iceberg sciogliendosi immettono piccolissime particelle di ferro negli oceani, questo nutre le alghe che accrescono la loro fioritura, colonizzano la superfice del mare, assorbono tanta CO2 e poi, con la pancia piena passano a miglior vita, seppellendo nelle profondità oceaniche “il pericoloso CO2” [sic]. C’è da chiedersi cosa succede se il plancton finisce invece nella pancia delle balene che di questo si nutrono: affonderanno per il troppo ferro ingerito o risolveranno eventuali problemi di anemia? Sta di fatto che, a detta di chi ha portato avanti questo programma di ricerca (ebbene sì, i fondi per la ricerca sul clima se ne vanno anche così), questo stoccaggio di anidride carbonica negli abissi potrebbe “ritardare” di almeno un secolo la catastrofe del clima.

La storia in effetti non è nuova. Anche le ricerche svolte dal programma Epica in Antartide hanno rivelato che la disponibilità di ferro subisce delle oscillazioni importanti nei periodi di deglaciazione ed è in correlazione con la disponibilità di CO2 in atmosfera. Questo però prova che tali meccanismi sono assolutamente naturali, come è naturale che i ghiacciai scivolino verso la costa liberando gli iceberg negli oceani. Sarebbe tutt’altro che naturale una fertilizzazione forzata degli oceani, cosa che qualcuno già fa per ottenere certificati di credito per le emissioni. Al riguardo più di qualche voce si è levata per frenare l’entusiasmo su questa forma di lotta all’AGW. Per fortuna. Basta infatti fare una piccola ricerca sulla rete con la chiave “fertilizzazione degli oceani”, per trovare più pareri contrari che favorevoli, tanto che la UE ha chiesto persino una moratoria al riguardo. Per cui dovremo lasciare, per dirla con Repubblica, che sia la Terra a salvarci da noi stessi. Sempre ammesso che il ghiaccio continui a sciogliersi, perchè sul Corriere della sera di ieri leggiamo che da uno dei maggiori centri di osservazione e ricerca sulla criosfera – The Cryosphere today, University of Illinois – giunge la ferale notizia che i ghiacci artici sono aumentati troppo velocemente e sono adesso ai livelli del 1979.

Una vera jella. Il riscaldamento globale, divenuto in questo freddo inverno un più mediaticamente digeribile “cambiamento climatico”, continua a celarsi tra le pieghe dei meccanismi naturali che regolano il clima. La Niña continua a spadroneggiare sull’oceano Pacifico e l’attività solare non accenna ad aumentare. Nè si intravedono segnali di rapide inversioni di tendenza. E’ vero, il tempo, anche quello di un inverno intero, non è il clima, ed i fenomeni di queste settimane hanno poco o nulla a che fare con le tendenze di lungo periodo. Però, l’aver letto che il ghiaccio artico è tornato ad aumentare, nonostante le previsioni di totale scioglimento addidrittura nella prossima estate, fa sperare che prima o poi qualcuno scriva anche che quello che si è appena concluso è un altro anno in cui le temperature medie globali non sono aumentate. Con questo fanno 10, dopo il picco del 1998, in larghissima misura ascrivibile al più intenso El Niño che si sia mai osservato.

Far previsioni in effetti è difficile, anzi sul clima è quasi impossibile. Ne sanno qualcosa quelli del Servizio Meteorologico di Sua Maestà – UK Met Office – che presagiscono un 2009 che più caldo non si può. Bontà loro, speriamo che si sciolga presto tutta la neve che è caduta quest’anno anche a casa loro, altrimenti temo che dovranno rivedere il vaticinio che, tutto sommato non sorprende, se si leggono questo simpatico articolo pubblicato dal Telegraph e questa interessante analisi del Dr. Roger Pielke.

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Published inAmbienteAttualità

14 Comments

  1. […] sull’estensione dei ghiacci artici. L’argomento lo abbiamo sfiorato anche qui su CM in questo post e, al riguardo, abbiamo in parte peccato di superficialità anche […]

  2. Paolo Morelli

    “La ridda di informazioni al riguardo è incomprensibile.”

    E’sufficiente scaricare i dati alla fonte (NSIDC ad esempio) ed analizzarli invece che affidarsi ad annunci giornalistici esagerati e privi di fondamento (sia da un lato che dall’altro intendiamoci). A mio parere, e la statistica me lo conferma, non vi è nessuna ripresa dei ghiacchi, in particolar modo nell’artico ma anche a livello globale, ed al contrario il trend di diminuzione continua.
    Questi sono i fatti. Purtroppo sui giornali da qualche giorno si legge il contrario.

    Se poi mi chiedete cosa ne penso degli annunci catastrofisti del tipo “i ghiacchi al polo nord spariranno quest’estate”, per me è spazzatura. Ma lo è anche sostenere che “i ghiacci artici sono aumentati troppo velocemente e sono adesso ai livelli del 1979”.

    Paolo Morelli

  3. @ Paolo Morelli

    L’affermazione è puntualmente corretta (dato su dato) ma è totalmente fuorviante riguardo al trend.

    Qui su Climate Monitor nessuno di noi si è mai dato al cherry picking (ovvero l’arte di andare a individuare l’anno migliore dal quale far partire il proprio trend). Che ci siano persone dedite a questa “arte”, non lo nego. Ciò che, invece, è sempre stato fatto su questo sito, correttamente, è stato chiamare le cose con il proprio nome: trend di breve periodo. Questo è legittimo, ed è statisticamente valido. Un’ultima annotazione: il cherry picking è un’arte praticata da entrambi gli schieramenti. Per tutti gli altri, quelli seri, c’è Excel, oppure il calcolo manuale delle rette di regressione.

  4. @ Paolo
    La ridda di informaizioni al riguardo è incomprensibile. Se chi fa raccolta dati avesse evitato sin dall’inizio di dare una lettura catastrofica a questi eventi ora non avremmo tutta questa confusione. Tu stesso, prima dici “al di là delle cause” e poi definisci la diminuzione “impressionante”. Cosa sappiamo noi esattamente? Perchè una diminuzione dei ghiacci artici che sono sotto controllo reale da poche decine di anni e per quel che ne sappiamo possono aver subito questo genere di trend moltissime altre volte ci dovrebbe impressionare? Perchè non si prova a spendere qualche soldino per capire perchè il ghiaccio si accresce su uno dei poli e diminuisce sull’altro?
    Quest’inverno i ghiacci artici hanno segnato una ripresa. Non la si può definire inversione di tendenza in quanto sin qui troppo breve, ma, per l’ennesima volta le cassandre hanno fallito. Sono, siamo, sinceramente stufi di starli a sentire e, aggiungo, per nulla impressionati.
    gg

  5. Paolo Morelli

    Mi riferisco alla notizia del recupero dei ghiacci artici ai livelli del 1979.
    Innanzi tutto la fonte originale da cui è nata questa storia è un articolo del Daily Tech che trae troppo rapide conclusioni da un grafico riportato su Cryosphere Today sulla Global Sea Ice Area. Dunque area “globale” del ghiaccio marino, non del solo artico. Il trend di descrescita nel solo artico è molto forte, statisticamente significativo e pure in aumento. Affermare il contrario sarebbe quantomeno imbarazzante, e sono sicuro che Guidi mi darà ragione su questo (al di là delle cause).

    Come sappiamo nell’emisfero Sud vi è invece un leggero trend di aumento del ghiaccio marino, ma non è sufficiente a compensare la descrescita nell’artico. Il trend della Global Sea Ice Area rimane comunque ben negativo e statisticamente significativo.

    Con la matematica però si può giocare facilmente.
    La ricetta è semplice: data una serie con un trend di decrescita ma con un buon livello di rumore, come qualsiasi dato climatico, basta prendere un picco negativo all’inizio della serie ed un picco positivo alla fine ed il gioco è fatto: si ha l’illusione di una crescita. L’affermazione è puntualmente corretta (dato su dato) ma è totalmente fuorviante riguardo al trend. Soprattutto se si parla a sproposito di artico, dove non c’è bisogno di essere un matematico per verificare che la diminuzione è veramente impressionante.

    Paolo Morelli

  6. Lorenzo Fiori

    Ennesimo feedback del ‘Sistema Climatico’ di cui però non si sa misurarne il peso: i soliti limiti della ‘scienza qualitativa’…

  7. @ 7 – Luca Fava

    Impossibilitato (causa spalatura neve copiosa…) a fornire link più dettagliati (provvederò quanto prima), anticipo che il problema relativo alla classifica GISS è abbastanza controverso (a loro stesso dire). In ogni caso come si evince dal grafico da te postato (http://data.giss.nasa.gov/gistemp/2008/fig1_s.gif), vi sono delle error bar (per chi non mastica statistica, sono dei margini entro quali la misurazione può oscillare). Queste error bar sono comparse proprio nel 2005, anno in cui si sono verificate alcune modifiche procedurali nei dati GISS, causando una leggera incertezza nello stabilire classifiche tra gli anni. Essendo l’argomento molto interessante, magari a breve gli dedicherò un articoletto.
    Saluti,
    Claudio Gravina

  8. Claudio Costa

    “pronto sono Wolf…uomo nero senza testa? bene!”

    Catastrofisti agw senza caldo : bene! Sarà il ferro!

    Hanno delle ventose per attaccarsi ai vetri che neanche i gechi!

  9. @ Max
    Sto cercando i dati direttamente dal sito The Cryosphere Today dell’Università dell’Illinois. Spero di poter approfondire quanto prima. Il NSIDC sembra dire cose diverse. Vedremo.
    gg

  10. @ Luca
    Mi associo al Max nel darti il benvenuto.
    Non sono un gran che nelle classifiche, però posso dirti (e trovi conferma anche nei dati pubblicati da Claudio Gravina solo ieri sera: http://www.climatemonitor.it/?p=596) che tanto il 1998 quanto il 2004 hanno visto dei picchi di temperatura per effetto delle oscillazioni positive delle SST del Pacifico. Quanto all’ordine di questa classifica, c’è discordanza tra i vari gestori di dataset, perchè impiegano tecniche molto difefrenti per rendere i dati (a detta loro) omogenei, Il GISS poi ultimamente non brilla. C’è molta più oggettività nei dati da satellite, che infatti mostrano chiaramente tanto il picco del 1998 quanto il trend lievemente discendente innescatosi da allora.
    Spero di averti chiarito le idee.
    gg

  11. Giorgio Stecconi

    Ebbene sì una giornalista ha parlato un pò controcorrente,citando una ricerca dell’università dell’Illinois che evidenzia l’estensione dei ghiacci marini artici, i quali avrebbero la stessa estensione di 30 anni fa cancellando in un anno i deficit accumulati( chissà magari Guido tra una previsione e l’altra le ha messo una pulce nell’orecchio 🙂 ) Speriamo che la coraggiosa non venga punita per la troppa iniziativa.
    …. a quando un servizio anche sul minimo solare?

  12. max pagano

    ciao a tutti, e al nuovo arrivato Luca Fava (evvai, un altro geologo si aggiunge 🙂 );

    non so quanti di voi ieri sera hanno seguito il tg2, ma si è detto che, in barba alle previsioni più funeste, l’estensione dei ghiacci artici è ritornata (UDITE UDITE) ai livelli del 1979, recuperando quindi in pochi mesi quello che avrebbe perso in 30 anni……
    diverso il problema relativo allo spessore della coltre glaciale, ma intanto anche sulle fonti TG nazionali arriva qualche voce….controcorrente…..

    se qualcuno ha dettagli tecnici maggiori riguardo al contenuto della notizia, li posti pure….

  13. Giorgio Stecconi

    Come spesso capita negli ultimi tempi la natura è descritta come un’entità quasi immobile incapace del più piccolo cambiamento ora addirittura cerca di salvarci dalla tremenda CO2 con la proliferazione delle microalghe marine. Comunque in un’oceano così ricco di vita coma quello artico dubito fortemente che le alghe non entrino nella catena alimentare diventando cibo per Krill che poi diventa cibo per pesci e grandi cetacei…ah dimenticavo questi ultimi le alghe dell’inizio se le “bruciano” nelle cellule e rimettono la velenosa CO2 nell’aria con un bel soffio…speriamo abbiano i certificati di emissione in regola
    🙂
    Giorgio

  14. Luca Fava

    Caro Guido,
    sono nuovo di questo blog che trovo molto interessante.
    Sono un geologo con trascorsi da ricercatore (ho finito il mio dottorato di ricerca in sedimentologia nel 2002 poi ho dovuto cominciare a lavorare sul serio!!!). Nel corso del mio dottorato mi sono occupato, indirettamente di paleoclimatologia e da lì è nato il mio interesse per questi argomenti. La mia naturale e caratteriale contrarietà a tutti i tipi di conformismo mi hanno portato ha ficcare il naso nella teoria delle cause antropiche del riscaldamento globale su cui sono molto scettico.
    Spero in futuro di dare un contributo alla discussione, ma ora vorrei farti una domanda. Tu dici che la temperatura globale ha raggiunto il suo picco nel 1998. Io ero rimasto a questo grafico della NASA (http://data.giss.nasa.gov/gistemp/2008/fig1_s.gif) da cui si evince che l’anno più caldo è stato il 2004.
    Sicuramente mi manca qualche pezzo di informazione e forse non sto citando il grafico corretto. mea culpa….
    Mi puoi aiutare a risolvere il dilemma?

    GRAZIE

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