Alcuni giorni fa, ho avuto uno scambio su Twitter piuttosto conciso ma, a mio modesto parere interessante, non solo perché in fin dei conti ogni confronto lo è, ma anche perché, di fatto, ha messo in luce un aspetto del nostro vivere totalmente immersi in un mondo della comunicazione fuori controllo che sta facendosi largo ultimamente.
Lo scambio è qui, per chi volesse:
https://twitter.com/climatemon/status/1561277374263689216?s=20&t=XJPUkVyT53GMTUn1J8yTvg
In sostanza, ho risposto all’autore di un articolo che metteva in risalto la possibilità che quella dell’emergenza climatica diventi una psicosi, ovvero che finisca, al pari se non peggio di altre sfide globali con cui siamo (saremmo?) a confronto, per sommare ai danni materiali quelli biologici. Nella risposta, facevo appello alla ragione, ovvero alla possibilità di usarla, magari considerando il fatto non banale che, nell’ultimo secolo, la mortalità da eventi climatici e/o atmosferici estremi è diminuita del 97% circa. Ossia, considerato che nel frattempo la popolazione umana è aumentata vertiginosamente, questo significa che il rischio, seppur presente, è diventato estremamente basso. Questo non vuol dire che non ci sia un problema, ma, se il rischio è basso, perché dovrebbe generare psicosi?
Perché esiste il catastrofismo, quella modalità in cui la comunicazione moderna si dispone automaticamente all’insorgere di un tema di respiro globale. Ne abbiamo visti a profusione, dalla population bomb al picco del petrolio, passando per il milleniun bug, la fase pandemica e, da qualche anno a questa parte, la madre di tutte le catastrofi, appunto il climate change.
Al di là dell’ovvia utilità che questa modalità di comunicazione possa avere per chi i messaggi li confeziona, facendoli diventare sicuramente più remunerativi in termini di pubblico, farvi ricorso, nel lungo termine, rischia di non essere sostenibile. Solleva dalla responsabilità di prendere contromisure ragionate chi dovrebbe farlo, per esempio. Oppure polarizza le opinioni tra quanti – terrorizzati – non concepiscono altro che l’azione a qualunque costo e quanti magari vorrebbero ragionarci su, non necessariamente con gli strumenti giusti ma con la legittima aspirazione di non finire tout court nella categoria monocolore e additabile di chi nega. E ancora favorisce decisioni improvvisate (e improvvide, leggi politiche energetiche e climate change così per dirne una) a sfavore di processi più lenti ma più risolutivi nel lungo termine.
Questi sono solo pochi (pochissimi) tra i tanti spunti che ho trovato a valle di questi ragionamenti in un articolo segnalato da Judith Curry sempre su Twitter di cui vi consiglio la lettura:
"The greatest cost of catastrophism about long-term problems is that it insists on highly visible, instant solutions while neglecting less-flashy, incremental improvements." https://t.co/jmVMalYvxk
— Judith Curry (@curryja) August 25, 2022
Già, si dirà, ma l’emergenza esiste, quindi bene o male devono esistere anche le catastrofi e la relativa psicosi, nevvero?
Non ne sarei così sicuro.
Enjoy
Questa va oltre, e si candida come “delirio”: https://www.rainews.it/articoli/2022/09/lantartide-a-un-punto-critico-con-ulteriore-scioglimento-ghiaccio-mare-pi-su-anche-di-50-metri-e54725a0-8431-4440-bfb0-597113678db7.html
e viene dai Rainews!!!
Incommentabile…
Mi pare che la RAI si distingua in maniera particolare sul fronte del catastrofismo climatico. Seguendo con una certa costanza il TG1, per esempio, mi sono reso conto che, ormai da qualche anno, il cosiddetto “riscaldamento globale antropico” tiene banco in tutte le edizioni di questo telegiornale. E’ chiara la volontà di condizionare l’opinione pubblica, affinché si persuada della necessità di ricorrere a misure tali da cambiare in maniera significativa le nostre abitudini di vita.
Se non c’è una catastrofe (vero o finta, presunta o solo annunciata) i giornali (ma anche i social più in generale) non avrebbero di che vivere e filosofeggiare ed in questo momento, alcune forze politiche in campagna elettorale (ma quanto tempo fa è iniziata ‘sta campagna?) non sanno nutrirsi di meglio che del cavalcare l’onda speculativa di simili argomenti, (perdona loro, perché non sanno di che parlano…) sventagliando paroloni come rinnovabili, PNRR, decarbonizzazione, ambiente, cioè quello cha alla gente (non tutta per fortuna) piace sentire.
Post molto interessante, come sempre. In effetti il politico moderno non prende più decisioni, ascolta i segnali esterni ma non li elabora e non li incanala in un’azione politica in grado di dare una visione del futuro. Divagando sul clima: si ventila una partenza posticipata dei riscaldamenti (crisi energetica); spero che, se avremo una seconda e terza decade di ottobre a +2-+3°C dalla media trentennale, nessuno oserà lamentarsi.
Io mi lamentererò di certo perché avrebbe conseguenze drammatiche su agricoltura e bilancio idrico complessivo.
Non scherziamo per favore e la natura faccia il suo corso.
P.S. sono appena tornato da una tre giorni fra Torino e Milano ed il clima mi sembrava quello di Giakarta, anche da un punto di vista antropologico……
Per fortuna sul medio adriatico si respira in tutti i sensi.
Mi chiedo se dovesse mai accadere di nuovo un evento atmosferico eccezionale quale quello conosciuto come la Tromba del Montello cosa leggeremmo, vedremmo e sentiremmo dai media attuali che, come dice correttamente Guidi, sono fuori controllo.
Urca, grazie Mario (siamo omonimi) .
Non avevo mai sentito parlare di questo evento.
Si è trattato di un vero e proprio tornado classe F5, allora classificato (1930) come tromba d’aria.
Oggi l’avrebbero chiamato megaciclone mediterraneo anche se avvenuto su terraferma 🙂
Splendido post, scritto bene e scorrevole, quindi, piacevole. Offre la possibilità di dedicare qualche minuto di riflessione, anche fra profani. Secondo me la cosa più importante è far capire che esistono gli scettici e non i negazionisti. Noi scettici non neghiamo il riscaldamento globale, o raffreddamento globale. Ho fatto leggere questo post ad alcuni colleghi; risultato!? Climatemonitor è nei loro “preferiti”. Quante persone sono disorientate. La tv main stream fornisce info che definirei dottrinali. Ma è anche giusto conoscere il rovescio della medaglia. Si chiama giustizia intellettuale. Buona serata. Ale.
In Europa (Italia inclusa) quest’anno la prospettiva, ormai prossima, è quella di una transizione stagionale settembrina da estate ad autunno nel pieno segno della normalità, da nord in estensione verso sud….anzi, per il nostro Paese forse persino con un certo sopramedia pluviometrico.
Quale miglior lenitivo alla succitata psicosi?
Temo che ormai emergenzialismo e catastrofismo siano divenute mode culturali e ci si distingua a spararle più grosse possibili. Comunque spero di sbagliarmi ché altrimenti ci attende un periodo di sacrifici e regressione economica e sociale del tutto ingiustificato!
In effetti è quasi incredibile ma i principali mezzi di comunicazione ignorano,o fingono di ignorare,che nel passato ci sono state disgrazie ‘climatiche’ molto peggiori di quelle attuali. Dall’alluvione in Sicilia con migliaia di morti nel 500, a quelle in Cina che tra 800 e primi del 900 che di vitttime ne fecero addirittura milioni. P. S.per quel che concerne la Pianura Padana,va ricordato che in gergo i sedimenti che la compongono sono detti ‘alluvioni’. Come si è formata infatti la Pianura Padana stessa?
L’emergenza psicologica infatti è corretta per chi subisce ogni giorno questo catastrofismo ideologico..a suon di farti due maroni così…
Il punto è che è fisicamente errato abbinare il clima al disastro…
I disastri sono relativi a tempi più umani, vorrei dire “meteorologici”
Non è nient’altro che la più recente incarnazione del massimalismo.
E si spera che faccia la stessa fine.