Proprio mentre si profila la tanto attesa uscita dall’emergenza Covid, in modo del tutto … atteso la narrativa si sposta adesso sul Global Warming, e sull’urgenza di accelerare la “Transizione Energetica” per “decarbonizzare” il Pianeta e salvare il Mondo.
Una presunta emergenza, quella della “decarbonizzazione”, che oltre a tradire lessicalmente una vocazione suicida (la vita nelle forme a noi note si basa proprio sui composti del carbonio), fa anche a pugni con l’evidenza numerica di un Pianeta che nell’ultimo anno, dati satellitari alla mano, si è raffreddato di 0,6 gradi semplicemente a seguito dell’azione della Nina.
Una diminuzione delle temperature in pochi mesi che è del tutto confrontabile con l’aumento complessivo delle temperature planetarie registrato negli ultimi 170 anni (corrispondente a circa 0,9 gradi centigradi), a dimostrazione di come certi numeri diventino rilevanti (o addirittura catastrofici) solo secondo necessità di narrativa.
Ma si sa, i profeti del Gran Reset si fanno bastare le proiezioni dei modelli climatici (sempre sbagliate da decenni a questa parte) e non hanno certo bisogno del supporto dei dati reali sul campo per portare avanti le loro agende.
A proposito di agende…
Grande risalto, per esempio, è stato dato dai giornaloni all’ultimo report della IEA, la “International Energy Agency”: un report in cui si auspica la cessazione immediata di qualsiasi investimento nello sviluppo di idrocarburi per raggiungere i mitici “obbiettivi di Parigi” e salvare così il Pianeta.
Si tratta di un report dai toni semplicemente deliranti, smascherato nella sua totale insensatezza da esperti del settore (qui un esempio) e che, se tradotto in pratica, ci regalerebbe un mondo senza prodotti chimici e con costi dell’energia insostenibili per i paesi già sviluppati, e condannerebbe alla miseria più assoluta le economie emergenti che quegli idrocarburi li producono, o vorrebbero usarli per raggiungere standard di benessere occidentali.
Ma cos’è la IEA?
A dispetto del nome roboante della associazione in questione, che parrebbe suggerire una adesione pressoché totale da parte di tutti i paesi del Mondo, la IEA in realtà è un club decisamente ristretto che conta solamente una trentina di membri, quasi tutti europei, e tutti appartenenti al novero delle economie industrializzate.
Fondata nel 1973 con lo scopo di reagire alla crisi petrolifera per proteggere gli interessi dei paesi industrializzati in ambito energetico, la IEA fu costituita all’interno della cornice dell’OCSE, l’Organizzazione per lo Sviluppo e la Cooperazione Economica.
E in modo del tutto analogo all’OCSE, anche la IEA ha subìto nel tempo una “mutazione genetica” che l’ha portata su posizioni militanti, sempre più ostili agli ideali del libero mercato e sempre più incentrate su vocazioni “miglioristiche” che in ultima analisi si traducono in proposte economiche che allargano a dismisura i poteri e le competenze dei governi a danno della libertà di impresa (nel nostro piccolo, sono anni che l’OCSE ci martella chiedendo l’innalzamento delle imposizioni fiscali in Italia, specie in ambito patrimoniale).
Fatto sta, siamo di fronte ad un report redatto dai paesi più ricchi del mondo in cui si vagheggia una decrescita di proporzioni epocali sulla base di una “emergenza climatica” che nei fatti non esiste. Una decrescita che porterebbe alla distruzione sostanziale della ricchezza dei paesi occidentali e che precipiterebbe nella miseria e nel caos quelli in via di sviluppo (del tutto casualmente non rappresentati presso la stessa IEA).
E la Cina?
La Cina non fa (ancora) parte della IEA, intuitivamente per il semplice fatto che le vocazioni suicide in ambito energetico dei paesi occidentali non sono in nessun modo condivise dalla Repubblica Popolare. Tuttavia, di recente i cinesi hanno richiesto l’adesione al prestigioso Club in questione. Certo non con l’intento di decarbonizzare (i consumi di carbone cinesi sono in continuo aumento) quanto, si immagina, con quello di facilitare la decarbonizzazione altrui, traendone un vantaggio personale.
Ci aiuta a far luce sulla questione un bell’articolo comparso sul Sole24Ore in cui Enrico Mariutti (ricercatore e analista non certo ascrivibile a posizioni cospirazioniste in materia), esplora il tema della riconversione elettrica della mobilità automobilistica. Lo fa utilizzando proprio i dati della IEA in tema di estrazioni dei minerali necessari a sostenere il boom dell’eolico, del solare, e delle batterie.
Le conclusioni sono davvero interessanti: la sostituzione brutale dei motori a combustione interna con quelli elettrici ci regalerebbe un mondo in cui l’industria petrolifera viene di fatto sostituita con quella estrattiva dei metalli necessari alla “Transizione”. Generando problemi ambientali nuovi e potenzialmente devastanti. Ma soprattutto, mandando sul lastrico le economie dei paesi in via di sviluppo che gli idrocarburi oggi li producono, con effetti politici tutti da definire. E avvantaggiando specularmente un unico paese. Indovinate quale?
Ma la Cina naturalmente, che nell’estrazione dei metalli in questione è leader indiscusso, e che trattandosi di un regime può permettersi il lusso di dedicarsi ad industrie minerarie estremamente dannose per l’ambiente e le comunità (come quella delle terre rare, una vera schifezza) senza dover rendere conto a ONG, gruppi di pressione vari ed eventuali o… agli elettori.
Distopia assoluta
Tornando al tema di apertura possiamo quindi concludere che il report della IEA non solo chiede a gran voce il suicidio dell’industria manifatturiera degli stati appartenenti (industria che ha disperato bisogno di energia a basso costo), non solo promette di gettare nel caos e nella miseria decine di paesi in via di sviluppo. Fa ancora di più: promette di arricchire spaventosamente la Cina e di darle un potere pressoché assoluto in termini di controllo delle materie prime che diventeranno indispensabili, a “transizione” avvenuta.
A testimonianza dell’impianto ideologico totalmente utopistico e distopico della IEA, proprio negli stessi giorni in cui veniva distribuito il report incriminato, il CEO di Stellantis Carlo Tavarez denunciava come “imposte brutalmente dall’alto” le politiche in materia di elettrificazione delle auto, con una conclusione che già su queste pagine avevamo descritto esattamente negli stessi termini: “se non manteniamo l’accessibilità economica, avremo un impatto sulla libertà di mobilità”. Traduzione: ci stanno costringendo a produrre solo auto elettriche che nessuno (o quasi) si potrà permettere.
Brave new World
Tutti a piedi quindi, possibilmente senza lavoro e sussidiati dal “SuperStato”. Meglio ancora, tutti chiusi in casa, a gustare il paté di cavallette consegnato da Amazon mentre scriviamo fesserie sui social network sperando che i capricci del meteo non ci regalino un verdissimo black-out. Immersi in un mondo più sporco, più caotico, più violento, più povero e più ingiusto.
Con una unica super-potenza che beneficerà di tutti i vantaggi della “Transizione Energetica”, e che si sta mettendo letteralmente in tasca il Pianeta mentre i suoi rivali strategici e commerciali sgomitano per avere il privilegio di lanciarsi per primi nel burrone del “Green”, senza paracadute.
Chissà chi ispira realmente questi progetti di “Transizione”. Chissà con quali veri obbiettivi lo fa, e servendosi di quali strumenti. E chissà quali interessi stanno davvero tutelando, quella miriade di associazioni, gruppi editoriali ed entità che predicano (talvolta letteralmente) il nuovo vangelo della Transizione che toglie tutti i peccati del Mondo.
Ah, saperlo!
Boh, ho letto l’articolo ma mi pare un po’un miscuglio di aspetti fra loro incoerenti.
La Cina vorrebbe entrare nella IEA per trarre vantaggio dalla decarbonizzazione altrui?
IEA raccoglie pochi paesi tra i più industrializzati, il cui scopo sarebbe la disintegrazione del proprio comparto industriale?
Se volevate far passare un messaggio, per certi versi condivisibile, non credo di averlo colto.
Errata Corrige:
ma questa è Sci-Fi etc.
P. S. occhio alla possibile pandemia prossima ventura (H5 N8 ennesimo alert internazionale da possibile aviaria)
Che dire? Sembrerebbe l’ideologia di “Extinction rebellion”. Personalmente non la strombazzerei tanto in giro….
Che dire? Il 1984 di Orwell ormai è realtà da tempo, ma il vero problema a monte di tutto è quello della sovrappopolazione mondiale. Si continua a parlare di paesi in via di sviluppo che ambiscono a raggiungere la qualità di vita dei paesi più ricchi ed evoluti, ma il problema grande è dato dal fatto che le risorse del pianeta, già sui livelli di popolamento attuali, non possono permettere uguali condizioni di vita a tutti, ma soltanto a ‘pochi” eletti. Un problema che continua a ingigantirsi, visto che l’indice demografico sembra salire sempre verso l’alto. Di fatto, stiamo viaggiando a bordo di un’astronave lanciata negli spazi siderali con ampie risorse a bordo, ma non certo infinite. E i passeggeri di terza classe vorrebbero pure loro viaggiare in prima. Presto o tardi sarà inevitabile che le barriere verranno meno e la futura umanità si ritroverà a vivere in una realtà distopica, come quella dei film catastrofici alla Mad Max, per intenderci. A meno che, ma questa soluzione la vedo più fantascientifica della distopia citata in precedenza, non si provveda a una forte limitazione delle nascite a livello globale, imposizione che nessuna autorità al mondo è oggi in grado di ordinare e far rispettare, se non a livello locale e dunque parziale. Pertanto, l’astronave Terra continuerà a viaggiare con un carico di topi sempre maggiore, topi che inizieranno presto a divorarsi fra di loro. Detto in altre parole più semplici, l’uomo nei confronti del pianeta Terra si sta comportando né più né meno come un virus, sfruttando l’ospite in maniera indiscriminata senza curarsi della sua salute. E qui entra in ballo il discorso sul Global Warming: i meccanismi regolatori del pianeta prescindono dalla presenza dell’uomo, lAntropocene è la più grossa bufala che sia stata inventata, facendo a gara con il terrapiattismo senza che l’immensa massa di Gretini che popolano il mondo se ne renda conto. Presto o tardi, la Terra si darà una scrollata e l’uomo, se nel frattempo non avrà trovato la via delle stelle, sparirà, come già è successo a migliaia di specie animali nel passato del pianeta. Pianeta che ha vissuto la propria lunga vita per il 99% priva della fastidiosa presenza di quei piccoli e stupidi bipedi che si credono suoi padroni incontrastati senza tuttavia aver capito una cippa della realtà in cui vivono
Il malthusianesimo che traspare dalle sue critiche è molto preoccupante, perchè dimostra che certe idee allignano proprio dove non ce le si aspetterebbe. Infatti il controllo delle nascite è una questione posta già delle vecchie élite capitalistiche per risolvere un problema generato proprio dalla forma capitalistica moderna di gestione della produzione, che genera masse di “poveri” e porta a credere che questi siano sempre troppi rispetto a quelli che il “sistema” può permettersi. Gestire la produzione così come fatto dall’old capitalism borghese ha portato ad un incremento della popolazione mondiale in maniera del tutto disomogenea nei vari stati o continenti. Eppure le soluzioni del new capitalism totalitario delle multinazionali, che va sostituendo il precedente, sono imposte in maniera del tutto omogenea a tutto il globo, come se davvero fosse il luogo di tutti e di nessuno. Le sue critiche perdono efficacia quando, allineandosi con chi critica, considera la questione globale e dimentica che le varie parti del globo conservano proprie identità di vedute, come tra l’altro l’articolo di Lupicino conferma in maniera chiarissima.
Probabilmente la scrollata di spalle è già stata data ma non siamo ancora in grado di vederne gli effetti.
L’errore tragico fu la scelta vile di Nixon di chiudere le missioni lunari, perché W. Von Braun considerava il nostro satellite il trampolino da cui l’umanità si sarebbe lanciata verso Marte, il solo pianeta di riserva che potremmo preparare.
ma questa è Svi-Fi, come quella del film Contagion…. o no?