Da qualche decennio a questa parte si parla con superficialità disarmante di transizione energetica, ovvero della sostanziale sostituzione delle fonti energetiche di origine fossile con fonti energetiche rinnovabili, ecosostenibili, verdi.
Le transizioni energetiche sono processi estremamente lunghi che si sviluppano in tempi misurabili in termini di secoli, per cui appare irrealistico ipotizzare che quella vagheggiata dai circoli culturali, sociali ed economici di punta nel dibattito globale sui cambiamenti climatici di origine antropica, possa avvenire in qualche decennio.
Di questi aspetti delle transizioni energetiche ebbi modo di discutere in modo piuttosto esteso, oltre sette anni fa, in questo articolo che commentava un lavoro a firma del professore emerito presso l’Università di Manitoba, nonché uno dei maggiori esperti mondiali di problemi energetici, Vaclav Smil.
Il contenuto dell’articolo può essere riassunto nella considerazione seguente:
l’attuale modello di produzione energetica è fonte di grossi problemi (ambientali, sociali, strategici e via cantando), ma tali problemi è molto difficile che possano essere risolti con interventi costosissimi ed anti-economici che determinino una rapida transizione dalle fonti energetiche di origine fossile a quelle rinnovabili e, soprattutto, a quelle rinnovabili giudicate ideologicamente migliori di altre (fotovoltaico, eolico e biocarburanti). E ciò per il semplice fatto che le tecnologie su cui dovrebbe basarsi l’agognata transizione energetica, non sono ancora mature.
Secondo V. Smil, una tecnologia di produzione energetica si può considerare matura, quando essa è in grado di soddisfare almeno il 5% del consumo globale di energia. Premesso che la stima del consumo globale di energia è un esercizio piuttosto complesso, cerchiamo di capire come sia strutturato, oggi, il consumo energetico mondiale.
Per aiutare la comprensione del problema, mi servirò di un grafico elaborato dal prof. Smil per conto di BP che è liberamente accessibile in rete e che riproduco nella figura seguente.
Come si può facilmente vedere dal grafico, ipotizzando che il consumo globale di energia sia di 160000 TWh, le fonti rinnovabili diverse dall’idroelettrico rappresentano una piccola frazione del totale. Sulla base di una mia personale stima, la quota delle energie rinnovabili diverse da quelle idroelettriche del mix energetico globale dovrebbe oscillare intorno ai 3000 TWh: meno del 2% del totale dell’energia consumata nel mondo. La quota relativa alle fonti energetiche di origine solare ed eoliche, è ancora più bassa, per cui le fonti energetiche rinnovabili diverse dall’idroelettrico, ed a maggior ragione quelle di origine solare ed eolica, contribuiscono al consumo globale di energia, per una quota molto al di sotto della soglia fissata da Smil, per classificare matura la tecnologia.
Appurato che la fonte energetica verso cui si tende, non è matura, si capisce subito che, per avere una transizione energetica veloce come quella ipotizzata dalle avanguardie illuminate globali, prime fra tutte le classi dirigenti dell’Unione Europea, è necessario modificare artificiosamente il mercato, rendendo conveniente, dal punto di vista economico, quello che non lo è. Ciò spiega il concetto espresso da V. Smil, quando parla di interventi costosi ed antieconomici.
Come si vede, il discorso è estremamente lineare e logico, ma molti sembrano non capirlo, per cui nel libro dei sogni, meglio conosciuto come “Agenda 2020-2030”, elaborato dall’ONU, si prevede che uno degli obiettivi, da raggiungere nel 2030, sia quello di “assicurare l’accesso all’energia pulita, a buon mercato e sostenibile per tutti”.
Come si sia potuto giungere a simili farneticazioni, per me resta un mistero, ma non tutti la pensano così e la dimostrazione sta nel fatto che in tutte le scuole italiche e non solo, l’agenda 2020-2030 è diventata uno dei cavalli di battaglia della “didattica innovativa”.
A valle di questa premessa per così dire generale, voglio esaminare un caso particolare in cui l’utilizzo di fonti energetiche non mature e situazioni contingenti di mercato, sembrano confermare quanto scriveva V. Smil nel lontano 2014.
Nel momento in cui scrivo (13/09/2021) tutti i mezzi di comunicazione nostrani riportano, con grande evidenza, la notizia che la bolletta elettrica nazionale, ha subito un aumento del 20% nel secondo trimestre dell’anno e si paventa che essa possa aumentare di un ulteriore 40% nel terzo trimestre dell’anno.
Lo ha detto in un convegno a Genova il Ministro Cingolani. Ad onor del vero qualche voce di dissenso si è levata, ma ha riguardato non l’aumento, quanto la sua entità. I più critici ed anche meglio informati, sostengono che l’aumento c’è stato e ci sarà, ma sarà meno “corposo”. Comunque, sembra pacifico che la nostra bolletta elettrica nel corso del 2021 dovrebbe aumentare. Nel caso peggiore l’aumento potrebbe essere di circa il 60%!
In altri tempi sarebbero scoppiate sommosse di piazza di fronte ad una notizia del genere, ma oggi sembra che la cosa non interessi a nessuno. Solo a qualche osservatore reazionario, le cui capacità di giudizio sono state ridotte dall’età e dalle scarse capacità “visionarie”, come colui che sta scrivendo queste note, in altri termini.
Cerchiamo di capire, ora, le ragioni di un tale aumento dei costi delle forniture di energia. Il Ministro Cingolani è stato chiaro: colpa dell’aumento dei costi del gas e di quelli della CO2.
Mi propongo, in questa sede, di analizzare le due aliquote che concorrono maggiormente all’impennata dei costi dell’energia elettrica in Italia.
Per quel che riguarda il gas, uno lo capisce subito: la ripresa post-pandemica in corso ha fatto aumentare le richieste di gas e, quindi, per la nota legge della domanda e dell’offerta, il prezzo del gas è salito. La situazione è aggravata da due eventi contingenti: la riduzione della produzione di energia elettrica da fonte eolica nel Mar del Nord che ha costretto l’Europa ad incrementare il ricorso al gas naturale e l’accaparramento della produzione di gas naturale liquido da parte delle economie asiatiche, Cina in testa. Per tali motivi dall’inizio dell’anno il prezzo del gas naturale è quasi triplicato e quello del gas naturale liquefatto ha raggiunto prezzi astronomici, caratterizzati da fortissime oscillazioni e, quindi, da grande volatilità. Questi due fatti contingenti dimostrano l’estrema fragilità di un sistema di approvvigionamento energetico basato su fonti energetiche inaffidabili, perché discontinue, come quelle eolica o solare; altre suscettibili di forti oscillazioni di prezzo, perché rappresentano la principale se non unica fonte energetica e che trascura del tutto altre fonti energetiche, demonizzate dalla linea di pensiero principale in campo sociale, politico ed economico, perché caratterizzate da maggiori emissioni di anidride carbonica (carbone o petrolio), o perché invise ai gruppi di pressione ambientalisti (nucleare).
E veniamo, ora, al secondo corno della questione, ovvero il contributo all’aumento delle tariffe elettriche imputabile alla CO2. Si tratta di un problema squisitamente europeo ed è legato alle speculazioni finanziarie in corso nel mercato delle emissioni (ETS). Le stringenti politiche europee di contenimento delle emissioni di anidride carbonica, hanno fatto schizzare alle stelle il prezzo della tonnellata di diossido di carbonio emessa durante i processi produttivi: dai quaranta euro scarsi per tonnellata di CO2 emessa degli inizi del 2021, si è passati agli attuali sessanta euro per tonnellata e si teme che, entro la fine dell’anno, possano essere raggiunti gli ottantacinque euro a tonnellata di CO2 emessa. Come si vede un aumento del 50% già acquisito ed uno del 100% in vista (qui e qui le fonti).
Ed il quadro diventa ancora più fosco se si considera che sulla bolletta elettrica gravano costi come gli incentivi alle rinnovabili, lo smantellamento delle centrali nucleari e via cantando.
Il risultato di questo combinato disposto è la drammatica ascesa dei costi dell’energia elettrica.
Chi pagherà per tutto ciò? Cittadini ed imprese, ovviamente.
Le imprese avranno maggiore difficoltà a competere sul mercato globale, in quanto i diretti competitori dispongono tutti di energia a costi inferiori, con la conseguenza che perderanno quote di mercato e licenzieranno i loro dipendenti. Soprattutto se le aziende sono multinazionali che speculano su tutto e che non ci pensano due volte a trasferire la produzione, ove i costi sono minori. I cittadini saranno, quindi, presi tra l’incudine ed il martello: minori entrate, da un lato, e maggiori costi dall’altro. Ci troviamo di fronte alle condizioni ideali di una tempesta perfetta che potrebbe precipitare il nostro Paese in una spirale, da cui potrebbe non sollevarsi più.
Leggendo un po’ in giro ci si rende conto che per “risolvere” il problema si pensa di trasferire una parte di questi costi dalla bolletta alla fiscalità generale: come se a pagare non fossimo sempre noi.
E tutto questo per contrastare un cambiamento climatico che, secondo la linea di pensiero principale, deve essere imputato solo ed esclusivamente alle emissioni di diossido di carbonio. Tesi che fino ad oggi nessuno è riuscito a dimostrare. Spiace dirlo, ma i foschi scenari che nel corso degli anni sono stati delineati nel villaggio di Asterix, sembra che stiano prendendo corpo nella nostra società.
RICHARD NORTH: The problem isn’t how far electric cars will travel… it’s where the electricity will come from
By Richard North For The Mail On Sunday
Published: 22:02 BST, 7 August 2021 | Updated: 22:02 BST, 7 August 2021
Ministers are convinced that electric cars are the bright green future, opening up our way to an emission-free paradise.
That’s why they have taken the dramatic step of banning the sale of new diesel and petrol cars from 2030. All motorists must turn to battery power within a decade.
No wonder there was much consternation last week when the Prime Minister’s official climate spokeswoman, Allegra Stratton, stated she wouldn’t lead by example and buy an electric vehicle (EV) herself, preferring to stick with her ‘third-hand’ diesel Volkswagen.
Ms Stratton argued that she visits elderly relatives living up to 250 miles away and claimed the limited range of EVs would not allow her to do that easily.
On this point, she was not entirely right. The performance of electric models is improving all the time and many have a range of more than 200 miles without recharging.
But range is the least of the obstacles to a battery-powered future.
Ministers are convinced that electric cars are the bright green future, so they have taken the dramatic step of banning the sale of new diesel and petrol cars from 2030 (stock image)
+3
Ministers are convinced that electric cars are the bright green future, so they have taken the dramatic step of banning the sale of new diesel and petrol cars from 2030 (stock image)
The most serious is the simple fact that electric cars must be recharged from the mains.
They will vastly increase the amount of electricity Britain uses. And generating electricity will remain a dirty, inefficient, highly polluting business for decades to come.
This is where the green dream comes crashing to earth. A 2030 deadline is beyond a pipedream, it is complete fantasy.
As things stand, Britain is already on the verge of power cuts.
The hope, of course, is that all these electric cars and vans would be powered by sources of renewable energy, such as wind or solar, or nuclear reactors. Indeed, if that was the case, electric motoring would be largely emissions-free.
Inquinamento? Una parola complessa dove si intrecciano energia, materiali, spazio fisico, biodiversità, genetica, qualità della vita, denaro e chi più ne ha più ne metta. Sarebbe fantastico se tutte le famiglie italiane cambiassero i vecchi e obsoleti frigoriferi (acquistati più di 10 anni fa!); risparmio energetico, incentivi, più capienza, meno CO2, più efficienza, più commercio, più lavoro, ecc. Ma, se davvero accadesse, si potrebbe ricoprire tutta l’autostrada del sole e probabilmente non basterebbe. Se poi ci mettiamo anche i frigoriferi industriali… Dal momento che in autostrada non ho ancora visto frigoriferi ultimamente, dove andrebbero a finire? Siamo pronti a riassorbire nel sistema ciò che abbiamo prodotto? In definitiva, l’inquinamento è un compromesso con lo sviluppo, più il mondo accelera, più emette e inquina. Dovremmo partire da questo, da ciò che è sotto gli occhi di tutti, invece siamo partiti da una sostanza inodore, incolore e insapore… che fa bene alla biosfera e fa parte di tutti i cicli biochimici del pianeta! E ora la usiamo pure come moneta di scambio….
Ottimo articolo frutto di un’analisi dettagliata della questione.
Che vi sia malafede nell’operato dell’élite continentale, segnatamente tedesca, è fuor di dubbio. Gli articoli dei periodici del gruppo Gedi, in particolare, ma con il contributo del più noto quotidiano milanese più l’informazione della televisione generalista e non che ci ricordano pressoché giornalmente della catastrofe climatica in atto, rappresentano un formidabile strumento di propaganda al servizio di quella stessa élite.
Tuttavia, non vorrei che il monopolio dell’opposizione alla “grande truffa” green o al cosiddetto “great reset” cadesse nelle mani di cospirazionisti alla Qanon.
Ciò che mi lascia perplesso è che non si riesca mai a instaurare, non dico un contraddittorio, poiché mi rendo conto che i “verdi” non solo lo evitano, ma lo impediscono, ma che non vi sia qualche figura autorevole di scienziato disposta a esporsi in prima linea contro questa narrazione uscendo dai confini di un blog internettiano.
Mi sono fatto l’idea che é una scusa, anche se la matrice è ideologica, basta ragionare sulla pressione mediatica e capire che non è una cosa normale
Sono contento che sulla questione da me sollevata si sia sviluppata una discussione pacata ed informata che ha arricchito di contenuti, quanto scritto nell’articolo.
.
Un ringraziamento particolare va a M. Lupicino che ha inquadrato le mie considerazioni in un contesto economico globale, individuando anche gli elementi geopolitici che guidano le nostre scelte economiche. Una volta per riferirsi ai fanti destinati a sacrificarsi per la riuscita di un’avanzata o di una difesa delle posizioni, si parlava di “carne da cannone”. Oggi si ha l’impressione che buona parte dei cittadini occidentali siano diventati “carne da GW”. 🙂
.
Grazie anche a R. Sorgenti per le sue acute riflessioni sulle origini storiche del “problema” GW. Ed anche per i preziosi contributi tecnici che hanno consentito di chiarire alcuni aspetti della produzione di energia e di beni considerati “verdi”, a prescindere, cioè senza tener conto dell’intero processo produttivo, come sottolineato anche da L. Maggiolini.
.
Per quel che riguarda il commento dello Stilita Colombino, vorrei essere ottimista come lui, quando si augura che un “movimento dal basso” sia in grado di cambiare l’indirizzo socio-politico-economico che caratterizza il nostro tempo, ma, purtroppo, sono piuttosto scettico. Credo, invece, che faremo la fine delle rane, come scrive Alessandro.
.
E questo perché l’opinione pubblica, come si diceva una volta, mi sembra troppo imbolsita dal modo continuo ed ossessivo con cui tutti i media “bombardano di accenni ai “cambiamenti climatici” praticamente tutte le trasmissioni, comprese quelle per i più piccoli, che vanno condizionati da piccoli.” come sottolinea G. Botteri nel suo commento.
.
Grazie anche a Roberto K. per i dati che ci ha fornito e che avvalorano ,quanto scrive il W. Post a proposito della crisi dell’approvvigionamento elettrico, causata delle variazioni nel regime dei venti nel Mare del Nord.
.
Circa l’avvento della generazione di energia elettrica mediante reattori a fusione, concordo con Mario che essa potrebbe essere la panacea per la soluzione di tutti i nostri guai, ma lo vedo come uno sviluppo a lunga scadenza, anche in presenza di investimenti colossali. Ogni tanto si legge qualche bella notizia (come per i supermagneti prodotti in Italia e che, sembra, abbiano prestazioni eccezionali), ma poi tutto si ferma e passano anni prima che si torni a parlare di fusione. Ricordo perfettamente che, mezzo secolo fa, la maggior parte degli addetti ai lavori era convinta che, di li a 50 anni, l’energia elettrica da fusione nucleare sarebbe stata una realtà. Il tempo è passato, ma tale eventualità è ancora molto lontana.
Ciao, Donato.
@ Rinaldo Sorgenti
E’ lo stesso identico Leit motif per il quale NESSUNO comunica mai quanta CO2 o quanto inquinamento genera la produzione di una singola auto elettrica. Il fatto che per produrre la tonnellata di accumulatori per singolo esemplare bisogni muovere centinaia di tonnellata di terra e lavorarla è assolutamente secondario, l’importante è evidenziare SOLO che non esce nulla dal tubo di scappamento.
Perchè nessuno specifica quanta CO2 genera produrre un litro di bio-diesel?
Disonestà intellettuale completa, al servizio dei soliti quattro.
Se si fosse fatto sulle auto elettriche un discorso del tipo: imponiamone l’uso nelle citta’, nei grandi centri urbani, nelle aree piu’ inquinate per spostare le emissioni inquinanti altrove, allora avrebbe avuto assolutamente senso.
Ma non avrebbe comportato la rottamazione dell’intero modello di sviluppo occidentale, come chiedono i profeti del great reset: per quello ci vuole la “CO2”, la crisi climatica, il disfacimento climatico, i mari che inondano, i ghiacciai che si sciolgono e chi piu’ ne ha piu’ ne metta.
Il problema non e’ l’inquinamento (di cui non frega assolutamente niente a nessuno, basti vedere come i mari del Pianeta sono ridotti a discarica, o come i minatori lavorano per estrarre le terre rare, senza che le Van Der Leyen di turno se ne facciano alcun problema). Il problema e’ stravolgere questo modello di sviluppo perche’ alcuni ne possano approfittare (grande finanza, Germania in primis), ed altri (leggi classe media) venirne travolti.
l’agenda 2020 e il suo up grade sono la plastica rapprentazione
a firma wef dei sogni della secolare oligarchia monetaria
che vuole il mondo ( e’ loro per l’antica promessa) organizzato secondo
i loro desideri.
l’onu uno dei tanti distretti sovranazionali ( wef, who, oms,fao, onu, un, ecc..) con i quali gia esercitano
un governo mondiale, pardon, una governance globale, e’ la parte incaricata della comunicazione ( manipolazione) per presentare l’agenda come un progetto rivoluzionario che rendera il pianeta piu vivibile piu verde, piu ricco, piu, per dirla con la loro ambigua lingua, piu inclusivo,
tanto frienfly che non avrai piu bisogno della tua proprieta ..” e sarai felice”
come recita umo slogan del wef.
del resto quando non hai una famiglia, cosa te ne fai della proprieta, il concetto di famiglia essendo ormai evaporato lascia spazio alla forma piu liquida dell’individuo lgbt…( e’ un work in progres)
dunque al netto di quella sinistra dichiarazione “vi cacceremo tutti dal nostro pianeta” che e’ l’ agenda 2030 e il suo turbinio di false flag ( climate hoax, corona hoax ecc.) restano due questioni contingenti molto piu serie da risolvere , con quali soldi pagheremo la bolletta del gas russo dei prossimi inverni gelidi fintanto che manterremo la proprieta delle nostre case,
e con quali soldi pagheremo la bolletta dell’ acqua quando la siccita indotta dalla innominabile e distruttiva geoingegneria l’avra resa preziosa come il petrolio?
Caro Angelo: paure, perplessità e critiche totalmente condivisibili. Non sei, non siamo soli in questa *resistenza* (termine per una volta quantomai appropriato). In un mare di devastazione del pensiero, la resistenza del buonsenso, della razionalità, della critica, della conservazione di tradizioni e civiltà, della preoccupazione per i nostri figli. Sottolineo NOSTRI e FIGLI.
Caro Donato sono anni in effetti che prevediamo questo scenario, e il peggio deve ancora venire. Rimarremo sempre col dubbio su chi abbia innescato questa spirale di follia destinata a travolgere l’Europa tutta. I sospettati sono del resto in tanti. A partire dagli ambienti finanziari americani, potentissimi e capaci di orientare le politiche industriali penetrando nei CDA delle società occidentali e influenzandone le politiche, per non parlare della “moral suasion” sui governi sotto la minaccia della speculazione sul debito sovrano. Una Europa impoverita e deindustrializzata appare come l’unica soluzione possibile per evitare che si formi il blocco Europa-Russia-Cina da sempre temuto dall’altra parte dell’Atlantico. In questo senso, il green è l’equivalente di una guerra mondiale capace di annientare l’Europa come potenza industriale.
Anche la Cina ha interesse a indebolire l’Europa in quanto competitor nel manifatturiero, ma ha anche interesse a mantenerla viva come cliente e acquirente di prodotti cinesi. Una Europa allo sbando sarebbe un problema più per la Cina che per gli Stati Uniti.
Infine la Germania. Che continua a commettere sempre gli stessi errori: esprimere in modo imperialista quella che ritiene essere la sua superiorità morale e tecnica sugli altri stati europei, e non essere in grado di correggere in corsa strategie chiaramente sbagliate. Su questi mali storici si è innestata anche l’eredità comunista fortissima nella formazione della cancelliera uscente, e che si concretizza nella pretesa di imporre modelli di economia pianificata: veri e propri Gosplan verdi.
E poi l’Italia, come sempre, al rimorchio di chi appare più forte (leggi Germania in questo caso). Di cui ambisce a fare da fornitore privilegiato di manodopera a basso costo. Senza capire che qualora il Gosplan verde tedesco andasse a rotoli, noi salteremmo in aria ancora prima di loro.
Il quadro è semplicemente desolante. Da una parte ci sono potenze che vedono con favore e probabilmente teleguidano il disastro green europeo. Dall’altra gli egoismi europei e in particolare quelli tedeschi, promettono di accelerare il disastro invece di mitigarlo.
Infine la cultura scientifica sottozero di tutta la classe politica europea, fatta di burocrati, legulei, economisti ma poverissima (a differenza di quella cinese) di scienziati, tecnici e ingegneri. Anche qualora si volesse cambiare treno in corsa, mancano i cervelli e le classi dirigenti adatte per farlo.
Come sempre brillante ed illuminata la prosa e le riflessioni del Dott. M.assimo Lupicino.
Riguardo a chi ha forse avviato questa incredibile e fuorviante ideologia climatista, io ho un’altra idea da quella primaria sopra indicata e che riguarda gli ex-cugini inglesi, ai tempi della Tatcher.
Ricorderete tutti che a quell’epoca la signora di ferro combattè ferocemente contro i minatori inglese e, nel contempo, gli inglesi avevano scoperto ed iniziato a sfruttare intensamente le riserve di Gas nel Mare del Nord.
Sappiamo anche che la BP è la compagnia che detiene (o deteneva) le maggiori riserve di Gas al mondo. Quindi, per una chiara legge di competitività di mercato tra Fonti energetiche, a costoro venne l’idea di approfondire su quali argomenti e terreno potevano contrastare la Fonte che all’epoca era indiscutibilmente (e tuttora lo è) la più importante e disponibile per la produzione elettrica mondiale: il CARBONE!
Si, il Carbone che, indiscutibilmente è anche una BIOMASSA (genere molto sostenuto da certe lobby pseudo-ambientali), però molto lungamente invecchiata e per questo, forse, denigrata dai giovinastri del clima.
Quindi qualcuno nel Nord Europa studiò il contenuto dei principali elementi costituenti i due combustibili: Gas e Carbone e “scoprì” che il secondo ovviamente contiene più Carbonio (da qui il nome) che, quando brucia in presenza di Ossigeno e Termperatura, naturalmente produce la dannata (benefica!) CO2.
Il Gas, invece, che ha una sola molecola di Carbonio e 4 di Idrogeno (CH4), ovviamente, quando brucia (a destino) emette molta meno CO2.
Ma si usa dire che il “trucco” sta nei dettagli che solo alcuni ed i tecnici magari conoscono e che, ovviamente, tengono ben stretto per loro!
Incredibilmente, questa cosetta ebbe la “leggerezza” di raccontartla il CFEO di allora di una grande multinazionale del Gas, durante un convegno internazionale del settore. “Pura” strategia commerciale.
Da li si inventarono il “Protocollo di Kyoto” e tutto quant’altro ne seguì, con ulteriori danni e speculazioni, guarda caso, sempre a danno dell’Italia che, spesso, era un attimino “disattenta” quando fu rono decise e varate le quote di CO2 attribuite come permesse a ciascun Paese UE!
Si da il caso, molto concreto, che nei giacimenti da dove si estrae il Gas (surrettiziamente poi definito “Naturale”, ma di fatto depurato) vi sia sempre presente anche la CO2 (come pure il N2O e l’H2S), in misura variabile da giacimento a giacimento, perchè diverse sono le condizioni e gli elementi che vi hanno dato origine.
E cosa succede in “fase di estrazione” di questi vari Gas?
Che quelli indesiderati a destino, vengono quasi sempre separati dal CH4 (Metano) tramite processi chimici come le Ammine, per separare la CO2 che poi, semplicemente, viene liberata in atmosfera ed immaginate tutti dove finisce!
Ma, per una “banale svista”, tutta questa CO2 (della Fase “pre-combustione”) NON viene ne conteggiata ne attribuita ad alcuno, mentre quella rilasciata poi a destino “post-combustione” è monitorata, conteggiata e salatamente fatta pagare ai … consumatori di elettricità, perchè così contribuiscono a … “salvare” il pianeta!
Onestà intelletuale vorrebbe che bisognerebbe quindi conteggiare tali emissioni GHG nel “Ciclo di Vita” dei vari combustibili ed allora si che ne vedremmo delle belle!
Non vi tedio con le percentuali di CO2 mediamente presente nei vari giacimenti, perchè non vorrei spaventare nessuno, ma qualche tecnico – magari oggi in pensione – potrebbe illuminarci.
Cui prodest, quindi?
In Sardegna sono soliti dire: “Capito mi hai” ?
Gentile Sig, Lupicino,
mi permetta un commento sul blocco Eurasiatico di cui ha discusso: è praticamente impossibile che si verifichi. Esaminiamo il legame tra PRC e Federazione Russa: PRC ed URSS erano nazioni sorelle negli anni ’50 per poi combattere una breve guerra sull’Heilongjiang nel 1969 e puntarsi contro i missili nucleari negli anni ’70. Oggi permane una certa diffidenza da parte dei Russi, che vedono nella PRC un avversario latente in attesa di occupare di fatto la Siberia Meridionale. La Federazione Russa manifesta debolezze a livello industriale ed economico, si salva solo l’industria degli armamenti, grazie anche ad una grande esperienza ed indubbie capacità che la dissoluzione dell’URSS non ha totalmente disperso. L’Europa, o Leuropa che dir si voglia, è quel che vediamo regolarmente, un continente con una forte conflittualità interstatale ed in alcuni paesi intrastatale che viene assopita dalla scarsa propensione militare e dal dominio militare esercitato dagli USA sull’Europa.
In generale vedo la nascita di un blocco Eurasiatico molto difficile, gli USA avrebbero vita facile a scongiurarlo,
Concordo sul punto che nessuno avrebbe interesse ad un’Europa totalmente sfaciata, penso che per gli USA (veri ed unici regolatori dell’Europa) abbiano vantaggio a mantenere lo status quo. Non solo per ragioni strattamente economiche.
In sostanza Leuropa non esiste e non potrà esistere.
Buona giornata
Eh bè, come dice il menestrello Riccardo Cocciante, “era già tutto previsto”.
https://www.youtube.com/watch?v=xLNit8qlwHw
A questo punto mi aspetterei almeno che ci facessero un pò “divertire”, che un qualche istrione dell’AGW gridasse in qualche piazza:
“Venghino Signori e Signore, venghino!!
Al Gran Ballo della Sostenibilità!
Ricche tasse e cotillons!”
Beh, tutto sommato può essere meglio se ci danno la “botta” SUBITO (magari per ora solo una o al massimo due, eh? se no è come battere un cavallo morto …).
Così FORSE (forse …) un pò (un pò …) di gente SI SVEGLIA e non aspetterà dieci anni per accorgersi che con la “riconversione ecologica” e il terrore ambientale sparso a reti unificate glie l’hanno messo nel “sostenibile”, solo per far fare profitti alla nuova industria “Green” dei soliti noti.
Mentre le emissioni mondiali saranno calate di poco perchè nessuno avrà voluto tornare all’età della pietra e nei paesi emergenti ancor meno.
Ma sono pronto a scommettere che il pianeta non avrà preso fuoco anche se sarà già scaduto il limite, ovvero il presunto “punto di non ritorno” (ma basterà spostarlo ancora in avanti, l’AGW è una religione con il Giorno del Giudizio Mobile …).
Immagine allegata
Caro Stilita, non ci daranno mai una botta subito: sanno come bollire la rana (per ora) viva. Vedi solo la gradualità con cui hanno progressivamente limitato le nostre libertà personali (di movimento, lavoro, espressione), fino ad ottenere che una maggioranza di persone ora sostengono convintamente queste limitazioni e maledicono chi vi si oppone.
@Alessandro2
Non so se si possano permettere la tecnica della rana, ne dubito, non credo abbiano così tanto tempo.
Innanzitutto, l’eccesso di propaganda protratto per ANNI può portare ad una reazione, perchè prima o poi qualcuno comincerà a farsi domande, io credo.
“Il troppo stroppia” e al livello in cui sono arrivati stanno già “stroppiando”, secondo me.
Avete notato che Greta è quasi sparita dalle news?
Io credo che non solo sia perchè ha già fatto “il suo lavoro”, come una “ragazza del ’99” mandata allo sbaraglio contro le trincee nemiche, non solo perchè essendo oggettivamente (non voglio moffendere nessuno) una fanatica monomaniaca (sindrome di Asperger: “compromissione qualitativa nell’interazione sociale, modalità di comportamento, interessi e attività ristretti, ripetitivi e stereotipati”) rischia di diventare mediaticamente incontrollabile anche per gli apprendisti stregoni che l’hanno creata, ma anche perchè ormai sta sulle P**LE a sempre più gente (e mi stupirei se non fosse così …), per il suo fanatismo talebano e intollerante.
Quindi, più persistono con una propaganda grottesca come è arrivata ad essere quella dei TG nazionali (stasera ho fatto zapping tra TG1 e TG5, in pratica allarmismo climatico a reti unificate …) e più rischiano il rigetto da buona parte della popolazione.
E, oltre al rigetto per una parte, si rischia pure un'”assuefazione all’allarme” per il resto della gente.
E c’è una ragione collegata ma credo ancora più importante.
Metti che entro, diciamo, tre anni, magari il prossimo oppure nel 2023, ci sia un rallentamento o addirittura una piccola inversione di tendenza nel riscaldamento (possibile, anche solo come evento sporadico) nei paesi OCCIDENTALI (le cui popolazioni sono le uniche “sfigate” sottoposte al “trattamento IPCC”, il terrorismo climatico).
Se il giorno in cui fa molto caldo e ci sono incendi da prima pagina il “popolo bue” si lascia facilmente imbambolare con “è colpa dell’AGW”, che succederebbe, per esempio, con un “estate normale” nell’emisfero Nord, o addirittura un’estate relativamente fredda e piovosa?
Siamo sicuri che riuscirebbero a far passare il ridicolo concetto del “fa più freddo perchè fa più caldo, la colpa è sempre della CO2”?
Io credo che neppure loro siano sicuri di riuscirci.
Per cui, credo che cercheranno di “cogliere l’attimo” ADESSO, quando la gente potrebbe aver già raggiunto il massimo del “terrore climatico”, comunque già abbastanza per menarla abbondantemente per il naso.
Oggi il nostro “europeista ed atlantista” Presidente del Consiglio ha fatto da spalla a Biden (come Peppino con Totò) in quel teatrino che è il “Summit virtuale sul clima” (spacciato dai nostri media come “promosso da Joe Biden con le maggiori economie del mondo”, quando non ci sono nè Cina nè India nè altri attori importanti come la Russia!) ed ha spinto anche lui a fondo sull’acceleratore del terrorismo psicologico del “se non rispettiamo gli impegni ci potrebbe essere un aumento di TRE gradi entro la fine del secolo!”.
Allineandosi subito e per l’ennesima volta anche al “Grande Satana” che secondo me sta dietro a tutto ciò (o, meglio, ciò che viene mandato avanti dal capitalismo mondiale per fare il prossimo step nella globalizzazione): la terzomondista ONU.
Insomma, io credo che stiano spingendo e spingeranno ancora più forte sull’acceleratore.
Tanto che mi chiedo se in Italia un “moderato” finora piuttosto razionale come Cingolani potrà restare al suo posto e fino a quando.
Fino a quando rimane lì, riuscendo ad esprimere almeno alcune posizioni “fuori dal coro ambientalista”, penserò che Draghi e tutto ciò che gli sta dietro (e soprattutto sopra!) si renda ben conto che essendo l’AGW una narrazione ipocrita ed interessata, fatta per inconfessabile business globale, è necessario cercare di gestirla senza fanatismo e senza autolesionismo.
Ovvero senza ascoltare i “gretini”, evitando così che questi scatenino un “Terrore” ambientalista alla Robespierre e alla Saint-Just che porterebbe poi ad una reazione forse altrettanto marcata.
Il giorno in cui invece un “gretino” prendesse il suo posto, aiuto …
Ciao.
Caro Stilita, non ti preoccupare. Squadra che vince non si cambia, infatti Greta è stata arruolata di recente nell’altrettanto nobile causa dell’aborto. Che sia per global warming o altro, il minimo comune denominatore di quegli ambienti è sempre neo-malthusiano.
Quanto al “se le temperature dovessero scendere”… Beh innanzitutto nell’ultimo anno sono scese eccome, grazie alla Nina. Il problema è stato risolto raccontando l’esatto contrario, ovvero che fa sempre più caldo. Quando sei padrone della narrativa, la “verità” diventa un fatto del tutto irrilevante. E se proprio dovesse andare male, stai sicuro che uscirà fuori l’ennesima revisione dei dataset climatici che del tutto casualmente raffredderà il passato, chiamerà in causa i campionamenti marini difettosi e quant’altro..
Quando hai a disposizione una Pravda globale, perché preoccuparti di come stanno veramente le cose? La verità sei tu.
Caro Lupicino,
temo che tu abbia ragione.
Con praticamente l’intero sistema dei mass-media occidentali (servi della politica che a sua volta è serva del business) al servizio della “causa” dell’AGW la “verità” è e sarà sempre quella raccontata dai media stessi.
Se anche diminuissero gli incendi (quasi sempre dolosi, per altro, e indipendenti dal “riscaldamento globale”) basterà assegnare loro il doppio del tempo nei TG e … “voilà!”, il gioco allarmistico sarebbe fatto lo stesso.
Se diminuisse la temperatura estiva media in Europa andrebbero a fare il cherry-picking degli aumenti nell’emisfero australe o in Siberia e ce la menerebbero ogni giorno su quelli.
Purtroppo la massa della gente ha perso la capacità di senso critico e possono farle credere ciò che vogliono, a meno di toccarla direttamente, palesemente e duramente negli interessi.
Probabilmente il mio è soprattutto un “wishful thinking”, la speranza che facciano degli errori di comunicazione prima che il danno che stanno per farci diventi irrimediabile.
Magari, chissà, che i tedeschi ci spingano troppo forte per recuperare il prima possibile gli investimenti fatti sull’automotive elettrica, che non pare stia andando secondo le loro previsioni (se non secondo gli entusiasti fautori, in buona o in cattiva fede, dell'”auto elettrica conviene già oggi!”, ovviamente …) soprattutto dove c’è concorrenza.
https://www.ansa.it/canale_motori/notizie/industria/2021/06/28/volkswagen-id.4-x-e-crozz-andamento-lento-vendite-in-cina_00e9a147-ad61-45c9-9029-8c3cbdbfc345.html
Su Greta e l’aborto non ne sapevo niente.
Per quel che mi riguarda, però, non vedo alcun neo-malthusianesimo in giro, PURTROPPO.
Almeno se per malthusianesimo si intende la decrescita della popolazione a livello globale, planetario.
Anzi, vedo quasi il contrario: l’assoluta mancanza di dibattito (e figuriamoci le iniziative, quasi inesistenti da sempre!) sulla SOVRAPPOPOLAZIONE, che è la maggiore responsabile dell’aumento delle famigerate, colpevolizzate e probabilmente invece pressochè innocenti “emissioni” ma soprattutto del consumo di risorse e dell’inquinamento.
Perchè “un Pianeta B ESISTE”, checchè ne dicano i “gretini”: è la Terra di 50 anni fa, con la metà della popolazione (ma nessuno si sentiva “solo” e andavamo perfino sulla Luna …).
Se non se ne parla più da almeno gli anni ’80 è, io credo, per la stessa identica ragione per cui l’ONU spinge per il “migration replacement” e per cui sempre l’ONU (guarda caso) ci racconta dei disastri climatici con i “racconti del terrore IPCC” che devono servire a farci accettare i “sacrifici”: il sistema capitalistico mondiale HA BISOGNO DI SEMPRE PIU’ CONSUMATORI e pertanto DEVE ARRICCHIRE GRADUALMENTE QUELLI DEL TERZO MONDO, che sono TANTI.
Un modo è fare arrivare qui gente dal Terzo nel Primo Mondo, anche sui barconi.
Gente che potrà cominciare a consumare, inizialmente almeno prodotti di livello medio-basso, che manderà rimesse in patria e arricchirà quelli rimasti in Nigeria, Ghana o Costa d’Avorio.
E tutto ciò senza neanche avere bisogno di aprire supermercati a Lagos!
Un altro modo è prelevare soldi dalle nostre tasche di noi (poco prolifici) occidentali per poterli investire nel Terzo Mondo.
Evvai con le tasse “ecologiche” …
Al sistema capitalistico tutto ciò va benissimo, si tratta solo di non esagerare e non ridurre troppo rapidamente in povertà le classi medie occidentali (per non deprimere eccessivamente i consumi interni), ma tarare il prelievo ai nostri danni in parallelo all’aumento dei consumi nei paesi emergenti. Fatto ciò, se il bilancio dei consumi è in attivo, il capitale ha vinto. Non si preoccuperà delle classi medie occidentali più di quanto si è preoccupato per la perdita di lavoro fatto con le delocalizzazioni, ovvero nulla.
Alla terzomondista ONU va pure benissimo, figuriamoci! Arricchire il Terzo Mondo, fantastico!
E la “Santa Alleanza del Terrore Climatico” è presto fatta.
Io la vedo semplicemente come la Fase2 della globalizzazione, un passo ulteriore per lo spostamento degli interessi del capitale e della finanza verso i paesi emergenti.
Solo che non possono dirci apertamente che noi occidentali ne verremo danneggiati, così come lo siamo stati sostanzialmente già nella Fase1 (smartphone cinesi a basso costo a fronte di maggior disoccupazione, un affarone!), perciò ci dicono che “lo facciamo per il Pianeta, ovvero per noi”.
Per cui, politiche di decremento delle nascite nel Terzo Mondo sarebbe doveroso cercare di stimolarle, per esempio legandole agli aiuti, diretti o indiretti, a quei paesi.
Ma non verrà mai fatto, proprio perchè sono l’OPPOSTO di quanto il capitale vuole e quanto il capitale vuole oggi va benissimo alla terzomondista ONU, che “batte pari” con esso.
Siamo tra Scilla e Cariddi e le sirene dell'”ambientalismo” ci faranno sfracellare sugli scogli.
Gentile Sig. Colombino,
stia tranquillo, l’Ing. Dott. Cingolani ha i suoi Santi in Paradiso. Come spiegherebbe altrimenti l’IIT?
Buona giornata.
Ribadisco: centrali a “fusione” nucleare potrebbero essere realtà (se adeguatamente finanziate) entro 20 o 30 anni, e le prime, ci scommetto, saranno cinesi.
Gentile Sig. Mario,
dovremmo allora trovare giacimenti di 3He, altrimenti come potremmo alimentarle?
Lo troveremo sulla superficie lunare?
Rimarrebbe il problema dell’energia d’innesco da fornire.
Buona giornata.
Gentile Sig. Mario,
effettivamente il CNSA ha dichiarato di cercare nei campioni lunari portati a Terra lo scorso dicembre da Chang’e 5 la presenza di 3He.
Rimangono tutti i dubbi sulla realizzabilità della tecnologia.
Immagino che Lei non si riferisse ad un’eventuale tecnologia basata sulla fusione a bassa energia. Eventuale!!!!
Buona giornata
/* minori entrate, da un lato, e maggiori costi dall’altro */
se lo scopo dei geni della finanza è farci diventare un Paese del terzo mondo, la via è questa.
E pur di farci diventare tutti poveri, bombardano di accenni ai “cambiamenti climatici” praticamente tutte le trasmissioni, comprese quelle per i più piccoli, che vanno condizionati da piccoli.
Una strategia del genere, così masochista ed autodistruttiva non può, secondo me, che essere comandata dall’estero.
Con la complicità di quelli che qualcuno chiamava “utili idioti”, e, anche gli idioti possono essere intelligenti e colti, ma, essendo idioti, usano la loro intelligenza al servizio della loro volontà, e solo a partire da quella.
Sempre secondo me.
Abbiamo espresso lo stesso pensiero insieme Guido. Utili idioti, dici bene. Oppure i nuovi collaborazionisti del solito strapotere tedesco, come preferisco definirli. E poi i facilitatori degli ambienti finanziari americani, ben rappresentati nel cosiddetto “Deep State” dei non-eletti: collaborazionisti anche loro.
Ma è la profonda e sconvolgente ignoranza in ambito tecnico e scientifico della classe dirigente europea (ed italiana in particolare) la causa di tutto questo, e l’unica cosa che spiega l’incapacità dell’italia di opporsi in Europa alle follie suicide nord-europee. Ci sono paesi che hanno provato ad opporsi, come la Polonia. Ma sono stati liquidati come sovranisti clericali e oscurantisti. Non abbiamo una classe dirigente capace di sfidare luoghi comuni e di battere i pugni sul tavolo per affermare i nostri interessi.
Per ignoranza, certo. Oppure forse perché il Britannia e la fine politica di chi ha osato opporsi, hanno rappresentato una lezione indimenticabile per tutti.
Bello! CLAP! CLAP! CLAP!
Vedasi a compendio la penosa generazione di ~130 GW di eolico e solare nella mitica Germania dell’Energiewende… dove il kWh medio solare costa circa 20 cEuro…. “a buon mercato e sostenibile” come dice l’ONU???
LOL!
Immagine allegata