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Se questa è Scienza…

…io sono Paperino.

Ci sta che qualcuno lo pensi davvero e, in termini di “peso” nel dibattito e nel mondo del clima e del meteo, magari il paragone può aver senso.

Ma, la pubblicazione su Nature – ripeto, Nature – di una ridicola lista di proscrizione mascherata da paragone dell’esposizione mediatica tra scienziati del clima e non meglio specificati “contrari”, non è scienza. Non ci si avvicina neanche. Ma, pur essendo lontana anni luce dai canoni della correttezza nella circolazione delle informazioni scientifiche, la scienza la sporca, la rende opaca, contribuendo in modo forse decisivo ad aprire (nuovamente e tristemente) l’era dell’informazione a senso unico, pilotata, autoritaria e non autorevole.

Questo l’articolo:

Discrepancy in scientific authority and media visibility of climate change scientists and contrarians

E questo l’abstract:

We juxtapose 386 prominent contrarians with 386 expert scientists by tracking their digital footprints across ∼200,000 research publications and ∼100,000 English-language digital and print media articles on climate change. Projecting these individuals across the same backdrop facilitates quantifying disparities in media visibility and scientific authority, and identifying organization patterns within their association networks. Here we show via direct comparison that contrarians are featured in 49% more media articles than scientists. Yet when comparing visibility in mainstream media sources only, we observe just a 1% excess visibility, which objectively demonstrates the crowding out of professional mainstream sources by the proliferation of new media sources, many of which contribute to the production and consumption of climate change disinformation at scale. These results demonstrate why climate scientists should increasingly exert their authority in scientific and public discourse, and why professional journalists and editors should adjust the disproportionate attention given to contrarians.

La lista dei contrari ha contribuiti a produrla DeSmogblog, un sito web nato nel 2006 per combattere la disinformazione in materia di cambiamenti climatici, naturalmente a senso unico. E quelli di Nature hanno pensato bene di ammetterne la pubblicazione. Se vorrete togliervi la curiosità, ci troverete anche qualche italiano, in un minestrone di scienziati, opinionisti e personaggi pubblici.

Ad ogni modo, lascio a voi giudicare se questa sia scienza oppure no, personalmente penso che sia uno dei punti più bassi che la comunicazione sul tema del clima abbia mai raggiunto. E vi lascio una riflessione. Ho aperto questo blog nel 2006, con il chiaro intento di creare un ambiente di discussione, un attrattore di pensiero che mi consentisse di continuare ad imparare. E ho imparato molte cose, come credo sia accaduto per i nostri lettori e per quanti negli anni hanno contribuito a queste pagine. Molto semplicemente, secondo gli scopi dichiarati di questo articolo, letteralmente un appello all’esercizio dell’autorità (non autorevolezza) da parte degli scienziati allineati e la pratica della censura da parte dei media (soprattutto tradizionali e quindi controllabili), il nostro villaggio di Asterix non potrebbe né dovrebbe esistere. So che per molti questa sarebbe una conquista, ma ricorderei loro le parole di un Padre della Patria: a fare a gara tra i puri, troverai sempre uno più puro di te che ti epura.

Enjoy

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Published inAttualità

11 Comments

  1. Luca

    Gentile colonnello Guidi,
    chiedo già da adesso scusa per il mio linguaggio, non al livello di tutti gli altri utenti di questo blog.

    In altri settori, la “scienza” fa anche peggio di quanto accade nel settore climatico. Scienza che dovrebbe seguire la sua strada, la ricerca, non gli interessi… ma, ahimè, quasi in ogni aspetto del mondo odierno, il fine ultimo di ogni cosa è sempre lo stesso: il profitto. E di fronte al denaro, non si guarda a nulla; non si guarda alla salute pubblica, figuriamoci ai cambiamenti climatici! Ho citato la salute, perchè ritengo fondamentale il diritto di ognuno a curarsi come vuole; ma anche qui, se non sei con chi comanda, sei fuori… potrei citare molti esempi, ma andrei troppo OT.

    Il concetto fondamentale resta questo: il profitto. Avrà anche la sua giusta logica investire in ciò che può rendere, ma negare qualcosa solo perchè chi non è interessato non può trarne vantaggio, è scandaloso…
    E poi, colonnello, fa molto più notizia gridare che le grandinate di oggi (giusto per citare un esempio) sono colpa dei cambiamenti climatici causati dall’uomo, piuttosto che un evento naturale. E, siccome oggi tutto è notizia, tutto è show, il catastrofismo fa audiens. E l’audiens si traduce in profitto, tanto per cambiare argomento…

    Mi scuso per il mio intervento, ringrazio per l’attenzione, e le auguro buon lavoro.

  2. Virgilio Bardini

    Avanzerei un sillogismo aristotelico: tutti gli uomini sentono il bisogno di credere in qualcosa, qualcosa in cui sperare o qualcosa contro cui combattere o tutt’e due le cose insieme e ogni scienziato è un uomo, ergo…

  3. A Renato-Giudo Guid I rilasci degli aerei influenzano il meteo, ed è un fatto che siano esclusi dai protocolli vari.
    Lo ‘studio ‘ di Nature fa riferimento a chi indaga le incongruenze di questa realtà. ‘Scie chimiche’ sono TUTTE le scie rilasciate. Un termine furoviante. Si ama di voler distinguere tra scie buone e innocue. Non è scienza nemmeno questo.

    Di altreo tipo di incongruenze parla Rienzi di Codacons, prende in esame la traversata eco di Greta.

    Il viaggio dell’attivista svedese Greta Thunberg per il summit sul Clima di New York è stato presentato come “100% ecosostenibile, a zero emissioni di carbonio”. Eppure…

    https://codacons.it/greta-realta-o-propaganda/

  4. rocco

    è da anni che la scienza sta attraversando un periodo difficile.
    In primo luogo vi è la tendenza all'”articolismo”: la valutazione per uno scienziato è “il numero di pubblicazioni”.
    Le case editrici hanno bisogno di pubblicare (altrimenti non guadagnano).
    Si, ci sarebbe la peer review (revisione paritaria) per cui un articolo viene sottoposto prima ad un comitato che ne valuta l’aspetto formale e che non ci siano errori grossolani.
    Ma spesso gli errori sfuggono; “Per esempio, uno studio sulle discipline biomediche pubblicato nel 2012[2] ha analizzato più di 2000 articoli ritrattati indicizzati dal database PubMed. Solo il 21.3% delle ritrattazioni era dovuto a errori; quasi metà (43.4%) a frodi accertate o sospette, e il 24% a irregolarità nella pubblicazione (plagio o duplicazione)” (da https://www.cicap.org/n/articolo.php?id=278061 ).
    Il tempo che passa tra la pubblicazione e la successiva verifica fa la differenza.
    la scienza è un processo che prevede la verifica di quanto affermato da parte di altri ricercatori, ma sta passando l’idea che qualsiasi cosa venga pubblicata è di per se scienza.
    In un articolo della rivista “Le Scienze” di dicembre 2018 vi è un articolo in cui si parla di questi problemi che affliggono la scienza contemporanea e sono:
    1) si finanziano pochi scienziati (quelli con il più alto numero di pubblicazioni?);
    2) non si premia la trasparenza (non si riescono a riprodurre molti risultati tra i più importanti);
    3) non si incoraggia la riproduzione dei risultati (disincentivi a riprodurre i risultati di studi precedenti);
    4) non si finanziano ricercatori giovani (legato al punto 1);
    5) alcune fonti di finanziamento non sono imparziali (fondi privati ottengono più risultati di quelli pubblici, ovvi conflitti di interesse);
    6) si finanziano i campi sbagliati (è il caso della climatologia “antropica”, ossia quella atta a sostenere la causa antropica di tutti i misfatti cosmici);
    7) non si spende abbastanza;
    8) si premia chi spende molto (si favoriscono i manager più abili politicamente che riescono ad accaparrarsi fondi pubblici. E’ il caso della climatologia “antropica”)
    9) non si finanziano idee ad alto rischio (i comitati di distribuzione delle risorse vogliono andare sul sicuro, pochi finanzierebbero ricerche che vanno contro il luogo comune o che non danno un ritorno di immagine);
    10) Mancano dati affidabili (ed è l’ennesimo caso riguardante l’AGW: pochi dati, anche scadenti, solo qualche decina di anni da cui estrapolare previsioni futuristiche).
    Un anno prima, sulla stessa rivista, (dicembre 2017) un articolo dal titolo “Le radici del rifiuto della scienza” in cui si dice che per far accettare l’idea del cambiamento climatico antropico bisogna badare alla comunicazione: “Se qualcuno dovesse pensare che il solare ci protegge dall’immigrazione o dai terroristi o dall’anticristo, ottimo, va bene così… con i cristiani parliamo del messaggio biblico che affida a noi il creato… Con le mamme parliamo dell’inquinamento che colpisce i nostri bambini…”
    DEVE passare l’idea che l’AGW è reale (non un modello per computer che ha bisogno ancora di validazione) e qualsiasi minchiata non scientifica va bene: il fissismo tipico delle religioni monoteistiche, la paura delle mamme, il senso di colpa degli umani…
    Con queste premesse stiamo ancora parlando di scienza?
    No signori, questa è una religione; pura e semplice religione: la religione dell’ambientalismo.
    ” Pat, questo è l’inizio di qualcosa di veramente importante e mo,to potente. Ma c’è anche la possibilità che si trasformi in una forma di ecofascismo. Non tutti hanno un PhD in ecologia. Perciò, per cambiare il comportamento delle masse c’è un solo modo: dar vita ad una mitologia popolare, una religione dell’ambiente, che chiede alla gente di avere fede come per un guru”
    (Bob Hunter a Patrick Moore (fondatori di Greenpeace) da “Un ambientalista ragionevole – confessioni di un fuoriuscito da Greenpeace, Dalai Editore 2011, p 77.
    Non vi è nulla di scientifico nella propaganda pro AGW, ma tanta e tanta religione, credenze, miti e leggende.

  5. giuliano

    Insomma, siamo quasi alla “scienza” che fa politica…. roba da matti. Ora abbiamo anche la spiegazione “scientifica” della necessità che i media dovrebbero dare meno visibilità ai “bastiancontrari” e gli “scienziati del clima” (quelli “veri” ovviamente…) dovrebbero essere oracoli indiscussi e indiscutibili. Insomma, dobbiamo tornare alla “camera dei fasci e delle corporazioni”… è dimostrato scientificamente.

  6. renato

    Buongiorno Gentile Sig, Guidi,
    seguo da sempre, per passione meteo/climatica il Suo e altri blog. Confesso che Climate Monitor mi ha sempre fatto pensare ad un approccio scientifico e galileiano seppur portato a livelli divulgazione intuibili, quasi sempre, anche da un purtroppo “metalmeccanico” come me.

    Primo aspetto.
    Da anni ormai sono incuriosito dalle varie ipotesi che profilano un raffreddamento dovuto al minimo solare che potrebbe essere notevole. A me sembra che questa teoria sia molto ben strutturata e abbia parecchi riscontri sia storico/climatici che solari.

    Secondo aspetto.
    Non voglio negare che le temperature globali negli ultimi decenni si sono alzate ne tantomeno negare l’evidenza di un assottigliamento delle calotte polari, artiche in particolar modo.

    I DUE ASPETTI FANNO A PUGNI!!

    Da anni cerco di leggere quanto più posso sugli argomenti esposti( tengo a sottolineare che per me non sono argomenti degni…Greta, Gore,Mercalli e giornalisti da “scoop” climatici).
    Più leggo e più i due aspetti trovano conferma…Entrambi!!

    Non molto tempo fa ho letto un articolo che mi ha fatto sussultare. Una ipotesi che metterebbe d’accordo tutte le teorie:

    1. E’ probabile che il futuro minimo solare sia realmente notevole e “potenzialmente” potrebbe far abbassare le temperature globali di parecchio
    2.L’aumento delle temperature globali è reale, innegabile, ha cause “antropiche”e potrebbe proseguire negli anni a seguire

    Ma allora?

    Per cortesia non smetta di leggere quello che ho scritto con tanta fatica…la causa possono essere le scie chimiche?

    Lo so adesso sta alzando gli occhi al cielo ma legga ( ciò che son sicuro Lei sa già) .

    http://www.nogeoingegneria.com/tecnologie/areosol/la-nasa-metteva-in-guardia-le-scie-degli-aerei-stanno-riscaldando-il-pianeta/

    Diamo uno sguardo al grafico del “hockey stick” e sovrapponiamolo al traffico aereo globale( se vogliamo anche al traffico aereo sopra le zone artiche!!).
    Non potrebbe essere una spiegazione a , quasi.tutto?

    Ho atteso che Lei pubblicasse un post per poterLe sottoporre i miei dubbi. La ringrazio tanto per la disponibilità.

    Renato
    da Udine

    • Renato,
      grazie per le parole di apprezzamento. Mi scuso se ha dovuto attendere un po’ prima che firmassi un post, ma ultimamente sto scrivendo poco a causa di impegni professionali da un lato e di un certo livello di repulsione per la piega che ha preso la comunicazione su questi argomenti dall’altro. Lo so, si potrebbe e dovrebbe far finta di nulla e continuare con la divulgazione ma non sempre è semplice, e scrivere è una questione di ispirazione e francamente nella follia collettiva che pervade il mondo del clima e del meteo c’è poco da essere ispirati.
      Vengo al suo commento.
      Che le fasi di scarsa attività solare siano correlate a raffreddamento è un fatto noto e documentato. A mio parere il forcing interviene nella distribuzione della massa atmosferica, quindi sulla circolazione e poi, solo poi sulle temperature, che però sono soggette anche ad altre forzanti, non ultima quella antropica, specialmente a livello locale e quindi, vista la distribuzione delle osservazioni, non è da quelle che si può avere contezza degli effetti, quanto piuttosto da altri parametri, primo fra tutti il contenuto di calore degli oceani, di cui però esistono serie molto meno consolidate. In poche parole, le modalità di circolazione “fredda” indotta dall’attività solare, possono esserci comunque, anche con contestuale trend positivo delle temperature medie superficiali. E questo spiega il secondo aspetto, ossia il fatto che diminuisca il ghiaccio, fatto direi inevitabile e intuibile in un ambiente che contiene più calore.
      Circa le scie, c’è da distinguere tra ciò che è, come il documentato forcing dovuto alla navigazione aerea commerciale – prova del nove ottenuta all’indomani dell’11 settembre 2001 quando 3 giorni di traffico sospeso chiarirono questo effetto – e ciò che non è, ossia quelle che, mi perdoni, vengono definite scie chimiche in ambienti dove regnano l’ignoranza, la disinformazione e il complottismo che ipotizzano ben altri ruoli e attività, tutti assolutamente inesistenti.
      Per concludere, il sistema è estremamente complesso è noi non ne conosciamo appieno il funzionamento, le forzanti sono molteplici e non ne è noto il peso. La teoria solare, al pari di quella antropica, senza opportuni effetti moltiplicatori, non spiega i trend e correlazione non vuol dire causalità. Almeno non sempre.
      So di non aver chiarito, ma il tema è proprio questo, la situazione non è chiara e chi dice che lo è, sole, uomo o decida lei a causa di cosa, non rende un buon servizio alla scienza.
      Continui a seguirci, cordialmente,
      gg

  7. robertok06

    Personalmente mi viene da vomitare.
    Nature!
    Con la scusa che sono in ferie farò finta che non sia stato pubblicato… hanno già “epurato” la supplemental info con la lista dei “contrarians”, e Lord Monckton li ha citati in giudizio….

  8. stefano ricci

    … a non essere conformisti, anche in campo “climatico”, si fa sempre una gran fatica….
    quindi un grazie di cuore per il serio lavoro di cui ci mette a parte quotidianamente..
    Stefano Ricci

    • Luigi Mariani

      Grazie Guido per la riflessione.
      Penso che il problema di fondo che sta dietro a tutto ciò sia quella delle libertà d’espressione che molti benpensanti , spesso ahimè di area liberal, vorrebbero limitare in nome di obiettivi superiori (il salvataggio del pianeta).
      Al riguardo ricordo che nel 2015 l’Europa ha vissuto il licenziamento di Philip Verdier (https://fr.wikipedia.org/wiki/Philippe_Verdier), presentatore meteo alla TV pubblica francese, reo di aver scritto un libro in cui si contestava la teoria AGW”.
      Tutto ciò è accaduto senza che quasi nessuno battesse ciglio, per cui deduco che non ci sono più gli anticorpi e dunque le liste di proscrizione potrebbero in futuro essere utilizzate per guidare campagne di epurazione a mio avviso indegne di paesi che si autoproclamano democratici. Anche per questo l’iniziativa di Nature è tanto odiosa.
      Luigi

      PS: leggo sul sito wikipedia che “Philippe Verdier rappelle que « l’amalgame douteux entre météo et climat est l’erreur la plus fréquente dans les médias »”, un errore di cui ci lamentiamo spessissimo anche su CM e che dovrebbe essere stigmnatizzata da chiunque abbia davvero a cuore la climatologia.

    • Luigi,
      si stanno facendo dei passi indietro purtroppo, e la cosa peggiore è che sono mascherati da passi in avanti. Ma del resto credo sia sempre andata così, l’umanità è un gambero. Questo per fortuna non le impedisce comunque di esistere, evolvere e progredire.
      gg

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