Benvenuti al consueto aggiornamento con lo stato dei ghiacci artici in occasione del raggiungimento del minimo annuale, raggiunto come da manuali nel mese di Settembre. Di seguito alcuni highlights:
- Secondo minimo di estensione per la serie storica iniziata nel 1979: resta imbattuto il record di estensione minima stabilito nel 2012.
- Stesso risultato per quanto riguarda il volume dei ghiacci artici: secondo più basso della serie, alle spalle del 2012.
- Estate 2020 caratterizzata dalla persistenza di un pattern sinottico estremamente sfavorevole alla conservazione dei ghiacci artici.
- Si conferma il rallentamento del trend di diminuzione dell’estensione dei ghiacci.
- Massimo di estensione dei ghiacci antartici notevolmente superiore alla media.
Un po’ di numeri
Il minimo di estensione dei ghiacci artici è stato raggiunto secondo l’agenzia giapponese JAXA in data 13 Settembre, e due giorni più tardi per l’americana NSIDC: per il primo istituto il valore minimo è stato di 3.55 milioni di kmq, per il secondo di 3.75 milioni di kmq. Differenze molto piccole per una sostanza identica: il 2020 si colloca al secondo posto nella serie quarantennale di misure della minima estensione dei ghiacci artici, battuto dal 2012 per circa 400,000 kmq di differenza.
Nessuna sorpresa anche dai volumi, con PIOMAS che emette una sentenza pressoché identica: secondo posto nella serie storica dei minimi, anche se in questo caso in pareggio statistico con il 2019.
Un’estate anomala
Da questo punto di vista il 2020 è stato decisamente impegnativo: tra il mese di maggio e quello di settembre le temperature sull’Artico sono state regolarmente sul podio della serie storica, con ben tre primi posti in classifica. Questo ha più che compensato un primo trimestre dell’anno che invece si era rivelato insolitamente freddo: il più freddo degli ultimi 10 anni almeno.
Ma la vera anomalia dell’estate 2020, prima ancora che nel campo termico (la termodinamica insegna che grandi variazioni in estate non possono esserci, giacché si parla di un sistema acqua-ghiaccio per il quale la temperatura dovrà gioco forza essere comunque prossima allo zero) è stata nel campo sinottico, con un anticiclone straordinariamente tenace che tra Maggio e Luglio ha messo radici in prossimità del circolo polare artico, ritornando spesso a visitarlo nel corso di tutta l’estate. La persistenza anticiclonica ha quindi garantito una esposizione quasi ininterrotta del pack all’irraggiamento solare.
Pillole di clima artico
Lo scioglimento dei ghiacci estivi è legato in misura pressoché esclusiva all’intensità e alla durata del soleggiamento: cieli nuvolosi preservano il pack, mentre cieli sereni lo espongono all’irraggiamento solare. Ancor più importante è che i cieli siano sgombri da nubi tra maggio e giugno, quando l’intensità dell’irraggiamento è altissima e si traduce nella formazione precoce dei “melting ponds”: le pozzanghere di acqua che si formano sul pack, riducendone l’albedo e condizionando in modo determinante il prosieguo della stagione di scioglimento, creando il cosiddetto “momentum” che determina (in negativo) le sorti della stagione.
Con queste premesse, l’aggiornamento del record di minima estensione del 2012 avrebbe dovuto essere garantito. Invece il record del 2012 ha resistito. Vuoi per via del fatto che, come anticipato, l’inverno sull’Artico era stato decisamente freddo e aveva consentito l’accumulo di un volume di ghiacci superiore rispetto ad altri inverni più miti. Vuoi perché nel 2012 il finale dell’estate fu caratterizzato dall’azione di una vasta depressione che trasformò il pack residuo in un milkshake, dando il colpo di grazia allo scioglimento dei ghiacci, complice anche il trascinamento dell’acqua di mare sul pack per l’azione del moto ondoso, che probabilmente ingannò i satelliti, con il “ghost-ice” che si manifestò nuovamente pochi giorni dopo, contribuendo al recupero record di estensione che si ebbe dopo il raggiungimento del minimo.
Questione di Trend
Fatto sta, non solo il minimo del 2012 è uscito indenne, ma si conferma anche un trend alla diminuzione dell’estensione dei ghiacci meno aggressivo rispetto al passato. In altre parole, sta succedendo esattamente il contrario di quanto per anni è stato strombazzato a media unificati, ovvero che il trend della diminuzione dei ghiacci artici si sarebbe avvitato in una “spirale della morte” e i ghiacci sarebbero scomparsi alla velocità della luce.
Queste previsioni si basavano, come spesso accade nella “neo-climatologia”, sulla sopravvalutazione delle forzanti positive (con l’aggiunta di ulteriori e ancora più catastrofiche forzanti come l’annunciato, e mai avvenuto, rilascio di quantità gigantesche di metano allo sciogliersi del permafrost), e sulla concomitante sottovalutazione di quelle negative. A partire dal fatto (tanto banale quanto curiosamente ignorato) che un ghiaccio più sottile permette un raffreddamento più rapido delle acque marine al di sotto del pack, rispetto ad una coperta ghiacciata più spessa.
Siamo in altre parole entrati in quella che qualcuno ha definito in modo molto azzeccato “l’era del ghiaccio sottile”, ovvero un periodo in cui di ghiaccio sull’Artico ce n’è indubbiamente di meno, ma reagisce in modo più vistoso e più rapido al cambiare della temperatura, delle situazioni sinottiche, e delle stagioni. In altre parole, pur inserito in un trend in diminuzione, il ghiaccio artico continuerà a farci compagnia. E sicuramente continuerà a riformarsi nella stagione fredda. Nessuna eco-catastrofe in vista, quindi, ma solo l’evoluzione di un film che va avanti da milioni di anni, e che da milioni di anni si manifesta sotto la forma del “cambiamento climatico”.
PS
Dimenticavo, anche se questa sezione è dedicata ai ghiacci artici, una menzione di merito va anche a quelli antartici, altrimenti qualcuno protesterà per un odioso razzismo climatico che trascura il Sud per parlare solo del Nord. Bene, i ghiacci antartici chiudono l’anno con un massimo di estensione notevolmente superiore alla media.
Un andamento erratico, quello dei ghiacci antartici, con record storici di massima estensione invernale stabiliti tra il 2012 e il 2014 e il minimo del 2017. Trascurati con nonchalance i record di massima estensione, l’attenzione fu tutta concentrata sul minimo del 2017, additato come la pistola fumante del global warming nell’Emisfero Sud. Ma l’inversione del trend negli ultimi anni, associata ai record di massima estensione di qualche anno prima, riducono quel minimo ad una mero dato statistico all’interno di un trend sostanzialmente indecifrabile.
L’appuntamento è per la prossima puntata, fra circa 6 mesi. Sperando che fra 6 mesi il mondo faccia un po’ meno schifo di oggi.
Innanzitutto complimenti al dott. Lupicino per l’ottima disamina sul trend dei ghiacci artici
Vorrei però segnalarvi qualcosa (riguardo all’estensione dei ghiacci) che è certamente una anomalia e che non era mai accaduto prima: sul comparto russo del Mar Glaciale Artico da settimane persiste un forte sopramedia termico e lì il ghiaccio fatica a riformarsi, e questo sinceramente desta in me qualche preoccupazione. Per cui vorrei chiederle, sig. Lupicino, un approfondimento sulle cause di questo fenomeno anomalo e sulle sue possibili conseguenze sulla stagione invernale (anche sulle possibili ripercussioni sul prossimo massimo stagionale dell’estensione), grazie
Curiosità: sarebbe possibile calcolare un bilancio dei ghiacci “planetario” come somma dei bilanci Nord e Sud?
https://www.climate4you.com/Text/Climate4you_August_2020.pdf
(pag. 31)
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Ciao, Donato.
Articolo e diagrammi ben argomentati e perfettamente comprensibili anche per i profani come il sottoscritto.
Provi a spiegarlo anche al Dr. Gramellini che pontifica sulle colonne del giornalone Corsera infilandoci il famigerato riscaldamento globale.
Caro Roberto, non sono il tipo che perde il suo tempo dietro alla propaganda del CorSoros. Sono giornali che non leggo più da anni. Meglio ignorare, che perdere tempo coi cattivi maestri. Ancora meglio informarsi sulle fonti giuste, e…disinteressate 😉
se i ghiacci marini si sciogliessero completamente, il livello del mare non subirebbe modifiche: “Sea-ice-free Arctic during the Last Interglacial supports fast future loss” https://www.nature.com/articles/s41558-020-0865-2
ma l’orso polare ne trarrebbe gran beneficio: “Transient benefits of climate change for a high‐Arctic polar bear (Ursus maritimus) subpopulation ” https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/gcb.15286
“L’appuntamento è per la prossima puntata, fra circa 6 mesi. Sperando che fra 6 mesi il mondo faccia un po’ meno schifo di oggi.”
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Amen. 🙂
Per il resto un resoconto ineccepibile sotto tutti i punti di vista.
Ciao, Donato.
Grazie mille Donato!