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Grande scoperta: Nelle fasi interglaciali la Terra si scalda!

C’è una cosa che dico sempre quando mi capita di cercare di spiegare a qualcuno quanto sia complesso il sistema climatico del nostro pianeta, ed è qualcosa che lascia sempre chi ascolta molto perplesso. Del resto, diversamente non potrebbe essere vista l’isteria da caldo che occupa da qualche decennio la divulgazione di questi argomenti. E si tratta di questo: la Terra è un pianeta freddo, non caldo; trascorre infatti la maggior parte del suo tempo in uno stato di glaciazione, intervallato da brevi periodi molto più miti; non solo, le transizioni tra queste fasi sono sempre molto brusche, improvvise e, incredibilmente regolari. Vedere per credere.

Fonte: www.climate4you.com

In pratica, almeno negli ultimi 400.000 anni, ci sono stati quattro lunghi periodi glaciali, interrotti da cinque interglaciali, innescatisi tutti molto rapidamente con una velocissima salita delle temperature. Compatibilmente con la scala temporale cui ci stiamo riferendo e la conseguente difficoltà di scendere nel dettaglio del breve periodo, dai carotaggi eseguiti in Groenlandia da cui derivano questi dati, si evince che tutti gli interglaciali che hanno preceduto quello che stiamo vivendo ora, hanno avuto dei picchi di temperatura più alti del nostro. Non solo, a giudicare da questo grafico, ci sono alte probabilità che il nostro interglaciale sia prossimo al picco, ovvero stia per terminare (sempre tenendo presente la scala temporale). Del resto, è iniziato circa 12.000 anni fa. Da allora, la specie umana ha iniziato a prosperare. Queste dinamiche così regolari sono regolate dai parametri orbitali del pianeta, i cosiddetti cicli di Milankovic (qui su CM). Fatta eccezione per il terzo interglaciale di questo grafico, in tutti gli altri casi la temperatura è salita in modo molto rapido e regolare.

Alcuni giorni fa, è uscito su Nature un articolo:

Seasonal origin of the thermal maxima at the Holocene and the last interglacial – Bova et al., 2021.

Nel paper gli autori hanno effettivamente individuato un aumento progressivo della temperatura, diversamente da quanto documentato da diversi studi precedenti che assegnavano invece a questo interglaciale un picco di temperatura circa 6-7.000 anni fa seguito poi da una graduale diminuzione che sarebbe stata poi interrotta dall’aumento dei gas serra, con conseguente rinnovata tendenza all’aumento della temperatura. L’aver individuato questa tendenza più o meno regolare, secondo gli autori riconcilia le ricostruzioni paleoclimatiche con le simulazioni modellistiche, fin qui non in grado di riprodurre quanto si credeva fosse accaduto. Rispetto alle analisi precedenti, questa ricerca si differenzia per un diverso approccio all’utilizzo dei dati di prossimità ricavati dai gusci dei forammiferi, eliminando un bias stagionale, ovvero la tendenza ad essere più rappresentativi di quanto accaduto durante le stagioni calde. In sostanza, quelle che si sarebbero in parte raffreddate da 6-7000 anni a questa parte sarebbero le estati, non le temperature annuali.

Il paper non è liberamente leggibile, per cui quelli riportati sono gli elementi tratti dall’abstract, cui si aggiunge anche l’informazione, evidente anche nel grafico, che il penultimo interglaciale è stato più caldo di quanto non lo sia ancora quello attuale. La riconciliazione con i modelli climatici, però, fornisce agli autori e alla stampa che si è interessata a questo articolo, gli elementi per ribaltare completamente la situazione. Il fatto che le temperature siano aumentate con regolarità come negli altri interglaciali non è interpretato come conferma di quanto già accaduto, quanto piuttosto, per l’accordo con le simulazioni, come conferma del fatto che a causa dell’aumento dei gas serra, siamo in piena crisi climatica. Questo il virgolettato dell’autrice principale:

This means that the modern, human-caused global warming period is accelerating a long-term increase in global temperatures, making today completely uncharted territory. It changes the baseline and emphasises just how critical it is to take our situation seriously.

Ora, date di nuovo un’occhiata al grafico e ditemi se non vi sembrano considerazioni da mosca cocchiera.

Enjoy.

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Published inAttualitàClimatologia

11 Comments

  1. Federico Calvi, Geologo

    Che l’Olocene abbia una così ampia casistica di eventi caldi o optimi, è ormai una certezza geologica e archeologica ma resta il fatto che oggi viviamo una occupazione antropica del pianeta che non ci permette più di reagire come un tempo spostandoci e migrando verso zone più temperate e libere. L’adattamento climatico a breve e medio termine rimane, secondo me, l’unica risposta logica…..magari tra 200 anni ci riprenderemo le zone che oggi dobbiamo liberare (vedi alluvioni).

  2. giovanni geologo

    Gianluca.
    Senza voler far polemica mi permetto di dire semplicemente che non si tratta di riconciliare nulla si tratta solo di ragionare per scale temporali omogeneee con un apprrocci scientificamente corretto. Consideriamo un trend di riscaldamento climatico naturale legato ad esempio all’uscita da un era glaciale, trend che puo durare 12’000 – 14’000 anni nel caso dell’ultima deglaciazione o forse piu ( e gia qui si vede come a questa scala temporale il livello di precisione abbia uno scarto di migliaia di anni cioé quasi equivalemte alla durata delle piu lunghe civilta della storia dell’uomo). In questa fase di riscaldamento é probabile che vi siano periodi in cui il trend é annullato se non invertito, periodi che possono durare 5-10 anni o anche qualche secolo o addirittura qualche migliaio di anno. E inoltre si tratta di trend che possono essere a scala locale ma anche a scala globale. Cercare di vedere questi dettagli su un grafico a 400’000 anni é come cercar di distinguere un ciuffo d’erba da un altro guardando da un aereo in volo. Senza contare che tuttti ma proprio tutti i cambiamenti climatici che misuriamo ora con strumenti sempre piu sofisticati coprono un intervallo di tempo talmente infimo da essere completamente trascurabile alla scala dei cambiamenti climatici piu importanti.
    Inoltre i dati storici piu o meno diretti ci parlano chiaramente di un trend di riscaldamento che prosegue piu o meno linermente ( in realtà procede per oscillazioni a diversa frequenza e periodo) ed interrotto fin dalla comparsa della storia umana ( basta vedere le ricostruzioni paleoclimatiche dell epoca romana o egiziana, si trattava di periodicaldi con oscillazione di periodi freddi, all’interno di un trend di riscaldamento globale legato alla fine dell’ultima era glaciale. Le regioni della mesopotamia e dell’egitto, erano zone molto fertili ed hanno ospitato la comparsa e lo sviluppo delle prime civiltà umane e ora sono in gran parte posti semi desertici e poco ospitali.
    Ora questi presunti riscaldamenti antropici legati allattività industriale hanno al massimo un secolo di vita e le misurazioni dettagliate dirette quotidiane orarie di ghiacciai delle temperature atmosferiche del livello dei mari ecc. raggiungono a malapena i 50 anni di vita. QUindi stiamo parlando di scale temporali che variano tra il mezzo secolo e il secolo, di cambiamenti che abbracciano un periodo di 50-100 anni al massimo all’interno di un trend di riscaldamento che dura da almeno 12000-14000 anni. Bene quante inversioni di trend a livello locale o globale ci sono state in questi 14000 anni?, a che scala di dettaglio dovrei guardare un grafico per riuscire a scorgere queste variazioni ed evitare che scompaiano all’interno delle curve del grafico?.
    PEr parlare solo dell’ultima deglaciazione, dove inoltre abbiamo dati piu recenti e quindi piu dettagliati e meno omogeneizzati, dati che quindi permettono di vedere piu nel dettaglio anche piccole variazioni a livello temporale, vi sono molti esempi di interruzione del trend di riscaldamento. Conoscendoli riesco a indovinarli sul grafico riportato qui sopra altrimenti devo a ricorrere a grafici piu dettagliati dove l’ascissa temporale é notevolmente piu espansa permettendomi di apprezzare le variazioni piu brevi. Sappiamo bernissimo che durante l’ultima deglaciazione abbiamo avuto una prima interruzione con inversione del trend del riscaldamento conosciuta come younger Drias, ed é stata unva variazioni quasi catastrofica a livello globale durata circa un millennio, molto piu recentemente in epoca storica abbiamo la LIA o PEG durata qualche secolo. Poi abbiamo delle accelerazioni del trend che corrispondono ai vari optimum di epoca storica durati qualche secolo ( minoico romano medievale) e ogni optimum é visibile e distinguibile propri perche preceduto e seguito da un periodo piu freddo. Quindi si tratta di oscillazioni , a varia scala ( 10-100-1000 anni o piu), che si inseriscono all’interno di un trend che a sua volta puo corrispondere ad un’oscillazione maggiore.
    QUindi per concludere ritengo che certe evidenze diventano delle pseudo evidenze se non si approccia un argomento in maniera corretta. Se si considera il clima, cosi come molti , se non tutti, i fenomeni naturali a livello planetario da un punto di vista geometrico lineare si parte gia con il piede sbagliato. Questi fenomeni per essre capiti necessitano di un approccio molto piu legato al concetto di oscillazione multiciclica, piu simile al comportamento di un onda elettromagnetica. Da geologo sono sempre piu convinto che l’approccio ingegneristico e modellistico ( inteso come creazione di un modello unico generalista che cerca di spiegare tutto il fenomeno nella sua complessità) ai fenomeni naturali é uno degli elementi che stanno alla base della falsa narrazione del clima e di altre dinamiche naturali ( erosione, sedimentazione, stabilità di versanti, fenomeni alluvionali ecc.ecc.). L’approccio ingegneristico va bene per uno studio locale o per fronteggiare problematiche concrete ad esempio di gestione del territorio o di prevenzione di fenomeni catastrofici, ma non po essere utilizzato per la comprensione di un fenomeno a scala spazio temporale geologica.

  3. Paolo da Genova

    Non finirà mai di stupirmi il fatto che, sulla base di grafici dove l’unità di misura del tempo è pari 25.000 anni, onorati scienziati lancino allarmi riguardo le vicende umane, dove l’unità di misura del tempo è pari al massimo a 100 anni. Al posto loro, la ragione, l’onore, il pudore mi impedirebbero di scrivere cose come queste.

  4. Non rinnego quanto ho scritto in risposta al commento di Rocco1, ma ho letto con più calma l’abstract (neretto mio):
    Proxy reconstructions from marine sediment cores indicate peak temperatures in the first half of the last and current interglacial periods (the thermal maxima of the Holocene epoch, 10,000 to 6,000 years ago, and the last interglacial period, 128,000 to 123,000 years ago) that arguably exceed modern warmth. By contrast, climate models simulate monotonic warming throughout both periods. This substantial model–data discrepancy undermines confidence in both proxy reconstructions and climate models, and inhibits a mechanistic understanding of recent climate change.
    Cioè puro revisionismo climatico: come abbiamo già osservato in altri casi (esempio durante la pausa delle temperature), se i dati non vanno d’accordo con i modelli, rivediamo i dati (sottinteso: i modelli sono corretti e quindi sono sbagliati i dati).
    Finora avevo pensato che questo articolo fosse da discutere su base tecnica, ma, dopo la rilettura dell’abstract, credo sia solo politica (climatica) con una mano di vernice tecnica, come, appunto, le oltre 50 soluzioni escogitate per “risolvere” la pausa tra i due ultimi forti El Nino (1998-99 e 2015-16). Franco

  5. Gianluca

    Caro Guido, grazie per questa interessante segnalazione. Faccio pero’ fatica a riconciliare le numerose evidenze che mostrano periodi nell’Olocene piu’ caldi di quello attuale.
    In Europa oramai le evidenze alpine sono “schiaccianti” https://www.nature.com/articles/s41598-020-77518-9 e ci sono sempre piu’ indicazioni che non si e’ trattato di periodi caldi “locali”, come mostrano foreste che vengono riscoperte dal ritiro di ghiacciai in Alaska https://www.nps.gov/kefj/learn/nature/upload/The%20Retreat%20of%20Exit%20Glacier.pdf e ritrovamenti di resti di colonie di pinguini in Antartico https://pubs.geoscienceworld.org/gsa/geology/article/49/2/145/590932/Ancient-Adelie-penguin-colony-revealed-by-snowmelt
    Come pensi si possano riconciliare queste evidenze con la recente ricostruzione di una temperatura in costante crescita nell’Olocene?
    Grazie,
    Gianluca

    • Grazie a te per il contributo Gianluca. Non so come si possano riconciliare, ma posso dirti che qualcuno degli amici di CM sta ragionando sul paper e sui dati utilizzati. Magari a breve lo scopriremo 🙂
      g

  6. Rocco1

    Se ne avete necessità, posso inviarvi privatamente l’articolo. Che comunque leggerò.
    La differenza fra i vari interglaciali, così come la forma dei glaciali credo sia da imputare alla forma della curva che descrive l’insolazione a 65N. Che è modulata da precessione, obliquità ed eccentricità.
    Quando i picchi di insolazione hanno intensità maggiore le temperature vanno più su, Il picco attuale è simile per configurazione a quello a 420Ka, forse anche un po’ a quello a 240Ka. Ovviamente il dibattito verte sul fatto che la CO2 possa influire sulla temperatura e non solo essere un sintomo della temperatura che cresce che provoca una minor copertura delle calotte e che favorisce il rilascio di CO2 dagli oceani all’atmosfera (mi intendo di ambiente marino, poi ci sono le conseguenza sulla biosfera terrestre).

    • http://www.climatemonitor.it/?p=52003: qui, in figura 1, ho confrontato l’andamento dell’Olocene con quello dell’Eemiano nella carota di Vostok e i due mi sembrano ragionevolmente simili. Per quello che vale la mia “previsione”, non credo che l’Olocene aumenterà la sua temperatura ancora di molto. E, malgrado l’articolo argomento di questo post, continuo a pensare che qualche migliaio di anni fa la temperatura abbia iniziato la sua discesa verso la prossima era glaciale, ovviamente con i suoi alti e bassi di cui i 160-180 anni di misure di cui disponiamo non sono certamente un campione (in senso statistico, cioè un sottoinsieme dotato di certe caratteristiche e vincoli sulla popolazione). Franco

  7. quindi parrebbe quasi certo che l’anomalia dei giorni nostri abbia ancora un buono spazio per crescere ancora…

    • Franco Caracciolo

      VALUTANDO IL GRAFICO NON SI DIREBBE AFFATTO. PIUTTOSTO APPARE PIU’ VEROSIMILE QUANTO SCRITTO DA GUIDO “…a giudicare da questo grafico, ci sono alte probabilità che il nostro interglaciale sia prossimo al picco, ovvero stia per terminare (sempre tenendo presente la scala temporale). “

    • AleD

      Io vedo che al picco mancano 1-1,5 gradi
      Poi, se vogliamo anche negare i grafici che si postano, buon divertimento!

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