Un articolo del 1 febbraio 2022 su WhatUpWithThat (WUWT) titola “Germany January Mean Temperatures Falling Since 1988, Contradicting Claims Of Warming” e mostra, in modo molto appariscente, la diminuzione della temperatura di gennaio dal 1988 al 2022 (ho scaricato i dati di temperatura e di precipitazione dal servizio meteo federale tedesco il 2 febbraio ed era già disponibile il valore medio di gennaio: proprio come in Italia!). E’ chiaro che la scelta dell’anno iniziale è arbitraria e che la serie completa mostra un’indiscutibile crescita. Per verificare questo aspetto della crescita ho scaricato temperatura e precipitazione per i quattro mesi di gennaio, marzo, maggio e agosto dal 1880 al 2021 (le serie complete) e le mostro nelle figure 1 e 2.
I valori numerici dei fit lineari sono disponibili per la temperatura e per la precipitazione. In particolare per la precipitazione ma anche per la temperatura preferisco una rappresentazione meno confusa, come nelle due figure successive. Userò questa rappresentazione anche per gli spettri mostrati nelle ultime due figure.
Le temperature sono mediamente in salita e questo aspetto non è in discussione: vorrei però discutere il modo con cui crescono e in particolare il loro comportamento nei vari intervalli di tempo che compongono le serie. Ad esempio, per questa variabile:
- Gennaio cresce dal 1893 al 1900 poi resta mediamente costante, pur con ampie oscillazioni, fino al 1950 quando inizia una lenta discesa fino al 1988; a questo punto c’è un salto dopo il quale la temperatura resta costante o in leggera discesa.
- Marzo cresce da circa il 1887 al 1910, poi resta costante fino al 1960 quando si osserva una caduta improvvisa dalla quale la temperatura riparte in crescendo, fino al 1980. Segue un’altra caduta che culmina nel 1987, data da cui parte una veloce risalita che riporta i valori a quelli del 1980 e che in media restano costanti fino ad oggi.
- Maggio sembra un mese abbastanza costante, pur con oscillazioni periodiche che però hanno ampiezze poco accentuate.
- Agosto mostra una costanza fino al 1910, una salita continua (di circa 2 °C complessivi) fino al 1945, poi una discesa rapida (ancora di circa 2 °C) fino al 1965, seguita da una salita fino al 2003, una caduta fino al 2004 e una ripresa dal 2005 a fine serie.
Questi comportamenti, anche di durata più che decennale, non sono compatibili con una CO2 che cresce in modo continuo e che viene considerata l’unica causa del riscaldamento; e la variabilità naturale non può essere messa in campo solo quando fa comodo, per far tornare le cose e giustificare a posteriori quanto si osserva. O c’è o non c’è, ma sempre.
La riga verticale rossa di figura 3 mette in evidenza che dopo il 1988 la temperatura media effettivamente non subisce variazioni anche se per agosto sembra che la media costante (o quasi) si raggiunga tramite due salite più che decennali, separate da una brusca oscillazione (un break point?) dal 2000 al 2005.
La precipitazione nei mesi selezionati appare sostanzialmente costante ma con differenze di varianza: ad esempio tra il 1920 e il 1980 il mese di marzo presenta una variabilità inferiore rispetto ai periodi adiacenti (e anche mancanza di valori estremi) e la stessa cosa fa agosto tra il 1975 e il 2000. Nel complesso, da un’analisi visuale il periodo successivo al 1988 mostra un aumento di variabilità rispetto a (quasi) tutti i periodi precedenti, tranne per gennaio che, invece, mostra una variabilità (oscillazioni) più frequente.
Riprendo (in neretto) un capoverso del Rapporto IPCC sulla crescita di temperatura di 1.5 °C, stilato in occasione della COP24 di Katowice (Polonia, 2018)
B. Cambiamento Climatico Previsto, Impatti Potenziali e Rischi Associati.
B1. I modelli climatici prevedono forti differenze nelle caratteristiche dei climi regionali tra il riscaldamento globale odierno e quello di 1.5°C, e tra 1.5°C e 2°C. Queste differenze includono aumenti: nella temperatura media nella maggioranza delle regioni terrestri e oceaniche (alta confidenza), estremi di caldo nelle regioni più abitate (alta confidenza), pesanti precipitazioni in molte regioni (media confidenza) e la probabilità di siccità e mancanza di precipitazioni in alcune regioni (media confidenza).
Come si vede, nel caso della precipitazione la situazione è variegata (direi confusa), per cui non possiamo aspettarci un comportamento ben definito; e infatti i quattro mesi selezionati hanno comportamenti variabili in tratti diversi, a mio parere con una costanza media punteggiata da oscillazioni saltuarie piuttosto elevate anche se i picchi (positivi e negativi) sono poche unità nei circa 140 anni di osservazioni. Anche dopo il 1988 si osservano comportamenti quasi casuali (costanza, aumento, diminuzione) nei diversi mesi.
Complessivamente, credo si possa dire che le precipitazioni in Germania, almeno nei quattro mesi considerati, non seguono quanto “stabilito”(?) da IPCC AR6 SPM, pag.8:
A.3.2 La frequenza e l’intensità degli eventi di precipitazione pesante sono aumentate dagli anni ’50 sulla maggior parte delle aree terrestri per le quali i dati osservativi sono sufficienti per un’analisi del trend (alta confidenza), e il cambiamento climatico indotto dall’attività umana è probabilmente la causa principale. Il cambiamento climatico indotto dall’attività umana ha contribuito all’aumento della siccità in agricoltura e nell’ecologia in alcune regioni a causa dell’aumento dell’evapotraspirazione (media confidenza) {8.2, 8.3, 11.4, 11.6, 11.9, TS.2.6, Box TS.} (Figura SPM.3) .
La figura 4 non mostra una frequenza di “piogge pesanti” (che potrei solo identificare con i massimi pari o superiori a 120 cm) in aumento, dal 1880 ad oggi. È vero che in questo punto AR6 è generico sulla localizzazione delle aree in cui le piogge pesanti dovrebbero aumentare, ma nella successiva figura (b) di pagina 10 del Sommario per i politici, sia l’Europa centro-occidentale (WCE) che l’Europa orientale (EEU) sono tra le aree in cui le piogge forti aumentano, anche se con bassa confidenza.
Non ho la vasta casistica necessaria, ma le piogge irlandesi, le piogge nei bacini di 15 fiumi inglesi e gallesi, le piogge pesanti in Europa (anche mediterranea) testimoniano che gli eventi estremi non sono cresciuti nel tempo (i post relativi sono su CM qui, qui e qui).
Gli spettri della temperatura riflettono una certa indipendenza dei singoli mesi tra loro e sono pochi i massimi spettrali presenti in tutte le serie: 6.9-7.9, 9.5-11.1 e 18-20 anni sono gli unici periodi comuni. In particolare 18-20 anni, presenti in tre su quattro spettri, sembrano i già noti periodi connessi con un’influenza lunare che però finora sono stati osservati soprattutto in variabili legate all’acqua (pioggia, livello marino e dei fiumi, salinità, indice MEI) e alla dendrologia (in Russia, Cina, Marocco, Nuova Zelanda) e in un solo caso alla temperatura (Bonifati, Cosenza). Come scrivo sempre in questi casi, farei il collegamento con la Luna usando molta attenzione e un po’ di scetticismo.
Si può tentare un collegamento con le oscillazioni atlantiche ma i picchi spettrali (qui) di NAO (76, 38, 22.3, 13.6, 7.8, 2.4 anni) e di AMO (66.7, 34.8, 26.7 10, 9.1 anni) non sembrano consentire questi legami, anche se, con due o tre massimi comuni, NAO potrebbe avere maggiori chances rispetto ad AMO.
Gli spettri della precipitazione sembrano più uniformi (maggio è meno ricco di massimi) con alcuni picchi comuni, in particolare tra 33 e 41 anni e tra 21 e 22 anni. Solo il mese di maggio presenta un massimo a 18.8 anni (nel range “lunare”).
In entrambe le serie sono presenti i massimi spettrali che altrove ho chiamato “ENSO-like”, tra 2 e 10 anni, ma che potrebbero facilmente essere causati anche da oscillazioni locali o regionali o da impulsi periodici nel trasporto delle perturbazioni atlantiche.
Commenti conclusivi
1) Le temperature crescono, in media, tra 0.5°C (maggio) e 2.5 °C (gennaio).
2) Dal 1988 a fine serie le temperature in media restano costanti o variano di piccole quantità non significative (in più o in meno).
3) Le precipitazioni restano praticamente costanti (gennaio cresce fino al 1988) con estremi la cui intensità e frequenza non sembra crescere nel tempo.
4) Dal 1988 a fine serie una situazione varia: gennaio costante, marzo diminuisce; in maggio e agosto varianza maggiore.
5) Gli spettri non sembrano essere legati a NAO o AMO.
Tutti i dati e i grafici sono disponibi nel sito di supporto |
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