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Crisi climatica e suicidio collettivo

In fatto di cambiamento climatico il linguaggio utilizzato da persone autorevoli sta assumendo caratteri sempre più iperbolici. Ad esempio sul TG4 delle ore 19 del 6 novembre si parlava dell’acquedotto del paese ligure di Andora inquinato da acque salmastre e l’esperto Andrea Farinet, Professore Associato di Economia e Gestione delle Imprese presso la LIUC – Università Cattaneo, ha commentato in studio affermando che nel 2050 Lucca (che è a 19 m sul livello del mare) sarà sommersa e il mare arriverà a Lodi (che è a 87 m sul livello del mare), il che è palesemente assurdo se si pensa che dai dati satellitari emerge una crescita del  livello marino di 3 mm l’anno.

Gli esempi si colgono anche in sede di COP27, che in questo sito è oggetto di commento  da parte di Donato Barone e che è afflitto da un linguaggio sempre più iperbolico da parte delle autorità internazionali: al riguardo Donato cita gli interventi dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (che ad ulteriore smentita delle ardite tesi del professor Farinet parla di incrementi del livello marino fra 50 cm e 1 m per secolo) e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, cui va ad aggiungersi il monito del Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Gutierrez che ha parlato di “suicidio collettivo“.

A fronte di ciò può essere a mio avviso utile porsi i seguenti interrogativi:

  1. che senso abbia in termini concreti terrorizzare la popolazione mondiale (verso la quale sarebbero più sensate serie politiche di adattamento abbinate a politiche di mitigazione fattibili a livello di fonti energetiche, industria, agricoltura, ecc.) e perché la popolazione mondiale arrivi ad adeguarsi alla logica della catastrofe incombente
  2. quali danni derivano alle persone più deboli da questo continuo alzare l’asticella delle iperboli comunicative in salsa catastrofica.

Sul punto 1 invito alla lettura di uno scritto del 2004 del professor Emilio Gerelli, economista ambientale dell’Università di Pavia scomparso nel 2015 e che fu sottosegretario all’ambiente in un governo Dini:

AL DI LA’ DELLA SCIENZA: PERCHE’ L’OPINIONE PUBBLICA HA BISOGNO DI CREDERE NEL RISCALDAMENTO GLOBALE? – qui il pdf

Si tratta di uno scritto complesso, aperto al dubbio e di cui mi pare apprezzabile e di grande attualità l’analisi del catastrofismo che oggi anima fenomeni globali come le COP e che lungi dall’essere qualcosa di nuovo è in linea di massima una costante delle diverse società che si sono succedute nei millenni.

Sul punto 2 segnalo lo scritto di Judith Curry “Victims of the faux climate ‘crisis’. Part I: Children”  (https://judithcurry.com/2022/11/07/victims-of-the-faux-climate-crisis-part-i-children/), anch’esso ricco di spunti di riflessione e di cui mi limito a  citare l’eloquente incipit:

LuigiThe apocalyptic rhetoric surrounding the climate “crisis” has numerous victims.  Children and young adults rank among the victims of greatest concern. Numerous academic studies have highlighted the psychological health effects of climate change on children and young adults, including elevated levels of anxiety, depression, post-traumatic stress disorder, increased incidences of suicide, substance abuse, social disruptions including increased violence, and a distressing sense of loss. 

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Published inAttualità

11 Comments

  1. michele

    L’Onu prima di voler salvare tutta l’umanità dovrebbe guardarsi bene dentro e rianalizzare tutti i casi in cui i loro caschi blu stavano a guardare mattanze da ogni parte. Notizia di oggi poi è che forse una leggerezza di qualcuno di loro è costata la vita al nostro Ambasciatore Attanasio. Qua siamo sempre di fronte a chi vuole salvare il mondo; io direi: “comincia a fare un buon lavoro nella tua giornata !!!”. Mi ricordo il discorso di un Sindaco all’inaugurazione della nuova sede del laboratorio dove lavoro, disse : “…..abbiamo voluto… una struttura di rango, per la ricerca e lo studio dell’aria e dei cambiamenti climatici”. A 1 km da dove stava parlando c’è una strada dove nella buca meno profonda ci sparisce un motorino. Mi pare che c’è molta gente che guarda alto, alto, alto e poi, nel loro giardino è un boia malefico; oppure semplicemente non ama ciò che fa; oppure ha poca voglia di fare. Ovviamente non mi riferisco alla scuola. Docenti e bambini in modo diverso ne risentono; anche io avevo angoscia nel periodo nero degli anni di piombo. Mi ricordo marzo del 78 quando ci mandarono a casa perchè venne sequestrato Aldo Moro. Tempi diversi. Ma la scuola deve pungolare i giovani al lavoro quotidiano, serio; le frasi di Guterrez possono essere spunto di un’oretta di discussione ove si parla di clima e di scienza del clima, magari invitando gli studenti più piccoli a fare piccoli esperimenti di misurazione di temperatura; la scuola può impiantare una piccola stazione meteo; si può iniziare a “guardare” i numeri. Naturalmente non con l’intento di confermare o confutare ma per abituare i ragazzi ad osservare la natura con gli strumenti della scienza, anche partendo da un semplice termometro. Col. Guidi può certamente suggerire qualcosa di didattico.
    Un caro saluto a tutti,

  2. Brigante

    Articolo ricco di spunti di riflessione, ma per persone equilibrate, poco o nulla contaminate dal fracasso mediatico, che non usa solo un linguaggio iperbolico, ma talvolta minatorio, soprattutto nei confronti dei più deboli: bambini, anziani, deboli, gente semplice e sprovveduta. Ovviamente le persone vengono accuratamente “indebolite”, con artifici e costruzioni comunicative studiate nei minimi dettagli. Non a caso negli ultimi decenni si è fatta strada la scienza della comunicazione, a servizio della politica e dei poteri che contano.

    Come sosteneva il drammaturgo francese Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais, la politica é: “Fingere di ignorare ciò che si sa benissimo e di sapere ciò che si ignora; fingere di capire ciò che non si capisce e di non capire ciò che si capisce benissimo; fingere di essere potenti al di là delle proprie forze; avere spesso da nascondere questo gran segreto, che non c’è nessun segreto da nascondere; sembrare profondi quando si è vuoti; darsi bene o male le arie di un personaggio importante; diffondere delle spie e stipendiare dei traditori; cercar di nobilitare la povertà dei mezzi con l’importanza dei fini: ecco che cos’è la politica.”

    Mi soffermerei sull’ultima frase, perché a mio modesto parere è il paradigma essenziale del “movente” di ogni manifestazione nello stile COP27, e di ogni altro evento – corteo – sfilata – summit – e simili.

  3. andrea beretta

    Grazie Luigi dello spunto.
    Purtroppo è un “deja vu”…lo abbiamo visto col Covid quando si ipotizzavano 250 mila ricoveri in terapia intensiva. Ma c’è sempre uno spauracchio da cui guardarsi dietro l’angolo: solo due giorni fa il presidente Usa in carica parlava delle elezioni di mid term come un rischio per la democrazia, non fossero andate come lui auspicava. C’è il rischio atomico. Quello della Russia. I nazionalismi. Ecc ecc. Evidentemente, a qualcuno fa comodo in questo particolare momento, far vivere le persone nella paura. Il problema è che quando una società inizia a far leva prevalentemente sulla paura per stare in piedi, significa che percepisce la sua debolezza, ma ha gioco forza i giorni contati.

  4. Andrea Brescianini

    Buongiorno
    “Andrea Farinet, Professore Associato di Economia e Gestione delle Imprese presso la LIUC – Università Cattaneo, ha commentato in studio affermando che nel 2050 Lucca (che è a 19 m sul livello del mare) sarà sommersa e il mare arriverà a Lodi (che è a 87 m sul livello del mare), il che è palesemente assurdo se si pensa che dai dati satellitari emerge una crescita del livello marino di 3 mm l’anno.”

    In questo paragrafo noto che la matematica viene completamente ignorata pur di portare avanti la solita minestra riscaldata migliaia di volte sulla crisi climatica!

    Con un ritmo di 3 mm all’anno i mari da qui al 2050 saranno cresciuti di 84 mm (2050 – 2022= 28 anni * 3 mm/anno= 84 mm), cioè 8,4 cm. Salvo variazioni future!!
    Considerando che Lucca è a 19 mslm e Lodi 87 mslm, ben 68 m di dislivello tra i due, mi pare davvero difficile che avvenga qualcosa di simile.

    Mi pare evidente che a essere in crisi non sia il clima ma l’umanità stessa. E pensare che i nostri governanti credono a queste fesserie e su di esse prendono decisioni sul futuro, assurdo e preoccupante allo stesso tempo!!

    Un saluto

  5. ivan

    Ci vorrebbe un pò più di cultura e invece la società dei consumi è sempre più ignorante…
    Pasolini aveva ragione…

  6. Luigi Mariani

    Francesco, non sapevo esistesse un sito del DMI (Danish Meteorological Institute) con output modellistici in tempo quasi reale sul volume dei ghiacci artici. Grazie per averlo segnalato (l’ho messo da parte per future consultazioni) . In dato è aggiornato al 6 novembre e, non mi riesce di trovarlo scandaloso abituato ai tanti disservizi italici -> solo un esempio: la settimana scorsa ho inviato a Guido Guidi i dati per il commento meteo mensile al mese di ottobre 2022 e, more solito, non ho potuto utilizzare i dati pluviometrici che scarico “manualmente” dal sito del centro funzionale della Calabria, perché aggiornati la 30 settembre -> ho controllato poco fa e sono ancora fermi al 30 settembre! Ma questo vi sembra degno di un paese civile? A me no!

  7. donato b.

    L’articolo di L. Mariani è molto breve, ma offre spunti di riflessione che potrebbero riempire pagine intere. Soffermandoci solo sui due interrogativi che egli ci ha posto, si potrebbe scrivere un commento più lungo dell’articolo stesso. Mi limiterò, pertanto, a poche e schematiche considerazioni.
    .
    Insegno in una scuola superiore e, quindi, mi trovo di fronte ad adolescenti/giovani che, sotto certi punti di vista, rappresentano una fascia consistente di quelle persone deboli cui si riferisce L. Mariani. Dopo due anni di pandemia, una guerra, una crisi economica ed una situazione di incertezza che vede nelle tematiche climatiche ed ambientali una delle principali cause di preoccupazione del mondo giovanile, i nostri giovani sono provati fisicamente e psicologicamente. Nella mia scuola circa una decina di essi (su una popolazione di circa settecento studenti) deve ricorrere quotidianamente all’assistenza sanitaria che una scuola italiana può prestare: si chiamano le famiglie e, nei casi più gravi, il 118. Si tratta di cifre impressionanti se paragonate a ciò che accadeva prima della pandemia e della crisi in atto: 1/2 persone al giorno. Il mio è un punto di vista parziale e le mie impressioni sono poco oggettive, ma il salto da due a dieci deve far riflettere.
    Le principali forme di malessere sono di tipo psicologico (crisi di panico, crisi di pianto e via cantando) e, molto più raramente, di carattere fisico. Diversi alunni hanno addirittura paura di venire a scuola e di avere contatti con i compagni ed i docenti, mostrando una specie di fobia sociale.
    Aumentare il senso di insicurezza, di paura, di incertezza è molto pericoloso e provoca danni enormi in un momento delicato come quello del passaggio dalla fanciullezza all’età adulta.
    .
    I nostri mezzi di informazione puntano sempre più sul sensazionalismo, sulle notizie strillate e sul clamore. Per attirare l’attenzione è necessario creare quel pathos che , a lungo andare, sfibra anche gli individui più resistenti, figuramoci quelli più deboli. La nostra società è permeata dall’informazione continua. Una volta erano i giornali, i telegiornali, il giornaleradio ad informare. Probabilmente puntavano anche allora sul sensazionalismo e sui caratteri cubitali, ma l’informazione non era così invadente come oggi. Una volta si poteva staccare la spina, ma oggi ciò è più difficile. Ecco perchè gli effetti nefasti di questo modo di procedere stanno diventando sempre più evidenti.
    .
    In proposito mi viene in mente una frase pronunciata qualche tempo fa da G. Thunberg: non capisco come mai le persone non siano terrorizzate, come lo sono io, dalla crisi climatica. Ecco in questa frase possiamo trovare la spiegazione delle iperboli verbali che caratterizzano il dibattito climatico e non solo: bisogna creare il terrore, costi quel che costi. Il fine giustifica i mezzi, si dirà, ma giustifica anche i danni che il terrore è in grado di causare sui nostri giovani? Io credo di no, ma ciò che crede un semplice frequentatore del Villaggio conta poco.
    Ciao, Donato.

    • Luigi Mariani

      Caro Donato,
      grazie per il tuo commento che trovo molto significativo perché stigmatizza in presa diretta gli elementi di preoccupazione espressi da Judith Curry.
      Da parte mia posso dire che non so più da che pare prendere il problema, nel senso che per un approccio realistico occorrerebbe stare ai dati, specie in un modo tanto complesso come il nostro , in cui la complessità nasce semplicemente dai grandi numeri in gioco. Facendo un esempio per il mio settore, l’agricoltura coinvolge oggi 3 miliardi di persone e 590 milioni di aziende agricole sparse sui 5 continenti e discorsi analoghi potremmo farli per il sistema globale dell’istruzione.
      Ecco allora che seguendo la logica del “buon padre di famiglia” il ridurre tutto a slogan (del tipo “è un suicidio collettivo”) dovrebbe anzitutto delegittimare l’autore di queste operazioni, cosa che in omaggio al politically correct non accade mai, per cui vincono alla grande gli “Scary scenarios” evocati tanti anni fa da Stephen Schneider.
      In ogni caso se anche noi ci scordiamo della realtà, la realtà stessa non si scorda di noi, come dimostrano alla grande i prezzi dell’energia su cui il nostro sistema socio-economico si sta giocando oggi il proprio futuro e Dio solo sa se vinceremo…
      Perbacco, vuoi vedere che sto diventando anch’io catastrofista?!

    • Brigante

      Chiedo scusa se entro di soppiatto sul commento, ma come dirigente scolastico posso confermare in toto quello che ha espresso a chiare lettere il Prof. Donato B., e posso anche rincarare la dose, aggiungendo che diverse famiglie sono anch’esse alle prese con crisi di ansia nella gestione dei figli a loro volta in crisi; per non parlare di un corpo docente martoriato, sprattutto laddove sullo stesso grava anche l’essere genitore ed avere un figlio in età scolare.

      Mi permetto inoltre di eivdenziare, che non solo i testimonial (vedi Greta) o i vari opinionisti della scienza “fai da te”, riempiono i titoli dei mass media mainstream, ma ahinoi anche gli stessi politici e governanti. Come si può non subire l’aggressione psicologica di un messaggio come quello nientepopodimeno che del Segretario Generale dell’ONU Guterres: “Siamo su un’autostrada per l’inferno climatico con il piede sull’acceleratore”. Come si fa a non dargli peso o rilievo, si tratta pur sempre di una sorta di “papa” laico per eccellenza… A chi dobbiamo credere!? E se crediamo a loro, cosa dobbiamo sperare!?
      Forse più di qualcuno ha già perso le speranze. Ritengo che noi del Villaggio abbiamo, non solo il dovere civico di resistere a tali aggressioni, ma anche il dovere etico di ribattere e far riflettere, in attesa che il tempo e il clima ci diano ragione.
      Grazie a tutti.

  8. Francesco

    Occhio che il grafico DMI sui volumi di ghiaccio in Artico e’ gia’ fermo da qualche giorno.Non vorrei succedesse come l’anno scorso…..Lo stesso succede riguardo al NSIDC,pero’su estensione .Valori troppo scomodi?

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