di Luigi Mariani e Franco Zavatti
Per interpretare in modo oggettivo la rilevantissima anomalia pluviometrica negativa che interessa alcune aree del Paese, stiamo utilizzando da alcuni mesi i dati di stazioni con serie storiche secolari che coprono l’intero areale italiano (tabella 1). Tali stazioni sono di recente salite a 25 grazie all’inserimento dei dati mensili di Montevergine e Frascati. I dati originali sono disponibili al sito di supporto (i dati di Montevergine non sono pubblici) mentre una sintesi è riportata in tabella 1.
Se per le 25 stazioni si considera il periodo dal 1 ottobre 2021 (inizio dell’anno idrologico in corso) al 31 luglio 2022, le situazioni più eccezionali, perché prive di precedenti nelle relative serie storiche, si registrano a Torino (259 mm – la serie storica ha inizio nel 1803 e presenta una media di 731 mm), Padova (376 mm – la serie inizia nel 1800 e la media è di 732 mm) e Venezia (323 mm – la serie inizia nel 1803 e la media è di 660 mm).
Criticità sensibili si registrano altresì a Casale Monferrato, Frascati e Milano, stazioni le cui serie storiche presentano un solo caso per secolo con piovosità inferiore a quella di quest’anno, a Mantova con 2 casi per secolo ed infine a Belluno, Genova e Udine con 3 casi per secolo.
Come ulteriore indicatore di anomalia pluviometrica negativa si segnala il fatto che secondo dati ANBI (Associazione Nazionale Bonifiche) lo scorso 24 luglio il Po (che è alimentato dal più grande bacino idrografico del Paese) ha registrato una portata a Pontelagoscuro di 104 metri cubi al secondo, che costituiscono il valore più basso registrato nella serie storica delle portate che ha inizio nel 1807 (i dati storici sono tratti da una pubblicazione scientifica del 2008 a firma di Zanchettin, Traverso e Tomasino).
- un’areola rossa per Frascati che ha un valore di 1,3 casi per secolo ma è vicina a Roma che di casi ne ha 27, per cui l’algoritmo utilizzato aveva omologato il valore di Frascati a quello dell’area verde in cui è inscritto.
- un’areola arancione per Oropa che ha un valore di 8,8 casi per secolo e che l’algoritmo utilizzato aveva omologato all’area rossa in cui è inscritto.
Bibliografia
- Davide Zanchettin, Pietro Traverso, Mario Tomasino: Po River discharges: a preliminary analysis of a 200-year time series , Climate Change, 89, 411-433, 2008. https://doi.org/10.1007/s10584-008-9395-z
Tutto il materiale è disponibile nel sito di supporto
Si fa sempre più interessante, per le implicazioni pratiche; ma soprattutto meno catastrofico di quanto hanno raccontato.
Le zone più centrali della Pianura Padana sono quelle che hanno sofferto di più, e ciò è spiegato bene dai dati di Torino e Casale M., rispetto a Cuneo, Ovada e Oropa, dove l’attività cumuliforme di primavera-estate e il condizionamento orografico autunno-invernale, hanno sicuramente fatto la differenza.
Continuo a segnalare l’anomalia relativa alle differenze tra Padova, Venezia e Rovigo, a meno che su Rovigo soltanto non si sia scatenato un temporale molto localizzato, prima dell’inizio dell’estate.
Impressionante il dato di Pesaro nel 1945, da deserto arido…con riscontri anche in altre località vicine, come Arezzo, Pisa e Bologna.
Infine il 1922, i cui effetti mi sembrano molto più diffusi e persistenti, anche in località non di pianura come Cuneo, Pisa e Genova, e soprattutto distanti tra loro, come Torino , Belluno, Rovigo e Lugano.
Un’ultima curiosità: tra gli anni più siccitosi per il nord-est (dove le serie lo comprendono) primeggia anche il 1822!!!
Grazie per il Vostro prezioso lavoro.
Gentile Brigante,
condividiamo le sue considerazioni e ci impegniamo a verificare Rovigo.
Franco e Luigi
Gentile Brigante,
abbiamo verificato i dati e ci siamo accorti di un errore di trascrizione dal sito di ARPA Veneto dei dati di Rovigo di 3 mesi (aprile, maggio e giugno 2022), con dati da noi inseriti che risultavano molto più elevati di quelli reali. Abbiamo corretto e appena possibile rifaremo i conteggi e manderemo a Guido Guidi la tabella e la cartina sistemate. Ringraziamo di cuore per la segnalazione, la quale ci ha per inciso indotti a recuperare anche la serie di Ferrara (1879-2022) che di qui in avanti inseriremo nei nostri commenti.”
Grazie per l’interessante aggiornamento! Sembra confermarsi che la siccità del 2022 ha riguardato essenzialmente il nord della pianura padana, con tempi di ritorno delle precipitazioni dell’ordine dei 50-100 anni. Se a questo si aggiunge il progressivo incremento delle temperature, che ha comportato maggiore evapotraspirazione e un più rapido scioglimento nivale e, conseguentemente, minori deflussi e maggiori fabbisogni irrigui, è del tutto comprensibile, per il nord Italia, il clima da “catastrofe imminente”. In effetti le portate sul fiume Po hanno polverizzato qualsiasi magra precedentemente registrata e diversi impianti di approvvigionamento si sono trovati ad operare in condizioni completamente al di fuori rispetto a quelle di progetto (ad esempio in Emilia Romagna il blocco del Canale emiliano romagnolo avrebbe arrestato l’approvvigionamento irriguo per tutto il territorio bolognese e romagnolo, creando grossissimi problemi per il settore idropotabile). Soluzioni? Da subito revamping degli impianti di pompaggio da Po, in prospettiva, dighe…, anche perché se le magre del Po scendono ancora l’acqua oggettivamente non c’è..
Scusate ma non ci sono stazioni adriatiche più a sud di Pesaro…
Mi sono perso qualcosa?
Qualora trovasse una serie sufficientemente lunga a Sud di Pesaro la inseriremmo ben volentieri nel dataset.
Franco e Luigi
Nelle criticità sensibili Belluno viene citata due volte
cordiali saluti
Da quello che leggo in tabella , non ci sta ancora un contrappasso vero e proprio rispetto al 1922.; chi era in testa ha mantenuto il trend.
Con i prossimi aggiornamenti del concludente Agosto, che si è rivelato piuttosto dinamico, “temo” (!) che il nostro 2022 “perda qualche punto” nella corsa, in ragione del risveglio dai primi del mese della depressione d’Islanda, che sta dispensando verso di noi sistemi frontali, trogoli (il ciclone “Diana” è stato il più intenso, 18-19 agosto) e aria fredda in quota a più riprese, anche per vie “retrograde”.
Saranno interessanti le statistiche al 30 settembre (anno completo), dato che ultimamente al nord sta piovendo parecchio.
Magari siamo riusciti a scampare un’altra volta la “Catastrofe climatica”?
😉