Qualche giorno fa al TG5 delle ore 20 e immagino su altre emittenti è andata in onda l’ennesima sceneggiata sulla fine del mondo con ghiacciai groenlandesi allo stremo che stanno scomparendo e persone che si affrettano a raccogliere l’ultimo ghiaccio presente negli iceberg per farne bevande che a quanto pare vanno molto di moda. Ma cosa ci dice la letteratura scientifica al riguardo?
Quest’anno sui Proceedings della National Academy of Sciences è uscito l’articolo “Forty-six years of Greenland Ice Sheet mass balance from 1972 to 2018” a firma di Jérémie Mouginot, Eric Rignot, Anders A. Bjørk, Michiel van den Broeke, Romain Millan, Mathieu Morlighem, Brice Noël, Bernd Scheuchl, and Michael Wood (Mouginot et al., 2019) che è reperibile gratuitamente qui, Mentre l’informazione di supporto si trova a quest’altro link.
Il bilancio di massa è nel file dell’informazione di supporto pnas.1904242116.sd02.xls (table 2 MB_GIS in fondo – valori a riga 39) e viene rappresentato nel diagramma in figura 1, da cui si nota che le perdite più rilevanti si sono avute nel 2012 con -397+/- 57 miliardi di tonnellate mentre i guadagni più rilevanti si erano avuti nel 1973 (+144 +/- 68).
Rispetto a questi dati si pongono a mio avviso 3 ordini di commenti:
- quello di Willis Eschenbach (https://wattsupwiththat.com/2019/08/03/greenland-endures/) secondo cui le perdite sono di ridotto rilievo rispetto alla massa glaciale totale dei ghiacci della Groenlandia che è pari a 2.6E+15 (2,600,000,000,000,000) tonnellate.
- quello di Mouginot et al., 2019 i quali fanno rilevare che dal 1972 ad oggi il contributo dello scioglimento dei ghiacciai della Groenlandia all’innalzamento del livello globale degli oceani è pari a 13.7 +/- 1.1 mm e che tale contributo potrebbe crescere in futuro per effetto soprattutto dello scioglimento dei ghiacciai delle parte Nord della Groenlandia.
- il diagramma in figura 1 indica una strettissima correlazione con l’andamento dell’indice AMO (figura 2) che come noto rappresenta la temperature di superficie dell’Atlantico settentrionale che è passato in fase positiva nel 1994 e per il quale nei prossimi anni è atteso il passaggio in fase negativa, il che implicherebbe un ritorno a un equilibrio come lascia intuire lo stesso andamento negli anni più recenti della serie in figura 1. La correlazione fra i due dati mostra un R2 di -0.43 che sale a -0.52 se si elimina il 1998, probabile outlyer. Si tratta di una correlazione altamente significativa (R di Pearson = -0.658 che su 47 valori indica un P-Value is < .00001 e una significatività di oltre il 99%).
Conclusioni
A mio avviso la correlazione fra bilancio di massa dei ghiacciai groenlandesi e AMO è di grandissimo interesse e suscettibile di riflessioni sul ruolo di tale indice nel clima globale e sulle cause delle sua variabilità che come noto si caratterizza per un ciclo di 55-80 anni che pervade l’intero olocene. Il peculiare comportamento di AMO è discusso ad esempio da Wei e Lohmann nell’articolo “Simulated Atlantic Multidecadal Oscillation during the Holocene” uscito nel 2012 sul Journal of climate (DOI: 10.1175/JCLI-D-11-00667.1) e di cui consiglio agli interessati di leggere almeno il paragrafo 4, “Discussion and conclusions”.
A conclusione della stagione di fusione groenlandese, possiamo affermare che essa è stata più intensa della media. Le anomalie della perdita di massa glaciale cumulate, infatti, sono state tra le maggiori mai registrate rispetto alla media 1981-2010.
Sulla base dei dati a mia disposizione, l’attuale stagione di fusione però non è affatto eccezionale. Essa è del tutto simile alle stagioni di fusione 2013-2014, 2014-2015 e 2015-2016.
E’ stata peggiore di tutte le altre a partire dal 2012. E’ stata migliore, invece, della stagione 2011-2012 che rappresenta il record negativo da quando si eseguono le misurazioni.
Non sono in grado di risalire più indietro nel tempo, in quanto i dati DMI disponibili (per i non specialisti come me) si fermano alla stagione 2011-2012.
Questo è quanto ci dicono i numeri: piaccia o non piaccia.
Ciao, Donato.
La stagione estiva groenlandese prosegue secondo canoni assolutamente normali.
La percentuale della superficie glaciale dell’isola in corso di fusione è perfettamente coincidente con la media 1981-2010. La perdita di massa glaciale è maggiore della media 1981-2010, ma entro i margini di incertezza, per cui rientra nella norma. Stesso discorso vale per la perdita di massa cumulata. In ogni caso siamo ben lontani dalle enormi perdite di massa glaciale del 2012: dovremmo attestarci intorno ai valori della stagione 2016.
Il picco di fusione che aveva innescato le reazioni allarmate dei mezzi di comunicazione di massa, cui faceva cenno L. Mariani all’inizio del suo post, deve considerarsi un semplice episodio anomalo o aberrante in un processo altrimenti normale (come la fortissima riduzione della perdita di massa della precedente settimana).
Commento redatto sulla base dei dati DMI diffusi dal portale
http://polarportal.dk/en/greenland/surface-conditions/#c8397
Ciao, Donato.
Ringrazio Luigi Mariani per la risposta articolata ed argomentata, che mi ricorda prudenza nel considerare le correlazioni prima di individuare i legami fisici sottostanti (se ve ne sono), e che integra l’articolo con altri elementi interessanti.
Una ulteriore domanda: fra quanti anni possiamo ragionevolmente attenderci che l’AMO diventi stabilmente negativo?
Purtroppo non mi risulta che oggi ci sia qualcuno in grado di effettuare previsioni su AMO. Il problema emerge ad esempio da questo lavoro di Volodin e Gritsun, autori del GCM INM-CM5 e di cui ho grande stima (https://www.earth-syst-dynam.net/9/1235/2018/esd-9-1235-2018.pdf).
Su AMO posso inoltre segnalarle un’analisi condotta da Franco Zavatti e da me e pubblicata su CM (http://www.climatemonitor.it/?p=49175).
Segnalo questo articolo uscito ieri su web sull’esasperazione che si sta/stanno diffondendo
https://motls.blogspot.com/2019/08/klimaneutral-germans-have-completely.html#more
Dai media di questi giorni l’ascoltatore ne ha ricavato che i ghiacci della Groenlandia sono a rischio di scioglimento quasi immediato, mentre chi ha possibilità di fare i calcoli dice che il mese di luglio 2019 ha fatto diminuire i ghiacci della “terra verde” (cioè vi è stato un tempo che i ghiacci di queste terre si erano ritirati in più grande misura) dello 0,0056%
siamo alle solite.
Ormai la confusione tra meteo e clima è all’ordine del giorno.
leggete questo breve articilo del messsaggero
https://www.ilmessaggero.it/italia/meteo_ferragosto_previsioni_oggi_ultime_notizie-4665927.html
“Da queste ore fino a Ferragosto ci saranno dei cambiamenti climatici, anche considerevoli…”
Ed accade ormai con tutti i fenomeni meteo come quello dello scioglimento in un giorno di tonnellate di acqua groenlandese.
Ma forse ci stiamo sbagliando noi: il clima ed il meteo sono la stessa cosa e naturalmente non possono variare.
Quando è estate deve far caldo (ma non troppo, diciamo sui 24-25 gradi) dal solstizio all’equinozio, ogni variazione è cambiamento climatico.
L’artico non deve sciogliersi più di tanto e neanche le piogge devono superare un limite stabilito per decreto governativo.
Da profano un indice di correlazione pari a -0,52 mi lascia un poco perplesso: mi fa pensare che l’andamento dei ghiacci groenlandesi sia governato anche da altre dinamiche molto significative, oltre che dalle determinanti dell’AMO….o sbaglio?
E quali potrebbero essere, a vostro avviso?
Intendo, mi sarei aspettato conclusioni così nette a fronte di una correlazione più vicina a -1 di -0,52…..sto esagerando? Non ho capito qualcosa (probabile) ?
in climatologia un r2 di -0,52 è un valore molto alto e che in prima battuta ci indurrebbe a dire che il 52% della variabilità del quantitativo di ghiaccio sciolto è guidata da AMO. Lasciando tuttavia da parte le facili euforie invito a considerare che:
– correlazione non significa causalità
– più che l’r2 la invito a considerare l’analisi visuale, la quale ci dice che le due variabili si comportano in modo coerente fra loro (fatta salva una grandissima variabilità interannuale).
Aggiungo che Il bilancio di massa dei ghiacciai è governato da innumerevoli fattori che incidono sul bilancio energetico e di massa dei ghiacciai stessi (radiazione solare, temperatura, precipitazioni,
umidità relativa, vento, morfologia delle valli in cui i ghiacciai scorrono, ecc.). Al riguardo segnalo ad esempio che:
1. in Europa vari ghiacciai scandinavi sono tuttora stazionari e ciò in quanto in quell’area nevica di più di quanto avvenisse in passato
(https://www.eea.europa.eu/data-and-maps/daviz/cumulative-specific-net-mass-balance-2#tab-chart_3)
2. AMO è correlato positivamente con la pressione al suolo sull’area della Groenlandia, il che significa che con AMO positivo avremo meno perturbazioni e dunque meno nubi e meno neve.
“il che implicherebbe un ritorno a un equilibrio come lascia intuire lo stesso andamento negli ani più recenti della serie in figura 1”
Correggete per favore!! Non si può leggere così!!
😀 😀 😀
Interessantissimo, grazie davvero. Grazie a voi che fate da contraltare ai mainstream media, questa è la prima parola che mi arriva sulle possibili cause naturali del famigerato scioglimento, inclusa la possibilità se non di un’inversione di tendenza, almeno del raggiungimento di un nuovo punto di equilibrio. Da biologo, non posso non notare le analogie con le scienze della vita. La natura, in tutte le sue manifestazioni, non è stabile e non evolve gradualmente: procede per equilibri punteggiati, o per meglio dire metastabili. Negarlo per assumere prospettive catastrofiste è da ignoranti, o furbi in malafede.