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Covid in Italia dal 1° giugno al 7 dicembre 2020: decessi, clima e principio di precauzione

Devo dire che non sono troppo convinto nell’affrontare questo argomento perché non conosco bene le dinamiche della situazione covid-19.
Sono anche sicuro di non avere intenti critici nei confronti della gestione della pandemia da parte delle autorità competenti e so con certezza che, se abbiamo autorità che gestiscono la salute, dobbiamo seguire le loro indicazioni. La critica verrà (se è il caso) successivamente, a bocce ferme.

A titolo personale, sono un soggetto a rischio e seguo pedissequamente le regole (sono anche in pensione e posso permettermi di farlo). Esco di casa la mattina alle 6 per la mia passeggiata di qualche chilometro (non per il virus, l’ho sempre fatto); rientro alle 7 ed esco solo in caso di spesa. Non avrei intenzione di contagiarmi e attendo speranzoso il vaccino.

Qui mi propongo di mostrare, non solo l’andamento dei contagi e la possibilità (credo concreta) che l’Italia stia uscendo dalla seconda ondata, ma anche che l’uso del principio di precauzione (“verrà applicata la massima precauzione” ci è stato detto e ripetuto) sembra non rispondere ai criteri di economicità che ho descritto nel Sono scettico. Sì ma perché? scaricabile dalla barra destra di CM (l’esempio estremo che avevo fatto allora era che, in base al principio di precauzione, non posso uccidere due persone per evitare che mio figlio possa [forse] ferirsi ad un dito).
A partire da queste considerazioni, vorrei discutere l’uso del principio di precauzione applicato nello stesso modo (senza economicità) nella gestione dell’inesistente cambiamento climatico causato dall’uomo.

Per cercare di capire qual’è la situazione covid, uso i dati disponibili nel sito a worldometer relativi all’Italia, agli Stati Uniti e al Regno Unito come esempi di massima precauzione, nessuna precauzione ed entrambi i livelli di precauzione in periodi diversi.
Sulla “nessuna precauzione” negli USA, l’ampia autonomia di cui godono gli Stati e i governatori rendono questo aspetto piuttosto variegato e l’affermazione troppo netta, ma essenzialmente mi riferisco al martellamento giornalistico costante, prima delle elezioni americane, sul fatto che le autorità americane non avessero, appunto, nessuna precauzione e che i loro contagi e decessi avessero raggiunto limiti estremi.

Fig.1: In alto: casi di covid-19 in Italia dal 1.o giugno al 7 dicembre 2020. La riga bordeaux è un filtro passa-basso di finestra 7 giorni e la riga verde è una gaussiana. La riga tratteggiata è il numero massimo di casi della prima ondata (21 marzo 2020, pari a 6554). Le scritte esterne, a destra, e il riquadro rosso saranno discussi successivamente. Le date in rosso sono puramente indicative e, verso la fine di novembre, sbagliate di 4-5 giorni. In basso: spettro della serie, con il riquadro giallo che mostra un ingrandimento della prima parte. sono indicati dalle frecce rosse alcuni periodi caratteristici (o che lo sono stati nel corso dell’analisi) espressi in settimane (w=settimane).

Intanto vediamo la situazione dei contagi in Italia: nella figura sono riportati i casi di contagio dal primo giugno al 7 dicembre 2020 insieme ad un filtro passa-basso che serve a smussare la ben nota pratica del minor numero di tamponi nel fine settimana e del conseguente minor numero di casi. Ho poi aggiunto anche una funzione gaussiana (non un fit) i cui parametri sono stati aggiustati per tentativi in corrispondenza del giorno 170 (circa 17-18 novembre), quando la curva era attorno al suo massimo. Poi i parametri non sono stati più modificati. Le date in rosso sono state aggiunte per un’indicazione di massima del periodo, ma derivano da mesi tutti di 30 giorni per cui l’ultimo punto, del 7 dicembre, sembra essere collocato al 30 novembre. Prego i lettori di considerare queste date per quello che valgono.
Il grafico dei contagi ci dice che stiamo uscendo dalla seconda ondata, seguendo bene, per ora, l’andamento della gaussiana (σ=19 gg; FWHM=2.34σ=44.5 gg). Capisco che chi usa il principio di precauzione continui in modo martellante a sottolineare l’aspetto catastrofista (i contagi calano ma non possiamo rilassarci e dobbiamo temere la terza ondata a gennaio …) e, dal loro punto di vista, condivido.
Nella parte inferiore della figura mostro lo spettro (il riquadro giallo è un ingrandimento della parte iniziale) con indicati (frecce rosse) alcuni massimi caratteristici anche di periodi precedenti, quando i dati erano in numero inferiore. Il periodo di 1 settimana non ha la freccia perché non ha necessità di essere sottolineato: il ritmo settimanale è indiscutibile ed è il massimo spettrale principale. Si osserva un massimo a 3 settimane (e nel corso del tempo si sono visti massimi a 2 e a 5 settimane), ma da notare sono anche quelli di metà settimana (0.5, 1.5-1.7, 2.5, 6.5 settimane), in gran parte deboli ma presenti, forse armoniche secondarie del forte picco a 0.5. Non so bene a cosa attribuire questi picchi e non tenterò spiegazioni che sarebbero del tutto casuali e non documentate.

La parte superiore della figura mostra scritte in alto a destra, esterne, che elencano il numero di abitanti delle tre nazioni prese in considerazione e i rapporti tra il numero di abitanti in USA, Gran Bretagna e Italia; poi anche un riquadro a sinistra che presenta il numero complessivo, nelle tre nazioni, di decessi per covid-19. Si legge, rispettivamente, 290443, 61434 e 60606, numeri che si traducono in 760, 915, 1000 decessi per milione di abitanti. I valori complessivi per UK e Italia diventano, tramite il rapporto a destra nel grafico, 301 mila e 327 mila, entrambi superiori al numero dei decessi americani. Proprio oggi ho ascoltato al telegiornale (8 dicembre 2020, tg2 delle 20:30) la notizia che l’Italia è il primo paese al mondo per numero di decessi, seguita dalla Spagna.

Dal confronto deduco che l’uso del principio di precauzione non ha cambiato in modo significativo la situazione dei contagi covid-19, anzi sembra proprio che ci si trovi peggio che in altri stati “meno virtuosi” o supposti tali. A “conforto” di questa affermazione anche i dati della poco popolosa (e poco virtuosa, hanno detto) Svezia: 10.2 milioni di abitanti; USA/S=37.5; 7156 decessi al 6/12/2020, con circa 268 mila decessi complessivi (700 per milione), numero, normalizzato alla popolazione, nettamente inferiore agli altri tre.
Se la notizia del tg2 è vera (un veloce passaggio dai giornali on-line non ha dato esiti), non ci sono situazioni peggiori di quella italiana con cui confrontarsi.

Il clima

E vengo al clima: il principio di precauzione, di massima precauzione, viene usato nel contrasto (assunto come possibile, anzi sicuramente attuabile, ma mai dimostrato) al cambiamento climatico -sempre e solo provocato dalle attività umane- senza prima aver analizzato il vantaggio economico dell’azione e basandosi sulla supposizione di una minaccia assolutamente senza uguali (quella climatica è una minaccia identica alla perdita di vite umane nel caso del covid-19) che deve essere evitata, costi quel che costi.

C’è qualcosa che dimostri che l’uso del principio di precauzione possa dare, nel caso climatico, risultati migliori di quelli sanitari? Io credo di no e, in ogni caso, è necessario che qualcuno DIMOSTRI PRIMA DELL’APPLICAZIONE il miglioramento dovuto all’uso di questo principio. Ma il risultato finale sarà (come nel caso del covid) una perdita di capacità economica e di ricchezza, che dovrà essere sostenuta con i soldi (quali?) dei contribuenti, con, in cambio, nessun miglioramento della situazione climatica dovuto al “contrasto al clima”, proprio come non si è visto nessun miglioramento nel numero dei decessi rispetto agli altri paesi.

Dati e grafico aggiornato nel sito di supporto
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Published inAttualità

27 Comments

  1. Cristiano Griggio

    Caro AleD, pare che i commenti a questo post si siano ridotti a una discussione personale fra noi due, che mi pare un po’ stucchevole. È ovvio che leggo gli articoli che cito, non sono sicuro che lei faccia altrettanto. Quello che conta è che l’articolo danese non fa che confermare i reperti delle altre pubblicazioni citate. Su questo si basa il metodo scientifico, le sue richieste mi sembrano piuttosto basate su un’ideologia. L’unico dato certo è che il nostro governo ha imposto l’obbligo delle mascherine e non sarò io a dirle di violare questo obbligo: l’esito dell’esperimento in corso, peraltro, dimostra che i contagi aumentano nonostante l’uso imposto e che tale misura sembra piuttosto destinata a assolvere dalle colpe del disastro chi avrebbe dovuto avere un qualche tipo di piano per le emergenze sanitarie e scaricarle su un’incolpevole popolazione a cui si attribuisce, vigliaccamente, un comportamento inadeguato.
    Mi stia bene.

    • AleD

      Quindi non è parso strano il caso di far usare le mascherine solo al campione sotto test quando il resto delle persone che venivano incrociate era senza mascherina? Le mascherine che indossiamo proteggono gli altri, quindi se non sono usate da tutti è chiaro che l’efficacia diminuisce. Peccato poi per il test fatto quando la carica virale circolante si era abbassata e peccato quindi non aver avuto indicazione della carica virale rilevata nei due campioni. Visto che si parla di contagi sarebbe stato utile avere anche questa informazione e non solo lo stato di positività.
      Modalità di test abbastanza strane visto l’obiettivo dichiarato no?

      Circa le alternative migliori, nulla da suggerire? A parte dire che quello che è stato fatto non è stato sufficiente? Non che ce ne siano tante di alternative quando si parla di un nuovo virus con contagiosità ed effetti pari a quanto dimostrato dal sars cov2, diventato pandemico. Ah, anche aver avuto un ssn migliore non avrebbe fatto molta differenza, basta guardare le linee adottate dalla germania.
      Capisco la necessità di fare il bastian contrario per carattere, ma a volte capita che la maggior parte delle persone siano effettivamente nella ragione e ci si voglia impuntare davvero senza senso…

  2. Cristiano Griggio

    Ciedo scusa, non mi ero accorto (causa Natale) che Ale D aveva giustamente chiesto dei riferimenti sugli articoli circa l’inefficacia delle mascherine: allego quindi l’immaginie dello studio Danese (apparso su Emerging Infectious Diseases) e il riferimento di una precedente pubblicazione del CDC (Non-occupational uses of respiratory protection – what public health organizations and users need to know, del 4 gennaio 2018, primo autore Ronald Shaffer, PhD) che sostanzialmente riporta gli stessi risultati.
    Si può anche adare a vedere la pubblicazione della WHO dal titolo “Non-pharmaceutical public health measures for mitigating the risk and impact of epidemic and pandemic influenza” che all’Annex: Report of systematic literature reviews” riporta a p. 100 :
    “Measure :
    – Face masks

    Quality of evidence :
    – Moderate (lack of effectiveness in reducing influenza transmission)

    Results :
    – Ten RCTs* were included in meta-analysis, and there was no evidence that face masks are effective in reducing transmission of laboratory-confirmed influenza.

    *RCT : randomized controlled trial ossia studi randomizzati controllati, che possono essere tranquillamente ricercati e studiati a piacimento del curioso per valutarne di persona l’attendibilità.

    Chi avrà voglia di leggere questo lavoro (monumentale) del WHO, potrà notare come siano anche fornite osservazioni.su altre misure come control tracing, isolamento degli infectti e via discorrendo. La maggior parte delle misure obbligatorie sono definite più o meno inutili per mitigare una pandemia influenzale.

    Circa il “disastro Svezia” io evito i comunicati stampa, di solito viziati dal punto di vista politico e/o ideologico. Vi invito a sbirciare i grafici di “Worldometer” o “Our world in data” relativi alla mortalità di Svezia, Italia e Germania e lascio giudicare a voi se si tratta di un disastro.
    Come dice il gestore del blog: Enjoy

    Immagine allegata

    • AleD

      Ma hai letto nello studio danese le specifiche che hanno seguito e in che periodo è stato fatto?

  3. Cristiano Griggio

    Caro signor Zavatti,
    grazie per la sua risposta. Doverosamente, devo confermarle che le sue ipotesi circa il principio di precauzione, rivelatosi sostanzialmente inefficace, sono corrette.
    In secondo luogo, si può osservare che la cosiddetta seconda ondata ha creato più decessi della prima negli stati in cui le cose erano andate meglio (o in cui si erano applicati lockdown più stringenti) in primavera, come in Germania, Olanda, Portogallo e via dicendo, mentre basta guardare i dati di Worldometer per scoprire che in Svezia la seconda ondata ha portato un aumento molto minore (circa i due terzi) e di minor durata della mortalità, probabilmente esito della “diffusione controllata”.
    Per analogia, nel nostro paese la mortalità attuale è stata pari o superiore e di maggior durata che nella prima fase, ma ha interessato principalmente (se non esclusivamente) le zone meno interessate in primavera. Sull’impreparazione del nostro paese in entrambe le fasi non serve che ripeta le sue parole.
    Circa l’utilità o meno delle mascherine non le voglio dire di violare gli ordini imposti dall’alto per decreto, sarebbe sbagliato. Generalmente si postula la loro utilità sul fatto che bloccano le goccioline che veicolano il virus, secondo quanto affermato principalmente dagli epidemiologi sudcoreani e giapponesi e accettato, a furor di massmedia, globalmente.
    Ma se devo seguire il metodo scientifico, tutte le pubblicazioni mediche (per la maggior parte storiche, ma una danese di pochi mesi fa tende a confermarle) indicano che le mascherine di tipo medico, comprese le più “filtranti” tipo le ormai famose FFP2/N95 non sono in grado di bloccare in alcun modo i virus (sono progettate per i microbi tipo bK e peste, di molti ordini più voluminosi) e il lavoro danese di cui non parlavo non ha evidenziato differenze di infezione tra persone che non portavano mascherina, tra quelle che la portavano e, di queste, tra quelle che la indossavano correttamente! Altra osservazione “sperimentale” negativa, se servissero davvero sia Giappone che Corea del sud avrebbero evitato le recrudescenze e i nuovi lockdown.
    Circa i tagli alla sanità di cui parlavo, che ho subito in prima persona essendo stato medico ospedaliero fino a pochi mesi fa, credo che la sua esperienza sulla chiusura del piccolo, ma utilissimo, ospedale periferico valga più di qualunque commento.
    Le rinnovo la mia stima e auguro a tutti i commentatori e lettori di questo blog un sereno Natale e radioso Nuovo Anno.

    • AleD

      prego postare il link di questo studio danese che dimostra l’inutilità delle mascherine

    • AleD

      Circa lo studio danese, potresti dirci come è stato condotto? Perché l’affermazione che le mascherine non servano è importante, e visto che siamo pieni di studi condotti bene ma dai quali poi si estrapolano conclusioni errate, direi che sarebbe il caso di approfondire. Se non ti va di approfondire è come avessi risposto… 🙂

  4. Va bhe… Conclusione: l’uso del principio di precauzione non ha portato a risultati migliori rispetto a chi non lo ha usato… Pur condividendo (ovviamente) le analisi numeriche mi permetto di evidenziare che la conclusione non può considerarsi del tutto “inattaccabile”e scevra da critiche. Per una serie di motivi:
    1) la pandemia è partita “prima” in Italia e l’Italia non era preparata. Come quasi tutti gli altri Stati ovviamente… ma che hanno avuto qualche giorno in più per fare esperienza alle spalle dei nostri medici e dei […] nostri politici… Esperienza che mancava in quasi tutti gli altri Stati … forse ad esclusione di Corea, Giappone, Cina e pochi altri (la Cina “preparata” per motivazioni di natura politica… li è facile tenere la gente in casa);
    2) il sistema italiano delle relazioni sociali è “diverso”…. In Italia tra “vecchi” e “giovani” c’è molta più promiscuità e interazione. Se l’infezione dei “vecchi” è più pericolosa dal punto di vista sanitario e la morte non è statisticamente irrilevante penso sia facile fare 2 +2;
    3) il sistema sanitario qui in Italia (molto di più al nord è buono… ma anche al sud non è malaccio) non è molto diverso dalle tanto decantate Germania, Svezia, Olanda ecc… Il vero problema è che le “Case di Riposo” (che fanno parte del sistema sanitario) non erano, e in parte anche adesso non sono, preparate. Si aggiunga poi il fatto che le “interazioni” famigliari fra parenti e anziani nelle RSA italiane è molto più elevato rispetto altri Paesi;
    4) l’epidemia è scoppiata in Italia nelle peggiori condizioni climatiche possibili (in particolare per umidità relativa e temperatura). Quindi l’inizio è stato rapido e repentino…. Questo per dire che i giorni di “esperienza” mancante agli altri Stati in qualche modo suffragata dalla tempistica italiana incide più di quel che si possa ritenere…;
    5) il “tasso” di saturazione delle terapie intensive per ragioni soprattutto di natura legislativa qui in Italia è facilmente “impugnabile” dagli organi “giudicanti” (che ovviamente giocheranno facile col senno di poi…) e quindi chi gestisce la Sanità e il Governo deve stare molto di più in posizioni da “pararsi il culo”. La Svezia, la Svizzera, ecc… sono state, e saranno ancora…, sul filo del rasoio per settimane.

    • Ha ragione, nessuna conclusione, e specialmente la mia su un argomento che non conosco bene, può essere considerata inattaccabile e gran parte di quanto scrive è vero, non si discute.
      Lei pone l’accento in particolare sulla fase iniziale della pandemia e sul fatto che noi tutti (e i medici e i politici che non mi sogno neanche lontanamente di definire “[…]”) abbiamo dovuto imparare: è così, ma al secondo assalto avremmo tutti dovuto imparare la lezione e i decessi attuali sono (nelle fasi di massimo) circa 7 volte quelli della prima ondata che quindi pesano non troppo.
      Non posso dirlo con certezza, ma ho il sospetto che ognuno degli altri stati abbia avuto i suoi problemi e che l’uso dei decessi (per abitanti o scalati agli USA) che ho usato qui contenga il bene e il male di ogni nazione e che
      quindi quei numeri siano comparabili.
      Come ho già scritto ormai molte volte, non sono qui per accusare qualcuno di avere poca capacità; al contrario, propongo di rispettare e di seguire le scelte fatte dalla politica (la critica è una cosa molto diversa dal seguire
      le regole ed è sempre necessaria). Ho semplicemente verificato (a posteriori, fino ad oggi) che le scelte fatte non hanno migliorato la situazione decessi e forse questa constatazione potrà migliorare le scelte future.
      Un saluto. Franco

  5. AleD

    Occhio però che a far paragoni sulle intere nazioni è rischioso visto che, per quello di cui si parla che è la diffusione di un virus, entra in gioco la densità di popolazione. Per esempio per la svezia sarebbe da prendere solo stoccolma e paragonare i suoi dati con altre città europee e non.
    Inoltre circa l’efficacia dei lockdown e dell’uso di mascherine + distanziamento sociale, è troppo superficiale considerare solo l’andamento dei positivi, sarebbe più corretto paragonare ricoveri e terapie intensive. Questo perché la riduzione della carica virale circolante si misura si con il numero di positivi rilevati, ma anche con il loro stato di salute, meno carica girale che gira, meno effetti sulla salute.

  6. Cristiano Griggio

    Caro signor Zavatti,
    Non è sorprendente il suo desiderio di chiarirsi le idee dato che sembra essere ampiamente condiviso da numerosi contributori a vari siti “climaticoscettici” (in particolare su wattsupwiththat.com): la motivazione è chiaramente nell’analogia fra il covidterrorismo e il climaterrorismo che, volendo giocare alla teoria dei complotti, induce a credere che tutto questo cataclisma sia orientato a protrarre i lockdown per covid verso lockdown per clima. Vari incentivi /rimborsi postcovid sono di tipo sostanzialmente “climatico” e altri interventi politicosanitari hanno analogo indirizzo.
    Se guarda con attenzione, i vari interventi anticovid sono irrazionali e/o prettamente ideologici, mentre la trita affermazione di “seguire la scienza” di solito cela il desiderio poluitico di nascondere colpe e cattiva gestione
    È sufficiente sbirciare, come ha fatto lei, i dati di Worldometer per scoprire che i lockdown hanno solo “allungato” la durata della diffusione, finendo per dividerla su due “ondate” di cui la seconda più intensa e diffusa alle zone inizialmente risparmiate (infatti la vituperata Svezia, con la politica di diffusione “relativamente” controllata, ha visto una seconda fase assai più debole della prima, a differenza di quasi tutti gli altri paesi del mondo). Opinabili le mascherine (il cui obbligo ha portato in tutti i paesi a un aumento dei casi o, al più, a nessun risultato tanto nel breve che nel lungo termine, segno di sostanziale inutilità quando non di perniciosità) e la chiusura delle scuole, visto che non si sono mai evidenziati focolai significativi o morti secondari a positività tra gli studenti. Eventualmente utile, in qualche misura, limitare i raggruppamenti di persone a 10 individui sembra aver dato qualche giovamento nel limitare la diffusione.
    Credo invece indubitabile, visti i risultati, che la causa del “cataclisma” che si è verificato nel nostro paese come nel Regno Unito sia nei tagli indiscriminati fatti alla sanità pubblica negli ultimi decenni.
    Con moltissima stima!

    • Caro signor Griggio,
      intanto devo scusarmi con lei per il ritardo nel risponderle: avevo scambiato il suo nome con quello di un altro lettore al quale non avevo intenzione di rispondere, per cui avevo accantonato il suo commento.
      Mi sono appena accorto dell’errore e le rispondo.
      Accedo a WUWT almeno 3-4 volte al giorno ma mi sono sempre rifiutato di leggere gli articoli sul covid, proprio per quanto ho scritto nel post: l’idea sui problemi legati al covid cerco di farmela da solo, sui dati, anche se non posso evitare il martellamento mediatico.
      Sui lockdown che “allungano” nel tempo la diffusione non so proprio cosa dirle: ho una specie di vago sentore che possa essere così, ma non ho elementi sensati per poterlo dire e ricordo che, già ai tempi del primo picco, i
      virologi parlavano di seconda ondata (quindi quando gli effetti del lockdown non erano ancora entrati “in attività”). Tenderei quindi ad escludere l’effetto trascinamento anche se, ripeto, ho qualcosa di indefinito nel retrotesta …

      Per il resto, non ho competenze specifiche (mascherine, raggruppamenti da 10) e da bravo “soldato a rischio” seguo le regole, cioè resto in casa il più possibile e scrivo post per CM :-).

      I tagli alle strutture sanitarie: ricordo il lunghissimo periodo (credo più di un anno) di lotte degli abitanti di Comacchio per evitare di perdere il loro ospedale che alla fine è stato spostato in un posto lontano da tutto, e
      dai turisti che in estate sono sulla costa, a Lagosanto. Per uno come me che ha “visitato” il suo pronto soccorso più di un paio di volte con risultati così-così, il suo commento finale è condivisibile al massimo ma, ancora, sono troppo ignorante sull’argomento per esprimere giudizi netti e senza appello.
      La ringrazio per la sua stima nei miei confronti. Franco

  7. Luca Rocca

    La cosa che mi aveva colpito era che fra il cambio di derivate dellla curva ci fosse un intervallo di 40 giorni praticamente uguale per tutte le nazioni che avevo già notato nel primo picco epidemico .
    La seconda cosa che mi aveva colpito è che nel primo caso, almeno in itala c’era stato un lockdown molto rigoroso e prolungato mentre nella seconda ondata solo un coprifuoco e l’obbligo di mascherine cosa che non aveva cambiato particolarmente il ciclo dei 40 giorni. Ho fatto una ricerca in internet ed ho trovato un articolo Israeliano di Aprile 2020
    https://www.timesofisrael.com/the-end-of-exponential-growth-the-decline-in-the-spread-of-coronavirus/

    • Interessante il cambio di pendenza al ritmo di 40 giorni notato anche dai ricercatori israeliani, anche per la mia mania di fare lo spettro di ogni serie che incontro.
      Dal grafico della figura (o di quella aggiornata) non si vede un picco a 40 giorni ma siamo ormai al limite superiore del grafico. Ho controllato nel file numerico dello spettro (sito di supporto, MEM Spectrum, colonne 1 e 3) ma non ho visto nessun picco attorno a 40 giorni, neanche accennato.
      Penso che con “cambio di derivata” lei abbia inteso il periodo che va dall’inizio della salita a quando la curva smette di essere esponenziale e, dico io, diventa una gaussiana, cioè al picco, e che quindi la constatazione si applichi anche al periodo che ho analizzato, non tanto all’insieme di prima e seconda ondata. Proverò a controllare meglio. Intanto grazie per l’informazione. Franco

    • Aggiornamento del 27.12.20: si osserva nello spettro un debole massimo a 44 giorni, visibile nella figura del sito di supporto e indicato dall’ultima freccia a destra. Facilmente può essere il periodo da lei indicato. Franco

  8. Alessandro

    Ringrazio franco Zavatti per la gentile risposta, vorrei aggiungere due righe al commento di Donato sui comportamenti delle persone, è opinione diffusa che L aumento dei contagi sia imputabile ad un uso scorretto dei dispositivi di protezione, io personalmente sono d’accordo con franco perché anche nel mio piccolo vedo che le regole vengono ben rispettate dalle persone ( gli unici casi dove non vedo rispettate queste regole sono i carabinieri e la polizia senza mascherina in due o in tre in auto e gli operatori delle ambulanze in due senza mascherina ne ho viste ben 5 ieri e due di queste erano come ho scritto sopra ) ma tra i comportamenti che potrebbero risultare dannosi aggiungerei anche L l’utilizzo corretto della mascherina ma nello stesso tempo l’annullamento del distanziamento ( per capirci vedo conoscenti terrorizzati dal contagio parlare a 10 cm da altre persone perché intanto si sentono invulnerabili) spero solo che quando sarà tutto finito si tirino le somme e si cerchi seriamente di capire cosa ha funzionato e cosa no, la mia paura è che finito tutto si torni a mortificare la sanità come prima non si faranno miglioramenti, non si creeranno dei piani pandemici efficienti perché tanto la causa verrà imputata solamente ai comportamenti scorretti dei cittadini e alla prossima pandemia o semplicemente alla prossima influenza più letale del solito saremo di nuovo in queste condizioni.

  9. donato b.

    Caro Franco,
    Leggendo il tuo scritto, mi sono sorpreso. Nel mio piccolo ho realizzato un grafico simile al tuo, ma relativo alla situazione della regione Campania. La sorpresa deriva dalla comunanza di interessi e, soprattutto, dal fatto che in maniera del tutto indipendente, abbiamo avuto idee simili.
    Cominciai lo scorso mese di marzo e, giornalmente, aggiorno i dati, sulla base dei bollettini emanati dalla regione.
    Ho utilizzato un foglio di lavoro Excel ed ho tracciato il diagramma dei casi giornalieri, quello dei casi cumulati, il grafico dei casi cumulati in scala logaritmica ed un grafico in cui ho sovrapposto ai dati giornalieri una media mobile con finestra di una settimana, per tentare di lisciarlo un po’ ed attutire le oscillazioni settimanali che caratterizzano anche il mio grafico.
    .
    Posso dirti che il mio grafico dei dati giornalieri, ha lo stesso andamento del tuo: una lunghissima parte iniziale simil-orizzontale ed una brusca impennata ad iniziare dai mesi di settembre-ottobre. Nel mio grafico, contrariamente a quanto accade nel tuo, ci sono delle increspature in corrispondenza del “picco” di marzo/aprile. Cosa del tutto aspettata, visto che in Campania l’incidenza dell’epidemia nel periodo marzo aprile è stata enormemente più bassa che nel resto del Paese. Anche nel mio caso si nota una ripresa dell’epidemia tra agosto e settembre.
    .
    A questo punto credo sia doveroso sviluppare qualche considerazione politica anche relativamente ai miei dati. La regione Campania è stata quella in cui si sono applicate misure estremamente rigide, almeno sulla carta e nelle dichiarazioni del nostro Presidente. Credo che si sia distinta almeno per un fatto: è stata, forse, l’unica regione d’Italia in cui le scuole sono restate chiuse in modo ininterrotto da febbraio. Non credo, infatti, che possano considerarsi interruttive del periodo di chiusura, le 2 (due) settimane in cui le scuole sono state aperte agli inizi del mese di ottobre. Una beffa per alunni, docenti e famiglie.
    .
    Eppure non noto marcate differenze tra il grafico nazionale e quello della regione Campania. Da questo deduco che, probabilmente, le scuole hanno scarsa influenza nel determinare la curva del contagio. Maggiore influenza potrebbero avere, invece, i comportamenti sciagurati delle persone. Ancora oggi si possono vedere, infatti, persone che considerano la mascherina una specie di giocattolo: la spostano su e giù, coprendosi il mento e scoprendo il naso o coprendo il naso e lasciando semi scoperta la bocca. Non mancano, inoltre, coloro che si intrattengono paciosamente con amici e compari senza alcuna protezione.
    Per motivi di lavoro circolo abbastanza e, noto, che questi comportamenti inopportuni sono piuttosto comuni. Non conosco la realtà di altre regioni, ma confrontando i grafici, mi viene da pensare che comportamenti inadeguati come quelli descritti, sono piuttosto comuni.
    Ciao, Donato.

    • Caro Donato,
      fa piacere anche a me scoprire che abbiamo avuto idee simili e che le abbiamo messe in pratica quasi allo stesso modo, anche se, credo, per motivi diversi: tu hai voluto “guardare in bocca” ai dati fin dall’inizio mentre io avevo deciso da subito di non seguire la vicenda covid, più preoccupato di proteggere la mia vulnerabilità. Poi il martellamento quasi costante dei media su quanto fossimo bravi noi in Italia, sempre in contrapposizione con “gli altri” (brutti e cattivi) mi ha portato a voler vedere con i miei occhi come stessero le cose. Ingenuamente (molto ingenuamente) ho iniziato da
      giugno perché eravamo in un pianerottolo e perché non volevo che i 6500 decessi al massimo della prima ondata rendessero quasi invisibili quelli della seconda. Purtroppo è successo l’inverso.

      E veniamo alla Campania: tutta l’Italia meridionale è stata, nella prima fase, una specie di isola felice e io non so se la successiva diffusione era nel normale ordine delle cose o se la prima “grande fuga dal nord” ha
      triggerato la seconda ondata; in questo caso credo che la diffusione sia avvenuta con molto ritardo e vedrei male la presenza del nuovo rilancio in quasi tutto il mondo. Mi sono fatto l’idea che stia succedendo quello che doveva succedere, quasi indipendentemente dai (anche numerosi) comportamenti individuali.
      Non mi permetto di esprimere giudizi su questo o su quello: sono convinto che tutti cerchino di fare del loro meglio per salvaguardare la vita dei cittadini e che siano in buona fede, specialmente in circostanze come queste. Quello che possiamo fare è esaminare a posteriori il risultato finale ed esprimere un giudizio sul comportamento delle autorità che, però, dobbiamo sapere, sarà definito dalla visione, interessi, priorità personali e dal grado di conoscenza delle circostanze e dei mezzi possibili di contrasto, oltre che dalla visione “politica” (l’uso o meno del principio di precauzione, ad esempio).
      La vicenda della chiusura delle scuole in Campania è stata tragica per molti, a cominciare dagli studenti (e mettiamo nel conto anche l’essere andati contro numerose e costose decisioni e scelte precedenti) ma è stata una scelta precisa di cui ognuno si assumerà la responsabilità. Il suo scopo, a quanto dici confrontando i grafici, non è stato raggiunto ma è difficile saperlo a priori, soprattutto quando vedi i forti assembramenti dei giorni dello shopping.
      Sui comportamenti individuali, la mia idea è nella frase finale della risposta ad Alessandro. Qui a Bologna vedo un comportamento generalmente corretto, con ovvie smagliature in un verso e nell’altro (se la fai abbastanza volte, ogni cosa diventa gaussiana, come disse il Teorema Limite Centrale). Ciao. Franco

  10. Alessandro

    Sono molto contento di aver letto questo post per il fatto che da molto tempo mi chiedo se davvero le misure che vengono adottate nel mondo e anche in Italia hanno dei reali benefici e se questi possano essere quantificabili in base ad ogni misura messa in campo dai vari governi. I dubbi sono come nel caso del riscaldamento globale e del covid entrambi esistenti se i provvedimenti presi guarda caso sempre con un impatto economico devastante sono davvero necessari o sono solamente una scusa per un riassetto del nostro sistema capitalistico.

    • Mi fa piacere aver dato un contributo ad una migliore comprensione del fenomeno ma commenti come il suo aiutano soprattutto me ad eliminare alcuni dei molti dubbi che avevo (che ho tutt’ora) nello scrivere il post, e di questo la ringrazio.
      Ho cercato di mostrare come l’uso del principio di precauzione non abbia portato a risultati migliori rispetto a chi non lo ha usato, ma vorrei essere chiaro: qualunque sistema ha portato a (decine di) migliaia di decessi e non credo ci sia un sistema migliore di un altro per evitare morti. Solo, forse, per evitare peggiori conseguenze economiche.
      L’atteggiamento che secondo me dobbiamo tenere nella pratica giornaliera (nella discussione abbiamo ampia possibilità di variare) è quello di seguire le indicazioni di chi ci governa e si è assunto la responsabilità di gestire la pandemia. Dobbiamo avere, cioè, delle linee guida e dobbiamo agire di conseguenza, anche se pensiamo che queste linee sono confuse, incerte, discriminatorie o qualunque altra cosa, positiva o negativa. Le somme potremo tirarle alla fine …
      Grazie ancora. Franco

  11. Massimo Lupicino

    Grazie Franco, bell’analisi con tanti spunti di riflessione.

    Una tra le tante riflessioni che mi e’ capitato di fare, e’ che da una parte tanti scienziati dicono “non sappiamo nulla”. Dall’altra e’ tutto uno sbolognare certezze, quando si parla di vaccini. E lo dice uno che e’ lontano millenni luce dalle posizioni dei no-vax.

    Da una parte si chiede di rilasciare “passaporti” per chi si sottopone alle vaccinazioni, dall’altra abbiamo un esercito di milioni di persone immunizzate per via naturale (ovvero per essersi ammalate) alle quali viene impedito di uscire di casa o di cenare coi parenti. Davvero non riesco ad intravedere nemmeno lontani barlumi di buon senso nel marasma generale. Normale che poi si alimenti il cospirazionismo, se il buon senso non si vede nemmeno in controluce.

    Sugli Stati Uniti, sottolinei giustamente che i numeri non raccontano la storia catastrofica narrata dai media. In termini di morti per numero di abitanti fanno meglio di paesi europei come Italia, Belgio e Spagna. Si potrebbe magari scoprire anche che a differenza di tanti paesi europei (non facciamo nomi) negli USA esistono dei protocolli: ci sono stati che fanno uso della clorochina, il plasma immune e’ stato accettato dalla FDA, sono stati autorizzati anche i farmaci con anticorpi monoclonali. Altrove si va avanti a tachipirina e sperindio.

    Vero, i paesi scandinavi hanno fatto meglio di tutti, anche in assenza di lockdown. Ma se si desse credito ad una delle tante ricerche italiane ignorate dai media (e non solo dai media), se e’ vero che a fare la differenza e’ la vitamina D, forse una correlazione col fatto che in quei paesi c’e’ una cultura radicata dell’integrazione di quella vitamina in tutte le fasce d’eta’ spiegherebbe anche questo mistero. Siccome non si sa quasi nulla di questo virus (o non si vuole cercare in altra direzione che non sia un vaccino) magari ci sono delle questioni di grande importanza che stanno sfuggendo all’analisi?

    Un ottimo esempio di principio di precauzione, come sottolinei. E perfetto anche il paragone con la climatologia, dove tale principio e’ andato a farsi benedire da tempo, pur a fronte di prove innumerevoli (australia, california, germania) della catastrofe economica regalata dalla “green economy”.

    Ma sul principio di precauzione, forse siamo noi a porci nella prospettiva sbagliata: nel magnifico mondo di BlackRock & “compagni” la “precauzione” consiste nel premunirsi di creare di continuo nuove bolle nelle asset class immateriali in cui finiscono i trilioni stampati dalle banche centrali. Che’ della salute della povera gente, o degli 0,9 gradi di aumento della temperatura in 170 anni, a Larry Fink e soci sostanzialmente non gliene puo’ fregar di meno.

    Perdona la prolissita’ 🙂

    • Caro Massimo, nessuna prolissità: tu conosci questa materia di gran lunga meglio di me e l’inquadramento generale che io non so fare, sicuramente ci voleva, in particolare per quella “foresta”, per me assolutamente vergine, dei mercati finanziari. Grazie per i tuoi commenti e carissimi auguri a tutti. Franco

    • Guido

      non sono un medico, tanto meno un virologo, ma sono una persona a rischio e quindi mi gioco la vita e la libertà, oltre alle condizioni economiche mie e della mia famiglia.
      Essendo profondamente coinvolto, mi attribuisco il diritto di parola, pur nel mio ruolo di profano; profano, però, che rischia e paga per le decisioni altrui.
      Avrò dunque diritto di vederci chiaro in queste decisioni?
      Io penso di sì.
      Osservando le dichiarazioni e le decisioni di persone competenti (o ritenute tali) noto un’estrema varietà di opinioni, anche da parte della stessa persona. E questo mi lascia perplesso.
      Capisco le difficoltà dei politici, che, come me, sono profani della materia, però ad essi andrebbe richiesta per lo meno coerenza e umiltà nel riconoscere i propri eventuali errori.
      Vedo invece gente che quando qualcuno chiedeva zone rosse per isolare i focolai, ci diceva di abbracciare i Cinesi e mangiare involtini primavera. Quelle stesse parole ora si fanno passare per strenui difensori della salute pubblica, senza fare ammenda per aver spalancato le porte e aver lasciato fuggire i buoi.
      Quelle stesse persone, e i media, quasi totalmente controllati da loro, ci hanno venduto la favoletta che noi saremmo di esempio al mondo intero, il “metodo Italia”, che, ahimè, ci ha portato ad essere uno dei peggiori Paesi per la situazione covid, nonostante i vantati lockdown, che non sembra abbiano determinato granché di positivo, rispetto a chi ha agito differentemente, visto che abbiamo più morti per milione di abitanti.
      Secondo me il problema è nella superficialità e nella confusione di idee con le quali è stato affrontato il problema. Chi ha le idee chiare, può sbagliare, ma certamente non sforna dpcm in quantità industriale, magari notturni. Tante direttive contraddittorie creano confusione e danni enormi, come quando ti dicono che devi rendere il tuo locale rispondente alle disposizioni dell’ultimo dpcm, quindi sanificazione, distanziamento, numero massimo di persone che possono entrare, ecc e il proprietario compra cibo di qualità per i suoi clienti, per poi sentirsi dire che deve stare chiuso, e le sue spese ? E i suoi dipendenti ? E il suo indotto ?
      Ah già, c’è il divieto di licenziare… che vuol dire addossare le spese al privato, che così rischia non di licenziare qualcuno, ma di chiudere e licenziare tutti, anche i migliori.
      Sono mesi e mesi che ci dicono che dobbiamo portare le mascherine, lavarci le mani (questo l’abbiamo sempre fatto) e tenere le distanze. Poi si scopre che se ti attieni a queste disposizioni (comprensibili) devi chiudere lo stesso… ma allora mascherine, distanziamento, lavarsi le mani… tutto inutile ? Tutto teatro ?
      Qualcuno dice che ci si contagia negli autobus. Ma allora, cosa si fa per evitare gli assembramenti ?
      Cosa vuol dire assembramento ? Vuol dire persone troppo vicine, no?
      Per tenerle più lontane servirebbe diminuire la densità.
      La densità dipende dallo spazio (più metri quadrati a disposizione) e dal tempo (più persone distribuite in un tempo maggiore).
      Per aumentare lo spazio, non potendo fare autobus più grandi, devi aumentare il numero degli autobus (qui a Napoli LaRepubblica ha scritto che il numero di autobus è stato diminuito del 20%). Quando la gente si è accumulata ad una fermata, nel momento che arriva l’autobus, non dovrebbe arrivare da solo, ma dovrebbero arrivare più vetture, proprio per mettere la distribuzione delle persone su uno spazio maggiore.
      Un’idea, a cui pensare visto che il problema non finisce oggi, è acquistare autobus a due piani, in modo da avere più spazio a disposizione.

      Per quanto riguarda il tempo, dovrebbe essere chiaro che se diminuisci i tempi (perché alle 18 il virus si mette il profumo, si aggiusta il cravattino, si dà una spazzolata ai capelli ed esce a contagiare la gente 😀 ) la gente tenderà a concentrarsi in tempi più ristretti, e quindi ad assembrarsi.

      Servirebbe invece avere tempi più ampi in modo che la gente si possa distribuire.

      Servirebbe organizzarsi con le prenotazioni, perché le code tendono a creare assembramenti, oltre ad essere un impiego dannoso del tempo della gente.

      E vogliamo parlare dei posti letto, del personale specializzato, delle medicine e del materiale… ecc ecc ?

      Pare che si punti esclusivamente su vaccino (speriamo, ma chi di speranza vive, disperato muore) e lockdown, gestendo tutto il resto in maniera superficiale e colpevolmente insufficiente

      Secondo me

    • Guido,
      anche io sono un soggetto a rischio (un po’ di bypass e 3-4 patologie aggiuntive) e non potrei essere più d’accordo con il suo ragionamento che condivido parola per parola.
      Dico solo che se i nostri governanti sono inaffidabili oppure sono persone di cui ci possiamo fidare, non abbiamo scelta: quelli abbiamo e quelli ci dobbiamo tenere. E dobbiamo agire per seguire le loro indicazioni al meglio, certo criticandoli con tutti gli argomenti
      necessari, ma senza boicottare la loro azione perché questo potrebbe portare a risultati peggiori, con rischio
      ulteriore per tutti. Le auguro ogni bene. Franco

      PS: che strano questo mio post. Mi ha fatto scoprire una natura da “pompiere” che non sapevo di avere. E’ vero che non si finisce mai di imparare…

  12. A conferma delle difficoltà che ho avuto nello scrivere questo post su un argomento che non mi appartiene e che all’origine era stato pensato per mio uso esclusivo, nel sito di supporto la figura disponibile si evolve e andrebbe guardata più della figura 1, statica. Lì ho corretto le date in rosso e ho aggiunto altre nazioni con cui confrontare i dati italiani. La figura viene aggiornata ogni due-tre giorni, un po’ meno i decessi per milione e i decessi totali rispetto a quelli degli USA.
    Nel frattempo ho scoperto che San Marino ha valori peggiori di quelli italiani ma ho ritenuto che la loro situazione non fosse rappresentativa, visto i bassi numeri assoluti, e ho trascurato il confronto. Ho letto anche che l’Iran ha più morti/milione dell’Italia e ho verificato, trovando valori nettamente inferiori.

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