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Accettare l’evidenza (il mondo che vorrei)

Mi “interesso” di climatologia a livello amatoriale da quando, in occasione di un viaggio in tenda e pulmino a Capo Nord, ho appreso nozioni che facevano a cazzotti con il mio immaginario sulle vicende climatiche, che allora era ancora quello dei più.

Ad esempio, durante una visita guidata al Museo di Storia di Oslo, mi raccontarono le saghe vichinghe di Erik il Rosso che fondò nel 982 una colonia in quella che chiamò Groenland, la “sua” terra verde e la “nostra” gelida Groenlandia, e del figlio Lev che scoprì una terra che lui chiamò Vineland e noi chiamiamo Canada. La Groenlandia, una terra verde? Il Canada, un luogo di produzione vinicola? Considerando le tante generazioni di vichinghi che vissero lì da vichinghi, non da esquimesi, l’ipotesi di un’esagerazione solo per attirare coloni da parte di Erik e Lev è da scartare. Solo poi avrei scoperto che quelli erano gli anni del “Periodo caldo medievale”, più “caldi” di oggi.

Qualche giorno dopo, feci un’escursione sullo Jostedalsbreen, il più grande ghiacciaio di tipo “scandinavo” d’Europa. In quell’occasione la guida mi raccontò che, sebbene il Briksdalbreen (la “lingua glaciale” che calpestavamo) da tanto tempo era in continuo ritiro (come testimoniavano una serie di cartelli piazzati lungo il sentiero per arrivarci che indicavano il limite del ghiacciaio nei decenni passati), negli anni ’80 del secolo scorso si era invece ampliata. Ma la Rivoluzione industriale non ha innescato un riscaldamento globale inarrestabile?

Infine, ad un passo dalla meta, visitai il museo di Alta con i suoi 3mila graffiti preistorici all’aperto (ed al freddo) tracciati dagli sciamani di 200 generazioni di indigeni che vissero nei paraggi tra gli 8500 ed il 2500 anni fa e dove oggi non potrebbero più vivere, per il semplice motivo che per il freddo non crescono più alberi, la loro unica fonte di riscaldamento per sopravvivere ai sei mesi senza sole di quelle latitudini (e che servono anche negli altri sei, come posso testimoniare). Al riparo (ed al calduccio) in un edificio era invece raccontata la storia climatica del luogo e del mondo, scoprendo che i paleoclimatologi erano in grado di spiegare tutti questi fatti, incompatibili con la narrativa corrente. Questo mi spinse ad approfondire la questione apprendendo tante nozioni con cui arricchii il mio diario di viaggio che, a quasi vent’anni da quell’impresa e per riempire i lockdown, ho rieditato ed è ora liberamente consultabile sulla piattaforma di google.[1]

Un nuovo incontro con il tema lo ebbi durante le vacanze dell’anno successivo:[2] una settimana in houseboat sul canale francese del Nivernais che scoprii essere stato concepito nel 1782-83 su richiesta di Luigi XVI per collegare la Senna allo Yonne, perché l’alto bacino della Senna aveva difficoltà a rifornire Parigi della legna necessaria per riscaldarla in inverni che erano sempre più lunghi e rigidi. Avrei poi scoperto che gli anni di Luigi XVI erano quelli della “Piccola era glaciale” che segui il “Periodo caldo medievale” di Erik e Lev.

Dopo questi incontri “fortuiti” ho continuato a tenermi informato sulla scienza del clima, anche perché è per sua natura multidisciplinare e quindi ogni articolo che leggo sull’argomento è un’occasione a volte per ripassare ma più spesso per imparare tante cose. Ho così scoperto climatemonitor dove ho avuto il piacere e l’onore di veder pubblicati 3 miei post.[3] Nelle mie intenzioni dovevano essere 5, ma l’argomento che avevo scelto per gli ultimi due mi sembravano anche più “terra terra” di quelli già pubblicati e così evitai di abusare della pazienza altrui:

  1. con il quarto volevo mostrare quanti cambiamenti climatici “eccezionali e senza precedenti” si possono vivere in una vita, basandomi sui titoli di quotidiani e riviste che registrano la percezione della realtà.[4]
  2. con il quinto volevo invece mostrare quanti cambiamenti climatici epocali si sono registrati negli ultimi millenni (diciamo dai graffiti di Alta ad oggi), allungando la lista degli esempi di cui prima.

Mi chiesi: a chi potevano interessare tra i lettori di climatemonitor? A nessuno! Così ho soprasseduto.

L’occasione di questo post è la recente pubblicazione di un altro libro: Accettare l’evidenza (il mondo che vorrei).[5] Questa volta non si tratta di un diario di viaggio ma di un saggio dove tento un’analisi critica dei nostri tempi mettendo a frutto decenni di letture sugli argomenti più disparati.

Come spero si capisca già dal titolo, la critica principale riguarda il rifiuto, da parte dei più, dei fatti anche i più evidenti per interpretare la Realtà, preferendogli invece le ideologie. O, per meglio dire, denuncio il successo di “chi sa e può” che è stato capace di impigrire i più al punto da fargli preferire la visione ideologica della Realtà che gli propina, invece di esercitare quel sano scetticismo che da sempre è l’unico antidoto che abbiamo contro le manipolazioni delle nostre opinioni.

Ovviamente, poiché l’intento è di mostrare a qualsiasi lettore la differenza tra la Realtà dei fatti e la percezione della Realtà, parlo di cose semplici facendo tanti esempi, anche riguardo al riscaldamento climatico. Il mio intento è, infatti, comprendere il contesto in cui l’ideologia del riscaldamento climatico innescato dalle attività umane (insieme a tante altre) è maturata e le modalità con cui è stata propagandata.

Nel libro parlo del clima essenzialmente in tre punti.

Una prima volta nel cap. 4 raccontando della ben nota causa legale che ha visto contrapposti i climatologi M. Mann (l’autore della “mazza da Hockey” che, tra l’altro, lascia senza una spiegazione le vicende di Erik e Lev) e T. Ball: questi accusava il primo di essere un autore di regime (state pen) venendo perciò denunciato per diffamazione. Alla fine, Ball nel 2019 è stato assolto e Mann condannato al pagamento delle spese legali per due ragioni: si era rifiutato di fornire i dati grezzi su cui si era basato per produrre il suo grafico ed aveva applicato una tattica palesemente dilatoria che non era piaciuta al giudice vista l’età di Ball (classe 1938). Senza entrare nei dettagli,[6] mi limito a spiegare che ho usato quest’esempio per mostrare la differenza tra fatti (i dati grezzi), teoria (che sono tutte legittime, anche quella della mazza da baseball) e Scienza (quella con la “S” maiuscola che invece è, o almeno dovrebbe essere, un insieme di teorie conformi ai fatti selezionate dalla comunità scientifica per interpretare la Realtà) in un capitolo in cui cerco di spiegare perché la Scienza (anche quella con la “S” maiuscola) è incapace di guidarci ad una conoscenza certa della Realtà (fisica): il successo della mazza da baseball è un esempio tra i tanti nel libro che la comunità scientifica può “sbagliare” e che in generale per i non addetti ai lavori è difficile capire quando un esperto esprime un’opinione personale che interpreta ideologicamente la Realtà o una teoria che spiega la Realtà registrata dai fatti.[7]

Parlo ancora di riscaldamento globale nel capitolo successivo, dedicato alle fake news diffuse dai mass media “ufficiali”.

Avvio la trattazione analizzando un cartone animato del 1943 commissionato dal governo USA a Walt Disney per svelare ai bambini di tutte le età i meccanismi della propaganda: Chicken Little (Questioni di psicologia, in italiano).[8]

Il cortometraggio (meno di nove minuti) racconta di una volpe che trova il modo di papparsi gli animali di un cortile difeso da un alto recinto e dalla doppietta dell’allevatore: invece di rischiare la pelliccia tentando una razzia, li persuade ad uscire utilizzando quattro “massime” tratte da un libro di psicologia:

  1. Per influenzare le masse, punta prima ai meno intelligenti;
  2. Se gli racconti una bugia, non raccontargliela piccola, ma grossa;
  3. Mina la fiducia delle masse verso i loro leader;
  4. Tramite l’adulazione, persone insignificanti possono convincersi di essere dei leader nati.

Applicandole, è possibile comprendere qualche cosa anche sull’ascesa del nazismo in Germania, il motivo che spinse il governo USA a richiedere il cartone a Disney per aprire gli occhi ai suoi cittadini.

La storia è semplice. Una volpe (senza mai farsi vedere ma sbirciando e parlando da dietro lo steccato) individua un pulcino credulone (1) e lo centra con un pezzo di legno dipinto di blu con su disegnata una stella, quindi lo convince che in realtà si tratta di un pezzo di cielo che cade a pezzi (2) facendolo preoccupare al punto da convincere della cosa anche gli altri animali che cominciano a percepire il cortile come pericoloso. Il caos che si scatena attira l’attenzione del gallo, il capo del cortile, che smonta tutto facendo notare che il presunto pezzo di cielo è solo un pezzo di legno dipinto di blu con su disegnata una stella. La volpe capisce che senza il gallo avrebbe già raggiunto il suo intento, perciò non demorde e da dietro la siepe sparge voci diffamatorie sul gallo (3) per poi convincere il pulcino a sfidarlo (4) in un dibattito proprio sul cielo in frantumi e, durante la resa dei conti, mette KO il gallo con un altro pezzo di legno dipinto di blu davanti agli occhi di tutti. A quel punto, si scatena il panico e tutti gli animali chiedono al pulcino di guidarli in salvo. Questi allora, su consiglio della volpe, li porta fuori dal cortile, ormai percepito come pericoloso, per rifugiarsi in una solida grotta che è però la tana della volpe.

Da questo breve sunto è facile fare tante analogie con la propaganda del riscaldamento climatico innescato dalle attività umane (e non solo). Per comprendere fino in fondo l’esempio, bisogna però fare un piccolo passo indietro e sbirciare nel capitolo 2 dove parlo un po’ di logica ed in particolare nel paragrafo dove elenco alcuni ragionamenti apparentemente corretti ma in realtà fallaci. Meccanismi che sono normalmente utilizzati per propagandare le ideologie, tra cui

  1. Argumentum ab auctoritate, quando si accettano degli argomenti solo perché ci si fida di chi li esprime
  2. Argumentum ad baculum, quando si crea una situazione di paura per indirizzare un ragionamento
  3. Argumentum ad nauseam, quando un concetto è preso sul serio solo perché è ribadito fino alla nausea
  4. Argumentum ad populum, quando si accettano dei ragionamenti perchè popolari
  1. Fallacia della pratica comune, quando si accetta un’affermazione solo perché descrive un andazzo diffuso

Arriviamo così al §5.10 intitolato ovviamente “Sul cielo in frantumi”, dove inizio parlando di volpi, pezzi di legno, galli e pulcini in ambito climatico. Ma lo vediamo nel prossimo post.

P.S. Questo post è più o meno come avevo immaginato l’introduzione ad un libro sulla “climatologia” che ho iniziato a scrivere tanto tempo fa e dov’è “conservata” una bozza del “post perduto” di cui prima.

 

 

 

___________________________________________________________________________

[1] Mimmo a Capo Nord

https://play.google.com/store/books/details?id=Hf58LtvQgVMC

https://books.google.it/books/about?id=Hf58LtvQgVMC

https://www.amazon.it/dp/B09LGLVBDJ

[2] Mimmo in Francia

https://play.google.com/store/books/details?id=0clUEAAAQBAJ

https://books.google.it/books/about?id=0clUEAAAQBAJ

https://www.amazon.it/dp/B09NH3CS43

[3] http://www.climatemonitor.it/?author_name=domenico-mimmo-macrini

[4] Che non ho buttato ma “riciclato” nel giorno 15 del diario di viaggio per Capo Nord

[5] Accettare l’evidenza (il mondo che vorrei)

https://play.google.com/store/books/details?id=sz1OEAAAQBAJ

https://books.google.it/books/about?id=sz1OEAAAQBAJ

https://www.amazon.it/dp/B09JVRWNBK

[6] Per chi volesse ripassare la vicenda, gli dedico il §4.6.1 incluso nella lunga preview gratuita del libro disponibile sulla vetrina di Amazon

[7] Segnalo che la preview gratuita di Amazon va dall’introduzione al capitolo 4, eccetto le sue ultime pagine. Per cui questo mio ragionamento può essere ripercorso per intero.

[8] https://www.youtube.com/watch?v=p_GaYdae4j0

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Published inAttualitàVoce dei lettori

23 Comments

  1. Giuseppe Ambrosi

    Il problema è che l’uomo è cresciuto troppo come numero d’individui e il pollaio non riesce più a contenerli. Quando eravamo in pochi rispetto alle dimensioni, avevamo molta più probabilità di scansare l’evento catastrofico, oggi agli eventi naturali si sommano senza dubbio quelli dovuti all’uomo, che è costretto dalla propria logica evolutiva ad aumentare lo sfruttamento del proprio ambiente; se decidiamo di non fare niente perché non è colpa nostra ci penserà la natura; e se questa dovesse ritenere di conservare la vita sulla terra può persino decidere di eliminare l’essere vivente più fastidioso

  2. AleD

    Domanda breve: l’ipcc scrive fregnacce? Se si, perché nessuno di competente lo denuncia chiaramente?

    • No, direi piuttosto che nessuno legge con attenzione quello che pubblica. Nei corposissimi documenti dell’IPCC, non c’è traccia del disastro sbandierato dai media e dagli attivisti. Leggere per credere.

    • AleD

      ok, ricorderò male io, ma in questo spazio mi par di aver letto più di una volta forti critiche (diciamo anche perculamenti…) ai modelli usati da ipcc per tirar fuori gli scenari futuri, non parla solo dei commenti, intendo proprio come pezzi pubblicati

  3. Giorgio

    @alessandrobarbolini:
    Occhio che:
    1) nessuno nega che le temperature siano mediamente più alte di due secoli fa, ci mancherebbe. Sono le supposte cause che vengono contestate.
    2) la neve in Pianura Padana non è che sia mai stata poi così frequente, non a caso i forti fenomeni nevosi si ricordano per decenni (vedi nevicata dell’85)
    3) galaverna e nebbia sono connesse, in assenza di nebbia i raggi solari sciolgono il ghiaccio
    4) la nebbia è un fenomeno di condensazione e, come tale, necessita sì di condizioni di temperatura/umidità idonee (e infatti già un tempo in città era più rara), ma è anche amplificato dalla presenza di nucleanti, quali il pulviscolo atmosferico (o “polveri sottili”) che nel silenzio più o meno generale è notevolmente diminuito rispetto a quattro o cinque decenni fa.

  4. Pier Luigi

    Sono capitato su “Mimmo a Capo Nord” cercando su Google “Appello di Heidelberg” 7 o 8 anni fa. Comodamente seduto sul divano ho fatto anch’io quel viaggio, così ieri, quando ho letto questo post, mi è sembrato di incontrare un vecchio amico.

    • grazie del complimento. Questa riedizione è molto diversa dalla precedente: oltre ad averla notevolmente ampliata l’ho anche “polverizzata” in tanti piccoli paragrafi così da agevolare la lettura da parte di un pendolare.

  5. Maurizio Rovati

    Caro Domenico. Ci sono indicazioni o suggerimenti nel deprecabile caso in cui i Leader e la Volpe coincidano? Perchè attualmente è proprio il gallo, forse una volpe travestita, ( un… Golpe?) che lancia i pezzi di legno dipinti ai pulcini, mi pare… E non si limita al CC

    • Caro Maurizio, i leader e la volpe possono coincidere in un solo caso: non si vive più nel cortile governato da un gallo che se ne prende cura ma nella tana della volpe che ci vuole solo spolpare. Cioè si è sotto una dittatura, A quel punto non ci sono molte opzioni. Usando le parole dell’esortazione al popolo romano del console Lepido: “la natura ha fissato per ciascuno, anche cinto da catene, una sola fine; e nessuno, se non con l’animo di una donnicciola, attende l’estrema ineluttabilità senza nulla tentare”.

    • Maurizio Rovati

      La disubbidienza in stile gandhiano è un’arma vincente se e solo se ha il seguito di una parte importante della popolazione, facciamo almeno il 25/30%, e si ottiene solo se il popolo “sente” d’esser vessato. Invece, in larga maggioranza, il popolo è ben lungi da tale consapevolezza, non pensa alla dittatura strisciante che viene imposta ogni giorno e guarda ai leader con la speranza d’esser “salvato” dalle loro decisioni, what ever it takes.
      Domenico, non siamo ancora nella caverna, stiamo seguendo docilmente i cartelli, sotto forma di decreti legge indispensabili per risolvere le continue emergenze, che ci indicano il percorso. E quando finalmente ci saremo, beh anche lì tanti rifiuteranno l’idea di essersi sbagliati e continueranno a seguire il martellamento della propaganda e dei consigli… per gli acquisti 😉
      Mala tempora currunt sed peiora parantur

    • Maurizio, siamo d’accordo che i più sono usciti dal cortile . Non so in quanti sono ancora per strada ma temo che la gran parte sia già nella tana della volpe (almeno questa è la tesi che cerco di dimostrare nel mio libro). Per quanto mi riguarda, mi piace pensare di difendere il “villaggio di Asterix”, come ci ricorda GG in testa a tutte le pagine di questo sito. (Se nessuno la vuole, io mi prendo la parte di Obelix, anche se non ho la pancia 😉

  6. alessandrobarbolini

    nel frattempo e non da pochi anni ,gli inverni in valpadana ..italia del nord sono fallimentari …qualcuno illuminare ne di parte glacista ..ne di parte caldista mi spieghi il perche ….senza andare sempre a parare in altri giardini o orticelli in giro per il mondo…anzi l,emisfero settentrionale ……perche non ci sono piu le galaverne frequenti o le tante nevicate o addirittura le nebbie ”?…..a lei il primo rigore signor illustre guido guidi…e ..buon capodanno con l,anticiclone africano

    • Alessandro

      http://www.climatemonitor.it/?p=38906

      Per quanto attiene al clima europeo le cartografie presentate da Alexander et al. (2014) evidenziano le seguenti anomalie associate a AMO negativi:

      Ventosità più accentuata
      Precipitazioni che manifestano anomalie positive sul Centro Europa e negative sul centro del Mediterraneo
      Più lunga persistenza degli anticicloni subtropicali su vicino Atlantico in quanto su mare freddo gli anticicloni si rafforzano.

      Il punto 3 mi pare particolarmente interessante poiché potrebbe significare una maggior frequenza di situazioni di blocco con conseguenti anomalie termiche negative legate a irruzioni artiche.

      Alexander M.A., Kilbourne K.H., Nye J.A., 2014. Climate variability during warm and cold phases of the Atlantic Multidecadal Oscillation (AMO) 1871–2008, Journal of Marine Systems, 133 (2014) 14–26 (http://www.esrl.noaa.gov/psd/people/michael.alexander/alexander.etal.amo.j.Mar.Sys.3-14.pdf)

    • Franco Caracciolo

      Ci provo io che non sono un luminare ma un osservatore disincantato.
      Ciclicità naturale del clima, come Mimmo ha perfettamente illustrato e che potrebbe essere spiegata in moltissimi modi indipendentemente dalle umane attività.
      A puro titolo di esempio: attività solare che non è una costante; fenomeni geotermici sottomarini che condizionano ENSO; attività vulcaniche; cicli astrali che comportano non irrilevanti variazioni dell’orbita del pianeta attorno al sole.
      Ma certo per chi continua a presumere di valutare l’evoluzione del clima sulla scala di 100 anni (gli ultimi ovviamente) e continua a porre al centro del suo mondo la visione antropica, tutto questo è incomprensibile.
      Sinceri auguri di approfondimento speculativo e di felicissimo nuovo anno, a tutti noi!

    • …io vivo e sono nato in p.p.,ma non mi sembra proprio che avvenga quello che lei dice;anzi vi sono stati serie di inverni freddi e nevosi(2008 09 10 11 12 13)con forti nevicate e galaverne intense.In quanto alla nebbia,meglio se si è diradata!

    • Alessandro, se ci fosse una spiegazione non ci sarebbe una discussione. Certo è che in una vita cambiano (climaticamente parlando) tante cose. Io da dilettante ragiono molto terra terra e mi colpiscono le cose strane. Una di queste l’ho nominata in un capoverso dal giorno 15 del mio diario di Viaggio a Capo Nord (consultabile gratuitamente, come ho scritto nel post) facente parte del post che non mi sembrava adatto per climatemonitor:
      “Un altro riscontro empirico [ai mutamenti climatici che si possono osservare in una vita] è la sequenza: 1909, 1912, 1917, 1929, 1933, 1940, 1941, 1942, 1947, 1954, 1956, 1963, 1985, 1986 e 1997. Sono gli anni in cui si è svolta la mitica Elfstedentocht (letteralmente giro delle 11 città), la corsa su pattini tra i canali ed i laghi che uniscono 11 città dei Paesi Bassi e che si tiene solo quando lungo tutto il percorso si forma uno strato di ghiaccio spesso almeno 15cm. Un evento molto raro ma che nel secolo scorso di è tenuto per ben 7 volte su 15 tra il 1940 ed il 1963 (23 anni), 5 volte nei quarant’anni precedenti ed altre 3 nei quaranta successivi.”

      Qualche pagina più avanti faccio notare che coincide grossomodo con l’Oscillazione Multidecennale delle temperature dell’Atlantico misurata dall’indice AMO , uno dei cicli (tra cui quelli giustamente ricordati da Franco Caracciolo) che da “sempre” influenzano il nostro continente e teleconnesso a tanti altri in giro per il mondo.

  7. robertok06

    Bello!

  8. Guido

    https://it.wikipedia.org/wiki/Argumentum_ab_auctoritate
    da cui
    /* La maggior parte di ciò che l’autorità “A” dice sull’argomento “S” è corretto
    “A” dice “P” riguardo all’argomento “S”
    Pertanto “P” è corretto.
    Il punto di forza dell’argomento autorevole dipende da due fattori[1][2]:
    L’autorità è un legittimo esperto della materia
    Esiste un consenso, tra i legittimi esperti della materia, relativamente alla discussione */
    e ancora, gli esempi
    /* “Bisogna cacciare gli artisti dallo Stato perché Platone diceva così (nella Repubblica).”
    “Il giudice ha sentenziato la colpevolezza di Tizio, dunque Tizio è colpevole.”
    “Sta scritto sul giornale.”
    “Lo ha detto la televisione.” */

    a questo aggiungerei il consenso, da
    https://it.wikipedia.org/wiki/Argumentum_ad_judicium
    da cui
    /* L’argumentum ad judicium (o del giudizio) o argumentum ad populum (ricorso al popolo) è un tipo di fallacia di consistenza nella quale si afferma che una tesi sia corretta perché è sostenuta da un gran numero di persone. */
    e ancora, gli esempi
    /* “La maggior parte delle persone sostiene quel partito, dunque quel partito ha ragione.”
    “La maggior parte delle persone crede nell’esistenza di Dio, dunque Dio esiste.” */

    Aggiungerei che sulla vicenda americana dei Vichinghi ho scritto una storia con il nickname di Shelburn, e fondata sulle saghe islandesi, raccontate in maniera scherzosa, ma rispettando ciò che è raccontato nelle saghe.
    https://forum.termometropolitico.it/290620-iceberg-azzurri-foreste-vinland.html

  9. Giorgio

    Applausi. Solo un’osservazione: la mazza è da Hockey (che ha appunto la forma “a L”) e non da Baseball (che è invece dritta).

    • mimmo

      grazie, Giorgio. Ho già apportato la correzione nel doc che contiene tutti i post che alla fine passerò a GG in diversi formati, caso mai qualcuno volesse rileggerseli più comodamente.

      Immagine allegata

  10. Attenzione caro Mimmo, se sarai troppo convincente ed anche se non sarai candidato al Nobel, ti faranno passare per “negazionista e molestatore seriale”.
    Sinceri auguri per la tua Opera.

    • mimmo

      Franco, grazie per gli auguri. Per quanto riguarda le accuse di negazionismo, difficilmente c’è chi ci prova con qualcuno di 180cm, 85kg e che va in rigo con due cinture nere al posto delle bretelle (il mio prossimo libro sarà la tesina che preparai anni fa per l’esame di istruttore di TaiJiQuan)

      Immagine allegata

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