E’ quanto emerge da una ricerca scientifica riferita a 43 Paesi per il periodo 2000-2019
I dati osservativi indicano che in Italia, Paese che pure in vaste aree gode della mitezza caratteristica del clima mediterraneo, la mortalità invernale supera in media quella estiva, come mostrano i dati di mortalità media mensile 2012-2018 (figura 1) da cui si ricavano 177858 decessi nel trimestre gennaio-marzo, 146807 in quello aprile-giugno, 143515 in quello luglio settembre e 154898 in quello ottobre-dicembre. Tali dati, tuttavia, non ci dicono nulla sulle cause della morte per le quali bisogna ricorrere a studi specifici che prendano in esame mortalità e temperature. In tal senso hanno operato Antonio Gasparrini et al. (2015), giungendo alla seguente conclusione: “La maggior parte del carico di mortalità globale correlato alla temperatura è riconducibile al contributo del freddo. Questo dato di fatto ha importanti implicazioni per la progettazione di interventi di sanità pubblica volti a ridurre al minimo le conseguenze sulla salute di temperature negative, e per le previsioni di effetti futuri degli scenari di cambiamento climatico.”
Assai più di recente Yuming Guo et al. (2021)[1] hanno analizzato le serie temporali su mortalità e temperatura ambientale di 750 località collocate in 43 Paesi per il 2000-2019, periodo nel quale le temperature globali sono aumentate di 0,26 °C per decennio. Su tale periodo si è evidenziando un totale di 5083173 decessi annui associati a temperature non ottimali, che rappresentano il 9,43% dei decessi totali per le località considerate e che equivalgono a 74 decessi per 100000 abitanti associati alla temperatura. La maggior parte dei decessi in eccesso è stata causata dal freddo (8,52%), mentre una quantità sensibilmente inferiore è causata dal caldo (0,91%).
Sempre a livello globale, dal 2000-03 al 2016-19 il tasso di mortalità in eccesso associato al freddo è diminuito dello 0,51% mentre quello associato al caldo è aumentato dello 0,21%, portando a un calo netto della mortalità dello 0,30%. I dati rivelano ampie differenze geografiche nell’impatto delle temperature non ottimali sulla mortalità, con l’Europa orientale e l’Africa sub-sahariana che hanno i più alti tassi di mortalità in eccesso.
In sostanza l’aumento delle temperature globali si sta traducendo in una diminuzione della mortalità da eventi termici estremi, fatto questo già evidenziato per l’Europa da Healy (2003), e di tale importante evidenza osservativa dovrebbero a mio avviso dar conto agli utenti i nostri mezzi di informazione, anche invitandoli a comportamenti prudenti nella stagione invernale.
Ciò non toglie che non si debba prestare attenzione ad evitare la mortalità da caldo, soprattutto per quel che riguarda gli areali urbani, per i quali il disagio termico è acuito da fattori a microscala (isola di calore urbano).
Bibliografia
- AA.VV. 2021. World’s largest study of global climate related mortality links 5 million deaths a year to abnormal temperatures.
- https://www.monash.edu/news/articles/worlds-largest-study-of-global-climate-related-mortality-links-5-million-deaths-a-year-to-abnormal-temperatures
- Gasparrini A. et al., 2015. Mortality risk attributable to high and low ambient temperature: a multicountry observational study, The lancet, vol. 386, July 25, 2015.
- Yuming Guo et al., 2021. Global, regional, and national burden of mortality associated with non-optimal ambient temperatures from 2000 to 2019: a three-stage modelling study, The lancet, DOI: 10.1016/S2542-5196(21)00081-4 (articolo disponibile qui: https://www.thelancet.com/journals/lanplh/article/PIIS2542-5196(21)00081-4/fulltext
[1] Il lavoro ha fra i firmatari anche il succitato Antonio Gasparrini.
…tutto vero:il freddo uccide molto di più!
Ma io preferisco il freddo ed il gelo ( siamo in tanti);vivo il semestre caldo con terrore,che ne dite sono anormale?
De gustibus…. e in tal senso le confesso che anche a me il freddo se affrontato con adeguate attrezzature piace e stimola.
Bisogna però anche mettersi nei panni di chi non è adeguatamente attrezzato per affrontare le intemperie e qui posso portarvi una mia testimonianza:
nella mia infanzia, fino alla prima elementare, ho vissuto in località rurali, in abitazioni in cui il riscaldamento non c’era e senza il “prete” (in alti luoghi chiamato frate o monega o…) e cioè lo scaldino alimentato con la brace del camino, era difficile o impossibile infilarsi in un letto la sera.
Ora analizzando ora le serie storiche di mortalità di quegli anni ci si accorge che la mortalità è crollata proprio a seguito delle diffusione del riscaldamento nelle case.
In sintesi case riscaldate, alimentazione migliorata e cure mediche più attente hanno fatto la differenza peer molti di noi.
Buongiorno, scusate, son di nuovo io. Poco fa ho letto questo articolo https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/01/02/clima-impazzito-caldo-sulle-alpi-e-in-alaska-neve-record-in-california-sono-i-2-lati-della-stessa-medaglia-e-il-surriscaldamento-globale-e-si-sta-intensificando/6442164/#cComments
Qui il climatologo del cnr è molto più esplicito. Sembra un film già visto, come l’anno scorso, stessi luoghi, stesso periodo più o meno. Io non sono un climatologo, ma mi chiedo se chi studia climatologia, studia la stessa chimica, la stessa fisica, eccetera. Poi la gente legge ste cose…. Poi arrivano i nobel che in un modo o in un altro avvallano questi concetti carichi di presunta verità assoluta. Mi rendo conto della confusione che può scaturire. Se io cerco di spiegare che non è proprio cosi, alla fine passo per scemo. Perchè?
Mentre la meteorologia studia l’evoluzione del tempo atmosferico giorno per giorno (singoli eventi), la climatologia analizza serie storiche (almeno 30 anni secondo il WMO) e da queste deduce ad esempio
– valori medi ed estremi trend e realistica significatività, discontinuità, ecc. ecc. per le diverse variabili
– tempi di ritorno, frequenze e livelli di anomalia dei singoli eventi
E se poi è una climatologia applicata (come ad esempio la bioclimatologia) non basta limitarsi all’hazard (livello di pericolo) ma occorre anche considerare il rischio e cioè valutare al contempo hazard, esposizione e vulmnerabilità (di una pianta, di un animale, dell’uomo, di apparati tecnologici, ecc.).
E’ chiaro che per i media meteorologia e clima sono la stessa cosa e non potrebbe non essere così perché l’obiettivo dei media non è quello di aumentare il livello conoscitivo e critico dei cittadini ma quello di suscitare in loro emozioni, e cosa c”è di più emotivamente coinvolgente di una nevicata, di un’andata di caldo, di un rovescio violento, di una tromba d’aria?
E’ chiaro che per motivi deontologici un climatologo non dovrebbe farsi coinvolgere in quello che a mio avviso è in molti casi solo un gioco al massacro ma sappiamo che la carne è debole, per cui di fronte a un evento e alla richiesta di associarlo a una tendenza del clima si troverà sempre qualcuno disponibile a offrire visioni millenaristiche e non fondate su dati ….e se uno non è disponibile viene semplicemente fatto sparire dall’orizzonte mediatico….il che per come la vedo io non è per forza un male, come evidenziava il bon Manzoni quando parlava del “raddrizzar le gambe ai cani”….
Basta pensare ai virus influenzali o parainfluenzali; quando si attivano, in estate ????
Auguri a tutti 🙂
È il caso di dire “ il caldo è insopportabile, ma il freddo uccide!? “ Direi di si. A volte mi chiedo se la gente, quasi tutta, si rende conto della fortuna di dover sopportare il caldo. Bell’articoletto. Come al solito basato su dati reperibili e di fatto, reali. Approfitto del commento per augurare un anno nuovo migliore, sotto tutti i punti di vista, di quello che sta per concludersi. Di rinnovare gratitudine a coloro che scrivono nell’agorà del “villaggio”. Nonché della serietà basata soprattutto sulla ricerca e sulla cronaca, puntualmente scartata dai più. Grazie. Ale.
Qualche anno fa Indur Goklany pubblicò uno studio con queste stesse conclusioni, che la mortalità mensile aumenta nei mesi freddi.
Io all’epoca andai a verificare e trovai che effettivamente anche nell’emisfero meridionale, dove le stagioni sono contrarie, la mortalità aumentava nei mesi freddi, che lì sono luglio, agosto, settembre.
Bisogna dire che il momento più freddo della notte non è la mezzanotte, ma l’alba, come so bene dal mio servizio militare. Anche in altri conesti i momenti più freddi tendono ad accumularsi alla fine del periodo freddo.
Sì, ovvio, perché i corpi caldi cedono calore progressivamente finché non interviene una fonte di energia ad aumentare la temperatura. Si tende a dimenticarlo perché la velocità di raffreddamento è proporzionale alla differenza di temperatura, perciò esso rallenta al diminuire di T. Ma non si ferma.