di Luigi Mariani e Franco Zavatti
Piogge ancora al di sotto delle attese su molte stazioni del Nord Italia.
Con questa emissione aggiorniamo i dati di 27 stazioni pluviometriche dell’area italiana che dispongono di serie secolari e delle due stazioni elvetiche di Lugano e Basilea (fonte: Meteosvizzera) in modo da coprire l’intero anno idrologico appena conclusosi (1 ottobre 2021 – 30 settembre 2022). Da rilevare che rispetto all’emissione di settembre il dataset di analisi è stato integrato inserendo le stazioni di Reggio Calabria, Urbino e Basilea. Reggio Calabria e Urbino sono importanti per ampliare la nostra visuale sul Centro-Sud Italia mentre Basilea, stazione elvetica al confine con la Germania, è interessante perché si trova alla chiusura del bacino montano del fiume Reno.
Risultati
L’anno idrologico 2022 (1 ottobre 2021-30 settembre 2022) ha presentato una piovosità sensibilmente inferiore alla norma sul Nord Italia: qui considerando la serie storica degli anni idrologici dal 1902 al 1922 per 13 stazioni dell’area si evince che l’anno idrologico 2022, con una media di 619 mm, è stato il secondo meno piovoso in assoluto, superato solo dal 1922, che vanta una media di 613 mm (figura 1). Si noti inoltre che su 4 stazioni del Nord Italia (Milano serie storica 1764-2022, Torino 1803-2022, Rovigo 1878-2022 e Casale Monferrato 1870-2022) l’anno idrologico 2022 è stato il meno piovoso in assoluto.
Rispetto all’analisi effettuata sui dati aggiornati al 31 agosto la situazione al settentrione migliora in alcune stazioni (Udine, Belluno e Lugano), peggiora a Cuneo e Oropa e si mantiene tuttora critica su molte stazioni del Nordovest e a Rovigo (in proposito si vadano i cromatismi della tabella 1 e l’ultima colonna della stessa in cui si riportano i cromatismi del 31 agosto).
Attualità e tendenze
Si ricorda che Il concretizzarsi di precipitazioni abbondanti sul Nord Italia è il frutto di tre principali tipologie di fenomeni:
- il transito di saccature atlantiche (depressioni a forma di V) che si alimentano con l’umidità del Mediterraneo (Alto Adriatico e Golfo di Genova)
- i minimi depressionari del Golfo di Genova, spesso innescati da saccature atlantiche soggette a cut-off. Tali minimi nel loro moto successivo interessano di norma il Nord Italia
- i temporali innescati dall’ingresso sul bacino padano di aria fredda da Nord delle Alpi a quote superiori ai 3000 m.
Se nel 2022 tali strutture si sono manifestate raramente, occorre guardare con un certo ottimismo al periodo compreso fra l’autunno 2022 e la primavera 2023, che specie in autunno e primavera è climaticamente favorevole a precipitazioni abbondanti al Nord. In tal senso si segnala che secondo le carte meteorologiche di oggi il primo evento pluviometrico di un certo rilievo sul Nord Italia è atteso dal 21 ottobre. Da eventi di questo tipo ci attendiamo non solo il ripristino delle riserve idriche dei suoli, oggi molto carenti specie nelle aree in arancio e rosso di figura 1, ma anche lo stoccaggio a più lungo termine di acqua in forma di neve sull’arco alpino.
Discussione e conclusioni
Invitiamo a questo punto i lettori a seguire il ragionamento fatto per collocare in un contesto climatologico la povertà di piogge dell’anno idrologico 2022: il diagramma a barre in figura 2 mostra i 50 anni idrologici meno piovosi dal 1902 ad oggi per il Nord Italia ordinati dal meno piovoso (1922, sulla sinistra) al più piovoso (1968).
La stessa figura 2 consente anche di evidenziare i 10 anni peggiori (1922, 2022, 1990, 1931, 1944, 1949, 1970, 1945, 2007 e 1907). Questi ultimi sono stati poi evidenziati dalle barre in rosso nel diagramma in figura 3, che mostra le precipitazioni medie sul Nord Italia degli anni idrologici dal 1902 al 2022 e che mette in luce tre cose a nostro avviso importanti e cioè:
- il sussistere di una grande variabilità da un anno idrologico all’altro, con anni poveri di pioggia spesso seguiti da anni ricchi
- il fatto che le precipitazioni sul Nord Italia non sono in calo ma viceversa sono grossomodo stazionarie come mostra la linea in violetto di figura 3.
- il fatto che le 10 annate a piovosità più scarsa (barre rosse di figura 3) si distribuiscono con una certa regolarità lungo la serie (6 cadono prima del 1950), il che ci consente di affermare che non si può in alcun modo parlare di un accentuarsi degli anni a piovosità più scarsa nei decenni più recenti. Si noti anche che, con la sola eccezione del biennio 1944 – 1945 (particolarmente negativo e che restò nella memoria di molti) non accade mai che un’annata molto povera di pioggia sia seguita da un’altra annata con caratteristiche analoghe.
Con questo non vogliamo in alcun modo negare l’eccezionalità della scarsità di precipitazioni del 2022 sul Nord Italia, un evento che dovrebbe porre all’attenzione della comunità nazionale il problema di una razionale gestione delle risorse idriche che passa anche attraverso la manutenzione degli invasi artificiali di cui il paese si è dotato in tempi ormai lontani e la progettazione e realizzazione di nuove opere ove se ne ravvisi la necessità.
Tutto il materiale è disponibile nel sito di supporto |
Ancora una volta mi appare evidente da questa ottima analisi delle sequenze climatiche secolari quanto sia complessa l’interpretazione in chiave generale di eventi climatici valutati a scala temporalmente e arealmente limitata. Nella sequenza di fig.3 l’anno 1987 figura tra quelli annualmente meno piovosi della serie, nonostante le alluvioni del luglio nell’Italia settentrionale, culminate il 27 del mese nella frana della Val Pola, lo abbiano fatto classificare nei giornali, radio e televisione come un anno eccezionalmente piovoso.
Ancora una volta i miei ringraziamenti per l’attenzione prolungata a un fenomeno meteorologico così complesso e duratura. Credo si tratti del lavoro più esteso che abbia letto su questo blog.
Mi permetto di aggiungere alcune considerazioni, alle tante già emerse anche nei commenti e di fare alcune domande:
Il biennio 44-45 non ha per caso subito pregiudizio a livello di raccolta dati a causa dello status belli? Ovvero, non è che alcune stazioni siano state sostituite o danneggiate a seguito di bombardamenti, sabotaggi, malfunzionamenti e simili?
E’ oltremodo evidente, combinando i dati e la cartina di Fig. 1, che l’evento 2022 è circoscritto alla Pianura padana, a differenza di altre annate siccitose, come il 1922 in particolare, A mio modesto parere ci troviamo di fronte ad un unicum, maturato in maniera diversa da altre annate, dove l’impronta circolatoria atmosferica generale non è stata così determinante.
Un’altra considerazione riguarda l’influenza del ciclo ENSO, più volte chiamata in causa anche da altri siti meteo; ma se si confrontano le serie storiche, emerge che solo nel 1990 si veniva da un biennio di NINA, peraltro debole.
Infine la tendenza, che appare stabile sul range dei 120 anni, ma che oscilla abbastanza su scale temporali ventennali. Inoltre c’è da notare che 4 degli 8 anni più “piovosi” appartengono all’ultimo quindicennio!
Gentile Shadok,
1) circa quanto scrive nella sua mail del 21 ottobre le segnalo che ho applicato il modello di Hargreaves e Samani ai dati termici giornalieri 1951-2008 (58 anni) di una stazione vicina a Voghera (PV) ottenendo una evapotraspirazione da coltura di riferimento media annua (ET0) pari a 966 mm. Ora se aumento di 2°C la temperatura media delle temperature massime e delle minime giornaliere l’ET0 media annua passa a 1023 mm (+57 mm) che grossomodo coincidono con l”irrigazione in più di cui lei parla
2) aggiungo che i consumi idrici sono ulteriormente aumentati perché le colture producono più di quanto producevano in passato. Ad esempio le rese medie del mais del Nord Italia passano da 3,7 t/ha del decennio 1961/70 alle 9,8 t/ha del 2011-2020 -> +262% e un aumento analogo lo hanno avuto i consumi idrici, e ciò anche perché l’efficienza die sistemi di irrigazione non è aumentata di molto
3) circa la necessita di interventi strutturali sono piamente d’accordo con il fatto che ha poco senso dire “non è successo nulla”; viceversa occorre guardare in faccia la realtà per quello che è.
Approfitto per chiederle se dispone di una serie storica omogenea di portate del Po a Pontelagoscuro o in altra stazione della bassa o se sa dove si possa rintracciarla. Tempo fa ho provato sul sito dell’Autorità di bacino ma non sono riuscito a scaricare i dati.
Grazie per l’attenzione.
Luigi
@shadok
Sono lieto di leggere delle affermazioni così equilibrate da un evidente esperto di tematiche agronomiche.
Quello che continua a sfuggire ad altri commentatori “manichei” è che il Villaggio di Asterix non nega la virata meteo-climatica dell’ultimo trentennio e la necessità di pensare ad interventi di mitigazione.
Siamo scettici però sul fatto che la causa più rilevante di questo fenomeno sia l’incremente dei gas serra in generale e della CO2 in particolare e soprattutto riteniamo che le politiche di decarbomizzazione forzata e dogmatica siano distruttive in generale ed in particolare per la Nazione Italia che al momento resta la seconda economia manifatturiera d’Europa!
Quanto al riscaldamento domestico vi posso assicurare che malgrado l’autunno mite in alcune abitazioni private a Pescara (non fatiscenti ve l’assicuro) la Temperatura indoor è già ben al di sotto dei 20 gradi quindi inadatta ad ospitare persone anziane che non possono correre intorno al tavolo per riscaldarsi.
EVVIVA IL RISCALDAMENTO GLOBALE!
Lo scorso anno i termosifoni erano già accesi dal 10 ottobre, questo anno forse li accenderemo a novembre.
Un bel risparmio per la bolletta energetica vista anche la tremenda speculazione.
Per quanto riguarda la siccità, beh, che dire… qui non piove, ma in altre parti del mondo vi sono forti precipitazioni. Tutto nella regola.
Ci vogliamo affidare a statistiche credendo che il sistema fisico rispetti le nostre aspettative di stabilità?
Ok, facciamolo, ma sapendo già a priori di sbagliare di grosso.
Nulla è per sempre e se c’è qualcuno che crede nella stabilità, sappiamo a priori che è un illuso.
Viviamo in un ambiente dinamico e fortemente instabile, ma, purtroppo, questa verità è nascosta dall’aspettativa scientifica della “tendenza all’equilibrio”.
Si, quest’anno è così: siccità!
L’anno prossimo chissà, nessuno lo può prevedere, neanche i fantasmagorici modelli numerici che tanto impegnano frotte di ricercatori in cerca più di un posto di lavoro con tanto di lauto stipendio che della verità sulla natura dei fenomeni.
Consumando un po’ di energia elettrica in più, sbircio nella rete e cosa mi capita di incontrare?
Questo video: https://youtu.be/g1FdTANxZnQ
Ebbene, già un cinese di 1000 anni fa aveva scoperto che i climi possono variare drasticamente ed anche senza l’apporto di cioddue umana.
Ma continuiamo a far credere a miliardi di illusi che auto e monopattini elettrici, pale eoliche e celle fotovoltaiche, raccolta differenziata e cibi biologici… stabilizzeranno il clima.
nel frattempo, questi illusi soffrono di una nuova malattia mentale: l’ecoansia ( vedasi lemma Treccani https://www.treccani.it/vocabolario/neo-ecoansia_%28Neologismi%29/ ).
Quindi, più che azioni di mitigazione, serve lo psicologo.
In teoria il riscaldamento lo dovevano accendere oggi, ma anche per la prossima settimana sono previste temperature massime ben oltre i 20° (Veneto).
A mio avviso se si vuole affrontare il tema della siccità si devono considerare non solo le precipitazioni ma anche le temperature. Se queste ultime sono superiori si incrementa, significativamente, l’evapotraspirazione potenziale e, quindi, diminuiscono i deflussi e si incrementano i fabbisogni idrici. Se l’annata idrologica si chiuderà in termini di precipitazioni sul bacino del Po su valori simili al 2022 la disponibilità idrica naturale risulterà significativamente inferiore e le condizioni di siccità rispetto ai fabbisogni decisamente più gravose.
Gentile Shadok,
ha perfettamente ragione nell’affermare che quel che può fare la differenza è il contenuto idrico dei suoli che dipende anche all’evapotraspirazione dei vegetali la quale a sua volta dipende da temperatura, umidità relativa, velocità del vento e radiazione solare globale. Da parte nostra abbiamo cercato di mettere insieme di dati di pioggia di tante stazioni, il che non è banale. Sul tradurre tutto ciò in bilanci idrici speriamo in futuro di poter fare qualcosa i concreto: le cose procedono con le gambe degli uomini e le nostre sono molto stanche.
Franco e Luigi
Innanzitutto mi scuso per non avervi ringraziato per il lavoro di continuo aggiornamento delle elaborazioni, che trovo decisamente interessanti e di ottimo livello. Il mio commento è stato scritto un po’ impulsivamente, in reazione a diversi “visto?, in realtà non è cambiato nulla!”. In realtà negli ultimi vent’anni le cose sono cambiate, per lo meno nei territori che conosco io, ovvero bacino del Po e soprattutto Emilia Romagna: la stagione estiva si è mediamente “arricchita” di almeno un trattamento irriguo e le portate di media magra dei corsi d’acqua appenninici si sono ridotte in maniera evidente (difficile dare stime, direi un 30%). Certo, la causa determinante non è tanto una variazione del regime pluviometrico (pressoché costante) quanto un incremento delle temperature (ormai mediamente di quasi due gradi). Io chiamo, comunque, cambiamento climatico. Non stiamo andando verso la fine del mondo, però i commenti del tipo “ma questo è un singolo evento, il clima è un’altra cosa” o “Ah! ma xmila anni fa era anche più caldo/secco” tendono a farmi innervosire. Quantomeno nel Nord Italia stiamo vivendo un crescendo di eventi siccitosi che richiede pesanti interventi infrastrutturali (o un profondo mutamento dell’uso agricolo del territorio); e non si tratta di interventi che “avremmo dovuto farli 50 fa ma, si sà, siamo in Italia!” ma di interventi che fino a 30 anni fa non erano giustificati, ma ora stanno diventando indispensabili. Grazie ancora per il vostro lavoro!
Per ora niente di “mai successo prima”
Veramente basta guardare i dati di portata del fiume Po per rendersi conto che la magra estiva è stata assolutamente senza precedenti, ha letteralmente polverizzato qualsiasi magra precedentemente registrata!
Sono autorizzato a poter dire che è un lavoro di alta qualità?
Nel frattempo, lo avevo già chiamato Rotolo, ma L’Irlanda ha preferito Armand, e tale si chiama, secondo le tabelle degli Storm Naming concordati (ma a me piaceva più Rotolo..).
Sarà questo imponente cut-off atlantico a offrire fra Venerdi 21 e sabato 22 una speriamo buona occasione di innaffiata su tutto il Nord e arco alpino.
L’ultima frase è la chiave di tutto: perché dare la colpa al cambiamento climatico in ultima analisi non fa altro che creare degli alibi a chi non ha portato avanti interventi fattibili e perciò doverosi.
Anche perchè il clima è la “media” e non il momento ( tempo meteorologico )