Lo so lo so, parlare di neve quando siamo sotto una feroce onda di calore e in condizioni di grave siccità, non lo si può certo definire di attualità. Ma, di questa materia – specie in termini meteorologici – si che ne facciamo scarso uso su CM (a parte le previ del lunedì) lasciando volentieri l’incombenza ad altre realtà di comunicazione.
Si parla invece di letteratura scientifica, che, per fortuna, non assume la forma degli istant book, cioè, spesso, non è d’attualità.
Il riferimento è a un articolo segnalatomi di recente, questo qui:
Present and future synoptic circulation patterns associated with cold and snowy spells over Italy, di d’Errico et al. (qui il link).
Si parla ovviamente delle ondate di freddo e neve che hanno interessato l’Italia nel passato, sia remoto che recente, identificandone le caratteristiche di circolazione atmosferica e proiettandone l’occorrenza nel mondo delle simulazioni climatiche condizionate dagli scenari di emissione.
In termini di circolazione atmosferica, molte conferme, il freddo, se persistente, per l’Italia arriva quasi sempre da nord-est e qualche volta da nord, quando cioè si dispongono dei blocchi atlantici che vanno ad invadere la Scandinavia, oppure che si saldano con l’anticiclone termico russo, convogliando quindi l’aria polare o siberiana verso il mediterraneo centrale.
E’ sulle proiezioni che si leggono delle notizie che molti potranno ritenere confortanti, a patto naturalmente di riporre fiducia sia nei modelli climatici – che per inciso sono tutto quello che abbiamo per guardare al futuro – sia, e qui la faccenda scricchiola parecchio, sugli scenari di emissione, che per la maggior parte poggiano su assunti che con la realtà hanno poco a che fare. Comunque, le notizie sono che, sia per lo scenario di emissioni più basso, quello che dovrebbe vedere delle azioni di mitigazione importanti, sia per quello medio, sia per quello più alto (che dipinge un mondo distopico e altamente implausibile), ci sarà comunque una certa frequenza di occorrenza di eventi di freddo, pur nel contesto di temperature medie ovviamente tendenti ad aumentare. In sintesi, non sembra che le dinamiche della circolazione atmosferica debbano risentire gran che dei cambiamenti ipotizzati, sempre con riferimento a quelli che favoriscono le fasi fredde però, si badi bene.
Di qui la doccia scozzese, perché in un mondo che si scalda ogni tanto comunque farà freddo, anche se un po’ di meno.
Scherzi a parte, l’articolo è di libera consultazione e, per la classificazione degli eventi, per la definizione dei pattern di circolazione e per la proiezione degli stessi nel futuro, è un esercizio interessante che – fatta la tara agli scenari di emissione – fa dei modelli l’uso che se ne dovrebbe fare, che non è quello di prospettare situazioni apocalittiche che albergano molto più nella divulgazione mediatica che nella letteratura scientifica.
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