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Un mulino per la generazione elettrica

Le parole che seguono sono il primo contributo di uno dei nostri lettori a questa nuova rubrica. E’ una lunga riflessione ad ampio spettro che, pur scritta con la cognizione di causa di chi opera in un settore strategico, è animata da un sentire personale esclusivo, frutto di sensazioni molto soggettive. Credo che non avremmo potuto sperare in niente di meglio per cominciare a dar corpo al nostro Speaker Corner. Vi lascio alle parole di Angelo, buona lettura.

Guido Guidi

Buongiorno o Ciao a tutti,

sono un tecnico che lavora in una società che investe nel settore dell’energia. Opero da anni all’interno di questo strano settore, esattamente da poco dopo l’emissione delle nuove norme per la liberalizzazione del mercato dell’energia. Mi sono occupato del mercato del gas e della produzione dell’energia elettrica (da fonte rinnovabile prevalentemente).

Con questo mio piccolo contributo voglio solo scambiare opinioni a partire da alcuni pensieri e idee che ho maturato col tempo. Non sono un letterato, la mia formazione è prettamente tecnica: conseguentemente anche la mia esposizione non è dotta e non particolarmente forbita, ma spero che riesca ad esprimere quanto sto pensando.

Risiedo in Emilia Romagna e molto di quanto esposto è nato l’anno scorso, quindi dovrete inquadrarlo in quel contesto politico e sociale. Quanto scrivo non ha alcun valore assoluto e forse qualche dato numerico non lo troverete esatto, ma mi piacerebbe sapere se lo condividete: ancor meglio se obbiettate, perché coglierei l’occasione per approfondire le mie considerazioni o per modificarle se sbagliate. Però vi posso assicurare che quanto scritto non nasconde alcun interesse economico, politico o di qualsiasi altra natura…capirete leggendo il seguito.

Ambiente, clima, catastrofi e fine del mondo? Mah!

Energia, ambiente e sviluppo: meglio agitare le acque
Come diceva un carissimo insegnante in risposta a domande vaghe ed imprecise di alcuni studenti: <prima di tutto, distinguiamo!…> e partiva un prologo necessario alla comunicazione della risposta. Spesso però tale prologo, invece di portare alla risposta, costringeva lo studente alla riformulazione della domanda e durante tale processo lo studente capiva che la domanda era infondata oppure mal posta per la sua confusione mentale. Nel caso di argomenti complessi lo sforzo nella formulazione corretta della domanda creava un buon substrato utile ad una risposta articolata e parimenti complessa.

Oggi, malgrado l’enorme mole di informazioni che ci arriva da ogni parte, nessuno riesce più a fare dei distinguo facendo sempre e comunque di tutta l’erba un fascio; passi quando questo è frutto di onesta ignoranza, ma se diventa un metodo per catturare l’attenzione creando terrore indistinto attorno a fenomeni di comune percezione, allora la cosa mi dà molto fastidio. Anche perché chi utilizza questo metodo, apparentemente con le migliori intenzioni, spesso ha un fine che di nobile ha ben poco. 

Assistiamo in questi ultimi anni ad un sempre maggior interesse mass-mediatico, o per meglio dire, ad una sempre maggior occupazione di pagine di giornali e spazi di trasmissione a livello nazionale, circa l’argomento ambiente, clima, protocollo di Kyoto, Al Gore (Premio Nobel per la pace! Mah!), energia, ecc… Ho volutamente specificato una maggior occupazione di pagine in quanto ahimè, la quantità di informazione che ci arrivano non ha medesimo peso della qualità quindi non sono in grado di farci chiarezza, ma solo di aggiungere qualche nozione apparentemente esaustiva, ma in realtà mirata ad altri scopi. 

Spesso, su questi argomenti, ruotano enormi interessi economici e finanziari, ma anche politici. Ultimamente forse l’interesse politico è quello che più ha effetto perché attraverso “scienziati” molto accondiscendenti, che non rappresentano affatto la comunità scientifica mondiale, si sta cercando di catturare attenzione (conseguentemente un po’ di finanziamenti) attraverso una enorme pressione mediatica che alcuni grandi mezzi di comunicazione non negano per lo “strano” rapporto che ha con la politica e perché con la “paura” si vendono i giornali. 

Il problema ambientale esiste, su questo non ci sono dubbi; pure sul riscaldamento globale avrei poco da ridire (questo tra l’altro si percepisce). Ma che le cose in futuro vadano come ci stanno raccontando (sempre la coralità degli “scienziati” coi mezzi di comunicazione e in ultimo, ma non per importanza, i politici) questo è veramente tutto da dimostrare. 

Mi ricordo, quando a scuola studiavo il Millenarismo, la curiosità e il senso di distacco, piacevole, che provavo leggendo dei terrori che assillava il popolo di quel tempo. Mi chiedo ora se proprio tutti fossero terrorizzati o se c’era qualcuno che in qualche maniera ci giocava anche per curare i propri interessi. Nulla di nuovo sotto al sole. 

Chi mi legge non si aspetti una dissertazione fine e molto colta, semplicemente nel marasma generale trascriverò alcune cose provando a “distinguerle” dal calderone.

Come dicevo sopra, il problema ambientale esiste: il rapporto uomo-terra credo si possa affermare che sia stato da sempre “problematico”. E, a buon senso, non si creda che l’uomo primitivo fosse più rispettoso dell’ambiente dell’uomo moderno. Certo che la terra aveva una popolazione numericamente più ridotta, ma in proporzione molto più impattante; anche perché la sua preoccupazione era quella della sopravvivenza e per questo fine si operava con qualsiasi misura, tuttavia non poteva distruggere l’ambiente in quanto da questo ne riceveva sussistenza. Oppure, con approccio da nomade, consumava le risorse in un posto fino ad esaurimento per poi spostarsi su uno vergine pronto a fornire cibo e quanto necessario alla sopravvivenza.

Molti dei cosiddetti ambientalisti hanno completamente perso il rapporto con la Madre Terra e hanno un approccio “poetico-paesaggistico” che nulla s’addice con la realtà. Molti di loro credono che con un buon supermercato ci si possa permettere di non toccare Madre Terra. Quasi di evitare di coltivarla.

Io sono di origine contadina (i miei nonni erano contadini) ma, pur avendo perso la capacità di coltivare la terra, ho sicuramente ricevuto la sensibilità del contadino verso la terra. La terra va lavorata, dissodata, regimate le acque ma per riceverne sussistenza e vita. E auguro agli ambientalisti di non dover tornare a campare coi frutti del proprio lavoro sul campo. Vorrei vedere se mantengono l’approccio “poetico”. Pensate inoltre, secondo questo approccio “paesaggistico” dell’ambientalismo, se oggi avremmo potuto avere una città come Venezia che fu fondata disboscando il Cadore e deviando fiumi (credete che le amministrazioni attuali permetterebbero una cosa simile? Non immaginate quanti comitati del NO) oppure se avremmo potuto avere castelli arroccati sul monte (tra l’altro opere militari!).

Oggi sulla definizione di impatto ambientale si sono scritti migliaia di libri e altrettanti documenti circolari e leggi. Purtroppo si tende sempre più ad includere nella definizione di impatto qualsiasi cosa anche le meno oggettive o le più capziose. Io sono d’accordo che oggi l’uomo possa fare grossi danni al proprio ambiente, quindi sia necessario limitare la possibilità di danni che l’uomo preistorico non poteva certo fare, ma cerchiamo di utilizzare il buon senso.

Un principio potrebbe essere questo: poiché nessuna attività umana è priva di impatto, inteso in senso lato, non bisogna parlare di impatto zero per valutare l’insediamento di una attività di qualsiasi tipo, ma di compromesso accettabile. Qualcuno di voi dirà; accettabile che vuol dire? Accettabile forse vuol dire che tenga conto dell’uomo non solo come organismo vivente, al pari degli animali, ma nelle sue esigenze primarie di sviluppo e benessere in un nuovo equilibro tutto da ricostruire con l’ambiente. Un equilibrio in cui si tenga conto che l’ambiente e l’uomo hanno il primo la capacità di compensare in qualche maniera la presenza umana e il secondo un meravigliosa capacità di adattamento e sopravvivenza in un gioco nient’affatto statico ma continuamente in evoluzione in cui l’ago della bilancia oscilla tra gli interessi dell’uno e dell’altro. E l’ambiente sa perfettamente come spostare l’ago della bilancia se l’uomo diventa troppo invasivo. 

Oggi tutto ciò che è naturale viene ritenuto intrinsecamente buono e quasi divinizzato. Questo approccio nasconde una sorta di “panteismo” una specie di nuova religione pagana, secondo la quale la Natura è buona e l’uomo è cattivo. Alcuni di loro arrivano a dire che “l’uomo è il cancro del pianeta!” e la terra viene nominata come Gaia (il pianeta vivente narrato da ASIMOV) e quasi divinizzata. Sul fatto che la terra sia un pianeta vivente non ho dubbi e che alla fine si possa affermare che sia equiparabile ad un organismo vivente mi sembra accettabile, ma che l’uomo sia il cancro del pianeta mi sembra una frase molto forte e fuorviante. Se è cancro infatti deve essere rimosso. Sappiate che ci sono associazioni ambientaliste che vogliono limitare a tutti i costi la presenza dell’uomo sulla terra ritenendo che, attraverso calcoli basati su varie teorie, si possa arrivare alla catastrofe mondiale qualora si superi un certo numero di abitanti sulla terra e proprio in forza di questo stanno facendo pressioni con tutti i loro mezzi per limitare la presenza dell’uomo.

Questa necessità di limitare la presenza dell’uomo sulla terra è una caratteristica comune a molte associazioni ambientaliste e in molti casi è obbiettivo perseguito in maniera indiretta e occulta. Personalmente ho una idea che non riesco a giustificare con solide basi: tutti siamo d’accordo sul fatto che l’uomo necessiti della terra, ma se la terra non ha bisogno dell’uomo allora che senso ha l’uomo? Forse una risposta ce l’ho; una terra senza un essere vivente cosciente e intelligente non ha nessuno che possa apprezzarla e amarla quindi l’uomo deve esserci perché è l’unica creatura che sa riconoscere la Bellezza e la sa amare. Inoltre smettiamola di vedere la natura come un qualcosa di dolce e poetico, nessuno di voi si è mai ritrovato in mezzo ad una eruzione vulcanica esplosiva o ad uno tsunami o terremoto o a qualche evento disastroso del tutto naturale? Io no, per fortuna, ma chi lo ha sperimentato non credo abbia mantenuto una visione poetica. Oppure capita spesso di di sentire ” tranquillo è un prodotto naturale”, per bacco ci sono erbe e funghi che sono in grado di stenderti in pochi minuti…

Infine una mia osservazione che somiglia ad un percezione non razionale. La terra è sicuramente molto più complessa di quanto molti “scienziati” ritengono di aver capito. E forse i meccanismi che la terra mette in moto quando il suo funzionamento viene toccato non sono quelli, come ci stanno inculcando, di distruggere l’organismo che l’ha generato (visione millenaristica e pessimistica), ma di attivare nuovi meccanismi che permettano un nuovo equilibrio che non necessariamente sia distruttivo anche se probabilmente limitante per la causa generante.

Come sapete il riscaldamento globale (Global Warming per usare le parole di Al Gore) viene ritenuto (sempre dai famosi scienziati di cui sopra) conseguenza dell’aumento dell’effetto serra dovuto ad una maggiore emissione di CO2 (anidride carbonica ) da parte dell’uomo (ovvero di origine antropica). Spesso si dimentica di dire che il metano, generato naturalmente dalla decomposizione organica su tutta la terra e in tutto il mare, ha un effetto molto superiore alla CO2: vi ricordo che qualche scienziato, poco tempo fa, aveva concluso con una sua ricerca che gli allevamenti intensivi nella sola Inghilterra di bestiame (in particolare mucche) attraverso i peti, contenenti molto metano, erano una delle cause principali dell’effetto serra e voleva proporre di sopprimerle. (Non sarebbe stato male canalizzare il metano, col permesso della mucca, al fine di uno sfruttamento industriale). In realtà l’aumento di CO2 per causa antropica, anche i più integralisti ritengono che sia solo di qualche percento (mi sembra un 4%) rispetto a quella che naturalmente emette la terra.

Proviamo ad immaginare per un secondo se l’aumento della CO2 invece di essere la causa del riscaldamento globale, fosse solo una misura compensativa del sistema terra in quanto la vera causa sia un’altra (che ne so il sole …) allora l’uomo con i suoi sforzi, secondo il protocollo di Kyoto, interverrebbe limitando la misura compensativa del sistema terra con effetti, se così fosse, ancora più devastanti. Ho detto appositamente “il sole o altro” perché a maggio del 2007 la Nasa ha pubblicato i dati delle temperature dei pianeti del sistema solare prelevati in circa 20 anni dalle varie sonde in giro per lo spazio. Ebbene in tutto il sistema solare le temperature stanno aumentando anche di molte volte in più che sulla terra. Sarà anche da quelle parti colpa della CO2 di origine antropica? Aspettiamo che qualche politico ci dia risposta tramite una Conferenza Nazionale o faccia un sopralluogo su Plutone convocando una conferenza stampa. Speriamo che ci resti. 

Un grave errore di alcuni ambientalisti è la visione limitata dei problemi. Esempio tipico la soluzione dell’inquinamento in città con i trasporti elettrici o con nuove tecnologie a idrogeno. In questo modo fino a poco tempo fa molti politici si riempivano la bocca con promesse, al fine di ripulire le città. Già, si puliscono le città e si sporca da un’altra parte: come quelli che puliscono la casa mettendo la polvere sotto al tappeto. Il trasporto elettrico è sicuramente una bella cosa silenziosa, pulita ci si muove senza inquinare quindi anche molto poetica. Già ma chi ricarica le batterie! Si dice: di notte i consumi sono ridotti quindi le centrali continuando a produrre come di giorno ricaricano le batterie e tutta la filiera dell’energia è addirittura conveniente (il rendimento finale è migliore di quello di un’auto tradizionale! Dice qualche tecnico). Forse! Ma solo per mezzi elettrici di piccola dimensione vorrei vedere se per il trasporto pesante è conveniente e soprattutto possibile. E comunque alla fine si brucia sempre combustibile non rinnovabile.

L’idrogeno poi è stato un grande sogno per i politici dal consenso facile. Ma nessuno si è mai chiesto come generarlo, perché l’idrogeno non è un combustibile naturale. Si può generare da petrolio o metano oppure dall’acqua attraverso procedimento di elettrolisi. Nella prima ipotesi abbiamo solo pulito la città sporcando da un’altra parte lasciando l’economia energetica dipendente dal non rinnovabile, nel secondo caso qualche politico ha detto facciamo delle centrali rinnovabili per generare l’idrogeno. Peccato che in italia con l’eolico e l’idroeletrico, grazie ai comitati del No si sia più arretrati che nel resto di europa. Allora il politico dice <usiamo il fotovoltaico!>. Solo la Toscana ne ha finanziato uno di impianto di questo tipo (costato un bel po’ di soldi). Non si è più saputo niente. Mi piacerebbe vedere la resa.

C’è un altro modo di fare idrogeno: dai rifiuti, attraverso processi innovativi di pirolisi e/o gassificazione. Essendo da rifiuti, anche se non vi è combustione, per tutti è un inceneritore quindi inquina, quindi moriamo tutti, quindi non si può fare, quindi comitati del No, quindi comici, quindi blog, piazze ecc… ecc…I rifiuti è meglio riciclarli (giustissimo!), e quello che resta (tanto e non poco) lasciarlo ai posteri. A proposito l’idrogeno è un gas esplosivo molto più pericoloso del metano se mescolati con ossigeno si innesca senza scintilla, questo non lo dice nessuno…Però è pulito! 

Una conseguenza di questa mentalità è quella di imporre alle nazioni la cui economia è in crescita, limiti all’impatto ambientale, che inevitabilmente significano limiti alla loro crescita. Ci presentiamo alle nazioni in crescita cercando di inculcare loro i migliori dettami ambientalisti. Vogliamo imporre alla CINA, in forte crescita, il protocollo di KYOTO (immaginate che 300 milioni di europei stanno facendo enormi sacrifici per limitare le proprie emissioni e dall’altra parte ci sono 3 miliardi di persone tra INDIA e CINA che stanno , giustamente , crescendo portando i loro consumi nel giro di qualche decennio probabilmente al nostro stesso livello).

Oppure andiamo ad imporre alle giovani nazioni africane di non utilizzare pesticidi minacciandoli di non accettare l’importazione dei loro prodotti: il tutto genera in loro rabbia e umiliazione per una nuova forma di colonialismo indiretto e ancora più perverso. In violazione alle stesse direttive di alcuni ambientalisti che vogliono ridurre il gap con il terzo mondo. 

Tutto lo sforzo ambientalista, come in tutte le società civili, si attua attraverso norme regolamenti e leggi. Tutto bene e pure necessario. Tuttavia in alcuni casi vi sono eccessi che violano le regole del buon senso. Ormai da nessuna parte di Italia non esiste un comitato del NO per qualsiasi iniziativa (attività produttiva manifatturiera, centrale da fonte rinnovabile o da fonte tradizionale ecc…); comitati del No che agitano la bandiera del terrore oppure propongono alle pubbliche amministrazioni alternative, a volte in modo molto poco collaborativo. Però mi chiedo, cosa ce ne facciamo di una pubblica amministrazione, costosa, se alla fine un comitato del NO prende le decisioni? Il comitato del NO è sempre libero da interessi economici o politici più o meno occulti? Ma la pubblica amministrazione ha tecnici pagati per fare questo lavoro. Mi rendo conto che anche qui ci sarebbe da dire qualcosa… Del resto oggi in Italia abbiamo la curiosa situazione in cui comici fanno politica e ad alcuni politici non resta che far ridere.

Mi è capitato di vedere alcuni all’interno di vari comitati del NO tirare fuori fantomatiche ricerche scaricate da internet per invalidare l’operato di tecnici qualificati. Esaltando INTERNET come se fosse Vangelo. Anche qui vale il principio del buon senso che tradotto significa: analizzare chi è l’autore, da chi sono pagate le sue ricerche, perché ha scritto la ricerca e con quale fine. Finché non si analizza questo non si può classificare e conseguentemente validare una qualsiasi informazione che circoli su internet.

Forse la causa primaria di tutta questa confusione è la esaltazione del soggettivismo culturale. Giustamente chiunque può dire qualsiasi cosa, ma si dovrebbe avere buon senso per cestinare le cavolate che a volte emergono. Del resto con un comitato che raccoglie anche poche percentuali dei cittadini, con l’attuale crisi delle istituzioni, per qualche forza politica può essere interessante avere rapporti per racimolare voti.

Un noto politico nazionale ultimamente per fatti di cronaca aveva detto: <purtroppo la politica locale non può più risolvere problemi di questo tipo a scapito del consenso pertanto necessariamente problemi di questo tipo è giusto che siano risolti a livello nazionale> come! Dopo le varie deleghe a regioni province e comuni viene fuori che decisioni importanti debbano essere prese a livello nazionale! Non solo, da questo discorso è implicito che le amministrazioni locali hanno come unico obbiettivo il consenso e forse questo è il vero grande male. Nessun politico oggi è in grado di pensare a lungo termine, nessuno che voglia essere rieletto allo scadere del mandato tocca argomenti di questo tipo che guarda caso sono quelli più importanti per il nostro futuro. 

Ma torniamo all’aspetto normativo degli ambientalisti. Proprio perché necessario darsi regole allora viene nominato qualche tecnico (ben voluto dalle pubbliche amministrazioni o dai partiti che ci stanno dietro) con l’incarico di scrivere ‘ste benedette regole. Con la filosofia dell’impatto zero si stanno scrivendo cose da raccapponare la pelle. Linee guida regionali e provinciali che hanno prescrizioni pesanti (e anche prive di buon senso) e così arzigogolate attraverso un linguaggio roboante e falsamente tecnico che inevitabilmente finiscono per essere un ottimo appiglio affinchè sia possibile dimostrare in via giudiziaria che la stessa iniziativa può essere conforme o non conforme alle linee guida dipendendo da chi le interpreta. Tutto ciò ha una conseguenza diretta poco nota: aumenta il costo di qualsiasi attività e, come in tutte le realtà economiche il costo viene ribaltato sull’utente finale. 

La politica energetica è uno dei pilastri della propaganda ambientalista. Sicuramente è un argomento importante, ma spesso anche questo viene trattato con leggerezza e con tutti i difetti che sopra ho citato. Facciamo una premessa.

L’uomo di un centinaio e più di anni fa aveva poca disponibilità di energia, fondamentalmente poteva contare solo sulla legna (o simili) per scaldarsi e sulle proprie braccia e gambe per crearsi i propri prodotti e per muoversi. Nella migliore delle ipotesi poteva contare sul lavoro animale in grado di fornire una potenza pari a quella fornibile da qualche decina di uomini e niente più. Per i siti adatti l’energia idrica era una evoluzione tecnologica notevole con la possibilità di macinare o realizzare segherie o magli per la lavorazione dell’acciaio, ma ripeto che questa non era una possibilità diffusa e solo quei pochi siti fortunati potevano contare sul lavoro di decine di cavalli fornibile dall’energia idrica. Se facessimo i conti scopriremmo che la disponibilità energetica dell’uomo moderno è superiore di decine/centinaia di volte e volendo molto di più.

Questo ha permesso di poter dedicare meno tempo al lavoro, di avere una produzione superiore alle proprie necessità quindi di operare in un contesto più ampio generando mercato, servizi ecc… ovvero generando la complessità della società con tutte le possibilità di crescita economica e conseguentemente benessere. La causa primaria di tutto ciò, indiscutibilmente, è stato in primis l’avvento della rivoluzione industriale attraverso la tecnologia del vapore, lo sviluppo molto più efficiente di altre forme di energia idrica in tecnologia dell’elettricità e in ultima fase l’avvento dell’era del petrolio (e del non rinnovabile in genere) che ha permesso disponibilità enorme di energia primaria pronta a essere trasformata in energia elettrica (la forma di energia più flessibile e più facilmente trasportabile che si possa immaginare allo stato tecnologico attuale).

Avete mai provato a immaginare cosa significherebbe la nostra vita senza energia elettrica? Certo niente discoteche, niente centri commerciali ma questo non sarebbe forse il peggiore dei problemi soprattutto niente luce in casa, niente frigorifero, niente TV e niente lavatrice; anche qui forse si sopravviverebbe anche se il frigorifero e il freezer hanno permesso una discreta rivoluzione nel mercato dei generi alimentari e sulla nostra dieta potendo conservare per l’inverno o quando si vuole le derrate alimentari, pensate a cosa significhi oggi non avere la lavatrice!. Comunque senza elettricità niente attrezzature ospedaliere, macchinari di indagine non invasiva, attrezzature di ogni tipo…Ma quello che fa la differenza cui spesso non pensiamo è che qualsiasi processo industriale necessita di energia al punto che questa rappresenta una voce di costo in percentuale dal 15-20 % fino anche ad un 70-80% sul costo del prodotto finito. Provate ad immaginare se quell’apporto energetico dovesse essere fornito da altre fonti energetiche (di natura animale, vegetale o altro) oltre alla difficoltà di reperimento, che comporta comunque un aumento di costo, i costi saranno inevitabilmente più alti. Un raddoppio del costo dell’energia primaria si ribalta sul prodotto finito in termini di un 15-20% o di un 70-80% cambiando radicalmente le condizioni di mercato oppure causando la chiusura dell’attività industriale con le conseguenze sociali che potete immaginare. A volte ho provato a far qualche conto per vedere cosa potrebbe significare una economia non basata sul petrolio o su fonti non rinnovabili in genere. La mia conclusione non è stata quella di una catastrofe possibile (sarei tentato a comportarmi come gli ambientalisti predicando la fine del mondo), tuttavia si creerà un nuovo equilibrio che porta una economia molto diversa da quella attuale.

Banalità: industrie con elevati consumi non potranno produrre di notte su tre turni produttivi in quanto se alimentata da fotovoltaico non si riesce a stoccare l’energia per coprire le ore fuori da quelle illuminate, oppure se alimentate da idroelettrica e eolica (ammesso che l’industria si trovi in un sito adeguato, se non ha risorse naturali non si fa niente) se non c’è acqua, anche se il mercato lo richiede, non ci sono possibilità di produrre, se c’è vento si produce se non c’è…ciccia. Tutto questo significa comunque un notevole aumento dei costi e una nuova economia, né meglio, né peggio sicuramente molto diversa sicuramente molto meno consumistica e meno speculativa (questo piace proprio tantissimo agli ambientalisti, questo aspetto “punitivo” nei confronti dell’uomo!)

Certo il petrolio ha un costo ambientale notevole inoltre ha un costo politico e ora economico altrettanto elevato. Il costo ambientale è diretto perché genera CO2 intrappolata da centinaia di migliaia di anni nel sottosuolo (ammessa la validità della teoria del Global Warming) e perché attraverso la combustione emette anche altri composti pericolosi inoltre ha un costo indiretto per disastri ambientali che accadono ad esempio per il suo trasporto e per le complicazioni nei termini della politica internazionale.

Tra il non rinnovabile ha gran voce il metano.

Il metano è sicuramente uno dei combustibili più “puliti”, ma non è assolutamente vero che non inquini. Poco tempo fa in una trasmissione RAI i presentatori arrivarono a dire che il metano non inquina perché non emette CO2. Balle colossali! Eppure nessuno ha smentito e l’informazione è passata. Oltre alla CO2 emette i cosiddetti NOX ovvero nitrati. Vi dico solo che non fanno bene, ma non voglio fare discorsi tecnici. Tuttavia si accettano facilmente centrali a metano anche perché la multinazionale pubblica che lo importa principalmente in Italia fece 15-20 anni fa una meravigliosa pubblicità sul metano piena solo di colori blu e verde con un bambino che correva convincendoci che ci dà una mano. E’ anche vero tutto sommato, ma vedete come l’effetto mass-mediatico sia potente e convincente. Andiamo un po’ più a fondo sul metano.

Il metano arriva in italia principalmente attraverso tubi interrati dalla Russia, Nord Europa dal nord Africa e in piccola parte via mare da qualsiasi parte del mondo grazie all’unico rigassificatore esistente di proprietà, come tutta la rete di trasporto principale, della multinazionale pubblica di cui sopra. Circa un decimo del totale viene dai campi di produzione italiani che sono in lento ma inesorabile esaurimento. I nuovi campi italiani scoperti, però non si possono sfruttare per il problema della subsidenza della pianura padana (vari ricorsi della magistratura verso il principale operatore hanno bloccato ogni possibilità). L’approvvigionamento dalla Russia (circa 1/3) è uno dei più critici in quanto passa dall’Ucraina. Una nazione che ultimamente porge le proprie simpatie all’America, cosa questa che allo zar Putin non garba. Due anni fa ricordate ci fu qualche problema con limitazione di quantità di metano che arrivava dalla Russia (si inventarono tanti motivi, ma era la semplice conseguenza delle tensioni Russia – Ucraina).

I nostri consumi interni sono circa 1/3 per consumi industriali, 1/3 per produrre energia elettrica, 1/3 per scaldare le nostre case. Capite che se la Russia chiude i rubinetti o smettiamo di lavorare o stiamo freddi o senza luce. Esiste una possibilità ed è attraverso i rigassificatori. Cosa sono i rigassificatori? Molto semplice, per trasportare in modo economicamente conveniente il metano occorre congelarlo (si chiamano terminali liquefatori) portandolo allo stato liquido (tiene circa 600 volte di volume in meno) poi viaggia via nave quindi arriva ad un terminale portuale nel quale viene riscaldato (portandolo allo stato gassoso) e reimmesso nei tubi italiani. Uno si chiede, perché tutto questo lavoro? Semplice in tutto il mondo ci sono tanti liquefatori, anche nel mediterraneo, se la Russia ci fa problemi, noi lo compriamo dall’Egitto e in pochi giorni di navigazione è in Italia.

I rigassificatori sono il trionfo della strategia del terrore e dell’impatto zero degli ambientalisti. Innanzitutto la fauna marina muore tutta, in caso di incidente muoiono tutti (girano su internet immagini di un incendio di un rigassificatore in America) e si può fare ma non qui (si chiama sindrome NIMBY non in my back yard cioè “non nel mio campo”) oppure riduciamo i consumi cosi non serve oppure non facciamo assolutamente niente (quest’ultima si chiama sindrome BANANA Build absolutely not anything not everywhere cioè “non fai niente da nessuna parte”) tutto questo sempre attraverso comitati che spesso nascondono altri interessi economici e/o politici tipicamente l’opposizione dell’amministrazione di maggioranza).

Bene, che sta succedendo! L’Inghilterra e l’Olanda, che notoriamente sono imprudenti e non furbi come noi italiani, li stanno costruendo così che dall’Egitto la nave partirà facendosi il mediterraneo, l’oceano atlantico e il mare del nord facendo una tratto di mare 10 volte superiore e scaricando nel nord Europa e il metano dell’Egitto ci arriverà a prezzi più elevati dal mare del nord, avremmo potuto fornirglielo noi facendo fare meno strada alla nave (quindi inquinando di meno) e guadagnandoci.

Ditemi voi!

Torniamo al non rinnovabile. Un combustibile in discussione recente è il carbone. Anche qui un ex monopolista dell’elettrico sta proponendo da anni di differenziare la produzione sul carbone. Chiaramente lui fa il suo interesse col fine di guadagnarci, ma come avrete capito un sistema elettrico serio deve reggersi sulla differenziazione della fonte primaria proprio per evitare intoppi. Anche qui sul carbone gli ambientalisti trionfano. E sporco, genera CO2, e muoiono tutti…Basta! Possibile che non si riesca a ragionare a lungo termine?

Su una centrale autorizzata all’ex monopolista del settore elettrico da una giunta di centro destra in una regione italiana e già cantierizzata, cambiata l’amministrazione (ovviamente con centro sinistra) questa ha invalidato l’autorizzazione e bloccato i lavori. Neanche nella peggiore repubblica delle banane succede questo! L’Italia è veramente un paese meraviglioso, mi sento come Alice nel paese delle meraviglie. 

Il nucleare: (qui qualcuno sta affilando le armi, finalmente! Sta pensando) vi invito tutti a cercare informazioni sul referendum e vedere un po’ di storia su quello che successe e quello che doveva essere fatto. Purtroppo abbiamo tutti la memoria corta, perché l’enorme valanga di informazioni che ci arrivano non restano nella nostra testa. E questo è molto buono per chi ci vuole manipolare. Al di là di come andarono le cose, anche se noi italiani buttammo il bambino con l’acqua sporca, la decisione è stata presa e ormai siamo fuori da tutte le possibilità. Per fortuna! Dicono gli ambientalisti. Ma speriamo che ci sia sempre petrolio e metano dico io. Nel nucleare si coniuga poi il fronte antimilitarista con quello ambientale e il caso Chernobyl è un vero cavallo di battaglia per gli ambientalisti. Verrebbe da dire fortuna che c’è stato questo disastro altrimenti cosa ci avrebbero raccontato per far chiudere il nucleare? Certo anche altri paesi hanno detto no al nucleare, ma prima di chiudere si fanno funzionare gli impianti fino a ammortizzare i costi sostenuti dalla collettività, noi abbiamo staccato tutto e abbiamo cadaveri che avrebbero almeno potuto funzionare compensando gli enormi investimenti di allora e in aggiunta abbiamo speso una montagna di soldi per tenerli spenti perché un impianto nucleare non si può spegnere come una lampadina. Ricordo che quando qualcuno ai tempi del referendum lo diceva gli davano dell’incompetente e del bugiardo fascista! 

Sappiate che ci sono poco meno di 60 centrali nucleari in Francia di cui 6 sono indirettamente dedicate all’italia, 2 in Svizzera che generano anche per l’Italia, 1 in Slovenia (credo partecipata dall’ex monopolista dell’elettrico) e altre che si stanno costruendo in altri paesi in europa (sempre partecipate dall’ex monopolista ).

Allora mi viene da pensare questo! Abbiamo detto no al nucleare (così almeno ci hanno detto gli ambientalisti), eppure ci facciamo fornire energia generata dal nucleare in quanto ne abbiamo bisogno: quindi riversiamo sui nostri vicini l’onere ambientale del nucleare e noi ci prendiamo il prodotto bello pulito. Neanche i peggiori colonialisti hanno mai fatto questo. La Francia ce la fa pagare cara ripagandosi ampiamente dei propri oneri e in caso di crisi petrolifera può continuare a fornire di energia tutto il paese, ovviamente staccherà gli interruttori verso l’Italia. E in caso di incidente ci becchiamo comunque le radiazioni.

A proposito lo sapete che dopo la rinuncia del governo al deposito di Scansano Ionico per le scorie nazionali, evento di grande portata mediatica e grande occasione di visibilità per ambientalisti , no global, pacifisti di estrema sinistra, sindacati , una “grande vittoria del movimento ambientalista”, alla fine il materiale radioattivo di CAORSO in provincia di Piacenza (presente da almeno 20 anni) ce lo teniamo noi! Lo ha detto nessuno che qui vicino (chi scrive risiede in Emilia Romagna) abbiamo materiale radioattivo pericoloso. Il trionfo di Scansano ionico è stata la nostra sconfitta. Propongo di fare una bella manifestazione perché anche noi non lo vogliamo più! Forza ambientalisti, sindacati, no global, estrema sinistra facciamo concerti facciamoci sentire se lo beccherà qualcun altro. 

Insomma come risolvere il problema energetico? Direte voi. Torniamo alle proposte degli ambientalisti. Il rinnovabile si divide in tre filoni: idroelettrico, eolico, biomasse (solida, gassosa e liquida es.: legna, biodiesel, biogas).

Dell’idroelettrico il maggior sviluppo si è avuto negli anni 30 e molte opere di quegli anni oggi sarebbero impossibili da fare (non tecnicamente, ma amministrativamente e per i vari comitati) e oggi si avanza col cosiddetto miniidro di qualche migliaio di kW e anche meno, Anche per piccoli impianti tuttavia nascono comitati del no o le pubbliche amministrazioni fanno storie. Sembra strano, ma oggi un vecchio mulino ad acqua viene tutelato e da tutti riconosciuto qualcosa di molto poetico e bello, ma se c’è da fare una centrale piccola come un mulino tutti hanno da ridire. Forse bisognerebbe chiamarla non centrale perché il nome evoca terrori ma “mulino per generazione elettrica” . Sì … mi piace molto ma da dove esce la farina? Dai fili! Risponderei.

Eolico, lasciamo perdere! Comitati del no a volontà e associazioni contro l’eolico… 

Biomasse: bello ma puzzano e poi è un inceneritore quindi emette DIOSSINA (la tragedia di Seveso è un altro cavallo di battaglia, ma nessun ambientalista sa che le centrali ne emettono molto poca e che i fumi sono controllati: ne emette molto più il camino di casa) quindi moriamo tutti quindi i comici quindi le nanoparticelle quindi nel giro di pochi anni di nuovo moriamo tutti. Tra l’altro lo si vede come un settore che indirettamente aiuterà quello dell’agricoltura attualmente in crisi. Speriamo che la politica riesca in questo caso a fare il suo mestiere senza fare promesse straordinarie. Tutti gli operatori sono in attesa di una nuova legislazione, staremo a vedere. A proposito, abbandonando per un attimo la generazione di elettricità, lo sapete che se destinassimo tutta l’area coltivata italiana a produrre carburante rinnovabile copriremmo solo il 17% dei nostri consumi per il trasporto? 

Poiché su questi fronti non ci sono più slogan di facile visibilità o per lo meno quelli che ci sono sono ad alto rischio, oggi il politico ambientalista ha ideato due filoni di intervento stile “slogan”: risparmio o efficienza energetica, fotovoltaico. Andiamo a vedere in dettaglio

Risparmio/ efficienza vuol dire che attuo un meccanismo che per fare le stesse cose richieda un minor consumo di energia elettrica. Giusto per chiarezza i consumi dell’elettrico in Italia sono per ¼ le utenze civili (cioè casa nostra), ¼ utenze commerciali e pubbliche, ½ utenze industriali (consumi necessari per produrre prodotti finiti o semilavorati che generano reddito). Effettivamente sprechi ce ne sono soprattutto in casa nostra e in utenze commerciali un po’ meno per le utenze industriali in quanto essendo in Italia molto cara l‘energia elettrica tutti coloro che avevano vantaggio a risparmiare nel loro processo lo hanno già fatto. Chi era incerto perché i risultati dell’eventuale intervento non erano economicamente premianti con un po’ di incentivazione si può convincere. Ci sono altre misure possibili, ad esempio motori elettrici ad alto rendimento, che correggeranno in riduzione i consumi a pari processo… comunque non è una soluzione e potrebbe ridurre i consumi di pochi punti percentuali sul totale nazionale. C’è sicuramente più carne nel settore civile anche solo con lampadine a alta efficienza ed elettrodomestici di ultima generazione (ovviamente più costosi) anche qui si potrebbe ridurre i consumi forse di qualche decina di punti percentuali, ma riportati sul totale nazionale (essendo il consumo civile solo ¼ un 10% di riduzione nel civile si riporta a livello nazionale solo per il 2,5%) non fanno miglioramenti miracolosi. Lo stesso si potrà fare sul rimanente settore commerciale. Insomma riversando nuovi investimenti agli utenti finali si può sperare di togliere nella migliore delle ipotesi l’import di energia elettrica dall’estero che è un 10% del consumo di punta nazionale circa. Ma come vedete non si spengono le centrali come molti stanno dicendo in realtà importiamo di meno lasciando tutta la produzione nazionale così come si trova attualmente. Da un punto di vista etico però è giustissimo risparmiare e anch’io lo faccio, ma non è una soluzione strutturale è la più comoda perché è “politicamente” poco costosa (nessun comitato del no, nessun rischio e condivisibile anche dall’uomo medio qualunque). 

Fotovoltaico. Anche questo è un fronte privo di rischi per qualsiasi politico (non ci sono emissioni, rumore, comitati del no). Posto che nessuno ha mai fatto un bilancio completo energetico della produzione di energia elettrica ovvero nessuno ha mai computato tutta l’energia termica e elettrica necessaria a purificare e trattare il silicio fino ad arrivare al pannello finito e la produzione di tutta l’elettronica di controllo ecc. ecc.. e quanto costerà lo smantellamento/demolizione raffrontato con quello che produrrà negli anni di funzionamento. Ma trascurando questi aspetti sicuramente il fotovoltaico è una delle fonti più pulite almeno durante il suo funzionamento (ma non a impatto zero per quanto sopra detto).

Bene immaginiamo una casa funzionante solo col fotovoltaico. Di giorno se c’è il sole non ci sono problemi, se ci sono le nuvole iniziano i guai di notte si deve spegnere tutto. A dir la verità non sarebbe un grosso problema. Qualcuno dirà: ci son le batterie! Giusto, ma per avere adeguata autonomia occorre riempire una camera con batterie al piombo. Immaginate quando dovrete smaltirle e se tutti ci fornissimo di un camerino pieno di batterie al piombo che mediamente dopo qualche anno devono essere buttate in discarica. Certo la tecnologia evolverà e arriveranno batterie a impatto zero per la loro produzione e impatto zero per il loro smaltimento (ci credete davvero?). Proviamo a immaginare una industria che necessiti di 1000 kW di potenza elettrica sono 1,5-2 ettari di pannelli solari (pensate al costo!) e dovrebbe riempire un capannone intero di batterie per lavorare se il cielo è nuvoloso o se vuole uscire dalle ore di maggior irraggiamento è ovvio che riducendosi di molte volte la sua potenzialità produttiva il costo del prodotto finito aumenterà ancor di più. 

Tuttavia sono perfettamente d’accordo a fare autoproduzione di energia in ogni famiglia così tutti impariamo che l’energia è una cosa preziosa e impariamo a non sprecarla. Capite però, che non può essere la soluzione è solo un piccolo contributo alla soluzione del problema. 

Io non ho soluzioni voglio solo mettervi sul piatto tutti gli aspetti di questo strano e controverso mondo dove i tecnici non possono avere parola e quelli che ce l’hanno sono all’ombra e su comando dei politici. Sperando che almeno l’evidenziazione di tutti gli aspetti serva a far capire come sia complicato il mondo dell’energia; conseguentemente chiunque vi proponga una soluzione facile ed immediata oltre a farlo internare deve essere da voi immediatamente respinto.

Una grave errore degli ambientalisti “onesti” è stato quello di dare un colore politico alla sensibilità ambientale trasformando un problema assoluto in una scelta di schieramento. L’unico modo per trovare una soluzione è quello di sedersi “onestamente” attorno ad un tavolo e ragionare di tutti questi aspetti con i migliori tecnici e politici più “intellettualmente onesti” che abbiamo (che non coincidono con quelli di maggior visibilità su stampa e televisione) cercando la miglior soluzione e sposarla portandola fino in fondo. Ben sapendo che per qualsiasi scelta, un comitato del no salterà sempre fuori. I risultati li vedranno solo i nostri figli. 

Lasciatemi un ultimo pensiero confessionale. Mi piacerebbe molto che la Chiesa ribadisse correttamente un distinguo fra una mentalità ambientalista neopagana e quello che è l’insegnamento della chiesa cattolica. Soprattutto andrebbe rivisto e approfondito il rapporto uomo-creazione analizzando correttamente quello che è il mandato di Dio all’uomo. La religione giudaico cristiana è stata spesso accusata di averci portato ad una situazione di perversione, nei rapporti con l’ambiente in termini ecologici, a partire dalla frase “domini la terra!”. Sono convinto in realtà che la pagina della Genesi accusata dica molto meglio di come è stata tradotta o predicata nel tempo. Teologi vi prego dite qualcosa! Non parliamo di uomo “giardiniere del creato” perché fornisce una idea sbagliata in quanto il giardiniere, nel significato di oggi, non campa con i frutti del proprio lavoro e perché al suo lavoro si da un connotato puramente estetico.

Mi piacerebbe molto di più: uomo il “mezzadro di Dio”.

Angelo

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Published inVoce dei lettori

3 Comments

  1. Guido Botteri

    Ho provato a riprodurre il testo originale di questo interessante articolo, anche per essere d’aiuto a Walter Frontalini che non è riuscito a leggerlo tutto, e a tutti coloro che volessero farlo.Chiedo scusa per gli eventuali errori.Un mulino per la generazione elettricaScritto da Guido Guidi il 12 – giugno – 2008Le parole che seguono sono il primo contributo di uno dei nostri lettori a questa nuova rubrica. E’ una lunga riflessione ad ampio spettro che, pur scritta con la cognizione di causa di chi opera in un settore strategico, è animata da un sentire personale esclusivo, frutto di sensazioni molto soggettive. Credo che non avremmo potuto sperare in niente di meglio per cominciare a dar corpo al nostro Speaker Corner. Vi lascio alle parole di Angelo, buona lettura.Guido Guidi?Buongiorno o Ciao a tutti,sono un tecnico che lavora in una società che investe nel settore dell’energia. Opero da anni all’interno di questo strano settore, esattamente da poco dopo l’emissione delle nuove norme per la liberalizzazione del mercato dell’energia. Mi sono occupato del mercato del gas e della produzione dell’energia elettrica (da fonte rinnovabile prevalentemente).Con questo mio piccolo contributo voglio solo scambiare opinioni a partire da alcuni pensieri e idee che ho maturato col tempo. Non sono un letterato, la mia formazione è prettamente tecnica: conseguentemente anche la mia esposizione non è dotta e non particolarmente forbita, ma spero che riesca ad esprimere quanto sto pensando.Risiedo in Emilia Romagna e molto di quanto esposto è nato l’anno scorso, quindi dovrete inquadrarlo in quel contesto politico e sociale. Quanto scrivo non ha alcun valore assoluto e forse qualche dato numerico non lo troverete esatto, ma mi piacerebbe sapere se lo condividete: ancor meglio se obiettate, perché coglierei l’occasione per approfondire le mie considerazioni o per modificarle se sbagliate. Però vi posso assicurare che quanto scritto non nasconde alcun interesse economico, politico o di qualsiasi altra natura, capirete leggendo il seguito.Ambiente, clima, catastrofi e fine del mondo? Mah!Energia, ambiente e sviluppo: meglio agitare le acqueCome diceva un carissimo insegnante in risposta a domande vaghe ed imprecise di alcuni studenti: e partiva un prologo necessario alla comunicazione della risposta. Spesso però tale prologo, invece di portare alla risposta, costringeva lo studente alla riformulazione della domanda e durante tale processo lo studente capiva che la domanda era infondata oppure mal posta per la sua confusione mentale. Nel caso di argomenti complessi lo sforzo nella formulazione corretta della domanda creava un buon substrato utile ad una risposta articolata e parimenti complessa.Oggi, malgrado l’enorme mole di informazioni che ci arriva da ogni parte, nessuno riesce più a fare dei distinguo facendo sempre e comunque di tutta l’erba un fascio; passi quando questo è frutto di onesta ignoranza, ma se diventa un metodo per catturare l’attenzione creando terrore indistinto attorno a fenomeni di comune percezione, allora la cosa mi dà molto fastidio. Anche perché chi utilizza questo metodo, apparentemente con le migliori intenzioni, spesso ha un fine che di nobile ha ben poco. Assistiamo in questi ultimi anni ad un sempre maggior interesse mass-mediatico, o per meglio dire, ad una sempre maggior occupazione di pagine di giornali e spazi di trasmissione a livello nazionale, circa l’argomento ambiente, clima, protocollo di Kyoto, Al Gore (Premio Nobel per la pace! Mah!), energia, ecc. Ho volutamente specificato una maggior occupazione di pagine in quanto ahimè, la quantità di informazione che ci arrivano non ha medesimo peso della qualità quindi non sono in grado di farci chiarezza, ma solo di aggiungere qualche nozione apparentemente esaustiva, ma in realtà mirata ad altri scopi. Spesso, su questi argomenti, ruotano enormi interessi economici e finanziari, ma anche politici. Ultimamente forse l’interesse politico è quello che più ha effetto perché attraverso “scienziati” molto accondiscendenti, che non rappresentano affatto la comunità scientifica mondiale, si sta cercando di catturare attenzione (conseguentemente un po’ di finanziamenti) attraverso una enorme pressione mediatica che alcuni grandi mezzi di comunicazione non negano per lo “strano” rapporto che ha con la politica e perché con la “paura” si vendono i giornali. Il problema ambientale esiste, su questo non ci sono dubbi; pure sul riscaldamento globale avrei poco da ridire (questo tra l’altro si percepisce). Ma che le cose in futuro vadano come ci stanno raccontando (sempre la coralità degli “scienziati” coi mezzi di comunicazione e in ultimo, ma non per importanza, i politici) questo è veramente tutto da dimostrare. Mi ricordo, quando a scuola studiavo il Millenarismo, la curiosità e il senso di distacco, piacevole, che provavo leggendo dei terrori che assillavano il popolo di quel tempo. Mi chiedo ora se proprio tutti fossero terrorizzati o se c’era qualcuno che in qualche maniera ci giocava anche per curare i propri interessi. Nulla di nuovo sotto al sole. Chi mi legge non si aspetti una dissertazione fine e molto colta, semplicemente nel marasma generale trascriverò alcune cose provando a “distinguerle” dal calderone.Come dicevo sopra, il problema ambientale esiste: il rapporto uomo-terra credo si possa affermare che sia stato da sempre “problematico”. E, a buon senso, non si creda che l’uomo primitivo fosse più rispettoso dell’ambiente dell’uomo moderno. Certo che la terra aveva una popolazione numericamente più ridotta, ma in proporzione molto più impattante; anche perché la sua preoccupazione era quella della sopravvivenza e per questo fine si operava con qualsiasi misura, tuttavia non poteva distruggere l’ambiente in quanto da questo ne riceveva sussistenza. Oppure, con approccio da nomade, consumava le risorse in un posto fino ad esaurimento per poi spostarsi su uno vergine pronto a fornire cibo e quanto necessario alla sopravvivenza.Molti dei cosiddetti ambientalisti hanno completamente perso il rapporto con la Madre Terra e hanno un approccio “poetico-paesaggistico” che nulla s’addice con la realtà. Molti di loro credono che con un buon supermercato ci si possa permettere di non toccare Madre Terra. Quasi di evitare di coltivarla.Io sono di origine contadina (i miei nonni erano contadini) ma, pur avendo perso la capacità di coltivare la terra, ho sicuramente ricevuto la sensibilità del contadino verso la terra. La terra va lavorata, dissodata, regimate le acque ma per riceverne sussistenza e vita. E auguro agli ambientalisti di non dover tornare a campare coi frutti del proprio lavoro sul campo. Vorrei vedere se mantengono l’approccio “poetico”. Pensate inoltre, secondo questo approccio “paesaggistico” dell’ambientalismo, se oggi avremmo potuto avere una città come Venezia che fu fondata disboscando il Cadore e deviando fiumi (credete che le amministrazioni attuali permetterebbero una cosa simile? Non immaginate quanti comitati del NO) oppure se avremmo potuto avere castelli arroccati sul monte (tra l’altro opere militari!).Oggi sulla definizione di impatto ambientale si sono scritti migliaia di libri e altrettanti documenti circolari e leggi. Purtroppo si tende sempre più ad includere nella definizione di impatto qualsiasi cosa anche le meno oggettive o le più capziose. Io sono d’accordo che oggi l’uomo possa fare grossi danni al proprio ambiente, quindi sia necessario limitare la possibilità di danni che l’uomo preistorico non poteva certo fare, ma cerchiamo di utilizzare il buon senso.Un principio potrebbe essere questo: poiché nessuna attività umana è priva di impatto, inteso in senso lato, non bisogna parlare di impatto zero per valutare l’insediamento di una attività di qualsiasi tipo, ma di compromesso accettabile. Qualcuno di voi dirà: “accettabile che vuol dire?” “Accettabile” forse vuol dire che tenga conto dell’uomo non solo come organismo vivente, al pari degli animali, ma nelle sue esigenze primarie di sviluppo e benessere in un nuovo equilibro tutto da ricostruire con l’ambiente. Un equ
    ilibrio in cui si tenga conto che l’ambiente e l’uomo hanno il primo la capacità di compensare in qualche maniera la presenza umana e il secondo una meravigliosa capacità di adattamento e sopravvivenza in un gioco nient’affatto statico ma continuamente in evoluzione in cui l’ago della bilancia oscilla tra gli interessi dell’uno e dell’altro. E l’ambiente sa perfettamente come spostare l’ago della bilancia se l’uomo diventa troppo invasivo. Oggi tutto ciò che è naturale viene ritenuto intrinsecamente buono e quasi divinizzato. Questo approccio nasconde una sorta di “panteismo” una specie di nuova religione pagana, secondo la quale la Natura è buona e l’uomo è cattivo. Alcuni di loro arrivano a dire che “l’uomo è il cancro del pianeta!” e la terra viene nominata come Gaia (il pianeta vivente narrato da ASIMOV) e quasi divinizzata. Sul fatto che la terra sia un pianeta vivente non ho dubbi e che alla fine si possa affermare che sia equiparabile ad un organismo vivente mi sembra accettabile, ma che l’uomo sia il cancro del pianeta mi sembra una frase molto forte e fuorviante. Se è cancro infatti deve essere rimosso. Sappiate che ci sono associazioni ambientaliste che vogliono limitare a tutti i costi la presenza dell’uomo sulla terra ritenendo che, attraverso calcoli basati su varie teorie, si possa arrivare alla catastrofe mondiale qualora si superi un certo numero di abitanti sulla terra e proprio in forza di questo stanno facendo pressioni con tutti i loro mezzi per limitare la presenza dell’uomo.Questa necessità di limitare la presenza dell’uomo sulla terra è una caratteristica comune a molte associazioni ambientaliste e in molti casi è obbiettivo perseguito in maniera indiretta e occulta. Personalmente ho una idea che non riesco a giustificare con solide basi: tutti siamo d’accordo sul fatto che l’uomo necessiti della terra, ma se la terra non ha bisogno dell’uomo allora che senso ha l’uomo? Forse una risposta ce l’ho: una terra senza un essere vivente cosciente e intelligente non ha nessuno che possa apprezzarla e amarla quindi l’uomo deve esserci perché è l’unica creatura che sa riconoscere la Bellezza e la sa amare. Inoltre smettiamola di vedere la natura come un qualcosa di dolce e poetico, nessuno di voi si è mai ritrovato in mezzo ad una eruzione vulcanica esplosiva o ad uno tsunami o terremoto o a qualche evento disastroso del tutto naturale? Io no, per fortuna, ma chi lo ha sperimentato non credo abbia mantenuto una visione poetica. Oppure capita spesso di sentire ” tranquillo, è un prodotto naturale”, per bacco ci sono erbe e funghi che sono in grado di stenderti in pochi minuti !Infine una mia osservazione che somiglia ad un percezione non razionale. La terra è sicuramente molto più complessa di quanto molti “scienziati” ritengono di aver capito. E forse i meccanismi che la terra mette in moto quando il suo funzionamento viene toccato non sono quelli, come ci stanno inculcando, di distruggere l’organismo che l’ha generato (visione millenaristica e pessimistica), ma di attivare nuovi meccanismi che permettano un nuovo equilibrio che non necessariamente sia distruttivo anche se probabilmente limitante per la causa generante.Come sapete il riscaldamento globale (Global Warming per usare le parole di Al Gore) viene ritenuto (sempre dai famosi scienziati di cui sopra) conseguenza dell’aumento dell’effetto serra dovuto ad una maggiore emissione di CO2 (anidride carbonica ) da parte dell’uomo (ovvero di origine antropica). Spesso si dimentica di dire che il metano, generato naturalmente dalla decomposizione organica su tutta la terra e in tutto il mare, ha un effetto molto superiore alla CO2: vi ricordo che qualche scienziato, poco tempo fa, aveva concluso con una sua ricerca che gli allevamenti intensivi nella sola Inghilterra di bestiame (in particolare mucche) attraverso i peti, contenenti molto metano, erano una delle cause principali dell’effetto serra e voleva proporre di sopprimerle. (Non sarebbe stato male canalizzare il metano, col permesso della mucca, al fine di uno sfruttamento industriale). In realtà l’aumento di CO2 per causa antropica, anche i più integralisti ritengono che sia solo di qualche percento (mi sembra un 4%) rispetto a quella che naturalmente emette la terra.Proviamo ad immaginare per un secondo se l’aumento della CO2 invece di essere la causa del riscaldamento globale, fosse solo una misura compensativa del sistema terra in quanto la vera causa sia un’altra (che ne so il sole…) allora l’uomo con i suoi sforzi, secondo il protocollo di Kyoto, interverrebbe limitando la misura compensativa del sistema terra con effetti, se così fosse, ancora più devastanti. Ho detto appositamente “il sole o altro” perché a maggio del 2007 la Nasa ha pubblicato i dati delle temperature dei pianeti del sistema solare prelevati in circa 20 anni dalle varie sonde in giro per lo spazio. Ebbene in tutto il sistema solare le temperature stanno aumentando anche di molte volte in più che sulla terra. Sarà anche da quelle parti colpa della CO2 di origine antropica? Aspettiamo che qualche politico ci dia risposta tramite una Conferenza Nazionale o faccia un sopralluogo su Plutone convocando una conferenza stampa. Speriamo che ci resti. Un grave errore di alcuni ambientalisti è la visione limitata dei problemi. Esempio tipico la soluzione dell’inquinamento in città con i trasporti elettrici o con nuove tecnologie a idrogeno. In questo modo fino a poco tempo fa molti politici si riempivano la bocca con promesse, al fine di ripulire le città . Già, si puliscono le città e si sporca da un’altra parte: come quelli che puliscono la casa mettendo la polvere sotto al tappeto. Il trasporto elettrico è sicuramente una bella cosa silenziosa, pulita ci si muove senza inquinare quindi anche molto poetica. Già, ma chi ricarica le batterie ?Si dice: di notte i consumi sono ridotti quindi le centrali continuando a produrre come di giorno ricaricano le batterie e tutta la filiera dell’energia è addirittura conveniente (il rendimento finale è migliore di quello di un’auto tradizionale! Dice qualche tecnico). Forse! Ma solo per mezzi elettrici di piccola dimensione vorrei vedere se per il trasporto pesante è conveniente e soprattutto possibile. E comunque alla fine si brucia sempre combustibile non rinnovabile.L’idrogeno poi è stato un grande sogno per i politici dal consenso facile. Ma nessuno si è mai chiesto come generarlo, perché l’idrogeno non è un combustibile naturale. Si può generare da petrolio o metano oppure dall’acqua attraverso procedimento di elettrolisi. Nella prima ipotesi abbiamo solo pulito la città sporcando da un’altra parte lasciando l’economia energetica dipendente dal non rinnovabile, nel secondo caso qualche politico ha detto facciamo delle centrali rinnovabili per generare l’idrogeno. Peccato che in italia con l’eolico e l’idroeletrico, grazie ai comitati del No si sia più arretrati che nel resto di Europa. Allora il politico dice . Solo la Toscana ne ha finanziato uno di impianto di questo tipo (costato un bel po’ di soldi). Non si è più saputo niente. Mi piacerebbe vedere la resa.C’è un altro modo di fare idrogeno: dai rifiuti, attraverso processi innovativi di pirolisi e/o gassificazione. Essendo da rifiuti, anche se non vi è combustione, per tutti è un inceneritore quindi inquina, quindi moriamo tutti, quindi non si può fare, quindi comitati del No, quindi comici, quindi blog, piazze ecc, ecc… I rifiuti è meglio riciclarli (giustissimo!), e quello che resta (tanto e non poco) lasciarlo ai posteri. A proposito l’idrogeno è un gas esplosivo molto più pericoloso del metano se mescolati con ossigeno si innesca senza scintilla, questo non lo dice nessuno… Però è pulito! Una conseguenza di questa mentalità è quella di imporre alle nazioni la cui economia è in crescita, limiti all’impatto ambientale, che inevitabilmente significano limiti alla loro crescita. Ci presentiamo alle nazioni in crescita cercando di inculcare loro i migliori dettami ambientalisti. Vogliamo imporre alla CINA, in forte crescita, il protocollo di KYOTO (immaginate che 300 milioni di europei stanno
    facendo enormi sacrifici per limitare le proprie emissioni e dall’altra parte ci sono 3 miliardi di persone tra INDIA e CINA che stanno, giustamente, crescendo portando i loro consumi nel giro di qualche decennio probabilmente al nostro stesso livello).Oppure andiamo ad imporre alle giovani nazioni africane di non utilizzare pesticidi minacciandoli di non accettare l’importazione dei loro prodotti: il tutto genera in loro rabbia e umiliazione per una nuova forma di colonialismo indiretto e ancora più perverso. In violazione alle stesse direttive di alcuni ambientalisti che vogliono ridurre il gap con il terzo mondo. Tutto lo sforzo ambientalista, come in tutte le società civili, si attua attraverso norme regolamenti e leggi. Tutto bene e pure necessario. Tuttavia in alcuni casi vi sono eccessi che violano le regole del buon senso. Ormai da nessuna parte di Italia non esiste un comitato del NO per qualsiasi iniziativa (attività produttiva manifatturiera, centrale da fonte rinnovabile o da fonte tradizionale ecc…); comitati del No che agitano la bandiera del terrore oppure propongono alle pubbliche amministrazioni alternative, a volte in modo molto poco collaborativo. Però mi chiedo, cosa ce ne facciamo di una pubblica amministrazione, costosa, se alla fine un comitato del NO prende le decisioni? Il comitato del NO è sempre libero da interessi economici o politici più o meno occulti? Ma la pubblica amministrazione ha tecnici pagati per fare questo lavoro. Mi rendo conto che anche qui ci sarebbe da dire qualcosa… Del resto oggi in Italia abbiamo la curiosa situazione in cui comici fanno politica e ad alcuni politici non resta che far ridere.Mi è capitato di vedere alcuni all’interno di vari comitati del NO tirare fuori fantomatiche ricerche scaricate da internet per invalidare l’operato di tecnici qualificati. Esaltando INTERNET come se fosse Vangelo. Anche qui vale il principio del buon senso che tradotto significa: analizzare chi è l’autore, da chi sono pagate le sue ricerche, perché ha scritto la ricerca e con quale fine. Finché non si analizza questo non si può classificare e conseguentemente validare una qualsiasi informazione che circoli su internet.Forse la causa primaria di tutta questa confusione è la esaltazione del soggettivismo culturale. Giustamente chiunque può dire qualsiasi cosa, ma si dovrebbe avere buon senso per cestinare le cavolate che a volte emergono. Del resto con un comitato che raccoglie anche poche percentuali dei cittadini, con l’attuale crisi delle istituzioni, per qualche forza politica può essere interessante avere rapporti per racimolare voti.Un noto politico nazionale ultimamente per fatti di cronaca aveva detto: come! Dopo le varie deleghe a regioni province e comuni viene fuori che decisioni importanti debbano essere prese a livello nazionale! Non solo, da questo discorso è implicito che le amministrazioni locali hanno come unico obbiettivo il consenso e forse questo è il vero grande male. Nessun politico oggi è in grado di pensare a lungo termine, nessuno che voglia essere rieletto allo scadere del mandato tocca argomenti di questo tipo che guarda caso sono quelli più importanti per il nostro futuro. Ma torniamo all’aspetto normativo degli ambientalisti. Proprio perché necessario darsi regole allora viene nominato qualche tecnico (ben voluto dalle pubbliche amministrazioni o dai partiti che ci stanno dietro) con l’incarico di scrivere ‘ste benedette regole. Con la filosofia dell’impatto zero si stanno scrivendo cose da raccapponare la pelle. Linee guida regionali e provinciali che hanno prescrizioni pesanti (e anche prive di buon senso) e così arzigogolate attraverso un linguaggio roboante e falsamente tecnico che inevitabilmente finiscono per essere un ottimo appiglio affinché sia possibile dimostrare in via giudiziaria che la stessa iniziativa può essere conforme o non conforme alle linee guida dipendendo da chi le interpreta. Tutto ciò ha una conseguenza diretta poco nota: aumenta il costo di qualsiasi attività e, come in tutte le realtà economiche il costo viene ribaltato sull’utente finale. La politica energetica è uno dei pilastri della propaganda ambientalista. Sicuramente è un argomento importante, ma spesso anche questo viene trattato con leggerezza e con tutti i difetti che sopra ho citato. Facciamo una premessa.L’uomo di un centinaio e più di anni fa aveva poca disponibilità di energia, fondamentalmente poteva contare solo sulla legna (o simili) per scaldarsi e sulle proprie braccia e gambe per crearsi i propri prodotti e per muoversi. Nella migliore delle ipotesi poteva contare sul lavoro animale in grado di fornire una potenza pari a quella fornibile da qualche decina di uomini e niente più. Per i siti adatti l’energia idrica era una evoluzione tecnologica notevole con la possibilità di macinare o realizzare segherie o magli per la lavorazione dell’acciaio, ma ripeto che questa non era una possibilità diffusa e solo quei pochi siti fortunati potevano contare sul lavoro di decine di cavalli fornibile dall’energia idrica. Se facessimo i conti scopriremmo che la disponibilità energetica dell’uomo moderno è superiore di decine/centinaia di volte e volendo molto di più.Questo ha permesso di poter dedicare meno tempo al lavoro, di avere una produzione superiore alle proprie necessità quindi di operare in un contesto più ampio generando mercato, servizi ecc… ovvero generando la complessità della società con tutte le possibilità di crescita economica e conseguentemente benessere. La causa primaria di tutto ciò, indiscutibilmente, è stato in primis l’avvento della rivoluzione industriale attraverso la tecnologia del vapore, lo sviluppo molto più efficiente di altre forme di energia idrica in tecnologia dell’elettricità e in ultima fase l’avvento dell’era del petrolio (e del non rinnovabile in genere) che ha permesso disponibilità enorme di energia primaria pronta a essere trasformata in energia elettrica (la forma di energia più flessibile e più facilmente trasportabile che si possa immaginare allo stato tecnologico attuale).Avete mai provato a immaginare cosa significherebbe la nostra vita senza energia elettrica? Certo niente discoteche, niente centri commerciali ma questo non sarebbe forse il peggiore dei problemi soprattutto niente luce in casa, niente frigorifero, niente TV e niente lavatrice; anche qui forse si sopravviverebbe anche se il frigorifero e il freezer hanno permesso una discreta rivoluzione nel mercato dei generi alimentari e sulla nostra dieta potendo conservare per l’inverno o quando si vuole le derrate alimentari, pensate a cosa significhi oggi non avere la lavatrice! Comunque senza elettricità niente attrezzature ospedaliere, macchinari di indagine non invasiva, attrezzature di ogni tipo… Ma quello che fa la differenza cui spesso non pensiamo è che qualsiasi processo industriale necessita di energia al punto che questa rappresenta una voce di costo in percentuale dal 15-20 % fino anche ad un 70-80% sul costo del prodotto finito. Provate ad immaginare se quell’apporto energetico dovesse essere fornito da altre fonti energetiche (di natura animale, vegetale o altro) oltre alla difficoltà di reperimento, che comporta comunque un aumento di costo, i costi saranno inevitabilmente più alti. Un raddoppio del costo dell’energia primaria si ribalta sul prodotto finito in termini di un 15-20% o di un 70-80% cambiando radicalmente le condizioni di mercato oppure causando la chiusura dell’attività industriale con le conseguenze sociali che potete immaginare. A volte ho provato a far qualche conto per vedere cosa potrebbe significare una economia non basata sul petrolio o su fonti non rinnovabili in genere. La mia conclusione non è stata quella di una catastrofe possibile (sarei tentato a comportarmi come gli ambientalisti predicando la fine del mondo), tuttavia si creerà un nuovo equilibrio che porta una economia molto diversa da quella attuale.Banalità : industrie con elevati consumi non potranno produrre di notte su tre turni produttivi in quanto se alimentata da fotovoltaico non si riesce a stoccare l’energia per coprire l
    e ore fuori da quelle illuminate, oppure se alimentate da idroelettrica e eolica (ammesso che l’industria si trovi in un sito adeguato, se non ha risorse naturali non si fa niente) se non c’è acqua, anche se il mercato lo richiede, non ci sono possibilità di produrre, se c’è vento si produce se non c’è… ciccia. Tutto questo significa comunque un notevole aumento dei costi e una nuova economia, né meglio, né peggio sicuramente molto diversa sicuramente molto meno consumistica e meno speculativa (questo piace proprio tantissimo agli ambientalisti, questo aspetto “punitivo” nei confronti dell’uomo!)Certo il petrolio ha un costo ambientale notevole inoltre ha un costo politico e ora economico altrettanto elevato. Il costo ambientale è diretto perché genera CO2 intrappolata da centinaia di migliaia di anni nel sottosuolo (ammessa la validità della teoria del Global Warming) e perché attraverso la combustione emette anche altri composti pericolosi inoltre ha un costo indiretto per disastri ambientali che accadono ad esempio per il suo trasporto e per le complicazioni nei termini della politica internazionale.Tra il non rinnovabile ha gran voce il metano.Il metano è sicuramente uno dei combustibili più “puliti”, ma non è assolutamente vero che non inquini. Poco tempo fa in una trasmissione RAI i presentatori arrivarono a dire che il metano non inquina perché non emette CO2. Balle colossali! Eppure nessuno ha smentito e l’informazione è passata. Oltre alla CO2 emette i cosiddetti NOX ovvero nitrati. Vi dico solo che non fanno bene, ma non voglio fare discorsi tecnici. Tuttavia si accettano facilmente centrali a metano anche perché la multinazionale pubblica che lo importa principalmente in Italia fece 15-20 anni fa una meravigliosa pubblicità sul metano piena solo di colori blu e verde con un bambino che correva convincendoci che ci dà una mano. E’ anche vero tutto sommato, ma vedete come l’effetto mass-mediatico sia potente e convincente. Andiamo un po’ più a fondo sul metano.Il metano arriva in italia principalmente attraverso tubi interrati dalla Russia, Nord Europa dal nord Africa e in piccola parte via mare da qualsiasi parte del mondo grazie all’unico rigassificatore esistente di proprietà , come tutta la rete di trasporto principale, della multinazionale pubblica di cui sopra. Circa un decimo del totale viene dai campi di produzione italiani che sono in lento ma inesorabile esaurimento. I nuovi campi italiani scoperti, però non si possono sfruttare per il problema della subsidenza della pianura padana (vari ricorsi della magistratura verso il principale operatore hanno bloccato ogni possibilità ). L’approvvigionamento dalla Russia (circa 1/3) è uno dei più critici in quanto passa dall’Ucraina. Una nazione che ultimamente porge le proprie simpatie all’America, cosa questa che allo zar Putin non garba. Due anni fa ricordate ci fu qualche problema con limitazione di quantità di metano che arrivava dalla Russia (si inventarono tanti motivi, ma era la semplice conseguenza delle tensioni Russia – Ucraina).I nostri consumi interni sono circa 1/3 per consumi industriali, 1/3 per produrre energia elettrica, 1/3 per scaldare le nostre case. Capite che se la Russia chiude i rubinetti o smettiamo di lavorare o stiamo freddi o senza luce. Esiste una possibilità ed è attraverso i rigassificatori. Cosa sono i rigassificatori? Molto semplice, per trasportare in modo economicamente conveniente il metano occorre congelarlo (si chiamano terminali liquefatori) portandolo allo stato liquido (tiene circa 600 volte di volume in meno) poi viaggia via nave quindi arriva ad un terminale portuale nel quale viene riscaldato (portandolo allo stato gassoso) e reimmesso nei tubi italiani. Uno si chiede, perché tutto questo lavoro? Semplice in tutto il mondo ci sono tanti liquefatori, anche nel mediterraneo, se la Russia ci fa problemi, noi lo compriamo dall’Egitto e in pochi giorni di navigazione è in Italia.I rigassificatori sono il trionfo della strategia del terrore e dell’impatto zero degli ambientalisti. Innanzitutto la fauna marina muore tutta, in caso di incidente muoiono tutti (girano su internet immagini di un incendio di un rigassificatore in America) e si può fare ma non qui (si chiama sindrome NIMBY “not in my back yard”, cioè “non nel mio campo”) oppure riduciamo i consumi cosi non serve oppure non facciamo assolutamente niente (quest’ultima si chiama sindrome BANANA “Build absolutely not anything not everywhere”, cioè “non fai niente da nessuna parte”) tutto questo sempre attraverso comitati che spesso nascondono altri interessi economici e/o politici tipicamente l’opposizione dell’amministrazione di maggioranza).Bene, che sta succedendo! L’Inghilterra e l’Olanda, che notoriamente sono imprudenti e non furbi come noi italiani, li stanno costruendo così che dall’Egitto la nave partirà facendosi il mediterraneo, l’oceano atlantico e il mare del nord facendo una tratto di mare 10 volte superiore e scaricando nel nord Europa e il metano dell’Egitto ci arriverà a prezzi più elevati dal mare del nord, avremmo potuto fornirglielo noi facendo fare meno strada alla nave (quindi inquinando di meno) e guadagnandoci.Ditemi voi!Torniamo al non rinnovabile. Un combustibile in discussione recente è il carbone. Anche qui un ex monopolista dell’elettrico sta proponendo da anni di differenziare la produzione sul carbone. Chiaramente lui fa il suo interesse col fine di guadagnarci, ma come avrete capito un sistema elettrico serio deve reggersi sulla differenziazione della fonte primaria proprio per evitare intoppi. Anche qui sul carbone gli ambientalisti trionfano. E sporco, genera CO2, e muoiono tutti… Basta! Possibile che non si riesca a ragionare a lungo termine?Su una centrale autorizzata all’ex monopolista del settore elettrico da una giunta di centro destra in una regione italiana e già cantierizzata, cambiata l’amministrazione (ovviamente con centro sinistra) questa ha invalidato l’autorizzazione e bloccato i lavori. Neanche nella peggiore repubblica delle banane succede questo! L’Italia è veramente un paese meraviglioso, mi sento come Alice nel paese delle meraviglie. Il nucleare: (qui qualcuno sta affilando le armi, finalmente! Sta pensando) vi invito tutti a cercare informazioni sul referendum e vedere un po’ di storia su quello che successe e quello che doveva essere fatto. Purtroppo abbiamo tutti la memoria corta, perché l’enorme valanga di informazioni che ci arrivano non restano nella nostra testa. E questo è molto buono per chi ci vuole manipolare. Al di là di come andarono le cose, anche se noi italiani buttammo il bambino con l’acqua sporca, la decisione è stata presa e ormai siamo fuori da tutte le possibilità . Per fortuna! Dicono gli ambientalisti. Ma speriamo che ci sia sempre petrolio e metano dico io. Nel nucleare si coniuga poi il fronte antimilitarista con quello ambientale e il caso Chernobyl è un vero cavallo di battaglia per gli ambientalisti. Verrebbe da dire fortuna che c’è stato questo disastro altrimenti cosa ci avrebbero raccontato per far chiudere il nucleare? Certo anche altri paesi hanno detto no al nucleare, ma prima di chiudere si fanno funzionare gli impianti fino a ammortizzare i costi sostenuti dalla collettività, noi abbiamo staccato tutto e abbiamo cadaveri che avrebbero almeno potuto funzionare compensando gli enormi investimenti di allora e in aggiunta abbiamo speso una montagna di soldi per tenerli spenti perché un impianto nucleare non si può spegnere come una lampadina. Ricordo che quando qualcuno ai tempi del referendum lo diceva gli davano dell’incompetente e del bugiardo fascista! Sappiate che ci sono poco meno di 60 centrali nucleari in Francia di cui 6 sono indirettamente dedicate all’italia, 2 in Svizzera che generano anche per l’Italia, 1 in Slovenia (credo partecipata dall’ex monopolista dell’elettrico) e altre che si stanno costruendo in altri paesi in europa (sempre partecipate dall’ex monopolista ).Allora mi viene da pensare questo! Abbiamo detto no al nucleare (così almeno ci hanno detto gli ambientalisti), eppure ci facciamo fornire energia generata dal nuc
    leare in quanto ne abbiamo bisogno: quindi riversiamo sui nostri vicini l’onere ambientale del nucleare e noi ci prendiamo il prodotto bello pulito. Neanche i peggiori colonialisti hanno mai fatto questo. La Francia ce la fa pagare cara ripagandosi ampiamente dei propri oneri e in caso di crisi petrolifera può continuare a fornire di energia tutto il paese, ovviamente staccherà gli interruttori verso l’Italia. E in caso di incidente ci becchiamo comunque le radiazioni.A proposito lo sapete che dopo la rinuncia del governo al deposito di Scansano Ionico per le scorie nazionali, evento di grande portata mediatica e grande occasione di visibilità per ambientalisti , no global, pacifisti di estrema sinistra, sindacati , una “grande vittoria del movimento ambientalista”, alla fine il materiale radioattivo di CAORSO in provincia di Piacenza (presente da almeno 20 anni) ce lo teniamo noi! Lo ha detto nessuno che qui vicino (chi scrive risiede in Emilia Romagna) abbiamo materiale radioattivo pericoloso. Il trionfo di Scansano Ionico è stata la nostra sconfitta. Propongo di fare una bella manifestazione perché anche noi non lo vogliamo più! Forza ambientalisti, sindacati, no global, estrema sinistra facciamo concerti facciamoci sentire se lo beccherà qualcun altro. Insomma come risolvere il problema energetico? Direte voi. Torniamo alle proposte degli ambientalisti. Il rinnovabile si divide in tre filoni: idroelettrico, eolico, biomasse (solida, gassosa e liquida es.: legna, biodiesel, biogas).Dell’idroelettrico il maggior sviluppo si è avuto negli anni 30 e molte opere di quegli anni oggi sarebbero impossibili da fare (non tecnicamente, ma amministrativamente e per i vari comitati) e oggi si avanza col cosiddetto miniidro di qualche migliaio di kW e anche meno, Anche per piccoli impianti tuttavia nascono comitati del no o le pubbliche amministrazioni fanno storie. Sembra strano, ma oggi un vecchio mulino ad acqua viene tutelato e da tutti riconosciuto qualcosa di molto poetico e bello, ma se c’è da fare una centrale piccola come un mulino tutti hanno da ridire. Forse bisognerebbe chiamarla non centrale perché il nome evoca terrori ma “mulino per generazione elettrica” . Sì, mi piace molto ma da dove esce la farina? Dai fili! Risponderei.Eolico, lasciamo perdere! Comitati del no a volontà e associazioni contro l’eolico… Biomasse: bello ma puzzano e poi è un inceneritore quindi emette DIOSSINA (la tragedia di Seveso è un altro cavallo di battaglia, ma nessun ambientalista sa che le centrali ne emettono molto poca e che i fumi sono controllati: ne emette molto più il camino di casa) quindi moriamo tutti quindi i comici quindi le nanoparticelle quindi nel giro di pochi anni di nuovo moriamo tutti. Tra l’altro lo si vede come un settore che indirettamente aiuterà quello dell’agricoltura attualmente in crisi. Speriamo che la politica riesca in questo caso a fare il suo mestiere senza fare promesse straordinarie. Tutti gli operatori sono in attesa di una nuova legislazione, staremo a vedere. A proposito, abbandonando per un attimo la generazione di elettricità, lo sapete che se destinassimo tutta l’area coltivata italiana a produrre carburante rinnovabile copriremmo solo il 17% dei nostri consumi per il trasporto? Poiché su questi fronti non ci sono più slogan di facile visibilità o per lo meno quelli che ci sono sono ad alto rischio, oggi il politico ambientalista ha ideato due filoni di intervento stile “slogan”: risparmio o efficienza energetica, fotovoltaico. Andiamo a vedere in dettaglioRisparmio/ efficienza vuol dire che attuo un meccanismo che per fare le stesse cose richieda un minor consumo di energia elettrica. Giusto per chiarezza i consumi dell’elettrico in Italia sono per ¼ le utenze civili (cioè casa nostra), ¼ utenze commerciali e pubbliche, ½ utenze industriali (consumi necessari per produrre prodotti finiti o semilavorati che generano reddito). Effettivamente sprechi ce ne sono soprattutto in casa nostra e in utenze commerciali un po’ meno per le utenze industriali in quanto essendo in Italia molto cara l’energia elettrica tutti coloro che avevano vantaggio a risparmiare nel loro processo lo hanno già fatto. Chi era incerto perché i risultati dell’eventuale intervento non erano economicamente premianti con un po’ di incentivazione si può convincere. Ci sono altre misure possibili, ad esempio motori elettrici ad alto rendimento, che correggeranno in riduzione i consumi a pari processo… comunque non è una soluzione e potrebbe ridurre i consumi di pochi punti percentuali sul totale nazionale. C’è sicuramente più carne nel settore civile anche solo con lampadine a alta efficienza ed elettrodomestici di ultima generazione (ovviamente più costosi) anche qui si potrebbe ridurre i consumi forse di qualche decina di punti percentuali, ma riportati sul totale nazionale (essendo il consumo civile solo ¼ un 10% di riduzione nel civile si riporta a livello nazionale solo per il 2,5%) non fanno miglioramenti miracolosi. Lo stesso si potrà fare sul rimanente settore commerciale. Insomma riversando nuovi investimenti agli utenti finali si può sperare di togliere nella migliore delle ipotesi l’import di energia elettrica dall’estero che è un 10% del consumo di punta nazionale circa. Ma come vedete non si spengono le centrali come molti stanno dicendo in realtà importiamo di meno lasciando tutta la produzione nazionale così come si trova attualmente. Da un punto di vista etico però è giustissimo risparmiare e anch’io lo faccio, ma non è una soluzione strutturale è la più comoda perché è”politicamente” poco costosa (nessun comitato del no, nessun rischio e condivisibile anche dall’uomo medio qualunque). Fotovoltaico. Anche questo è un fronte privo di rischi per qualsiasi politico (non ci sono emissioni, rumore, comitati del no). Posto che nessuno ha mai fatto un bilancio completo energetico della produzione di energia elettrica ovvero nessuno ha mai computato tutta l’energia termica e elettrica necessaria a purificare e trattare il silicio fino ad arrivare al pannello finito e la produzione di tutta l’elettronica di controllo ecc. ecc.. e quanto costerà lo smantellamento/demolizione raffrontato con quello che produrrà negli anni di funzionamento. Ma trascurando questi aspetti sicuramente il fotovoltaico è una delle fonti più pulite almeno durante il suo funzionamento (ma non a impatto zero per quanto sopra detto).Bene immaginiamo una casa funzionante solo col fotovoltaico. Di giorno se c’è il sole non ci sono problemi, se ci sono le nuvole iniziano i guai di notte si deve spegnere tutto. A dir la verità non sarebbe un grosso problema. Qualcuno dirà : ci son le batterie! Giusto, ma per avere adeguata autonomia occorre riempire una camera con batterie al piombo. Immaginate quando dovrete smaltirle e se tutti ci fornissimo di un camerino pieno di batterie al piombo che mediamente dopo qualche anno devono essere buttate in discarica. Certo la tecnologia evolverà e arriveranno batterie a impatto zero per la loro produzione e impatto zero per il loro smaltimento (ci credete davvero?). Proviamo a immaginare una industria che necessiti di 1000 kW di potenza elettrica sono 1,5-2 ettari di pannelli solari (pensate al costo!) e dovrebbe riempire un capannone intero di batterie per lavorare se il cielo è nuvoloso o se vuole uscire dalle ore di maggior irraggiamento è ovvio che riducendosi di molte volte la sua potenzialità produttiva il costo del prodotto finito aumenterà ancor di più. Tuttavia sono perfettamente d’accordo a fare autoproduzione di energia in ogni famiglia così tutti impariamo che l’energia è una cosa preziosa e impariamo a non sprecarla. Capite però, che non può essere la soluzione è solo un piccolo contributo alla soluzione del problema. Io non ho soluzioni voglio solo mettervi sul piatto tutti gli aspetti di questo strano e controverso mondo dove i tecnici non possono avere parola e quelli che ce l’hanno sono all’ombra e su comando dei politici. Sperando che almeno l’evidenziazione di tutti gli aspetti serva a far capire come sia complicato il mondo dell’energia; conseguentemente
    chiunque vi proponga una soluzione facile ed immediata oltre a farlo internare deve essere da voi immediatamente respinto.Una grave errore degli ambientalisti “onesti” è stato quello di dare un colore politico alla sensibilità ambientale trasformando un problema assoluto in una scelta di schieramento. L’unico modo per trovare una soluzione è quello di sedersi “onestamente” attorno ad un tavolo e ragionare di tutti questi aspetti con i migliori tecnici e politici più “intellettualmente onesti” che abbiamo (che non coincidono con quelli di maggior visibilità su stampa e televisione) cercando la miglior soluzione e sposarla portandola fino in fondo. Ben sapendo che per qualsiasi scelta, un comitato del no salterà sempre fuori. I risultati li vedranno solo i nostri figli. Lasciatemi un ultimo pensiero confessionale. Mi piacerebbe molto che la Chiesa ribadisse correttamente un distinguo fra una mentalità ambientalista neopagana e quello che è l’insegnamento della chiesa cattolica. Soprattutto andrebbe rivisto e approfondito il rapporto uomo-creazione analizzando correttamente quello che è il mandato di Dio all’uomo. La religione giudaico cristiana è stata spesso accusata di averci portato ad una situazione di perversione, nei rapporti con l’ambiente in termini ecologici, a partire dalla frase “domini la terra!”. Sono convinto in realtà che la pagina della Genesi accusata dica molto meglio di come è stata tradotta o predicata nel tempo. Teologi vi prego dite qualcosa! Non parliamo di uomo “giardiniere del creato” perché fornisce una idea sbagliata in quanto il giardiniere, nel significato di oggi, non campa con i frutti del proprio lavoro e perché al suo lavoro si dà un connotato puramente estetico.Mi piacerebbe molto di più: uomo il “mezzadro di Dio”.Angelo

  2. Ho letto parte del tuo scritto qui sopra, perche ivendo all’estero molte lettere si sono trasformate e quindi le leggo male.
    Molti dei tuoi punti che ho letto (tutti a dire il vero) coincidono con quelli che mio zio mi spiegava questa estate.
    Mio zio e’ titolare di 2 brevetti particolari. Quello che a noi interessa e’ quello del mulino che produce energie elettrica perenne.
    Ora e’ in fase di studo da parte della compagnia statale francese, perche essendo questo mulino di tutte le dimensioni, sono interessati a posizionarli in tutte le arree di sosta e di autogrill. Ma ora stanno anche arvando interressi piu in alto tanto che si vede legato ai piedi del suo progetto.

  3. max pagano

    l’intervento è molto interessante, oltre che lungo, ma presenta notevoli generalizzazioni e superficialità nell’affrontare i temi degli “ambientalisti” e di tante altre cose, ma dato che (meteo permettendo!!!) sto per andare a farmi il weekend fuori, mi riprometto la prox settimana di intervenire su alcuni punti….

    PS: imperdibile il video di Pablo e Pedro in home page… 🙂

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