La Russia ha appena varato una legge che impone il pagamento degli idrocarburi in valuta locale, ovvero in rubli. Imposizione applicata ai soli paesi “ostili”, ovvero a quelli che hanno imposto sanzioni economiche alla Russia e forniscono supporto militare all’Ucraina. Nella sostanza, il pagamento in rubli è imposto alla sola Unione Europea e a pochi altri fortunati.
Una decisione che per chiunque fosse dotato di buon senso e di una adeguata dose di neuroni nella scatola cranica non era poi così imprevedibile: le sanzioni economiche imposte alla Russia le impediscono di fatto di vendere dollari per acquistare rubli. Ragione per cui il pagamento del gas in dollari equivale sostanzialmente a non pagarlo affatto quel gas, o a compensarlo con conchiglie colorate, biglie di vetro o figurine dei pokemon che dir si voglia.
A rendere più prevedibile la cosa, il fatto che già da tempo la Russia ha cominciato a regolare le transazioni commerciali in ambito energetico in valute alternative al dollaro, come nel caso dello Yuan cinese, utilizzato nei contratti di fornitura del gas al Dragone.
Messa di fronte al dilemma epocale, l’Unione Europea ha parlato “con una voce sola” (come piace dire ai giornaloni), quella del commissario agli affari economici Paolo Gentiloni che con tono grave sentenzia: “non ci faremo ricattare, non pagheremo il gas in rubli”. La ragione? Semplice: “il contratto non lo prevede”.
Pur nella tragicità della situazione, un sorriso dalle labbra lo strappa comunque, quel riferimento così “eurocratico” alla mancanza di una clausola contrattuale, nel momento stesso in cui il venditore del bene in oggetto viene messo dall’acquirente nell’impossibilità di utilizzare i proventi della compravendita.
E comunque Gentiloni, pur facendo uso di un burocratese che certo non arriva dritto al cuore dei lavoratori europei, avverte delle conseguenze gravi che la decisione dell’Europa avrà sulle economie continentali.
Quali conseguenze?
Il commissario europeo non entra nel merito pratico delle “conseguenze” che la scelta europea di non pagare il gas in rubli avrà sul cittadino europeo. In compenso, lo fa l’amministratore delegato di BASF (il gigante tedesco della chimica), in una intervista dai toni drammatici al Frankfurter Allgemeine che proviamo a condensare di seguito:
- Serviranno almeno 5 anni per rendere la Germania realmente indipendente dal gas russo.
- Nessuno si illuda di poter supplire alla mancanza del gas russo (che alimenta il 55% della domanda tedesca) abbassando il termostato a casa di un paio di gradi. Questa mancanza porterà molte cose al collasso totale: esplosione della disoccupazione, fallimenti di molte società. Il danno economico e sociale sarebbe semplicemente irreversibile.
- Rinunciare al gas russo precipiterà l’economia tedesca nella peggiore crisi dalla seconda guerra mondiale: la nostra prosperità economica sarà distrutta, e per tante piccole e medie imprese significherà, semplicemente, la fine.
Aprire gli occhi
Il finale dell’intervista suona come un vero e proprio ammonimento, rivolto evidentemente alla nuova leadership politica tedesca (un inedito asse giallo-rosso-verde evidentemente meno attento che in passato alle istanze del ceto produttivo):
- Anche solo una breve interruzione delle forniture russe avrebbe il merito di aprire gli occhi di tanti, da entrambe le parti. Se non altro renderebbe chiara l’entità delle conseguenze.
- Solo per limitarsi alla BASF, un calo di fornitura di gas anche solo del 50% costringerebbe l’azienda a ridurre la produzione fino a fermarla del tutto nel più grande sito produttivo, a Ludwigshafen. Questo porterebbe immediatamente all’esubero di 40,000 dipendenti nella sola Ludwigshafen.
Il finale è un altro schiaffone, riservato in particolare a chi sostiene che le sanzioni contro la Russia abbiano carattere “umanitario”:
- I danni sulla produzione dei fertilizzanti ancora non si vedono. Saranno visibili solo dall’anno prossimo, quando l’eventuale interruzione del flusso di gas russo e il conseguente calo della produzione dei fertilizzanti (e l’esplosione associata del loro costo sul mercato) si manifesterà finalmente sui mercati, sotto la forma di carestie che potrebbero precipitare molti paesi del Mondo nell’incubo della fame.
A noi la scelta
Le parole del CEO di BASF rendono finalmente solare un concetto che fatica a filtrare attraverso la propaganda di guerra dei media europei, e in modo particolare di quelli italiani. La guerra è orribile, ingiusta e tragica. Come tutte le guerre. Ci tocca più da vicino perché nel cortile di casa nostra, ed è giusto e sacrosanto reagire per scoraggiare iniziative simili in futuro.
La scelta del mezzo per infliggere il massimo danno al nemico, tuttavia, è soltanto nostra. E non può prescindere da una analisi costi-benefici che metta al centro di tutto l’interesse europeo. E in particolare quello della manifattura continentale che di fatto determina, da sola, la ricchezza, la potenza e il prestigio europeo sullo scacchiere mondiale.
Pagare il gas in rubli e nel frattempo mettere in pista un piano serio e pluriennale di graduale eliminazione della dipendenza energetica dalla Russia potrebbe essere un compromesso accettabile. Eliminare il sistema suicida dei crediti della CO2 darebbe sicuramente una mano alla nostra manifattura in questo momento drammatico.
Provvedimenti sicuramente più credibili rispetto alle boutade ridicole che si leggono sui giornali italiani in questi giorni, come la favola bella che gli egiziani rinunceranno ad usare il loro gas per regalarlo a noi. O che gli americani raddoppieranno la produzione di gas nonostante le limitazioni imposte dall’amministrazione Biden allo sviluppo dei giacimenti. Per poi regalarcelo, pur in mancanza di impianti di rigassificazione. E altre ridicole e patetiche amenità per minus-habens senza la minima preparazione tecnica in materia di energia.
A meno che…
A meno che questa catastrofe socio-economica imminente non sia stata già considerata dal legislatore europeo, e ritenuta comunque accettabile a fronte di un rischio considerato evidentemente più grave: l’accelerazione della de-dollarizzazione ormai avviata già da tempo in Asia, e che con il pagamento del petrolio in valute locali metterebbe di fatto fine allo status di riserva valutaria globale che è stato appannaggio esclusivo del dollaro americano dalla seconda guerra mondiale ad oggi. Un colpo mortale alla leadership economica americana nel mondo.
Starebbe in questo caso all’Europa decidere se suicidarsi, sparire per sempre dalla cartina geografica dei paesi sviluppati e infine “venezuelanizzarsi” per accontentare l’alleato americano (già di per sé a riparo, dalle conseguenze immediate del conflitto russo-ucraino in materia di approvvigionamenti energetici).
O se non sia finalmente arrivato il momento di diventare grandi, superare l’esame di maturità e provare a camminare con le nostre gambe e a navigare con le nostre navi, in acque perigliose ma ancora ricche di opportunità. Per quelli realmente interessati a coglierle.
L’alternativa, inutile dirlo, si chiama naufragio.
D’accordo che i politici europei non capiscono, o non si interessano, nulla di produzione ed impresa, per ultimo ci mettiamo il nostro presidente del consiglio che chiede di stare senza aria condizionata! Una buffonata come questa non posso sentirla! All’Europa in questo momento sembra ancora interessare la lotta ai cambiamenti climatici con l’eliminazione dei motori termici e altre amenità varie, invece di preoccuparsi della crisi energetica e della distruzione economica cui anduiamo incontro; in particolare se vogliono porre l’embargo sui prodotti energetici. L’Italia, il paese messo peggio perchè i nostri ambientalisti stanno impedendo di estrarre le nostre materie prime, segue pedissequamente la UE senza avere voce in capitolo
Comunque la si pensi, resta la sgradevole sensazione che mentre il nemico si e’ preparato da lungo tempo a questi scenari, anche con contro-misure economiche evidentemente studiate e concordate con altre potenze planetarie, noi invece ci siamo fatti cogliere totalmente di sorpresa. E incerti sul da farsi, abbiamo indossato il costume di tafazzi e abbiamo cominciato a massacrarci di bastonate i gioielli di famiglia. Le guerre si vincono perche’ si dispone di cibo ed energia in quantita’, ieri per nutrire cavalli e soldati, oggi per alimentare soldati, serbatoi di stoccaggio, carri armati e aerei (Poszar).
Scopriamo adesso di avere una leadership politica militarista, che discetta di mandare armi in scenari di guerra e mostra mascelle possenti. Ma che continua a discettare di un futuro in cui andremo con pannelli solari e mulini a vento. Cosa mai puo’ andare storto?
salve, sempre interessante leggerla, specie su questioni che riguardano il clima, più che di finanza. Non capisco cosa intende dire:”le sanzioni economiche imposte alla Russia le impediscono di fatto di vendere dollari per acquistare rubli.”
Al mercato dei cambi chiunque può comprare e vendere valuta. Ora, semmai, la Russia ha bisogno che gli altri comprino Rubli e vendano Dollari per rivalutare il Rublo. Ecco perché vorrebbe essere pagata in Rubli. La Russia ha riserve in valute estere e se le tiene ben strette, per quanto ci riuscirà. Ecco perché vorrebbe pagare le proprie obbligazioni in scadenza in Rubli e non in valuta estera, come peraltro sarebbe tenuta a onorare.
Caro Marco, di clima su questo Blog scrivono in tanti e tanto meglio di me. Io ho sempre scritto d’altro, salvo piacevoli sortite su argomenti piu’ “climatici”.
Riguardo ai tuoi commenti interessanti, provo a rispondere senza essere troppo prolisso:
– Ieri chiunque poteva vendere e comprare rubli, oggi no. E’ di fatto proibito a causa delle recenti sanzioni avere interscambi monetari con la Banca Centrale Russa. Quindi la BCR non puo’ andare sul mercato e scambiare rubli e dollari con controparti, in quanto di controparti non ce ne sono. Idem per le banche sanzionate. Rimangono pochissimi sopravvissuti in grado di operare sul mercato valutario, come Gazprombank. Ma nel momento in cui venisse inclusa anche questa nella lista degli indesiderabili, resterebbero poche possibilita’ di comprare rubli vendendo dollari ed euro, per i russi.
– Riguardo le ingenti riserve valutarie russe, purtroppo per loro circa la meta’ di queste e’ detenuta all’estero, in paesi che aderiscono alle sanzioni. QUesto si traduce in un sequestro di fatto di beni russi detenuti dalla BCR all’estero (monito per tutto il resto del mondo: occhio a detenere dollari ed euro all’estero. Sara’ un successone per le nostre valute, nel lungo termine).
Ma la Russia non si sta limitando a provvedimenti estemporanei per cavarsi dalle secche. Ancorando di fatto la valuta al petrolio e all’oro sta facendo quello che l’America ha cessato di fare quando ha abbandonato Bretton Woods per un sistema basato sulla Fiat Money (ma sostenuto dal petrodollaro). Sistema che ci ha portato agli eccessi di monetarismo (leggi QE, stampa infinita di carta, bolle finanziarie molteplici, impoverimento reale della classe media) che in larga parte sono i veri responsabili della rovina delle economie occidentali prossima ventura.
Secca dirlo, ma si ha la sgradevolissima sensazione che dall’altra parte del Mondo ci abbiano osservati, studiati, abbiano preso appunti e adesso stiano andando ad agire sui nostri punti deboli, evitando accuratamente di fare i nostri errori. Sarebbe bello se anche da questa parte si facesse lo stesso esercizio. Ma suonerebbe come una ammissione di colpevolezza. Resta solo la propaganda mediatica, quindi. Sara’ sicuramente un grande successo.
“le sanzioni economiche imposte alla Russia le impediscono di fatto di vendere dollari per acquistare rubli. Ragione per cui il pagamento del gas in dollari equivale sostanzialmente a non pagarlo affatto quel gas, o a compensarlo con conchiglie colorate, biglie di vetro o figurine dei pokemon che dir si voglia.”
Lietissimo di leggere questa considerazione, che trovo ovvia, che ho trovato ovvia dal primo momento in cui queste sanzioni sono state decise, ma che tuttavia non fa quasi nessuno, perchè la propaganda occidentale è peggio di quella russa.
I governi nostrani stanno facendo di tutto per fermare il commercio di gas con la Russia, ma con stratagemmi per minus habentes che diano la colpa alla Russia stessa.
Temo ci stiano suicidando, volontariamente.
Quando ho sentito la frase sui condizionatori, non potendo riconoscere al responsabile l’infermita’ mentale (anzi, tutt’altro), ho avuto un brivido lungo la schiena. E se la rovina economica europea, a partire da quella della sua classe media, non fosse solo contemplata nel novero delle possibilita’, ma addirittura auspicata? Del resto tutte le recenti crisi, da quelle reali (leggi covid) a quelle di pura invenzione (leggi emergenza clima), si sono in gran parte concretizzate in provvedimenti che hanno colpito senza pieta’ il ceto medio europeo e in particolare quello produttivo. Come si fa a non pensare che ci sia un filo conduttore? Del resto tutto questo e’ in linea con i proclami che ascoltiamo ogni anno a Davos, da molti anni a questa parte.
Bah, se la Russia chiede veramente il pagamento in Rubli è una evidente violazione dei contratti, e a questo punto gli acquirenti sono da considerarsi liberi di rinegoziarli o annullarli. Se invece chiede alle banche che ricevono i pagamenti in euro o dollari di convertirli in Rubli diventano affari loro (e se gli stati europei interrompessero gli acquisti sarebbero loro a violare i contratti). Vedremo chi farà la prima mossa, tenendo conto che una interruzione delle forniture creerebbe problemi a tutti e non so chi si farebbe più male!
(Molto francamente: apprezzo molto diversi degli articoli tecnico-scientifici di climatemonitor, molto meno certi interventi che riportano considerazioni e valutazioni, a volte un po’ “esotiche”, che di scientifico non hanno nulla)
Caro Shadok, sono ovviamente contento del tuo apprezzamento degli articoli tecnico-scientifici. Sono invece sorpreso del fatto che non apprezzi l’esoterismo. Sostenere che la guerra in Ucraina e’ una questione di condizionatori estivi e’ esoterismo nella migliore delle ipotesi. E i provvedimenti economici e in fatto di politica energetica presi in Italia e in Europa negli ultimi 10 anni sono esoterici…a fargli un grande complimento. Impossibile non essere “esoterici” quando si commenta la politica economica europea degli ultimi anni e in particolare quella di questi giorni.
PS: sinceramente non mi interessa in alcun modo chi si fara’ male per primo. L’interesse di chi governa l’Italia e l’Europa dovrebbe essere quello di tutelare i propri cittadini, ben prima di preoccuparsi di come infliggere il massimo dolore ai nemici. Altrimenti si cade nelle stesse trappole del ‘900 dalle quali i nostri campioni del politically correct ci mettono quotidianamente in guardia (a modo loro).
@ Andrea Beretta
Concordo in pieno.
Condivido lo spirito dell’articolo e non posso che sottolinearne le legittime preoccupazioni. La globalizzazione è stata la sommatoria di una forza centrifuga e omogeneizzatrice allo stesso tempo. Ha trasformato diversi stati e alcune zone del pianeta in “fabbriche”, altre in “giacimenti”, alcune, tante a dire il vero, in “campi coltivati” a monocolture; pochi e piccoli Stati in banche e depositi di preziosi; altri in “parchi di divertimento”, e altri ancora in “uffici”.
L’Europa si è ridotta ad un immenso, complesso, articolato ufficio, fatto di succursali in gran parte clonate, subordinate e poco efficienti. Il “libro bianco” di Jacques Delors, uno dei fondatori del moderno pensiero politico europeo, si è trasformato nel “libro dei sogni” per molti faccendieri, sfaccendati, corrotti e corruttibili. Dopo gli anni ’80, in nome della crescita e dello sviluppo, in base al principio di sussidiarietà, si è infatti generato un mostruoso sistema di assistenzialismo, provincialismo, ridistribuzione asimmetrica e ideologizzata di ingenti risorse economiche, credendo di poter comprare a suon di principi e in nome di una presunta superiorità etico-giuridico-storica, qualsiasi manifestazione del pensiero.
L’umanesimo europeo ricade dunque nell’errore atavico di considerarsi il “centro direzionale” del mondo, mentre quest’utimo si frammenta in tre o quattro poli in competizione, oltre a varie schegge impazzite (Corea del Nord, Venezuela, Somalia, Yemen, Myanmar, ecc…). Spero tanto che Toynbee non abbia avuto ragione a suo tempo, ma i motivi per crederci iniziano ad aumentare, pericolosamente…
Amen.
Caro Massimo,
tempo fa C. Gravina scrisse un post il cui titolo, cito a memoria, suonava più o meno così: che brutto avere (quasi) sempre ragione.
Leggendo il tuo post, mi è venuto in mente questo titolo e le cose che scrissi circa due mesi fa, allorché, commentando un tuo articolo, mi lanciai in un’apocalittica previsione, nella quale paventavo, in rapida sequenza, una crisi energetica ed una successiva crisi alimentare a livello globale, come conseguenza di un conflitto russo-ucraino. Prevedevo, infine, il collasso del sistema occidentale e l’ascesa del Dragone cinese con l’Orso russo al seguito.
( http://www.climatemonitor.it/?p=56520 )
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Dopo meno di due mesi quel quadro così fosco sembra divenire sempre più reale e, probabilmente, tra un paio di mesi sarà realtà: non per niente già in Francia si stanno mettendo le mani avanti e si preannunciano posiibili black-out. E se li temono i francesi che hanno una grande produzione nucleare, cosa succederà a noi? Saranno c…. amari, ne sono certo.
Qualcuno potrebbe dirmi che di fronte a quanto sta accadendo non possiamo chiudere gli occhi e dobbiamo fare qualcosa. Vero. Condivido, ma contesto ciò che si è fatto in passato. Contesto il masochismo delle nostre politiche energetiche, agricole ed economiche che hanno affossato la nostra economia, condannandola ad una lunga agonia che la sta conducendo alla morte. Se oggi avessimo un sistema di approvvigionamento energetico più diversificato, una buona base di energia elettrica da fonte nucleare, un’efficiente coltivazione dei giacimenti di gas in Adriatico ed un diverso approccio con i Paesi produttori di petrolio e gas (alla E. Mattei, tanto per intenderci), potremmo anche permetterci di tagliare i ponti con la Russia ed i suoi idrocarburi.
Ci siamo impiccati da soli, invece, alle precarie e tecnologicamente immature “energie alternative rinnovabili” e questi sono i risultati. Ci siamo infilati nel tunnel del mercato delle emissioni, pensando che la finaza possa risolvere tutto! Come sia stato possibile fare questa fine, non riesco proprio a capirlo! Eppure è successo e, ora, c’é ben poco (forse nulla) da fare se non prendere sberle dagli autocrati russi.
Se le cose andranno come, purtroppo, penso, la scelta sarà obbligata: dovremo veramente cambiare il nostro stile di vita e non per scelta, ma costretti dalle dure necessità geopolitiche.
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E’ brutto avere (quasi) sempre ragione, ma in questo momento fare previsioni non è molto difficile. Peccato che pochi se ne rendano conto e, soprattutto, non se ne rendano conto i decisori politici.
E speriamo che sia ad est che ad ovest nessuno perda la testa e schiacci quel pulsante. Eventualità che negli anni della guerra fredda ci terrorizzava, mentre, oggi, viene considerata praticabile da qualche sciagurato stratega (ad est e ad ovest).
Che Dio ci aiuti, ne abbiamo veramente bisogno.
Ciao, Donato.
È vero, abbiamo veramente bisogno di qualcuno che ci aiuti, d’altra parte, secondo me, se non ci fossero le bombe atomiche, la terza guerra mondiale sarebbe già scoppiata, anzi, forse, saremmo già alla quarta.
Personalmente di periglioso vedo solo continuare a seguire questa politica suicida e, permettemi il termine, criminale.
Spostandomi spesso tra Svizzera e Italia la percezione che quest’ultima sia tutti gli effeti un regime “moderno” 2.0 é sempre più evidente e sinceramente mi terrorizza letteralmente.
Anche la Francia , pur avendo seguito da vicino l’Italia per politica e restrizioni, a confronto sembra una democrazia avanzata.
Buongiorno,
le dichiarazioni della vice presidente esecutiva per il digitale e anche commissaria alla Concorrenza, Margrethe Vestager, non lasciano presagire nulla di buono: “The goals of the European Green Deal are still the same, the Russian war will not change them”. Inoltre ha recentemente sostenuto, almeno così ho letto su un quotidiano, che l’Europa può fare a meno del gas russo, basta mettersi una coperta in più, dimostrando di non avere la più pallida idea del problema a cui andremo incontro. Evidentemente non è mai entrata in una industria. Il mondo industriale è stato per troppo tempo silente di fronte alle esternazioni Green new deal, anzi spesso ha cercato di assecondare la classe politica europea. Forse l’intervento del CEO della BASF arriva tardi.
Cordiali saluti
Gentile Aldo
Forse lei ha centrato il problema: chi ci governa non ha la minima idea di cosa significhi lavorare, guadagnarsi il pane, far fronte alla vita di tutti i giorni, che include il pagare le tasse, e far tornare i conti della propria impresa con una bolletta dell’energia raddoppiata in pochi mesi. Il tutto mentre aspettiamo con trepidazione il salasso sulla prima casa, giusto per gradire.
Non dico che siamo al “hanno le brioche, mangino quelle” ma poco ci manca. Il problema è che chi pronunciò quella famosa sentenza non finì molto bene. E dato che la storia ha questo “viziaccio” di ripetersi, chi pensa che la conclusione sarà diversa è presuntuoso , o ignorante, o ingenuo.
“Hanno i condizionatori, li tengano spenti”.